Intervista con Akram Gill,
ministro federale per l'armonia interreligiosa
Come migliorare la situazione dei
cristiani e di tutte le minoranze religiose in Pakistan? “Creare, a livello
distrettuale, dei Comitati per l’armonia interreligiosa, che lavorino
concretamente sui territori per costruire relazioni positive tra persone appartenenti
a religioni diverse”. È il proposito più immediato diAkram Gill, ministro
federale per l’armonia interreligiosa, con delega per le minoranze religiose,
in questi giorni in Italia. Nei giorni scorsi ha tenuto una relazione sui
diritti delle minoranze religiose in Pakistan alla Winter school di Alta
politica di Torino. Ha incontrato anche il sindaco di Torino Piero Fassino, al
quale ha chiesto di avviare progetti di cooperazione internazionale tra la
città di Lahore e il capoluogo piemontese. Nei prossimi giorni Gill tenterà di
incontrare il Papa, per portargli il saluto del governo pakistano e
ringraziarlo per le numerose prese di posizione in difesa dei cristiani
pakistani. Lo abbiamo intervistato.
Qual è lo scopo del ministero per l’armonia interreligiosa da lei diretto?
“Vogliamo promuovere l’armonia
tra le religioni che vivono in Pakistan. Il nostro governo è fortemente
impegnato nella promozione di pari opportunità per tutte le minoranze
religiose. Ha istituito questo ministero, una Commissione nazionale per le
religioni, organizziamo ogni anno un Festival per le minoranze religiose”.
Quali saranno le prossime iniziative?
“Il mio proposito è ora la
creazione di Comitati interreligiosi per l’armonia anche a livello distrettuale
in tutto il Pakistan e abbiamo bisogno di aiuti internazionali perché non
abbiamo fondi sufficienti. Ogni comitato dovrebbe essere composto di 27 membri,
tra cui autorità governative, studiosi musulmani e studiosi di altre comunità
religiose, per gestire la situazione anche a livello locale. Lo scopo è di
promuovere l’armonia e la pace tra le comunità religiose, perché tutte le
religioni siano rispettate, a tutti i livelli. Speriamo di riuscirci entro i
prossimi tre mesi”.
Onestamente, a che punto è il dialogo interreligioso oggi in Pakistan?
“Penso sia abbastanza buono,
anche se alcuni partiti con matrice fortemente religiosa, che controllano il
governo, provano a creare qualche turbolenza e non vogliono promuovere le
minoranze religiose. Compito del mio ministero è proprio quello di
sensibilizzare tutti i membri del Parlamento e sensibilizzarli alla questione
dell’uguaglianza dei diritti tra tutte le religioni, perché la costituzione del
Pakistan garantisce piena protezione ed uguaglianza a tutti i cittadini, senza
discriminazione di colore, lingua, religione. Stiamo cercando di contattare
direttamente i partiti religiosi per un dialogo aperto e franco sulla
questione”.
Quali novità sulla vicenda di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia?
“Sulla vicenda di Asia Bibi
stiamo ancora attendendo il verdetto dell’Alta corte di Lahore, anche se poi ci
si potrà appellare alla Corte suprema. Ricordiamo che il caso di Asia Bibi non
è il primo. In Pakistan, dal 1987 fino al 2010 sono state accusate di blasfemia
14 donne cristiane, 20 donne musulmane e una indù. Attualmente 38 donne sono
sotto accusa a causa di questa legge ma le pene non sono state ancora
eseguite”.
Esiste un dibattito politico in merito alla legge sulla blasfemia?
“In Pakistan è un tema scottante,
soprattutto dopo gli assassinii del ministro per le minoranze religiose, Shabaz
Bhatti, e di Salman Taseer, il governatore del Punjab. Entrambi avevano preso
posizione a favore di Asia Bibi. Il partito religioso è molto forte e cerca
d’impedire qualsiasi dibattito in merito alla legge sulla blasfemia. Ma noi
stiamo cercando di creare un consenso tra i capi partito. Se riusciremo a
sensibilizzarli potrà essere maggiormente controllato l’uso e l’abuso della
legge sulla blasfemia”.
Nei prossimi giorni prevede d’incontrare anche il Papa?
“Ancora non lo so. Stiamo
provando ad organizzare un incontro durante la prossima udienza. Se riuscirò,
presenterò i saluti ufficiali a nome del governo pakistano. Da parte mia lo
ringrazierò per ogni suo intervento in difesa delle minoranze religiose del
Pakistan ogni qualvolta c’è un problema. Apprezziamo molto il suo sostegno alla
nostra comunità cristiana. Gli vorrei parlare anche delle poche scuole
cattoliche in Pakistan, con pochi fondi e grossi problemi di sopravvivenza”.
L’educazione è un grosso problema per i cristiani pakistani?
“Sfortunatamente, in Pakistan il
99% dell’educazione è musulmana, e può contare su molte risorse finanziarie che
arrivano da più parti. I cristiani hanno tante difficoltà. La prima è non poter
dare una istruzione di qualità, gratuita, alle nuove generazioni. Abbiamo
bisogno soprattutto di scuole”.
Fonte: http://www.agensir.it
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