Roma - “I disagi
dei numerosi sbarchi, l’arrivo nelle principali città italiane di gruppi di
richiedenti asilo non possono indebolire l’impegno di accoglienza, ma debbono
rafforzare la capacità di progettazione e di accompagnamento di un cammino di
persone e famiglie migranti che nasce da situazioni drammatiche. A tale
proposito, diventa fondamentale una distribuzione sul territorio nazionale
delle persone e famiglie di richiedenti asilo , che investa le Regioni, i
Comuni e in esse le nostre comunità cristiane. E’ impensabile che un paese di
60 milioni di abitanti non riesca a gestire l’arrivo di 35.000 persone, quando
sa accogliere 30 milioni di turisti in un anno, e che si chiudano anziché si
aprano le porte delle città”. E’ un
passaggio dell’intervento del Direttore generale della Fondazione Migrantes
alla Consulta nazionale delle Migrazioni, l’organismo della Migrantes che vede
la presenza di tutti i direttori regionali e delle realtà dell’USMI, del CISM e
dell’associazionismo cattolico impegnato nel mondo delle migrazioni, che ha
tenuto il suo incontro a Roma, alla Domus Pacis.
“Le migrazioni forzate sono un segno di una parte del mondo
che soffre, ha fame, ha sete, è perseguitata, muore per le 23 guerre in atto e
chiede l’impegno all’Italia e all’Europa di investire in cooperazione
internazionale - continua Mons. Perego -, ma al tempo stesso di
accompagnare la mobilità, anziché richiudere i confini: è un impegno di pace e
di giustizia. In questo senso, l’operazione Mare nostrum risulta essere una
straordinaria operazione di pace con navi militari che va rafforzata e
diventare una buona prassi europea nel modo di presidiare i confini, facendoli
diventare strade, corridoi umanitari in tutta Europa, anche in altre zone di
confini di terra e di mare”.
All’incontro ha partecipato anche il Dr. Pietro Boffi del
Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia). Nel suo intervento ha presentato
il recente rapporto 2014 del CISF soffermandosi su come gli italiani vedono i
migranti. “E’ interessante – ha detto Boffi – come la famiglia immigrata è un
grande fattore di stabilizzazione, di sicurezza delle migrazioni.
Favorire e accompagnare i ricongiungimenti familiari dei migranti e dei
rifugiati è un tassello importante delle politiche familiare in Italia e in
Europa oggi”. In Consulta è stato
anche presentato il grande lavoro pastorale e sociale delle religiose, oltre
300 in Italia, nel campo delle migrazioni italiane: nell’impegno di
accoglienza, nella lotta alla tratta degli esseri umani, nel cammino di
promozione delle donne migranti, nella scolarizzazione dei rom e nella
pastorale della gente dello spettacolo viaggiante.
Il Dr. Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21
luglio, intervenuto ad Atene al recente incontro del CCEE sul tema della
pastorale Rom, ha presentato il quadro italiano della scolarizzazione dei
bambini rom. “L’Italia in Europa è
visto come ‘Il Paese dei campi – ha detto Stasolla. Questa politica
sicuritaria che definisce degli spazi chiusi porta alla difficoltà per i
bambini rom di rapportarsi in maniera paritaria con i propri coetanei non
rom e a una emarginazione non solo spaziale, ma didattica dei bambini rom
nella scuola”.
Numerose e ricche sono state le testimonianze dei direttori
regionali Migrantes sul piano della pastorale migratoria in collaborazione con
altri uffici (pastorale della famiglia, del lavoro), con una sottolineatura
dell’attenzione al grande mondo delle seconde generazioni (oltre 650.000
ragazzi e giovani) che abitano i nostri Oratori e parrocchie.
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