28 maggio 2014
Semana de Oração 2014: de 1 a 8 de junho
Promovida mundialmente pelo Pontifício Conselho para a Unidade
dos Cristãos e pelo Conselho Mundial de Igrejas (CMI), a Semana de Oração pela
Unidade dos Cristãos (SOUC) acontece em períodos diferentes nos dois
hemisférios.
Cristãos do Hemisfério Sul celebrarão, entre os dias 1
e 8 de junho, a Semana de Oração pela Unidade dos Cristãos (SOUC). O tema deste
ano é: “Acaso Cristo está dividido?”, conforme 1 Cor 1:1-17. O material da SOUC
2014 foi elaborado pelos irmãos e irmãs do Canadá, país marcado pela
diversidade de idiomas, cultura, clima e diversas expressões de fé. Com isso,
eles nos desafiam a encontrar, também, respostas pacíficas para uma convivência
respeitosa diante da diversidade cultural e de diversas expressões de fé em
nosso país. Pois “um dos grandes desafios hoje é saber viver e conviver com a
diferença cultural”. Ademais porque somos cristãos. E não podemos, de modo
algum, invocar o nome de Cristo para construir barreiras entre nós, pois Ele é
comunhão e unidade. Desse modo, convidamos a todos da comunidade eclesial a se
envolverem, de algum modo, neste grande mutirão pela Unidade dos Cristãos.
De fato, parece-nos que é de grande urgência que os cristãos
de nossas comunidades eclesiais tomem consciência da importância e beleza do
diálogo ecumênico e que rezem pela Unidade como o próprio Cristo rezou “para
que todos sejam um” (Jo 17,21). Pois a diversidade é “expressão de infinita
beleza” que revela a imensa riqueza da multiforme graça de Deus, que não se
deixa vencer em amor e generosidade. Por isso, é que se diz que a unidade na
diversidade não é prejudicial; “o que é prejudicial é a luta ou a imposição da
uniformidade. A unidade é tão divina que precisa ser suplicada todo dia, não
somente numa semana”.
27 maggio 2014
AMERICA/PARAGUAY – Aislados por la lluvia y sin ayudas de las autoridades, “pero nosotros también somos Paraguayos” grita el Vicario apostólico del Chaco Paraguayo
Chaco – El
aislamiento y el abandono en el que las autoridades desde hace tiempo han
dejado a la población del Vicariato apostólico del Chaco Paraguayo, en
Paraguay, ha sido denunciada con dureza por su Vicario apostólico, Su Exc.
Mons. Gabriel Narciso Escobar Ayala, SDB. La zona en cuestión se
encuentra al norte del país, casi en la frontera con Bolivia y Brasil. Desde
hace 3 días llueve incesantemente y las carreteras están completamente
destruidas, dejando aislada a la población.
“A consecuencia
de la inacción, la falta de compromiso, estamos aislados - ha declarado a una
radio local el obispo -. De esta situación son responsables las
autoridades nacionales, porque ellos tienen que asegurarle al pueblo que puedan
acceder a la capital y a los demás departamentos y no tener que hacer una
odisea para poder estar en sus casas o con sus seres queridos
La nota enviada a la Agencia Fides refiere la denuncia de Mons. Escobar Ayala
con respecto a los políticos locales que aunque ocupan cargos en la zona, pasan
más tiempo en la capital. “Puerto Casado, Carmelo Peralta o Bahía Negra son
grandes distritos de Alto Paraguay que son utilizados como trampolín para
políticos, para poder acceder a cierto dinero fácil para llenarse los
bolsillos” ha dicho el Vicario apostólico.
Mons. Escobar ha citado la problemática del aislamiento que
sufre la población, como consecuencia de las lluvias: en una zona donde los
caminos son de tierra y sin mantenimiento, a veces se tarda poco en ver
desaparecer por completo la carretera principal. Recientemente, la situación se
ha complicado aún más por la avería del avión que transporta mercancías y
personas, que aún no ha sido reparado, por lo que es imposible el acceso a la
zona “Desde aquí tenemos que llamar la atención de las autoridades nacionales
que están en la capital, porque muchos de ellos se fijan sólo en la cantidad de
personas que habitan en un departamento antes de actuar. Nosotros también somos
paraguayos y estamos haciendo nuestra parte en estas ciudades” ha dicho el
obispo, que ha concluido afirmando que la población no pierde la esperanza de
recibir la ayuda necesaria.
AMERICA/PARAGUAY - Isolati per la pioggia e senza aiuti delle autorità, “ma anche noi siamo Paraguaiani” grida il Vicario apostolico del Chaco Paraguayo
Chaco –
L’isolamento e l’abbandono in cui le autorità statali hanno da tempo lasciato
la popolazione del Vicariato apostolico del Chaco Paraguayo, in Paraguay, è
stata duramente denunciata dal suo Vicario apostolico, Sua Ecc. Mons.
Gabriel Narciso Escobar Ayala, SDB. La zona in questione si trova al nord del
paese, quasi alla frontiera con Bolivia e Brasile. Da 3 giorni piove
incessantemente e le strade sono totalmente distrutte o inagibili, lasciando
isolata la popolazione.
"Come risultato della mancanza di responsabilità e di impegno, siamo
isolati - ha dichiarato ad una radio locale il Vescovo -. Di questa situazione
sono responsabili le autorità nazionali, perché devono garantire alla nostra
popolazione l’accesso alla capitale e di poter andare in altre città senza
dover fare un'odissea per riuscire a tornare a casa o dai propri cari".
La nota inviata all’Agenzia
Fides riferisce la denuncia di Mons. Escobar Ayala nei confronti dei
politici locali, che pur ricoprendo incarichi nella zona, passano la maggior
parte del tempo nella capitale. “Puerto Casado, Carmelo Peralta o Bahia Negra
sono grandi distretti dell’Alto Paraguay che vengono utilizzati come un
trampolino di lancio per i politici, per arrivare al denaro e riempirsi le
tasche" ha detto il Vicario apostolico.
Mons. Escobar ha citato il problema dell'isolamento vissuto
dalle popolazioni a causa delle piogge: in una zona dove le strade sono di
terra e senza manutenzione, a volte basta poco per veder sparire completamente
la strada principale. Di recente la situazione si è ulteriormente complicata
per il guasto all’aereo che trasportava merci e persone, che ancora non viene
riparato, rendendo impossibile accedere alla zona. “Da qui noi dobbiamo
richiamare l'attenzione delle autorità nazionali che sono nella capitale,
perché molti di loro guardano al numero di persone che vivono in una zona prima
di agire. Ma anche noi siamo Paraguaiani, e anche noi stiamo facendo la nostra
parte" ha detto il Vescovo, che ha concluso affermando che la popolazione
non perde la speranza di ricevere l'aiuto necessario.
26 maggio 2014
Card. Amato: I beati Mario Vergara e Isidoro Ngei Ko Lat hanno fatto fiorire il cattolicesimo in Myanmar
di Costanzo Donegana
Cronaca della beatificazione avvenuta ad Aversa. Presente una delegazione dalla diocesi di Loikaw, fra cui il vescovo emerito mons. Sotero Phamo e l'amministratore apostolico mons. Stephen Tjephe. Alla cerimonia hanno partecipato 10 vescovi, 200 sacerdoti e centinaia di seminaristi. Il saluto del superiore generale del Pime.
Aversa - Sul sangue dei martiri è fiorito il cattolicesimo nel Myanmar. E' quanto ha messo in evidenza il card. Angelo Amato durante la cerimonia di beatificazione di p. Mario Vergara, Pime, e del suo catechista Isidoro Ngei Ko Lat, primo beato del Myanmar, avvenuta ad Aversa il 24 maggio scorso. La decisione di papa Benedetto XVI di spostare le beatificazioni da Roma alle diocesi di origine dei beati si rivela sempre più saggia: la cattedrale di Aversa, rigurgitava di persone e quelle, molto numerose, che non erano potute entrare, hanno assistito alla cerimonia all'esterno attraverso schermi giganti.
Insieme al presidente, il card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, hanno concelebrato altri 10 vescovi, fra cui due venuti dal Myanmar: mons. Sotero Phamo e mons. Stephen Tjephe, rispettivamente Vescovo emerito e Amministratore Apostolico della diocesi di Loikaw. Alla messa hanno partecipato anche circa 200 sacerdoti della diocesi di Aversa e molti venuti appositamente dall'estero o da altre diocesi d'Italia. Presenti anche più di 100 seminaristi del Seminario campano interregionale.
La delegazione della diocesi di Loikaw, dove è avvenuto il martirio, era composta da quattro sacerdoti, religiose e laici e laiche. Significativa anche la presenza del Pime, l'istituto cui è appartenuto p.Vergara, nella persona del Superiore generale, p.Ferruccio Brambillasca e numerosi altri padri.
La celebrazione è iniziata con la lettura della vita dei due beati da parte della postulatrice, suor Carmelina Vergara, seguita con attenzione commossa da tutti i presenti. E' seguita la proclamazione della beatificazione che, pur nell'asciuttezza delle parole, ha elevato il clima spirituale. Il tutto poi, è stato completato dalla presentazione delle reliquie, un segno che sempre parla alla pietà del popolo.
L'omelia del card. Amato ha tratteggiato alcuni aspetti salienti delle figure dei beati, evidenziando come il loro sacrificio ha avuto un prodigioso effetto missionario, generando "la fioritura del cattolicesimo in Myanmar". "Le loro croci - ha affermato - hanno fatto crescere l'albero della Chiesa, infondendo nei battezzati la fierezza della loro identità cristiana e dando loro un rinnovato dinamismo di apostolato e di testimonianza. Il beato Isidoro è il primo frutto della santità della Chiesa in Myanmar".
"Anche la diocesi di Aversa - ha concluso - è fiera di aver dato i natali al beato Mario Vergara, missionario generoso, che ha portato in terra straniera le virtù più belle della sua gente: la fede cattolica, la laboriosità, l'entusiasmo missionario, la bontà e quell'atteggiamento di rispetto e di fraternità, che tanto colpirono gli abitanti del posto".
Al termine della celebrazione, il vescovo di Aversa, mons. Angelo Spinillo, ha messo in evidenza l'esperienza di cattolicità vissuta fra la Chiesa di Aversa e quella di Loikaw. A lui si è aggiunto p. Brambillasca, ringraziando tutti i presenti e coloro che hanno collaborato per la riuscita della beatificazione.
Il giorno seguente, in serata, si è celebrata a Frattamaggiore, città che ha dato i natali al beato Vergara, la Messa di ringraziamento, presieduta da mons.Spinillo con la presenza di sei vescovi e più di 50 sacerdoti. La celebrazione si è svolta davanti alla basilica di San Sossio, incapace di contenere la folla dei presenti. Il presidente dell'assemblea ha sviluppato il tema del martirio e della testimonianza, incarnato dai due beati nella loro vita e nella loro morte.
All'offertorio alcuni rappresentanti della delegazione di Loikaw hanno portato i loro doni e alla fine della celebrazione un sacerdote ha offerto a mons.Spinillo un quadro raffigurante i simboli della loro regione.
La folla dei fedeli presenti ha seguito con devozione e entusiasmo la cerimonia, esprimendo la gioia per poter contare tra i propri concittadini un missionario che ha seguito Cristo fino al dono totale della vita. Entusiasmo che, come il giorno precedente, si è manifestato anche in uno spettacolo di fuochi d'artificio e di botti, tipici del luogo.
AMERICA/BRASIL - De América hasta África: Envío Misionero en la clausura del Primer Congreso Americano de la IAM
Aparecida – Con la celebración del envío misionero en el auditorio del Santuario de Aparecida, se concluyó ayer, domingo 25 de mayo, el Primer Congreso de la Infancia y la Adolescencia Mission (IAM) de América (véase Fides 15/05/2014; 23/05/2014). La celebración fue precedida por una sesión de trabajo en la que los secretarios de los cinco foros temáticos (niños, adolescentes, jóvenes, familias y escuelas) han informado a la asamblea sobre las conclusiones del trabajo realizado en la tarde del sábado 24. El Director Nacional de las Obras Misionales Pontificias (OMP) de Colombia y coordinador de los directores de las OMP del Continente, el P. Mario Álvarez Gómez, ha felicitado a los organizadores del Congreso por la iniciativa, que se ha llevado a cabo con gran participación y ha contagiado de entusiasmo misionero a toda América.
Según la información recibida por la Agencia Fides, se ha decidido, entre otras cosas, la creación de una “Confederación Americana de la IAM” con representantes de todos los países para coordinar el trabajo de animación. La iniciativa ha sido anunciada por la Secretaria General de la IAM, la Dra. Jeane Baptistine, que ha viajado desde Roma para asistir al Congreso. El momento de silencio y oración para recordar la reciente tragedia en Colombia que se ha cobrado la vida de 33 niños, ha sido muy conmovedor.
Al final de los trabajos, el padre Camilo Pauletti, Director Nacional de las Obras Misionales Pontificias de Brasil, ha dicho: “Mirar las caras sonrientes de los participantes y escuchar sus comentarios al finalizar el Congreso, hace sentir una gran alegría por todo lo que ha sucedido en estos días”. Luego ha subrayado la importancia de “volver con entusiasmo y con mucha más energía para continuar este viaje misionero”.
Durante la celebración del envío misionero al final de los trabajos, todos han recibido una bufanda con los colores del símbolo de África, el continente que recibe una atención especial este año por parte de los grupos de la IAM. Su Exc. Mons. Sergio Braschi, Presidente de la Comisión de Acción Misionera de la CNBB, ha sorprendido a todos al anunciar los nombres de los primeros misioneros que desde la Región Sur 2 CNBB (Paraná) serán enviados en misión a Guinea-Bissau: Elaine Machado, coordinadora IAM en el estado de Paraná, y el diácono permanente Pedro Avelino Langa, que irá junto a su esposa.
24 maggio 2014
AMERICA/BRASIL - Los gitanos tienen derecho a recibir la Palabra de Dios y los sacramentos en el respeto de su cultura
São Paulo - “En
este día consagrado a la Virgen bajo el título de Auxiliadora, y Día Nacional
de los gitanos, lanzamos nuestro llamamiento: los gitanos tienen derecho a
recibir la Palabra de Dios y los Sacramentos, respetando su cultura y enriqueciendo
la nuestra con la de ellos. Tienen derecho a ser respetados como hijos
de Dios. Tienen derecho a ser acogidos como brasileños que aman su patria y a
no ser objeto de ninguna forma de prejuicio o de exclusión”. Este es el
llamamiento hecho por el Obispo de Eunápolis, Su Exc. Mons. José Edson Santana
Oliveira, en calidad de Presidente de la Comisión para la pastoral de los
nómadas, de la Conferencia Episcopal de Brasil (CNBB).
En el mensaje enviado a la Agencia Fides, con motivo del Día Nacional de los
Gitanos, que se celebra hoy en Brasil, el Obispo señala que los gitanos “son en
su mayoría nómadas esparcidos por el mundo”. Se conoce muy poco acerca de ellos
y de su forma de vida, por qué “son rechazados, maltratados por las estructuras
sociales” sin embargo “son religiosos, viven unidos, felices y libres”. Mons.
José Edson Santana Oliveira recuerda el compromiso de la Pastoral de los
nómadas, y da las gracias a todos los agentes de pastoral que voluntariamente
se dedican a ellos, acompañándoles “en la lucha por sus derechos fundamentales,
en el espíritu de Cristo”.
Link correlati
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AMERICA/BRASILE -
Gli zingari hanno il diritto di ricevere la Parola di Dio e i sacramenti nel
rispetto della loro cultura
San Paolo – “In
questo giorno consacrato a Nostra Signora sotto il titolo di Ausiliatrice, e
Giornata nazionale degli zingari, lanciamo il nostro appello: gli zingari hanno
il diritto di ricevere la Parola di Dio e i Sacramenti, rispettando la loro
cultura ed arricchendo la nostra con la loro. Hanno il diritto di essere
rispettati come figli di Dio. Hanno il diritto di essere accolti come
brasiliani che amano la loro patria e di non essere soggetti a nessun tipo di
preconcetto ed esclusione”. E’ l’appello lanciato dal Vescovo di Eunapolis, Sua
Ecc. Mons. José Edson Santana Oliveira, nella sua veste di Presidente della
Commissione per la pastorale dei nomadi, della Conferenza Episcopale brasiliana
(CNBB).
Nel messaggio
pervenuto all’Agenzia Fides in occasione della Giornata nazionale degli
zingari, che si celebra oggi in Brasile, il Vescovo ricorda che gli zingari
“sono in maggioranza nomadi dispersi in tutto il mondo”. Si conosce poco
di loro e su come vivono, per questo “sono rifiutati, maltrattati dalle
strutture sociali” mentre “sono religiosi, vivono uniti, felici e liberi”.
Mons. José Edson Santana Oliveira ricorda l’impegno della Pastorale dei nomadi,
e ringrazia tutti gli operatori pastorali che volontariamente si dedicano a
loro, affiancandoli “nella lotta per i loro diritti fondamentali, sempre nello
spirito di Cristo”.
Links:
Il testo completo del messaggio (in portoghese):
23 maggio 2014
Beatificazione
Il pomeriggio del sabato 24 maggio 2014, nella Cattedrale di Aversa (Caserta) verranno beatificati il padre Mario Vergara e il suo catechista Isidoro Ngei Ko Lat, martirizzati all’alba del 25 maggio 1950 a Shadaw nella Birmania orientale (Myanmar). Padre Vergara è il 19° missionario del Pime morto martire e il quinto che la Chiesa eleva alla gloria degli altari.
(16 novembre 1910 - 24 maggio 1950)
HINO DO 1º CONGRESSO AMERICANO DA INFÂNCIA E ADOLESCÊNCIA MISSIONÁRIA (Flávio Lorrane Clementino de Almeida)
Refrão:
IAM d’América
A serviço da Missão
IAM d’América
Se encontrando na casa da Mãe! (bis)
Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ôôô...
1. Somos Discípulos, sempre enviados
Que busca em ação, viver O Chamado.
Olhando as nações e as outras culturas
Levando o Evangelho a toda criatura. (bis)
Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ôôô...
2. Com a Missão que Jesus nos deixou
Vamos ao Reino que Ele mostrou.
Nesta terra sofrida e bem abalada
Nós somos “faróis” nesta grande Jornada. (bis)
Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ôôô...
3. América vermelha em disposição
Em servir a este mundo sem distinção.
E ao grande e ao pequeno queremos levar
A Boa Notícia para se caminhar. (bis)
Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ôôô...
4. Sempre amigos é o que vamos ser.
Espalhando sementes pra Obra crescer.
Alegremente cantemos na Celebração:
IAM da América, a serviço da Missão. (bis)
Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ôôô...
5. Adolescente, criança, jovem e ancião.
Todos juntos buscando cumprir A Missão.
Com a Mãe Aparecida nos abençoando
E abrindo as portas pra ir Evangelizando. (bis)
Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ilê lá ô... Ôôô...
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O Congresso recebeu 654 inscrições de assessores e coordenadores provenientes de 17 países. O evento conta ainda com cerca de 60 voluntários nos vários serviços.
Entre os convidados ganha destaque a secretária-geral da Pontifícia Obra da Infância Missionária, Dra. J. Baptistine Ralamboarison, que virá de Roma.
Participantes por país
- Brasil – 523
- Paraguai – 24
- Chile – 20
- Colômbia – 19
- Peru – 17
- Argentina – 11
- Bolívia – 9
- Honduras – 8
- Costa Rica – 5
- Porto Rico – 5
- Equador – 4
- Cuba- 3
- Uruguai – 2
- Angola – 1
- Itália – 1
- México – 1
- Venezuela – 1
Total 654
Inscrições por estado eclesial
- Consagrados (as) – 76
- Bispo - 3
- Diácono - 1
- Presbítero Diocesano - 31
- Presbítero Religioso - 11
- Seminarista Diocesano - 9
- Seminarista Religioso – 1
Mais informações: 1º Congresso Americano da IAM
- Bispo - 3
- Diácono - 1
- Presbítero Diocesano - 31
- Presbítero Religioso - 11
- Seminarista Diocesano - 9
- Seminarista Religioso – 1
Mais informações: 1º Congresso Americano da IAM
AMERICA/BRASIL - Inicia el Primer Congreso Americano de la Infancia y Adolescencia Misionera
Aparecida – Hoy
23 de mayo, inicia en el Santuario Nacional de Nuestra Señora de Aparecida, São
Paulo (Brasil), el Primer Congreso de la Infancia y Adolescencia Misionera
(IAM), que terminará el domingo 25. Según la nota enviada a la Agencia
Fides por las Obras Misionales Pontificias (OMP) en Brasil, en el encuentro
están inscritos 654 responsables y coordinadores de la IAM de 17 países
diferentes, de los cuales 523 de Brasil. Con el tema: “IAM de America al
servicio de la Misión” y el lema: “Vosotros sois mis amigos” (Jn 15,14), el
Congreso está organizado por las OMP de Brasil en colaboración con las Obras
Misionales Pontificias en las Américas (véase Fides 15/5/2014). Entre los
invitados estará la Secretaria General de la Obra Pontificia de la Infancia
Misionera, la Dra. J. Baptistine Ralamboarison.
El encuentro
tiene como objetivo reunir a los líderes y secretarios de la IAM del continente
para la clausura de las celebraciones por el 170 aniversario de la Obra
Pontificia de la Infancia y Adolescencia Misionera: de hecho, Brasil acaba de
celebrar el Año de la IAM precisamente por esta fecha, entre mayo de 2013 y
mayo de 2014. Actualmente la IAM de Brasil tiene unos 30.000 grupos, con
la participación de al menos 260.000 niños y adolescentes. Tiene su sede en Brasilia, donde está la
Secretaría Nacional, y cuenta con 26 coordinadores a nivel estatal más uno en
el Distrito Federal.
CEI: la situazione dei migranti riguarda l'intera Europa. Un ringraziamento alla Migrantes
Roma - In
apertura dell'Assemblea generale della CEI conclusasi ieri Papa Francesco ha
incoraggiato a calare "la scialuppa che diventa abbraccio accogliente ai
migranti, i quali fuggono dall'intolleranza, dalla persecuzione, dalla mancanza
di futuro". Proprio in questi giorni - ricordano i vescovi italiani
nel messaggio finale presentato questa mattina nel corso di una conferenza
stampa dal card. Angelo Bagnasco, Presidente della CEI - "si registrano
nuovi sbarchi che sembrano destinati a crescere. Mentre ammiriamo e
incoraggiamo la solidarietà di quanti con generosità aprono le porte delle loro
case e del loro cuore a questi fratelli e sorelle in difficoltà, - un cordiale
apprezzamento in modo speciale alle Caritas e a Migrantes - non possiamo non
stimolare le istituzioni italiane e degli altri Paesi a farsi carico di questa
situazione che coinvolge in maniera spesso massiccia l'Italia, ma interessa
tutta l'Europa". "Noi Vescovi - si legge nel messaggio - riteniamo
che i principi umani e cristiani che hanno ispirato la nascita dell’Unione
Europea rimangono validi e vadano ripresi per un’applicazione reale, in una
politica favorevole alla giustizia sociale, al lavoro per tutti, al sostegno
della famiglia, alla vita, alla dignità della persona, alla solidarietà interna
ed estera, all’accoglienza più attiva e condivisa dei migranti e rifugiati e ad
una missione per la pace e la libertà religiosa nel mondo".
22 maggio 2014
I Congreso de Pastorales de Movilidad Humana (Documento Final)
Convocado por el Departamento de Justicia y Solidaridad del Consejo Episcopal Latinoamericano (CELAM) se realizó del 12 al 16 de mayo de 2014, en la Casa Monte Alverna, en la ciudad de Panamá, el I Congreso de Pastorales de Movilidad Humana, con la participación de 130 personas: Obispos, sacerdotes diocesanos y religiosos, religiosas y laicos, representantes de organizaciones pastorales en los distintos países.
El Congreso fue organizado y coordinado por Pastoral de Movilidad Humana del CELAM, Hermanas Misioneras de San Carlos (Scalabrinianas), Red Jesuita con Migrantes de Latino América y el Caribe (RJM-LAC), Scalabrini International Migration Network (SIMN), Secretariado Latinoamericano de Pastoral Social/Caritas y la Conferencia Episcopal de Panamá; contó con representantes de las cuatro áreas pastorales: - Migrantes, Desplazados y Refugiados; - Apostolado del Mar; - Pastoral del Turismo; - Pastoral de Itinerantes, y de las organizaciones que animan las pastorales en los distintos países de América Latina y Caribe.
Agradecemos y valoramos la participación en el Congreso de representantes del Pontificio Consejo para la Pastoral de los Migrantes e Itinerantes, de la Comisión Católica Internacional de Migraciones (CCIM), de la Dirección General de las Hermanas, Padres y Misioneras Seglares Scalabrinianas, además del delegado del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Refugiados (ACNUR).
A partir del Evangelio y de la Doctrina Social de la Iglesia, el objetivo del Congreso ha sido fortalecer y avanzar en el reconocimiento, la defensa y promoción de la vida, de los derechos y de la dignidad de las personas en situación de movilidad, para que desde sus clamores y sufrimientos, de la memoria histórica, del intercambio de experiencias, de la evaluación de las estructuras, de los nuevos escenarios de movilidad humana sigamos asumiendo e implementando, de manera sinérgica, líneas de acción en las diferentes áreas pastorales mencionadas.
En el mensaje de apertura Mons. Pedro Barreto Jimeno, presidente del Departamento de Justicia y Solidaridad del CELAM, ha deseado "que la reflexión compartida, a través del dialogo e intercambio, renueve nuestro compromiso con fuerza pascual de modo que la Iglesia viva su misión en las periferias vulnerables de la sociedad como es la realidad de los migrantes, itinerantes, gente del mar y del turismo, refugiados y desplazados. De esta manera ponemos en práctica el deseo expreso del Papa Francisco de ser una Iglesia pobre y para los pobres”. Por otra parte, el mensaje del Cardenal Antonio María Vegliò nos recordó y nos animó con los principios de la Doctrina Social de la Iglesia, como base de nuestra espiritualidad y actuar en el vasto campo de la Movilidad Humana.
En ese sentido, el Congreso nos ha convocado a una mirada amplia sobre el fenómeno de la movilidad humana en todo el mundo y más particularmente en América Latina y El Caribe. Esta, en el contexto actual de la economía globalizada, ha adquirido una dimensión estructural sin precedentes, ya sea en cuanto al número de personas que se mueve, como también en cuanto a los desplazamientos de masa, cada vez más intensos, complejos y diversificados. Mientras, por un lado, se abren cada vez más las fronteras para el capital, las mercancías, la tecnología y los servicios, por otro lado, las personas participantes en esos movimientos de migración, itinerancia, refugio y desplazamiento, en tierra y mar, sufren múltiples restricciones y violaciones de los derechos humanos.
Estas violaciones se muestran muy concretas en algunas realidades del continente, especialmente en la frontera de México con Estados Unidos, República Dominicana, Centro América y otros. Es un verdadero vía crucis, donde muchas personas en movilidad y agentes de pastoral han sido testigos y víctimas de agresiones, separación de los grupos familiares, atropellos, persecuciones y torturas, pagando muchas veces con amenazas a la familia, con la sangre y la propia vida.
En términos nacionales e internacionales, el telón de fondo de las políticas de inmigración sigue siendo aún la ideología de la seguridad nacional y de un modelo económico excluyente. A pesar de esas adversidades, la búsqueda de trabajo y de mejores condiciones de vida, entre otras razones, siguen moviendo millones de personas en todas direcciones. Es difícil encontrar hoy día un país que no esté enfrentando este fenómeno, como lugar de origen, tránsito, destino o retorno, como también el desafío de la inserción social, política, cultural y económica de las personas involucradas.
Los debates subrayaron los desafíos y la solicitud pastoral con migrantes, refugiados, desplazados, como también la gente del mar, el pueblo itinerante y del mundo del turismo, en distintas situaciones socioeconómicas y político-culturales. En esta realidad, más que subrayar la seguridad nacional y el orden económico, hay que tener en cuenta los derechos y la dignidad humana de quienes están en situación de movilidad. Además de eso, en lugar de ver a esas personas como un problema, hay que verlas desde el punto de vista evangélico, como una oportunidad de intercambio de pueblos, culturas y valores. De acuerdo con el Documento de Aparecida, los que se mueven por los caminos del éxodo son, ante todo, protagonistas de evangelización (DA, 11).
Esta oportunidad, si es tomada en serio, constituye un doble desafío: la conversión personal y el enriquecimiento social de aquellos que parten o que llegan y de aquellos que los acogen. De hecho, la persona, al desplazarse por razones laborales, de itinerancia, de descanso, de violencia o persecución, pone en marcha la sociedad, la Iglesia y la misma historia, pues la movilidad humana es siempre y a la vez causa e efecto de profundos cambios estructurales.
A grandes rasgos, este desplazamiento de personas representa el parto de una nueva forma de vida, y no hay que olvidar que todo nacimiento comporta, a la vez, dolor y esperanza. Conforme a la Doctrina Social de la Iglesia en el corazón de cada persona y en el corazón de cada cultura hay semillas del Verbo. Así que, cuando se ponen en marcha, las personas llevan también sus más ricos valores, tradiciones y costumbres. De esto resulta que, en el ámbito de la fe, el que se traslada de su lugar de origen a otro destino es un profeta que abre nuevos horizontes a la historia.
Nuestras grandes preocupaciones, entre otras, han sido las violaciones a los derechos humanos en este campo de la movilidad, el tráfico y la Trata de Personas, el tema de las políticas públicas, la explotación de los varios grupos allí involucrados, tales como marinos, servidores turísticos, itinerantes, migrantes, refugiados y trabajadores en general, lo que nos recuerda "los mercaderes de carne humana”, como decía Scalabrini.
Otra de las preocupaciones es la necesidad de la formación y capacitación de agentes de pastoral, la sensibilización de la sociedad civil, de los gobiernos, organismos internacionales y de la misma Iglesia.
Hay que tener presente también que, mientras la Pastoral de la Movilidad Humana representa un soporte a las personas en movimiento, ellas mismas deben ser las protagonistas de su integración en una nueva sociedad y del rescate de su dignidad. Por otro lado palabras como acogida, escucha, hospitalidad e inculturación no pueden ser ignoradas en la pastoral con quienes están fuera de su familia, su tierra o de su patria.
Frente a esta realidad, las cuatro áreas de la acción Pastoral de la Movilidad Humana - Migraciones, Turismo, Itinerantes y Apostolado del Mar – reafirman su compromiso de trabajar en red armónica y sinérgica contribuyendo para el avance en la organización y acción socio pastoral a nivel continental.
En el marco de este Congreso, además de un panorama de la realidad y de testimonios y prácticas pastorales, la reflexión bíblico-teológica ha iluminado el horizonte de nuestro trabajo. En base a todo eso, las distintas pastorales reafirman los siguientes compromisos:
a) Pastoral de los migrantes y refugiados
Promover el fortalecimiento de la Pastoral de Movilidad Humana, articulada con las redes de protección, prevención, observación e incidencia a favor de migrantes, refugiados y desplazados.
Promover el protagonismo del migrante, refugiado y desplazado, en coordinación con instituciones afines, en los países de origen, tránsito y destino, generando procesos de desarrollo comunitario, integral y sostenible.
Incidir en los procesos de construcción de leyes y políticas públicas a favor de los migrantes, desplazados y refugiados, con propuestas de integración y de alternativas a las detenciones y deportaciones.
Dinamizar y fortalecer los espacios de encuentros y diálogos entre los obispos, las conferencias episcopales y entre los diversos agentes y actores que intervienen en la pastoral de migrantes, refugiados y desplazados.
b) Apostolado del Mar:
Promover la formación de agentes, para que tengan una profunda espiritualidad, sensibilidad y pasión en su actuar.
Abrir espacios de participación para laicos comprometidos que se involucren en este apostolado y hagan visible el rostro misericordioso del amor de Dios por todas las personas.
Aprovechar los medios de comunicación, para trabajar en "red”, que permitan crecer en experiencias y apoyo entre las diferentes realidades en que se da el Apostolado del Mar.
Darle continuidad a los procesos pastorales que se emprendan en el Apostolado del Mar que involucra a los agentes diocesanos y religiosos asignados al trabajo específico de esta Pastoral.
Integrar el Apostolado del Mar a los planes pastorales nacionales, diocesanos y parroquiales.
c) Pastoral del Turismo:
Evangelizar el mundo del turismo, para colaborar en la construcción del diálogo cultural y religioso, en el respeto a las comunidades locales y al entorno ecológico, en la denuncia de la explotación sexual y en la defensa y promoción de los derechosde los actores del turismo:
Promover y facilitar la animación de la Pastoral del Turismo, mediante la formación y capacitación de agentes de pastoral, promoviendo su identidad como misioneros de Jesús Cristo.
Incidir como Pastoral del Turismo con mayor presencia y participación a nivel eclesial y en la sociedad para cuidar y resguardar la creación y promover la defensa del medio ambiente.
Dedicar especial atención a las víctimas del mundo del turismo, entre ellos niños, niñas y adolescentes sometidos a la explotación y prostitución, tipificada –según el Protocolo de Palermo– como delito de Trata de Personas. Desde un trabajo en red a nivel de América Latina y El Caribe.
Rescatar, preservar y promover, desde la Pastoral del Turismo, la identidad cultural de las comunidades locales y sus posibilidades de desarrollo integral, mitigando los aspectos negativos del turismo en los ecosistemasy en la cultura local. Fortaleciendo esta actividad como medio de prevención a las migraciones.
Generar herramientas a nivel continental para la sistematización y comunicación permanente de las acciones y procesos de la Pastoral del Turismo.
d) Pastoral de los Itinerantes:
Trabajar para dar visibilidad a la Pastoral de Itinerantes en los niveles eclesial y gubernamental;
Difundir la realidad de los itinerantes en todos los niveles: político, social y de derechos humanos
Crear líneas de acción pastoral a mediano y largo plazo;
Promover en las diferentes conferencias episcopales la pastoral de itinerantes.
Coordinar con las demás áreas de la pastoral de Movilidad en cada país, con el fin de lograr la articulación nacional y latinoamericana.
Gestionar recursos mediante proyectos en comunión con los otros sectores de la Pastoral de Movilidad y en los diferentes países.
Los participantes del Congreso agradecen al Papa Francisco sus frecuentes referencias al fenómeno de la movilidad humana y nuestra misión "Fiel al modelo del Maestro, es vital que hoy la Iglesia salga a anunciar el Evangelio a todos, en todos los lugares, en todas las ocasiones, sin demoras, sin asco y sin miedo. La alegría del Evangelio es para todo el pueblo, no puede excluir a nadie” (EG, n. 23).
Agradecen así mismo al Cardenal Antonio María Vegliò, presidente del Pontificio Consejo para la Pastoral de los Migrantes e Itinerantes, por su interés y su mensaje a este evento. Al mismo tiempo, reafirmamos con una voz de reclamo la importancia de una instancia en el CELAM para la articulación y dinamización de la Pastoral de la Movilidad Humana, dada la intensidad y la complejidad de esta realidad en América Latina y El Caribe. En este campo, se espera también que el CELAM promueva oportunidades de diálogo e interacción entre las Conferencias Episcopales del Norte y del Sur del Continente.
Frente a los "rostros sufrientes de Jesucristo” (Cfr. Doc. Puebla, 31-39) que desfilan por los caminos del mundo y que desfilaron por las jornadas de este I Congreso, los participantes de las Pastorales de Movilidad Humana se sintieron interpelados a una acción profética siempre másefectiva en la promoción de cambios estructurales para el bien de las personas en movilidad. Y como en el episodio de los discípulos de Emaús (Lc 24, 13-35), los agentes presentes vuelven a sus actividades cotidianas con un "nuevo ardor misionero”.
Pedimos a la Virgen de Guadalupe, patrona de América Latina y de El Caribe, que nos acompañe en nuestro caminar y que bendiga a la Iglesia, a los y las participantes del Congreso, a todas las personas que actúan en el campo de la movilidad humana y, de forma particular a los itinerantes, migrantes, refugiados, desplazados y gente del turismo y del mar.
Ciudad de Panamá, 16 de mayo 2014.
AMERICA/PANAMA - In missione nelle periferie vulnerabili della società: migranti, itineranti, sfollati…
Panama – Più di 130 delegati, tra Vescovi, sacerdoti, religiose e laici, tutti impegnati nel lavoro pastorale con migranti, rifugiati e sfollati, nell’apostolato del Mare, del turismo e degli itineranti, hanno partecipato a Panama al Primo Congresso della Mobilità Umana in America Latina e nei Carabi (Vedi Fides 30/04/2014), tenutosi dal 12 al 16 maggio.
Nel discorso di apertura, Sua Ecc. Mons. Pedro Ricardo Barreto Jimeno, S.J., Arcivescovo di Huancayo (Peru) e Presidente del Dipartimento Giustizia e Solidarietà del Consiglio Episcopale Latino Americano (CELAM), aveva invitato tutti "a rinnovare l'impegno, frutto della riflessione e del dialogo, in modo che la Chiesa viva la sua missione nelle periferie vulnerabili della società, come la realtà dei migranti, degli itineranti, della gente del mare e del turismo, dei rifugiati e degli sfollati. Così realizziamo l'espresso desiderio di Papa Francesco di essere una Chiesa povera e per i poveri".
Il documento finale, pervenuto all’Agenzia Fides, riassume quanto i partecipanti hanno avvertito riguardo "alla autentica Via crucis, di cui molte persone in movimento e operatori pastorali sono stati testimoni e vittime, di aggressioni, separazioni da gruppi familiari, abusi, persecuzioni e torture, spesso pagando con minacce alla famiglia, con il sangue e la vita stessa". Un altro contributo dell’incontro è stato la verifica del concetto che "in termini nazionali ed internazionali, lo sfondo delle politiche di immigrazione è ancora l'ideologia della sicurezza nazionale e un modello economico che esclude".
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21 maggio 2014
Lectio Divina 6º. Domingo de Pascua, Ciclo ‘A’ - “No los dejaré desamparados” - Juan 14, 15-21
Seguimos en el ambiente del cenáculo. Los discípulos están conmovidos por el dolor de la separación y se preguntan cómo serán las cosas después de la partida de Jesús. En este contexto, Jesús pronuncia la gran enseñanza que leemos hoy.
La cuestión es importante, porque a veces sucede que también en la relación con Jesús uno puede llegar a tener la percepción de que Él está lejos de nuestras vidas, que lo sentimos poco y lo que es peor, que nos parezca inalcanzable.
En el pasaje de Juan 14,15-21 vemos que Jesús demuestra que como no abandonó a sus discípulos, tampoco nos abandona: Él siempre estará presente, nos compartirá su vida y como el Padre y Él son uno, también quiere que nosotros vivamos esa unidad con su persona y con su obra, si queremos que esté con nosotros.
¿Cómo podemos lograr esa comunión?
En el núcleo del texto, Jesús anuncia la venida del Espíritu de la Verdad (14,15-17), que estará en perfecta sintonía con Él, tanto que dice: vendremos… anuncia su regreso (14,18-21).
Si observamos de cerca el texto notaremos que están enmarcados los versículos 15 y 21 por la alusión a la práctica del mandato de Jesús. Él declara que todas las enseñanzas dadas a lo largo del evangelio no se invalidan con su partida, sino todo lo contrario: permanecen válidas para siempre. Se trata de una condición fundamental: sólo quien se atiene a sus mandamientos puede recibir el Espíritu y abrirse al amor de Jesús y del Padre. El amor por Jesús está estrechamente relacionado con la práctica de sus mandamientos.
SEGUIMIENTO
15. Jesús dijo a sus discípulos: “Si me aman cumplirán mis mandamientos.
16. Yo le rogaré al Padre y Él les dará otro Defensor para que esté siempre con ustedes,
17. el Espíritu de la verdad. El mundo no puede recibirlo, porque no lo ve ni lo conoce; ustedes, en cambio, lo conocen, porque vive con ustedes y está con ustedes.
18. No los dejaré desamparados, volveré.
19. Dentro de poco el mundo no me verá, pero ustedes me verán y vivirán, porque yo sigo viviendo.
20. Entonces sabrán que yo estoy con mi Padre, y ustedes conmigo y yo con ustedes.
21. El que acepta mis mandamientos y los guarda, ése me ama; al que me ama, lo amará mi Padre, y yo también lo amaré y me revelaré a él”.
LEER: entender lo que dice el texto fijándose en cómo lo dice
Estos versículos nos conducen al lugar santo donde Jesús ha celebrado la última cena con sus discípulos: lugar de su revelación, de su gloria, de su enseñanza y de su amor. Nos sentaremos a la mesa con Jesús. En los comienzos del cap. 14, 1-14 Jesús se había presentado, ofreciéndose como camino al Padre, mientras en estos pocos versículos introduce la promesa del envío del Espíritu Santo, como Consolador, como presencia cierta, pero también con la promesa de la venida del Padre y de Él mismo en lo íntimo de los discípulos, que tienen fe en Él y guardan sus mandamientos.
Él precisa que quien lo ama es quien cumple sus mandamientos; y que el Espíritu Santo es don de Dios para quien lo ama de verdad y observa su ley.
Jesús promete su venida, su regreso, que está por realizarse en su resurrección; anuncia su desaparición en la pasión, en la muerte, en la sepultura, pero también su reaparición a los discípulos, que lo verán, porque Él es la resurrección y la vida.
El discurso de Jesús pasa del “ustedes”, dicho a los discípulos, a todo el que quiera seguirlo. Lo que les ha sucedido a ellos nos sucederá a todos los que creamos en Él. Y aquí Jesús abre para nosotros su relación de amor con el Padre, porque permaneciendo en Cristo, nosotros somos también conocidos y amados por el Padre.
Los personajes de este texto son: el Padre, Jesús, el Espíritu, los discípulos y el mundo.
El Padre. Su presencia es punto de referencia. “Yo rogaré al Padre”. En contacto particular e íntimo, Jesús se confirma en perfecta comunión con su Padre; la relación de amor con Él se alimenta y se logra por la oración hecha de noche, de día, en las necesidades, en las peticiones de ayudas, en el dolor, en la prueba más desgarradora. Jesús confesó su relación íntima con su Padre (Mt 6,9; 11,25; 14,23; 26,39; 27,46; Lc 21,21s; 6,12; 10,21; 22,42; 23,34.46; Jn 11,41s; 17,1). También yo soy hijo del Padre, también yo puedo rezarle.
El dar es también característica del Padre Él da y se da sin interrupción, sin medida, sin cálculo, a todos, y en todo tiempo; el Padre es Amor y el Amor se da a sí mismo, da todo. No le basta habernos dado a Jesús, su Hijo predilecto, sino que nos beneficia ofreciéndonos vida con el Espíritu Santo. ¡El Padre nos ama! (Jn 14,23; 16,27) Y su amor nos hace pasar de la muerte a la vida, de la tristeza del pecado, al gozo de la comunión con Él, de la soledad del odio, a compartir; porque el amor de Dios comporta necesariamente el amor por los hermanos.
El Hijo, Jesús. La figura y la presencia de Jesús emergen con una fuerza y con gran luminosidad. Él aparece primero como el orante, aquél que ora al Padre en nuestro favor; alza las manos en oración por nosotros, así como las alza en ofrenda sobre la cruz. Jesús es aquél que no se va para siempre, que no nos deja huérfanos, sino que vuelve: “Yo volveré”. Si parece ausente, no debo desesperar, sino debo continuar creyendo que Él, verdaderamente, volverá. “¡Sí, vendré pronto!” (Ap 22,20) Volverá y, como ha dicho, nos tomará con Él, para que estemos en donde Él esté (Jn 14,3).
Jesús es el viviente por siempre, el vencedor de la muerte. Él está en el Padre y está en nosotros, con una fuerza omnipotente, que ninguna realidad puede desbaratar. Él está dentro del Padre, pero también dentro de nosotros, habita en nosotros, permanece con nosotros.
El Espíritu Santo. En este pasaje el Espíritu del Señor parece la figura necesaria, que abraza toda cosa: Él une al Padre con el Hijo, lleva el Padre y el Hijo al corazón de los discípulos; crea una unión de amor impagable, unión de ser. Se le llama con el nombre de Paráclito, Defensor o Consolador, aquél que está con nosotros siempre, que no nos deja solos, abandonados ni olvidados; él viene y nos recoge de la dispersión y sopla dentro de nosotros la fuerza para el regreso al Padre, al Amor.
Sólo el Espíritu Santo puede hacer todo esto: es el dedo de la mano de Dios, que aún hoy, escribe sobre el polvo de nuestro corazón las palabras de una alianza nueva, que no podrá ya ser olvidada.
Es el Espíritu de la Verdad, a saber, de Jesús; en Él no hay engaño, no hay mentira, sino la luminosidad cierta de la Palabra del Señor. Él ha construido su morada en nosotros; ha sido enviado y ha realizado el pasaje de estar junto a nosotros. Se ha hecho una sola cosa con nosotros, aceptando esta unión nupcial, esta fusión; él es el bueno, el amigo de los hombres, es el Amor mismo. Por eso se dona así, llenándonos de gozo. ¡Cuidado con entristecerlo, con arrojarlo fuera, sustituyendo su presencia con otras presencias, otras alianzas de amor; moriremos, porque ninguno podrá ya consolarnos en su lugar!
Los discípulos. Las palabras dirigidas a los discípulos de Jesús son las que nos interpelan más de cerca, con mayor fuerza; son para nosotros. Se nos pide un verdadero amor, que sepa transformarse en gestos concretos, en atención a la Palabra y al deseo de aquél al que decimos amar. El amor verificable a través de nuestra observancia de los mandamientos.
El discípulo aparece como aquél que sabe esperar a su Señor, que vuelve; ¿a medianoche, al canto del gallo o ya cuando es de mañana? No importa; Él volverá y por eso es necesario esperarlo, estando preparados. ¿Qué clase de amor es, un amor que no vigila, que no guarda, que no protege? El discípulo es también uno que conoce: se trata de un conocimiento venido de lo alto, que se realiza en el corazón, o sea, en la parte más íntima de nuestro ser y de nuestra personalidad, allá donde nosotros tomamos las decisiones para obrar, allá donde comprendemos la realidad, formulamos los pensamientos, vemos y amamos.
MEDITAR: Aplico lo que dice el texto a mi vida
Este pasaje se abre y se cierra con las mismas palabras: la proclamación e invitación al amor hacia el Señor. Él ha querido preparar para sus discípulos a un encuentro fuerte con el amor; insiste y repite sólo ‘el Amor’. Jesús dice: “Si quieres”. Él no obliga. Pero espera la respuesta personal y consciente.
¿Por qué tardar en darle a Jesús nuestra respuesta si Él ha dado todo por nosotros?
¿Comprendo lo importante que es vivir una relación empeñativa y comprometedora con Jesús o me escapo, porque tengo miedo, porque no siento el valor de vivir esa intimidad con Él, con su Padre y con su Espíritu? Yo soy quien va a decidir vivir en comunión con El, y por Él con los tres o quiero la soledad, el aislamiento absurdo que vive quien rompe con Dios y con sus semejantes.
“Si tú me amas; el Padre te dará otro Consolador; tú lo conoces; él mora junto a ti y estará en ti; no te dejaré huérfano, volveré a ti; tú me verás; tú vivirás; tú sabrás que yo estoy en el Padre y tú en mí y yo en ti”. Jesús pronuncia con insistencia un pronombre “ustedes”, referido a sus discípulos, a los de entonces, pero también a los de hoy.
Somos nosotros, cada uno visto y mirado por Él con amor único, personal, irrepetible, que no puede ser malvendido o permutado. Sé que también yo estoy presente en aquel “ustedes”, que parece genérico, pero no lo es. Las volvemos a leer una vez, pero poniendo el “tú” en lugar de “ustedes” y me dejo alcanzar más directamente; me pongo cara a cara, ojos con ojos con Jesús y dejo que Él me diga todo, llamándome con un “tú” rebosante de amor, con mi nombre, que sólo Él verdaderamente conoce.
Jesús repite dos veces: ¡Guardar los mandamientos! Es una realidad importante, fundamental, porque de ella depende la autenticidad de la relación de amor con el Señor; si no hay observancia de su ley, no hay amor. El verbo guardar o cuidar aparece muchas veces en el evangelio, Y no se usa como un guardar frío, sino de cuidar, de custodiar, de tener como algo muy apreciado, que significa mucho para quien lo tiene.
¿Qué importancia le doy al amor en mi vida, sé lo que realmente es amar y cómo crecer en mi capacidad para vivir amando a Dios y a mi prójimo?
ORAMOS nuestra vida desde este texto
Padre Dios, quieres que creamos en Ti, en tu amor, en tu presencia. Tú te nos has dado en plenitud; nada has dejado al olvido, nada de lo que es nuestro. Cada uno podemos decir que somos gracias a Ti, y a Cristo, tu Hijo, con quien vives en perfecta comunión, en el amor que se hace presencia viva, su Espíritu.
Haz que esta comunión contigo le dé sentido a nuestra vida. No podemos cerrar los ojos a la realidad que vivimos, pero si los abrimos a tu promesa, ¿qué nos puede detener para amar y hacer que tu amor crezca cada día más entre nosotros?
Que demostremos que somos tuyos amando de verdad, como María amó y como han amado los santos, que ya están contigo viviendo para siempre el amor en la eternidad. ¡Así sea!
1º Congresso Americano da Infância e Adolescência Missionária prestes a começar
O Santuário Nacional de Nossa Senhora Aparecida, em São
Paulo, acolhe nos dias 23 a 25 de maio, o 1º Congresso Americano da Infância e
Adolescência Missionária (IAM). O encontro deve reunir cerca de 700 assessores
e coordenadores da IAM, vindos de vários países, sendo 500 do Brasil. Promovido
pelas Pontifícias Obras Missionárias (POM) em parceria com as POM do continente
americano, o evento tem como tema "IAM da América a serviço da
missão" e como lema “Vocês são meus amigos!” (Jo 15-14).
Entre os convidados ganha destaque a
secretária-geral da Pontifícia Obra da Infância Missionária, Dra. J. Baptistine
Ralamboarison, que virá de Roma.
As principais atividades serão realizadas no auditório do
Santuário de Aparecida e na Escola Estadual Conselheiro Rodrigues Alves, em
Guaratinguetá. A programação inclui painéis temáticos em português e espanhol,
testemunhos, fóruns e missas na Basílica e nas paróquias da região, além de uma
noite cultural.
Tendo em vista maior interação com as paróquias locais, os
participantes serão hospedados pelas famílias de Aparecida e Guaratinguetá,
conforme já é tradição fazer em congressos missionários.
De acordo com os organizadores, o encontro tem por objetivo
reunir secretários e animadores da IAM para celebrar em nível de América, a
finalização das comemorações dos 170 anos de fundação da Pontifícia Obra da
Infância e Adolescência Missionária. Por ocasião desta data, entre os meses de
maio de 2013 e maio de 2014, celebra-se o Ano da IAM no Brasil.
O secretário nacional da IAM, padre André Luiz de Negreiros,
destaca que o encontro pretende ainda, fortalecer a comunhão missionária entre
os assessores e secretários nacionais da Obra, além de traçar linhas de ação
para os trabalhos da IAM no continente e reanimar a espiritualidade e o
carisma, através do exemplo de seu fundador dom Carlos Forbin Janson.
IAM no Brasil
Atualmente, a Pontifícia Obra da IAM no Brasil conta com
aproximadamente 30 mil grupos, envolvendo, pelo menos, 260 mil crianças e
adolescentes. Tem sua sede em Brasília, onde está localizado o Secretariado
Nacional, e conta com a atuação de 26 coordenadores estaduais mais o do
Distrito Federal, que acompanham as coordenações diocesanas, bem como os grupos
das dioceses que ainda não têm uma coordenação.
Segundo padre André, o maior desafio hoje é criar
coordenações diocesanas onde os grupos caminhem de forma isolada e também
utilizar o material das POM nas escolas que trabalham com a IAM, fomentando
maior comunhão e fidelidade ao carisma além-fronteiras.
19 maggio 2014
50 anni del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso
Compie oggi 50 anni il Pontificio Consiglio per il
dialogo interreligioso, istituito il 19 maggio del 1964 da Papa Paolo VI, nello
spirito del Concilio Vaticano II, quale frutto particolare della dichiarazione
Nostra Aetate. Per celebrare l’evento si terrà nel pomeriggio una
conferenza pubblica a Roma, presso la Sala San Pio X in Via dell’Ospedale 1,
presieduta dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del dicastero vaticano.
Stamani il cardinale Gianfranco Ravasi ha presieduto una Messa in San Pietro
per l'occasione. All’omelia il cardinale Tauran ha sottolineato che “assieme ai
seguaci delle religioni monoteiste” i cristiani hanno “il dovere di ricordare a
tutti che siamo creature”. La celebrazione, ha proseguito il porporato,
costituisce “un’occasione per interrogarsi se siamo partner credibili del
dialogo” e “riconoscere che un dialogo sincero con persone che non condividono
la nostra fede ci aiuta a crescere nella nostra vita spirituale”.
Il servizio di Roberta Gisotti.
“Nessun pellegrino, per lontano che sia, religiosamente e geograficamente, il
Paese donde viene, sarà più del tutto forestiero in questa Roma, fedele ancor
oggi al programma storico che la fede cattolica le conserva di patria
communis”. Cosi Papa Montini annunciando, mezzo secolo fa, la nascita
del Segretariato per i non-Cristiani, “allo scopo di promuovere la mutua
comprensione, il rispetto e la collaborazione fra cattolici e seguaci di altre
tradizioni religiose”, escluse le relazioni tra cristiani ed ebrei di
competenza della Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo. Nel 1988,
il nuovo nome di Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, arricchito
nel suo mandato dagli insegnamenti dell’Enciclica Redemptoris Mater di Giovanni
Paolo II. Si approfondisce la dimensione del dialogo che implica “il parlare e
l’ascoltare, il dare ed il ricevere, per il mutuo sviluppo ed arricchimento.”
“Un dialogo che è testimonianza della propria fede ma, nello stesso tempo,
un’apertura verso quella degli altri. Non è un tradimento della missione della
Chiesa, e neppure un nuovo metodo di conversione alla Cristianità”. Dialogo
condotto principalmente attraverso le Chiese locali, e scambi di visite a Roma
e all’estero tra personale del Consiglio e rappresentanti di altre religioni,
nonché la promozione e l’organizzazione di eventi e la pubblicazione di
documenti, opuscoli e libri. “La collaborazione interreligiosa – sottolineava
20 anni dopo Benedetto XVI in occasione della X Assemblea Plenaria del
Consiglio – offre opportunità di esprimere gli ideali più elevati di ogni
tradizione religiosa”, contribuendo “a edificare ponti di comprensione al di là
dei confini religiosi”. Ma Papa Ratzinger raccomandava “discernimento di fronte
alla grande proliferazione di incontri interreligiosi” e “la necessità di una
buona formazione per quanti promuovono il dialogo interreligioso”. “Non si
possono vivere legami veri con Dio ignorando gli altri”, ha affermato Papa
Francesco ricevendo lo scorso anno il Corpo Diplomatico. “Per questo – ha
aggiunto - è importante intensificare il dialogo fra le varie religioni”.
Nell’incontro celebrativo del 50mo di fondazione sarà distribuito, oggi, frutto
di laboriosa gestazione, il documento “Dialogo nella verità e carità. Orientamenti
pastorali per il dialogo interreligioso”.
AFRICA/ETIOPIA - I bambini missionari evangelizzano i loro coetanei con la prima Bibbia in lingua Oromo
Kofale – Sono
partiti da Kofale, regione Arsi dell’Etiopia, i primi “piccoli missionari”
pronti ad evangelizzare i loro coetanei di Gode, un piccolo villaggio distante
15 km di strade sterrate. “Armati” dei loro quaderni, nei quali erano rappresentate
le scene più salienti della prima Bibbia per bambini in lingua Oromo, hanno
partecipato alla Messa celebrata da padre Bernardo Coccia, missionario
cappuccino parroco di Kofale che, coadiuvato dalle Suore Francescane
Missionarie di Cristo presenti nella stessa comunità, ha aiutato i piccoli
missionari a muovere i loro primi passi con il Vangelo tra le mani per
consegnarlo ai loro coetanei di Gode, alcuni dei quali ancora analfabeti.
“Un’occasione per
insegnare a leggere ai piccoli di Gode attraverso disegni da colorare e
vignette animate, una esperienza nella quale i bambini di Kofale si sono
sentiti protagonisti nell’annuncio della Parola del Signore” ha riferito
all’Agenzia Fides suor Offale, diretta responsabile di tutta l’animazione. “I
nostri bambini di Kofale si sono impegnati per oltre un anno a prepararsi a
questo loro ‘invio missionario’, hanno lavorato insieme a me e a padre Bernardo
per la riuscita dell’evento.
In questa terra
prevalentemente musulmana, e soprattutto in questi poveri villaggi dove tutto è
davvero complicato, dall’istruzione all’alimentazione, alla quotidiana
sopravvivenza, non manca certo la solidarietà. E questo evento ne è
stata la dimostrazione più emozionante, grazie alla quale un gruppo di piccoli
‘apostoli’ ha manifestato la presenza del Signore e una fede smisurata nel Suo
amore coinvolgendo altri piccoli” conclude la suora.
"Las Patronas": quelle madri e contadine che aiutano i migranti
Roma - “Donare cibo e acqua sembra una cosa semplice ma può salvare la vita”. Ne è convinta Norma Romero Vásquez che nei giorni scorsi, su iniziativa della Pontificia Università Gregoriana e della Fondazione Migrantes, ha portato la sua testimonianza durante un incontro che si è svolto a Roma sul tema “Las Patronas. L’impegno sociale come testimonianza di Fede”. È la testimonianza di una donna a fianco dei migranti che ogni giorno viaggiano aggrappati ai treni merci che dal sud del Messico porta migliaia di centroamericani verso gli Stati Uniti. Norma Romero, 44 anni, viene da un villaggio nello Stato di Veracruz, a 300 chilometri dalla capitale messicana e fa parte di quel gruppo di donne, chiamate “Las Patronas” (vincitori lo scorso anno del Premio Nacional de Derechos Humanos 2013), che dal 1995 soccorrono gli immigrati che cercano una sorte migliore e viaggiano, senza biglietto, su quei treni che chiamano “La Bestia” e che raccolgono ogni giorno migliaia di migranti provenienti da diversi Paesi centro americani. Pochi di loro, però, raggiungono l’obiettivo. Gli altri, purtroppo, muoiono durante il tragitto, stipati in stretti vagoni, senza cibo né acqua. Le donne di “Las Patronas”, ogni volta che vedono passare quel treno in corsa di fronte ai loro campi, lanciano agli immigrati sacchi di plastica con viveri (riso, succhi di frutti, pane, qualche dolcetto) e bottiglie d’acqua per permettergli di arrivare sani e salvi a destinazione. “All’inizio c’erano pochi uomini sui treni e io chiedevo a mia madre chi fossero quelle persone”, racconta Norma: “Lei mi diceva che forse erano persone che non volevano pagare il biglietto ma poi abbiamo capito che erano solo migranti”. Il tutto iniziò quando Norma, insieme alle sue sorelle e ad altre donne, ricevette una richiesta di aiuto da parte di alcuni migranti mentre il treno passava: “Dateci qualcosa da mangiare”. Quelle donne pensarono che era arrivato il momento di fare qualcosa. E allora, spiega Norma, “abbiamo iniziato a condividere il pane che Dio ci elargiva. E, dato che le provviste non bastavano, siamo andate nei negozi a chiedere aiuto. Da allora tanti ci sostengono in questo nostro servizio”. “Noi - prosegue - siamo madri e contadine e difendiamo i diritti dei migranti, di tutti i migranti, non importa la nazionalità. Sono nostri fratelli e sorelle”. Oggi si arriva a preparare fino a 200 razioni di cibo al giorno per queste persone. “La gente era convinta che noi ricevessimo un contributo economico da parte del Governo per questo nostro servizio oppure da parte dei migranti stessi”, sottolinea Norma, ma questo “non è vero, lo abbiamo fatto con le nostre forze e per molti anni e continuiamo a farlo. Per molti anni nessuno sapeva nulla di quello che facevamo”. “I nostri genitori ci hanno insegnato che bisogna donare. A noi non manca il pane per sfamarci e allora ecco che possiamo donare”. “Las Patronas” si augurano di fare questo servizio per breve tempo ma “lo faremo finché ci saranno migranti che ce lo chiederanno”: “Per questo noi cerchiamo di far conoscere il problema. Vogliamo risvegliare le coscienze e vogliamo migliori condizioni di vita per tutti, non solo per pochi. Seguire Gesù - ribadisce Norma - non è solo seguire le pratiche religiose. Dobbiamo capire che Gesù è in tutti e noi aiutiamo i migranti perché in essi abbiamo visto il volto di Dio. Questo non è il mio progetto ma è il progetto di Dio. È una chiamata speciale da parte di Dio e noi abbiamo imparato ad essere umili”. Per Norma, “siamo solo un gruppo di contadine che sono state ‘investite’ da Dio. Ci è capitato tante volte in questi anni che madri venissero a cercare i propri figli. Figli partiti e mai più tornati”. Si calcola che ogni anno 400mila immigrati centro-americani percorrano più di 8mila chilometri in clandestinità, nel tentativo di raggiungere gli Stati Uniti attraverso il Messico. Molti non raggiungono la destinazione, perché muoiono durante il tragitto, alcuni vengono sequestrati mentre altri rimangono feriti gravemente.
16 maggio 2014
Migrantes: aprire e non chiudere le porte delle città
Roma - “I disagi
dei numerosi sbarchi, l’arrivo nelle principali città italiane di gruppi di
richiedenti asilo non possono indebolire l’impegno di accoglienza, ma debbono
rafforzare la capacità di progettazione e di accompagnamento di un cammino di
persone e famiglie migranti che nasce da situazioni drammatiche. A tale
proposito, diventa fondamentale una distribuzione sul territorio nazionale
delle persone e famiglie di richiedenti asilo , che investa le Regioni, i
Comuni e in esse le nostre comunità cristiane. E’ impensabile che un paese di
60 milioni di abitanti non riesca a gestire l’arrivo di 35.000 persone, quando
sa accogliere 30 milioni di turisti in un anno, e che si chiudano anziché si
aprano le porte delle città”. E’ un
passaggio dell’intervento del Direttore generale della Fondazione Migrantes
alla Consulta nazionale delle Migrazioni, l’organismo della Migrantes che vede
la presenza di tutti i direttori regionali e delle realtà dell’USMI, del CISM e
dell’associazionismo cattolico impegnato nel mondo delle migrazioni, che ha
tenuto il suo incontro a Roma, alla Domus Pacis.
“Le migrazioni forzate sono un segno di una parte del mondo
che soffre, ha fame, ha sete, è perseguitata, muore per le 23 guerre in atto e
chiede l’impegno all’Italia e all’Europa di investire in cooperazione
internazionale - continua Mons. Perego -, ma al tempo stesso di
accompagnare la mobilità, anziché richiudere i confini: è un impegno di pace e
di giustizia. In questo senso, l’operazione Mare nostrum risulta essere una
straordinaria operazione di pace con navi militari che va rafforzata e
diventare una buona prassi europea nel modo di presidiare i confini, facendoli
diventare strade, corridoi umanitari in tutta Europa, anche in altre zone di
confini di terra e di mare”.
All’incontro ha partecipato anche il Dr. Pietro Boffi del
Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia). Nel suo intervento ha presentato
il recente rapporto 2014 del CISF soffermandosi su come gli italiani vedono i
migranti. “E’ interessante – ha detto Boffi – come la famiglia immigrata è un
grande fattore di stabilizzazione, di sicurezza delle migrazioni.
Favorire e accompagnare i ricongiungimenti familiari dei migranti e dei
rifugiati è un tassello importante delle politiche familiare in Italia e in
Europa oggi”. In Consulta è stato
anche presentato il grande lavoro pastorale e sociale delle religiose, oltre
300 in Italia, nel campo delle migrazioni italiane: nell’impegno di
accoglienza, nella lotta alla tratta degli esseri umani, nel cammino di
promozione delle donne migranti, nella scolarizzazione dei rom e nella
pastorale della gente dello spettacolo viaggiante.
Il Dr. Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21
luglio, intervenuto ad Atene al recente incontro del CCEE sul tema della
pastorale Rom, ha presentato il quadro italiano della scolarizzazione dei
bambini rom. “L’Italia in Europa è
visto come ‘Il Paese dei campi – ha detto Stasolla. Questa politica
sicuritaria che definisce degli spazi chiusi porta alla difficoltà per i
bambini rom di rapportarsi in maniera paritaria con i propri coetanei non
rom e a una emarginazione non solo spaziale, ma didattica dei bambini rom
nella scuola”.
Numerose e ricche sono state le testimonianze dei direttori
regionali Migrantes sul piano della pastorale migratoria in collaborazione con
altri uffici (pastorale della famiglia, del lavoro), con una sottolineatura
dell’attenzione al grande mondo delle seconde generazioni (oltre 650.000
ragazzi e giovani) che abitano i nostri Oratori e parrocchie.
15 maggio 2014
Lectio Divina 5º. Domingo de Pascua, Ciclo ‘A’
“Si creen en Dios, crean también en mí” - Juan 14, 1-12
“El mismo Camino vino a tu encuentro y te despertó del sueño en que dormías. ¡Levántate y camina!” (San Agustín). Este domingo nos encontramos un evangelio muy revelador. Jesús les explica a sus apóstoles cuál es su futuro y les revela que en la Casa de Dios hay un lugar para ellos. Usa la alegoría del camino. Dice ser el camino, la verdad y la vida y les asegura que para llegar a Dios Padre, tienen primero que pasar por Él.
Jesús resucitado es el rostro humano de Dios. Él nos mira por sus ojos; nos escucha por su capacidad para escucharnos, y quien camina a su lado va seguro. Quien tiene fe en Dios, la tiene también en Jesús.
Las preguntas que le hicieron los apóstoles a Jesús nos hacen imaginarnos el desconcierto que vivían. No sabían qué pasaría con ellos, qué harían cuando Él no estuviera vivo. ¿Qué implicaciones tiene la resurrección del Señor para sus discípulos? Nuestra fe se fortalece y se hace más y más convincente cuando caminamos con Cristo Jesús y más aún, cuando somos capaces de hacer lo que Él hace. Sí; sus obras son para nosotros un camino a seguir.
SEGUIMIENTO
1. “Que no tiemble su corazón. Crean en Dios y crean también en mí.
2. En la casa de mi Padre hay muchas estancias; si no fuera así, ¿les habría dicho que voy a prepararles un lugar?
3. Cuando vaya y se los prepare, volveré y los llevaré conmigo, para que donde estoy yo, estén también ustedes.
4. Y a donde yo voy, ya saben el camino”.
5. Tomás le dijo: “Señor, no sabemos adónde vas. ¿Cómo podemos saber el camino?”
6. Jesús le respondió: “Yo soy el camino, la verdad y la vida. Nadie va al Padre sino por mí.
7. Si me conocen a mí, conocerán también a mi Padre. Ahora ya lo conocen y lo han visto.
8. Felipe le dijo: “Señor, muéstranos al Padre y eso nos basta”.
9. Jesús le replicó: “¿Hace tanto tiempo que estoy con ustedes, y no me conoces, Felipe?
Quien me ha visto a mí, ha visto al Padre. ¿Cómo dices tú, ‘muéstranos al Padre’?
10. ¿No crees que estoy en el Padre y que el Padre está en mí? Lo que yo les digo no lo hablo por cuenta propia. El Padre que permanece en mí, Él mismo hace sus obras.
11. Crean en mí: yo estoy en el Padre y el Padre en mí. Si no crean a las obras.
12. Les aseguro: El que cree en mí, también el hará las obras que yo hago y aún mayores. Porque yo me voy al Padre”.
LEER: entender lo que dice el texto fijándose en cómo lo dice
Los apóstoles estaban muy turbados. El tema de este domingo, enmarcado por la fe, (Jn 14, 1. 10.11 y 12) es motivo de una explicación por parte de Jesús. Se dio cuenta cómo se sentían y creyó necesario aclararles lo complicado que sería su futuro; quiso que cobraran seguridad.
Lo primero que hizo fue invitarlos a confiar en Él: “No se turbe su corazón”.
Los apóstoles estaban sufriendo un tremendo vacío. Jesús les quiso infundir fe: “Ustedes ya creen en Dios; ahora crean también en mí” (14,1b). En la primera parte de la enseñanza, la referencia a Dios Padre lo enmarca todo:
Al principio dice: “En la casa de mi Padre…” (14,2). Y al final: “Yo voy al Padre” (14,12).
La estrecha relación entre el Padre y el Hijo se ve claramente en el tiempo pascual: Jesús va al Padre: “Subo a mi Padre y a su Padre; a mi Dios y a su Dios” (20,17).
El sabía que había salido de Dios y a Dios volvía” y que el Padre había puesto todo en sus manos (13,3), porque vivía con Él desde la eternidad: “En el principio existía la Palabra y la Palabra estaba con Dios, y la Palabra era Dios; ella estaba en el principio con Dios”.
El texto tiene tres partes:
(1) Una exhortación: Jesús pide a los suyos confianza y les enseña cuál es su futuro si viven en relación con Él (Jn 14,1-4).
(2) Una doble revelación: Jesús les manifiesta quién es: “Yo soy … ” (Jn 14,5-7) y la unidad que vive con su Padre (Jn 14,8-11).
(3) Una tarea: Jesús quiso que llegaran a entender que sus discípulos podrían hacer las obres que Él hizo en vida (Jn 14,12).
El pasaje se desarrolla siguiendo la dinámica de un diálogo: (1) En la primera parte, Jesús tiene en vista las palabras anteriores de Pedro (13,36): “Señor, ¿a dónde vas?”; (2) en la segunda, responde a la pregunta de Tomás: “Señor, no sabemos a dónde vas, ¿cómo podemos saber el camino?” (14,5) y (3) finalmente, responde a la solicitud de Felipe: “Señor, muéstranos al Padre y nos basta” (14,8).
Tomás primero, y después Felipe quieren saber qué va a pasar. (Jn 14, 5-8). Jesús les habló como lo que era, ‘su maestro’; les propuso qué hacer: Ser discípulos misioneros …
El Señor fue muy claro con ellos: ‘Ante todo les pidió tener fe en Él, esa era su tarea’. Sabía que ellos ya creían en Dios, pero se daba cuenta que tenían dificultad para creer en Él. Tenían expectativas muy diferentes a las que Él se había propuesto alimentar en ellos desde que los llamó a seguirlo… Veían el mesianismo de Jesús en el campo terreno y político y no espiritual.
Los apóstoles le expresaron sus dudas. ¿Qué pasaría con ellos y cuál sería su destino sin Él a su lado? Por eso Jesús los invitó a dar un paso en firme en la fe, confiando en sus palabras, en su obra, en la misión que el Padre le había confiado.
Los apóstoles experimentaron la soledad, pero ella misma los preparó para encontrarse con el Dios de Jesucristo, quien les reveló quién era su Hijo, a qué había venido a al mundo y qué pedía a quienes habían tenido el valor de seguirlo.
Jesús les habló de su Casa, de la Casa del Padre y les aseguró que en ella había un sitio para que también pudieran estar allá. Les aseguró que serían muy bien recibidos por el mismo Dios.
MEDITAR: Aplico lo que dice el texto a mi vida
Este evangelio tiene una nota de nostalgia. El Señor dice a sus apóstoles: ‘Me voy a casa, a la casa de mi Padre. Vine a este mundo para enseñarles el camino que lleva a su casa’. Tomás, que le escucha con atención, le interrumpe y le dice con el carácter fogoso que lo caracteriza: “Si no sabemos a dónde vas, ¿cómo podemos saber el camino?”. Este discípulo manifiesta cómo se sienten y qué importante era para ellos que les dijera claramente qué pasaría, porque la situación se complicaba cada día más.
El término “turbación” manifiesta muy bien cómo estaba el grupo de los apóstoles. Jesús les dijo: “No se turbe su corazón”. La turbación es la sensación previa a las lágrimas, es una conmoción profunda; por eso menciona el corazón y con esas palabras pareciera que les pedía que no se perdieran… que tuvieran miedo al vivir su partida de este mundo. ¿Qué nos turba? ¿Por qué nos angustiamos? ¿En quién nos apoyamos cuando tenemos situaciones difíciles y cómo las superamos?
¿Me siento seguro? ¿Sé que estoy en el camino que me lleva a Dios y quiero vivir el Evangelio para alcanzar la salvación?
Jesús usó varias veces la expresión “Yo Soy” en el evangelio de Juan. Esta es la sexta; Nos muestra que en su persona está presente Dios, como dador de salvación. En la parábola del Buen Pastor nos dijo: “Yo soy la puerta: si uno entra por mí, estará salvo” (10,9). Nosotros no podemos salvarnos por nosotros mismos, esta posibilidad es inaccesible. La salvación consiste en lograr la unión con Dios. Ahora dice: “Yo soy el Camino” hacia el Padre, Yo soy la “Verdad” y Yo soy la “Vida”.
Nosotros balbuceamos el nombre de Dios; hablamos de Él, pero muchas veces lo reducimos a un objeto más de nuestros conocimientos. Somos sus hijos y no le conocemos como debiéramos conocerle. Jesucristo vino a revelarnos quién es el Padre. ¿Qué importancia tiene para nosotros esta revelación? ¿Cómo entiendo y como vivo las palabras de Jesús: “Yo soy el Camino, la Verdad y la Vida”?
El gran don que Dios nos hace y nos es manifestado por Jesús es el hecho de poder acceder a Él. Está escondido para nosotros, es inaccesible, pero su Hijo vino a revelárnoslo, para que viviéramos en comunión con su Padre, en el Espíritu.
Jesús, camino, verdad y vida, no es una idea, una filosofía, un personaje más de la Historia que conozco; ni me salvaré porque nací en una familia cristiana, ¿Comprendo que la salvación es vivir con Él y como Él?
Felipe parece estar pensando en una teofanía, en una visión directa de Dios, en una experiencia extraordinaria. Jesús no es “camino” en cuanto que transmita fenómenos y experiencias excepcionales. Él se revela en la vida común, en lo ordinario de cada día, en la discreción. Él dice: “Quien me ha visto a mí, ha visto al Padre”. A Dios no lo ha visto nadie cara a cara pero Dios no es un enigma gracias a Jesucristo. Él es su mejor embajador. Él vino a decir al mundo que Dios es amor y que está con él a lo largo de la vida. Sólo Jesús pudo hablar de su Padre y dibujarnos con palabras y hechos su silueta.
A Dios y a Jesús se les debe el mismo tributo de fe, porque el Padre se deja conocer a través del Hijo y obra en comunión inseparable con el Hijo, por medio del Espíritu que los une (14,10-11).
Jesús nos dice también hoy: “Como creen en el Padre, crean también en mí…” (14,1b). Nos pide fe y confianza en Él, en lo suyo, que por ser de su familia ya también es lo nuestro. ¿Cómo fortalezco mi fe en Jesús? ¿Qué tanto me preocupa que los que están cerca de mí crean en Él, lo sigan y vivan su Palabra?
Dios se ha manifestado y ha hablado de mil maneras, a través de los acontecimientos, a través de los hombres, pero su revelación plena y última la hizo a través de su Hijo Único, su Amado, Jesucristo, nuestro Hermano y Redentor.
En muchas ocasiones Jesús pidió a sus apóstoles creyeran en Él para alcanzar la salvación; les pidió creyeran en su persona, en su palabra, en su obra, en los signos que hacía. Sólo por medio de Jesús se nos concede el conocimiento y la vida del Padre: “Nadie va al Padre sino por mí”.
ORAMOS nuestra vida desde este texto
Padre Dios, qué alegría nos da saber que en tu casa hay un lugar para todos tus hijos. ¡
Gracias porque quisiste que Cristo Jesús, se hiciera nuestro Camino, Verdad y vida para que llegáramos a estar contigo para siempre!
Concédenos no perder el camino. Que vayamos siempre con Jesús, para llegar a Ti. Que encontremos en tu Palabra, la verdad que necesitamos; que llegar a tu Casa. Que nos comprometamos con la Verdad, y que vivamos tu Evangelio para que sigamos a tu Hijo y hagamos que muchos hermanos lo sigan. Que todos creamos en Él y que en comunión con tu Espíritu, gocemos con quienes se nos han adelantado y están ya contigo para siempre, en compañía de María Santísima, los Ángeles y ´Santos. ¡Así sea!
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