Roma - “I viaggi
della speranza presentano ogni giorno di più aspetti vergognosi, l’ultimo dei
quali è il costo di alcuni beni essenziali per l’attraversamento: il cibo,
l’acqua, il salvagente”. Lo afferma mons. Giancarlo Perego, Direttore
generale della Fondazione Migrantes commentando la notizia, pubblicata ieri da
un quotidiano nazionale, che sulle “carrette” del mare che trasportano i
migranti sulle coste del Mediterraneo si paga un sovrapprezzo per alcuni beni
essenziali. “Anche questa dinamica – spiega mons. Perego - è un ulteriore
segnale della necessità di ‘accompagnare i migranti’, oggi costretti a fuggire
da situazione di guerra e di persecuzione (quali la Siria, la Palestina,
l’Etiopia, la Somalia, ma anche i Paesi del Centro Africa…) e non lasciare ai
trafficanti di uomini la gestione dell’attraversamento del mare Mediterraneo”.
Per la Migrantes una prima azione “importante”, che ha salvato la vita a molti
migranti è “Mare nostrum”: a questa azione deve “seguire un accordo
internazionale che accompagni le partenze, attraverso corridoi umanitari. In
questo modo, le risorse dei migranti non sarebbero la ricchezza dei
trafficanti, ma costituirebbero una base importante per costruirsi una vita in
sicurezza in un altro Paese che riconosce i diritti dei rifugiati e richiedenti
asilo”. La notizia “non deve indignare solo per il fatto che esistono dei
trafficanti che fanno pagare 200 euro per un salvagente, ma soprattutto per il
fatto che l’Europa non permette a queste persone di arrivare sulle nostre coste
in sicurezza”, sostiene il responsabile dell’Ufficio Immigrazione della Caritas
Italiana, Olivero Forti. “Noi – aggiunge Forti - li andiamo a prendere in mare
solo dopo che hanno pagato i trafficanti e si sono imbarcati sulle carrette.
Perché non trasferirli in sicurezza direttamente dalla Libia? Scongiureremmo
così tanti morti e ci eviteremmo l’indignazione per quei 200 euro pagati per un
salvagente”. Per il responsabile Caritas “l’incessante flusso di profughi dalle
coste libiche testimonia la gravità della crisi internazionale che sta
attraversando molti paesi dell’area del Mediterraneo e non solo. Ciò – aggiunge
- a cui assistiamo quotidianamente è un esodo continuo di donne, uomini e
bambini, in molti casi soli, che giungono a bordo delle navi italiane dopo
viaggi pericolosi in cui mettono la loro vita nelle mani di trafficanti senza
scrupoli. E’ un commercio di persone – conclude - che lede profondamente la
dignità umana e che vede come responsabili non solo i trafficanti ma gli stessi
governi che dovrebbero proteggere e tutelare queste persone e invece chiudono
loro le frontiere”. “I rifugiati che cercano di accedere al territorio europeo
– spiega padre Giovanni La Manna, Presidente del Centro Astalli - non hanno
altra scelta che affidare le loro vite ai trafficanti: non esistono vie legali
di accesso per chi cerca protezione. Le misure che l’Unione Europea e i singoli
Stati hanno messo in atto a difesa delle frontiere esterne, per contrastare
l’immigrazione irregolare, di fatto colpiscono in particolare i migranti
forzati, creando situazioni di gravi violazioni dei diritti umani anche
all’interno dei confini europei”. “Neanche più un morto nel Mediterraneo” è
stato il monito di Papa Francesco a Lampedusa: un monito – aggiunge padre La
Manna - esige impegni concreti e nuove proposte. Assicurare il diritto d’asilo
oggi vuol dire permettere a profughi e migranti forzati di arrivare in paesi
sicuri senza rischiare la morte affidandosi a trafficanti e criminali”. Per il
responsabile del Centro Astalli dei padri gesuiti “è necessario e urgente che
l’Unione Europea e i singoli Stati stabiliscano canali umanitari sicuri per chi
si trova in pericolo e cerca protezione in Europa”.
Nessun commento:
Posta un commento