Intervista con il vescovo cinese, mons. Savio Hon Tai Fai, Segretario di Propaganda Fide
di H. Sergio Mora
ROMA - Il secolarismo e la difficoltà di inculturazione sono le due principali sfide della nuova evangelizzazione. Lo ha dichiarato a ZENIT il segretario di Propaganda Fide, mons. Savio Hon Tai Fai, vescovo salesiano di Hong Kong, da diversi giorni in Vaticano, dopo l'ordinazione di dieci diaconi avvenuta lo scorso sabato, 23 giugno, nella chiesa del Sacro Cuore a Roma.
Quali sono le sfide dell'evangelizzazione dei popoli in un mondo globalizzato?
Mons. Savio Hon: Il crescente fenomeno della globalizzazione trova due sfide molto chiare: il secolarismo che va dappertutto, anche nei Paesi meno preparati per affrontare questo fenomeno, e un sistema di vita che cerca di mettere da parte la dimensione trascendentale, la dimensione di Dio.
La seconda sfida è quella dell'inculturazione: la fede deve unirsi sempre con la vita quotidiana delle persone e oggi c'è una difficoltà grande a farlo.
Allo stesso tempo ci sono anche tante possibilità, grazie alla globalizzazione che facilita viaggi, contatti, comunicazione e un maggiore scambio da tutte le parti.
La testimonianza del Papa cosa significa per chi abita lontano? Sia per chi conosce la fede, ma anche per chi non la conosce…
Mons. Savio Hon: Il Santo Padre ha un ruolo speciale: è il successore di Pietro, la roccia che il Signore ha scelto sulla quale lo stesso Gesù Cristo ha edificato la Chiesa. Non importa chi sia il Papa, ma il fatto che si sappia che quando c'è il Papa, c'è il successore di san Pietro. E questo è molto importante.
E con Benedetto XVI in particolare?
Mons. Savio Hon: Siamo fortunati di avere questo Pontefice, con un servizio lungo nella Santa Sede. Anche se è anziano e ha dei limiti umani, come possiamo vedere noi stessi, lui fa un servizio favoloso nell'esprimere in termini semplici la fede e incoraggiare la gente ad entrare in comunione.
Per noi forse che lo sentiamo o vediamo spesso è più facile. Ma per chi abita in paesi lontani, come quelli dell’Asia?
Mons. Savio Hon: Non è perché sia lontano che non si sente. Io vengo dalla Cina, dove la Chiesa ha molte difficoltà ed è un cammino non facile da seguire, specialmente riguardo a temi come la libertà religiosa. Il Santo Padre è il nostro capo della Chiesa e per questo i fedeli in Cina lo accettano molto volentieri e lo riconoscono. L’ostacolo che rimane è più che altro di tipo politico. Nonostante siamo lontani da Roma abbiamo sentito molto la vicinanza del Santo Padre nei suoi messaggi, soprattutto per la sua cura particolare per la Chiesa nel nostro Paese.
Come sono oggi le vocazioni religiose rispetto al passato? Si può dire che siano più autentiche?
Mons. Savio Hon: Non sono in grado di dare un giudizio sul passato, però oggi nel mondo – soprattutto dopo il Concilio Vaticano II – l’interiorizzazione della fede è molto accentuata anche nella formazione dei futuri sacerdoti. Essa è importante perché fa spazio alla libertà, permette di avere una minore quantità di condizionamenti possibili, e questo lo vedo anche nei posti più poveri.
Lei che è salesiano e si occupa dell'evangelizzazione dei popoli, come vede oggi il carisma di Don Bosco?
Mons. Savio Hon: Don Bosco aveva sognato anche un po' di evangelizzare la Cina e credo che il suo carisma abbia una freschezza incredibile, per l’approccio con i giovani, con la famiglia, con quell'ottimismo nel svolgere le diverse attività. Si riassume tutto in una frase: 'Potete fare tutto tranne peccare”. È un padre veramente che attira e tocca il cuore dei giovani.
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