8 marzo 2013

Migrantes: non dimentichiamo i drammi delle donne migranti

Roma - Fra i soggetti migranti emergenti in Italia, le donne occupano decisamente un primo piano, anche se costituiscono spesso i soggetti più deboli e fragili. Ormai metà dell’immigrazione italiana ha un volto femminile, con quasi 2.500.000 di donne.

I volti dell’immigrazione extracomunitaria da alcuni Paesi – Thailandia (88,5%), Bielorussia (82,55%), Russia (82,6%), Ucraina (80,0%), Indonesia (77,2%), Cuba (75,6%), Brasile (73,1%), Capoverde (70,2%) – sono tra i più familiari. In termini assoluti, invece, le donne più numerose sono le donne albanesi (231.000), le marocchine (220.000), le ucraine (180.000), le cinesi (135.000). Le donne sono venute in Italia – come hanno sottolineato gli studi recenti delle sociologhe ElenaBesozzi e Maddalena Colombo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano - sia in seguito alla crescita di possibilità professionali, soprattutto nell’ambito della cura delle persone, sia grazie alla migrazione di nuclei familiari piuttosto che di singole persone, sia ancora per l’incremento dei ricongiungimenti familiari e la ricomposizione di famiglie prima divise; e infine per matrimonio o convivenza con uomini italiani, fino al dramma della prostituzione e della tratta. La configurazione migratoria femminile in Italia e il suo costante rinnovamento pongono problemi di tutela, di accesso ai servizi, di partecipazione alla vita sociale. La Giornata dell’8 marzo costituisce un’occasione importante per sottolineare la necessità di un approcccio di genere allo studio delle migrazioni, con un’attenzione fondamentale alla tutela dei diritti delle donne contro ogni forma di violenza e di sfruttamento. La donna migrante costituisce per tante ragioni un valore aggiunto nella vita familiare, sociale, economica, culturale del nostro Paese e chiede un’attenzione particolare per evitare nuove e vergognose forme di discriminazione, che si consumano talora nel silenzio e nella disperazione, tra le mura domestiche, come sottolineano i dati dei Consultori familiari, dei Centri di aiuto alla vita e dell’associazionismo. L’8 marzo, insieme alle violenze a tutte le donne, non possiamo dimenticare i drammi delle donne migranti.

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