I volti
dell’immigrazione extracomunitaria da alcuni Paesi – Thailandia (88,5%),
Bielorussia (82,55%), Russia (82,6%), Ucraina (80,0%), Indonesia (77,2%), Cuba
(75,6%), Brasile (73,1%), Capoverde (70,2%) – sono tra i più familiari. In
termini assoluti, invece, le donne più numerose sono le donne albanesi
(231.000), le marocchine (220.000), le ucraine (180.000), le cinesi (135.000).
Le donne sono venute in Italia – come hanno sottolineato gli studi recenti
delle sociologhe ElenaBesozzi e Maddalena Colombo dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano - sia in seguito alla crescita di possibilità
professionali, soprattutto nell’ambito della cura delle persone, sia grazie
alla migrazione di nuclei familiari piuttosto che di singole persone, sia
ancora per l’incremento dei ricongiungimenti familiari e la ricomposizione di
famiglie prima divise; e infine per matrimonio o convivenza con uomini
italiani, fino al dramma della prostituzione e della tratta. La configurazione
migratoria femminile in Italia e il suo costante rinnovamento pongono problemi
di tutela, di accesso ai servizi, di partecipazione alla vita sociale. La
Giornata dell’8 marzo costituisce un’occasione importante per sottolineare la
necessità di un approcccio di genere allo studio delle migrazioni, con
un’attenzione fondamentale alla tutela dei diritti delle donne contro ogni
forma di violenza e di sfruttamento. La donna migrante costituisce per tante
ragioni un valore aggiunto nella vita familiare, sociale, economica, culturale
del nostro Paese e chiede un’attenzione particolare per evitare nuove e
vergognose forme di discriminazione, che si consumano talora nel silenzio e
nella disperazione, tra le mura domestiche, come sottolineano i dati dei
Consultori familiari, dei Centri di aiuto alla vita e dell’associazionismo. L’8
marzo, insieme alle violenze a tutte le donne, non possiamo dimenticare i
drammi delle donne migranti.
8 marzo 2013
Migrantes: non dimentichiamo i drammi delle donne migranti
Roma - Fra i soggetti migranti emergenti in Italia, le donne occupano
decisamente un primo piano, anche se costituiscono spesso i soggetti più deboli
e fragili. Ormai metà dell’immigrazione italiana ha un
volto femminile, con quasi 2.500.000 di donne.
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