16 maggio 2014

Migrantes: aprire e non chiudere le porte delle città

Roma - “I disagi dei numerosi sbarchi, l’arrivo nelle principali città italiane di gruppi di richiedenti asilo non possono indebolire l’impegno di accoglienza, ma debbono rafforzare la capacità di progettazione e di accompagnamento di un cammino di persone e famiglie migranti che nasce da situazioni drammatiche. A tale proposito, diventa fondamentale una distribuzione sul territorio nazionale delle persone e famiglie di richiedenti asilo , che investa  le Regioni, i Comuni e in esse le nostre comunità cristiane. E’ impensabile che un paese di 60 milioni di abitanti non riesca a gestire l’arrivo di 35.000 persone, quando sa accogliere 30 milioni di turisti in un anno, e che si chiudano anziché si aprano le porte delle città”. E’ un passaggio dell’intervento del Direttore generale della Fondazione Migrantes alla Consulta nazionale delle Migrazioni, l’organismo della Migrantes che vede la presenza di tutti i direttori regionali e delle realtà dell’USMI, del CISM e dell’associazionismo cattolico impegnato nel mondo delle migrazioni, che ha tenuto il suo incontro a Roma, alla Domus Pacis.
“Le migrazioni forzate sono un segno di una parte del mondo che soffre, ha fame, ha sete, è perseguitata, muore per le 23 guerre in atto e chiede l’impegno all’Italia e all’Europa di investire in cooperazione internazionale - continua Mons. Perego -, ma al tempo stesso di accompagnare la mobilità, anziché richiudere i confini: è un impegno di pace e di giustizia. In questo senso, l’operazione Mare nostrum risulta essere una straordinaria operazione di pace con navi militari che va rafforzata e diventare una buona prassi europea nel modo di presidiare i confini, facendoli diventare strade, corridoi umanitari in tutta Europa, anche in altre zone di confini di terra e di mare”.
All’incontro ha partecipato anche il Dr. Pietro Boffi del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia). Nel suo intervento ha presentato il recente rapporto 2014 del CISF soffermandosi su come gli italiani vedono i migranti. “E’ interessante – ha detto Boffi – come la famiglia immigrata è un grande fattore di stabilizzazione, di sicurezza  delle migrazioni. Favorire e accompagnare i ricongiungimenti familiari dei migranti e dei rifugiati  è un tassello importante delle politiche familiare in Italia e in Europa oggi”. In Consulta è stato anche presentato il grande lavoro pastorale e sociale delle religiose, oltre 300 in Italia, nel campo delle migrazioni italiane: nell’impegno di accoglienza, nella lotta alla tratta degli esseri umani, nel cammino di promozione delle donne migranti, nella scolarizzazione dei rom e nella pastorale della gente dello spettacolo viaggiante.
Il Dr. Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, intervenuto ad Atene al recente incontro del CCEE sul tema della pastorale Rom, ha presentato il quadro italiano della scolarizzazione dei bambini rom. “L’Italia in Europa è visto come ‘Il Paese dei campi – ha detto Stasolla. Questa politica sicuritaria che definisce degli spazi chiusi porta alla difficoltà per i bambini rom di rapportarsi in maniera paritaria con i propri coetanei  non rom  e a una emarginazione non solo spaziale, ma didattica dei bambini rom nella scuola”.
Numerose e ricche sono state le testimonianze dei direttori regionali Migrantes sul piano della pastorale migratoria in collaborazione con altri uffici (pastorale della famiglia, del lavoro), con una sottolineatura dell’attenzione al grande mondo delle seconde generazioni  (oltre 650.000 ragazzi e giovani) che abitano i nostri Oratori e parrocchie.


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