Il tema scelto dall’UNHCR per la celebrazione della Giornata Mondiale del
Rifugiato 2014 è: Una storia dietro ogni
numero. Ogni storia merita di essere
ascoltata. Ancora una volta l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite pone
l’accento sul fatto che milioni di rifugiati e richiedenti asilo, in fuga da
guerre e violenze, ogni giorno sono costretti a lasciare i propri affetti, la
propria casa e tutto ciò che un tempo era parte della loro vita.
Pertanto l’invito
al pubblico è quello di non dimenticare mai che dietro ognuno di loro c’è una
storia che merita di essere ascoltata. Storie di sofferenze, di
umiliazioni ma anche storie di uomini e donne che vogliono ricostruire il
proprio futuro.
Viviamo in una società
sempre più impaurita. Un clima di crescente insicurezza alimenta la paura del
futuro, la paura del diverso, la paura dello straniero. In molti territori
italiani persino l’accoglienza di numeri molto ridotti di rifugiati suscita allarme
e proteste. È un clima culturale che colpisce chi cerca protezione, ma
danneggia tutti i cittadini, perché si finisce per limitare la libertà di tutti
in nome di una sicurezza solo illusoria e ci si preclude lo scambio e
l’incontro con il diverso da cui ogni civiltà ha sempre tratto nutrimento e
linfa vitale.
«Non abbiate paura!» dichiarò Giovanni Paolo II
nel 1978, invitando ad aprire «i confini degli Stati, i sistemi economici e
quelli politici, gli immensi campi della cultura, della civiltà e dello
sviluppo». Oggi Papa Francesco ribadisce che «il mondo può migliorare
soltanto se si è capaci di passare da una cultura dello scarto ad una cultura
dell’incontro e dell’accoglienza». Se vuole tenere fede ai suoi valori
fondanti, l’Europa oggi è chiamata ad aprire le sue porte a chi cerca asilo,
considerando la concretezza delle situazioni e in particolare la difficoltà di
chi si trova in zone di conflitto e non ha accesso effettivo alla protezione
internazionale. Uno stato che difende i propri confini mettendo a rischio la
vita di altri esseri umani non può offrire autentica sicurezza nemmeno ai suoi
cittadini.
Ma anche nell’esperienza quotidiana tutti possiamo contribuire a un cambio di
prospettiva, iniziando ad aprire le porte delle nostre case. Scopriremo che i
rifugiati non sono un peso per le comunità in cui arrivano, ma persone che
hanno molto da dare, a noi e alla nostra società. L’ospitalità non è solo un
valore cristiano – comune alle grandi religioni del mondo – ma prima di tutto
un valore umano, che riconosce che tutti abbiamo il diritto di essere accolti, non
perché facciamo parte di una specifica famiglia, gruppo etnico o comunità
religiosa, ma semplicemente perché siamo esseri umani che meritano accoglienza
e rispetto.
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