22 novembre 2011

VATICANO - Benedetto XVI consegna l'Africae munus: "Mi auguro che questa Esortazione vi guiderà nell'annuncio della Buona Novella di Gesù in Africa"


Cotonou (Agenzia Fides) - "Dopo aver firmato ieri l'Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus, sono felice oggi di poterla consegnare a tutte le Chiese particolari, tramite voi, Presidenti delle Conferenze Episcopali dell'Africa, sia nazionali che regionali, e i Presidenti dei Sinodi delle Chiese orientali cattoliche... Una delle prime missioni della Chiesa è l'annuncio di Gesù Cristo e del suo Vangelo ad gentes, ossia l'evangelizzazione di coloro che, in un modo o nell'altro, sono lontane dalla Chiesa. Mi auguro che questa Esortazione vi guiderà nell'annuncio della Buona Novella di Gesù in Africa... L'evangelizzazione presuppone e comporta anche la riconciliazione, e promuove la pace e la giustizia". Con queste parole il Santo Padre Benedetto XVI ha accompagnato la consegna dell'Esortazione Apostolica Africae munus al termine della Santa Messa celebrata la mattina di domenica 20 novembre, Solennità di Cristo Re dell'universo, nello "Stade de l'Amitié" di Cotonou.
Nell'omelia della Messa, concelebrata da oltre duecento Vescovi di tutta l'Africa e da un migliaio di sacerdoti del Benin, con la partecipazione di fedeli da tutto il Benin, dalla Nigeria, dal Togo, dal Ghana e dal Burkina Faso, il Papa ha ricordato i due motivi principali della celebrazione: "rendere grazie a Dio per il 150° anniversario degli inizi dell'evangelizzazione del Benin, come pure per la Seconda Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, tenutasi a Roma".
Commentando le letture bibliche del giorno, il Pontefice ha sottolineato che oggi, come 2000 anni fa, siamo "abituati a vedere i segni della regalità nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica ad accettare un simile re, un re che si fa servo dei più piccoli, dei più umili, un re il cui trono è una croce". Quindi si è rivolto a tutte le persone che soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall'AIDS o da altre malattie, a tutti i dimenticati della società, con queste parole: "Abbiate coraggio!
Gesù ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza! Ogni malato, ogni povero merita il nostro rispetto e il nostro amore, perché attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo."
Quindi Benedetto XVI ha invitato a rendere grazie a Dio "per l'opera compiuta dai missionari, dagli 'operai apostolici' originari di casa vostra o venuti da altre parti, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, tutti coloro che, ieri come oggi, hanno permesso l'estendersi della fede in Gesù Cristo sul Continente africano", con un particolare ricordo per il Card. Bernardin Gantin, "esempio di fede e di sapienza per il Benin e per tutto il Continente africano!". Quindi ha ricordato che "tutti coloro che hanno ricevuto il dono meraviglioso della fede, il dono dell'incontro con il Signore risorto, sentono anche il bisogno di annunciarlo agli altri. La Chiesa esiste per annunciare questa Buona Novella! E tale compito è sempre urgente! Dopo 150 anni, molti sono coloro che non hanno ancora udito il messaggio della salvezza di Cristo!".
Nella parte conclusiva dell'omelia, il Santo Padre ha messo ancora in evidenza che "la Chiesa in Benin ha ricevuto molto dai missionari: essa deve a sua volta recare questo messaggio di speranza ai popoli che non conoscono o non conoscono più il Signore Gesù". Ha poi esortato "ad avere questa preoccupazione per l'evangelizzazione, nel vostro Paese e tra i popoli del vostro Continente e del mondo intero. Il recente Sinodo dei Vescovi per l'Africa lo ricorda insistentemente: uomo di speranza, il cristiano non si può disinteressare dei propri fratelli e sorelle. Questo sarebbe in aperta contraddizione con il comportamento di Gesù. Il cristiano è un costruttore instancabile di comunione, di pace e di solidarietà, doni che Gesù stesso ci ha fatto. Nell'esservi fedeli, noi collaboriamo alla realizzazione del piano di salvezza di Dio per l'umanità." (SL)

Links:
I testi integrali dei discorsi del Papa, in diverse lingue

fonte: www.fides.org

Más de 20 mil secuestros de migrantes se reportaron en 2010


Guatemala, (Cerigua).- Representantes de organizaciones e instituciones de gobierno, de México y Guatemala, que integran la mesa bilateral que aborda el problema migratorio, manifestaron su preocupación por los secuestros, extorsiones y violaciones a los derechos de las y los migrantes, en su recorrido hacia Estados Unidos. 
Ana Elena Barrios, de la organización Enlace Comunicación y Capacitación Chiapas, dijo, durante un congreso bilateral que tuvo lugar en la occidental ciudad de Huehuetenango, que según datos de las autoridades de su país, en el 2010 se reportaron 20 mil secuestros de migrantes en las rutas principales, utilizadas para llegar a Estados Unidos.
Sin embargo, destacó que hay una debilidad en el registro de los ilícitos, como las extorsiones que sufre esta población por parte de policías, militares y funcionarios; en Guatemala también por integrantes de instituciones de seguridad que tienen acuerdos con los traficantes de personas, anotó.
Barrios agregó que el 80 por ciento de mujeres que buscan el sueño americano de forma ilegal son víctimas de abuso sexual, trata de personas, son prostituidas y se violentan sus derechos humanos al negárseles, incluso, el acceso a servicios básicos como salud, alimentación y un techo en caso de urgencias.
Por su parte, Érick Villatoro, Auxiliar de la Procuraduría de los Derechos Humanos (PDH) en Huehuetenango, comentó que los vejámenes a los que se exponen los migrantes son cada vez de mayor magnitud, por lo que las entidades que forman la mesa transfronteriza efectúan una serie de acciones de promoción de sus derechos para que los reclamen y que las autoridades de las dos naciones los respeten.
Las denuncias indican que delincuentes instalan puestos de asalto en varios tramos de la carretera hasta Chiapas, México, donde son víctimas de robo y extorsiones.
Los comerciantes nacionales exigen al gobierno mexicano más vigilancia en las carreteras federales a lo largo de ese país y al Presidente Colom, que se interese en el tema.
(Centro de Reportes Informativos sobre Guatemala)

21 novembre 2011

AMERICA/PERU' - "Giovani Senza Frontiere" (JSF) da 36 anni a servizio del lavoro missionario


Lima (Agenzia Fides) - Il 3 dicembre, festa di San Francesco Saverio, Patrono delle Missioni, il gruppo "Giovani Senza Frontiere" (JSF) del Perù celebrerà 36 anni di impegno nella pastorale giovanile missionaria promossa dalle Pontificie Opere Missionarie in Perù, sostenendo in particolare la Pontificia Opera della Propagazione della fede.
L'obiettivo principale di JSF (la sigla in spagnolo) è "incoraggiare migliaia di giovani del Perù a continuare su questa via della missione, invitando i giovani ad innamorarsi di un Cristo giovane che chiede di seguirlo". Ecco perché quest'anno si è deciso di estendere l'invito ad un numero maggiore di giovani, quanti più possibile, consegnando il messaggio di salvezza "Cristo ci ama", come riferiscono all'Agenzia Fides le POM del Perù.
Il movimento venne fondato da Mons. Felipe María Zalba Elizalde, O.P (Vescovo di Chuquibamba, morto nel 1999), allora Direttore Nazionale delle POM del Perù. Il 3 dicembre 1975 si svolse il Primo CUAM (Corso d'animazione missionaria) per i giovani nelle strutture messe a disposizione dalle Pontificie Opere Missionarie. Da allora ad oggi il lavoro missionario dei JSF non si è fermato. Il Perù è stato il primo paese dove sono nati i JSF, seguito dall'Ecuador. Attualmente i JSF sono presenti anche in Paraguay, Bolivia e Canada. (CE)

Fonte: www.fides.org

19 novembre 2011

Cofrinho da Infância Missionária


Ir. Heide Teixeira, da Inspetoria N. S. Aparecida - de Porto Alegre (Brasil) - nos escreve partilhando uma experiência do grupo da Infância Missionária:

A Igreja “por sua natureza é missionária, visto que, segundo o desígnio de Deus Pai, tem a sua origem na missão do Filho e na missão do Espírito Santo” (AG). Obediente ao mandato de Jesus, a Igreja, ainda hoje, procura com empenho anunciar a Palavra de Cristo a todos os povos.
No quarto domingo do mês de outubro, dia 23, comemoramos o “Dia Mundial das Missões”, instituído por Pio XI em 24 de abril de 1926. A partir daí, todo penúltimo domingo do mês de outubro se celebra o dia das Missões, dedicado às orações e à arrecadação de fundos para as Missões Pontifícias do mundo todo.
Em sintonia com toda a Igreja, a Infância Missionária de Campos Novos (Brasil) durante todo o ano de 2011 teve o compromisso de rezar uma Ave-Maria diariamente e depositar uma moedinha mensalmente para as Missões em um cofrinho confeccionado pelas próprias crianças.
O compromisso material tem como princípio um pequeno sacrifício/oferta ao mês. Cada criança foi convidada a fazê-lo e no terceiro encontro, sempre durante o mês de outubro, depositar a sua oferta.
Karen Ubial Pereira, de 8 anos, nos diz:
«Eu levei muitas vezes dinheiro para o cofrinho, porque eu sei que muitas pessoas precisam disso. Eu contribuí porque muitos têm pouco e tantos não têm nada. Também contribuí porque sei que R$ 1,00 por mês ajudaria alguém.
Eu adoraria ajudar muitas pessoas, só que, se eu conseguir mais um pouco de esperança, acredito que ajudarei mais pessoas.
A metade da população é pobre. Creio que a outra metade quer ajudar, como nós da Infância Missionária.»
No dia 19 de outubro, durante o momento do “Boa Tarde”, no qual se refletiu sobre a necessidade de contribuir com as Missões, mesmo que seja com pouco, as crianças da Infância Missionária - juntamente com a Ir. Heide Teixeira - abriram o cofrinho. O valor com o qual o grupo contribuiu foi depositado na conta das Pontifícias Obras Missionárias que, posteriormente, será encaminhado para algum projeto missionário.
É nosso desejo que Maria, Mãe de todos os povos, continue abençoando a Igreja em sua missão universal.

18 novembre 2011

19-20, Giornata del dialogo interculturale


Sabato 19 e domenica 20 novembre, in sei regioni d’Italia si svolgerà la Giornata del Dialogo Interculturale: momento conclusivo del progetto “Giovani e Intercultura: un anno di dialoghi” promosso dall’associazione di cooperazione internazionale LVIA in collaborazione con il Centro Studi Sereno Regis, CEM Mondialità. Il progetto ha ottenuto un finanziamento nazionale pubblico del Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Un anno di iniziative “dal basso” per colorare i territori di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia e che ha coinvolto 13.000 giovani italiani e stranieri sui temi dell’identità, l’incontro con l’altro, i diritti e lo sviluppo sostenibile. Desiderio di relazioni, di valori, voglia di essere protagonisti è quanto ne è emerso.

Alessandro Bobba, presidente della LVIA, spiega: “Con questo progetto i giovani hanno toccato con mano che, conoscendosi, le barriere si possono rompere. L’obiettivo è stato infatti far incontrare e dialogare giovani di culture, religioni, modi di vivere diversi. In una prima fase i ragazzi hanno partecipato ad attività formative poi, i più interessati si sono impegnati sul campo con azioni locali, esplorando il territorio per realizzare vere esperienze partecipative, innovative e interculturali”.

La Giornata del Dialogo Interculturale è il momento conclusivo di questo anno di attività, in cui gli operatori che sono stati impegnati nei vari territori, presenteranno con i giovani il lavoro fatto per lanciare un messaggio d’impegno e d’intercultura alla cittadinanza.

Monica Macciotta, coordinatrice LVIA del progetto, conclude: “In questo percorso, i giovani hanno dimostrato di volere essere protagonisti e cittadini impegnati se si sanno proporre loro dei temi importanti. Abbiamo anche visto come molti pregiudizi razziali dipendano sostanzialmente da una certa disinformazione che c’è tra la gente che forse non ha più tempo o possibilità di incontrare gli altri. Durante il percorso, i giovani hanno scoperto aspetti negli altri spesso meravigliosi, qualche volta anche problematici, ma hanno imparato a costruire relazioni e questo è fondamentale anche per il domani di questi giovani, quando saranno protagonisti in un’azienda, in un consiglio comunale, in parlamento”. 

Per maggiori informazione e per il programma dell'evento:




Comunidades nativas exigen reconocimiento


Loreto, Perú - Las comunidades nativas exigen al Gobierno Regional que antes de otorgar cualquier concesión de sus territorios realice el debido reconocimiento, titulación y ampliación de los territorios indígenas. Además demandan la implementación del Derecho de Consulta Previa para los pueblos indígenas del Napo. Tener en cuenta sus prioridades de desarrollo de acuerdo al convenio 169 de la OIT, y se les respete el derecho a una educación bilingüe intercultural.
"Queremos ser parte del proceso de diálogo que se va a iniciar con el Estado a través de la Ley de Consulta Previa, aprobada el 7 de setiembre de 2011 (...) Loreto tiene una mayor población indígena y no ha iniciado ningún proceso ni debate en éste sentido", señala el pronunciamiento.
En relación al derecho a una educación bilingüe intercultural, reclaman respeto. Denuncian que las comunidades de Napo, Curaray y Tambor no cuentan con docentes bilingües, la mayoría de profesores son monolingües.
Las comunidades nativas, demandan también al Gobierno Regional trabajar de la mano con la Municipalidad Distrital del Napo para proteger los recursos naturales. Relatan que vienen resistiendo y organizándose para enfrentar la invasión de las dragas ilegales y el embate de los madereros ilegales, pero necesitan de la "ayuda de nuestras autoridades", controles permanentes y el "reconocimiento a nuestros comités de vigilancia ambiental".
Exigen al presidente regional Lic. Iván Vásquez Valera, que ya va por su segundo mandato, se respeten los derechos colectivos, la implementación de proyectos productivos para las comunidades, que se aseguren mercados para sus productos, y oportunidades de empleo para los jóvenes, para que no tengan que migrar a las ciudades sino que aporten a su misma cultura.
Acorde con el convenio 169 de la OIT, que señala, que los gobiernos tienen la obligación de consultar a los pueblos indígenas sus propias prioridades de desarrollo; manifiestan "Los pueblos naporunas tenemos nuestra visión de desarrollo y venimos trabajando nuestra agenda de desarrollo, por eso llegamos hasta aquí para pedir al gobierno regional que escuche nuestras propuestas y las incorpore en sus planes de trabajo.
"Los pueblos del Napo no queremos seguir invisibilizados, exigimos el reconocimiento de nuestros derechos y el logro de nuestras aspiraciones como pueblos indígenas", reiteran las comunidades nativas.
Con relación a la presencia del Estado, aseguran que "Se evidencia la ausencia del estado en nuestros territorios, en el incumplimiento de nuestro derechos, en la falta de control y supervisión de nuestros recursos, la falta de seguridad en los ríos que transitamos, la falta de servicios a las comunidades - ninguna comunidad del Napo, Curaray y Tambor cuenta con agua potable y desagüe, poniendo en riesgo su salud con el consumo de agua contaminada".
Según el Pronunciamiento, la Federeción de Comunidades Nativas del Medio Napo, Curaray y Arabela - FECONAMNCUA, está integrada por 33 comunidades nativas. El último Congreso de la Federación se realizó el 15 y 16 de noviembre de 2011.
Con información enviada por Roberto Carrasco Rojas, OMI.  Misión Santa Clotilde - Río Napo - Loreto. Vicariato San José del amazonas - Perú.


Genova: da ieri la mostra sull'emigrazione italiana via mare


Genova - Dopo la mostra "La Merica!" inaugurata nel 2008 e dedicata ai viaggi dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti, il Museo Galata di Genova prosegue il grande viaggio presentando un'esposizione permanente e dinamica che racconta in 1200 metri quadrati ed oltre 40 postazioni multimediali, molte delle quali interattive, come le migrazioni segnino la società italiana. L'allestimento attraverso ricostruzioni ambientali ricorda le destinazioni molto diverse degli italiani: quelle urbane, come la Boca, il coloratissimo quartiere di Buenos Aires ma anche quelle rurali, a volte perse nella foresta, come in Brasile, per terminare in quella più nota, Ellis Island. L'ultima sezione, per la prima volta in una sede culturale istituzionale permanente, è dedicata all' immigrazione in Italia.

BARCA ALLA DERIVA, MUORE UN RAGAZZO ALGERINO


CAGLIARI - Si sono fermati in mezzo al mare perché era finita la benzina e non avevano taniche di scorta. Li cercavano da domenica sera dopo che i 29 immigrati a bordo dell'imbarcazione hanno lanciato l'allarme. Solo mercoledì sera a tarda sera sono stati localizzati a 65 miglia dalle coste nel sud ovest della Sardegna, stretti a bordo di un barchino con il quale, forse nove giorni fa avevano lasciato Hannabah, nel nord dell'Algeria. 

MORTO UN RAGAZZO ALGERINO. Uno di loro, un ragazzo dall’apparente età di 17-18 anni, non ce l'ha fatta: quando i soccorritori della Capitaneria di porto di Cagliari sono saliti sull'imbarcazione era già morto. Non si conoscono ancora le cause, gli accertamenti sono in corso: fatali probabilmente freddo, fame e le condizioni di viaggio. Gli altri ventotto migranti, tutti uomini tra i 20 e i 30 anni, sono stati subito rifocillati, ma quattro, semi assiderati, stavano malissimo. I più gravi sono stati trasferiti in ospedale. I ventinove immigrati erano stipati in una barca a motore di appena sei metri: alcuni di loro hanno riportato contusioni e fratture a furia di stare pigiati l'uno accanto all'altro per tutto quel tempo.

Fonte: http://www.tg1.rai.it

Essere missionario/a…


Dall’Ispettoria S. Rosa da Lima (PER), ci scrive sr. Doris Gonzáles Tapia.

[…] un gracias sincero por cada palabra de formación misionera; quisiera compartir con ustedes lo que pasó hace unas semanas en el colegio de Arequipa, al cual, las alumnas, profesoras lo llaman "Colegio Misionero María Auxiliadora". En el adjunto va una experiencia que a mí me tocó el corazón.

Sor Doris


SER MISIONERO ES…

Niñas del Cuarto grado con ROSALY
Era un lunes de Octubre por la noche y había reunión de Padres de Familia del cuarto grado de Primaria (niñas de 10 años). Se notaba a los papás tensos por la organización de actividades para colaborar con las Obras Misioneras Pontificias. La profesora me invitó a darles unas palabritas.
Al entrar sentí el ambiente no tan positivo, así que decidí contarles un hecho que había sucedido en nuestro propio Colegio: “Buenas noches queridos papás, el día miércoles de la semana pasada se reunieron los padres de las alumnas del tercero de Secundaria (Padres de adolescentes de 15 años), se enteraron que una de las chicas ZOICA, le habían descubierto cáncer a los ganglios, pienso que cada uno pensando en sus propias hijas decidieron dar una cuota para una quimioterapia que fue de 30 soles ( 10 euros más o menos): Ellos solos tomaron la iniciativa, no había hermanas, ni profesoras con ellos. Me despido sólo quería que conocieran la clase de papás que tenemos en nuestro colegio.”

Niñas o grado con ZOICA 
Pasaron los días, y las niñas del cuarto grado me llamaron a su clase y me dieron un sobre, en el que había 500 soles (120 euros más o menos) y me dijeron que se los diera a la mamá de Zoica y la mamá de Rosaly (niña de primero de secundaria que tiene cáncer a la médula).
Sentí deseos de reír y de llorar, cómo papás que parecían tan duros en colaborar, también decidieron ayudar a unas niñas que no conocen. Queridos lectores eso es ser misioneros,  es ponerse las sandalias del otro, eso es amor hecho solidaridad.  

Sor Doris

IL VIAGGIO IN BENIN. Benedetto XVI in Africa continente del futuro


Benedetto XVI si reca oggi nel Benin, piccolo stato dell'Africa occidentale, con tre obiettivi principali: consegnare il documento conclusivo del sinodo dei vescovi sull'Africa, celebrare i 150 anni della evangelizzazione e rendere omaggio alla tomba del cardinale Bernardin Gantin, simbolo del ruolo crescente dell'Africa nella chiesa cattolica. A Fiumicino a saluto dal neo premier Mario Monti.

(da Roma Mimmo Muolo)

Le primavere arabe al Nord. Le violenze anti-cristiane in Nigeria. L’emergenza umanitaria in Somalia. E tutto intorno un panorama di guerre dimenticate, povertà e malattie devastanti (aids, malaria, febbre gialla), a tal punto considerato «consueto», da non fare più neanche notizia. È questa l’Africa che attende Benedetto XVI, il quale da oggi a domenica si recherà in Benin per presentare ai vescovi del continente l’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus. È la seconda volta che papa Ratzinger tocca il suolo africano e questo viaggio, sia pure concentrato in un solo Paese, ha davvero un respiro continentale, sia per la presenza di oltre 200 vescovi tra i quali tutti i presidenti delle 42 Conferenze episcopali africane, sia per il suo programma studiato proprio per parlare – attraverso gesti, documenti e parole – all’intera popolazione continentale. Una popolazione, sia detto per inciso, che ha superato da poco il miliardo di persone, la gran parte delle quali in età giovanile.

Pur con tutti i suoi problemi, infatti, l’Africa può essere considerato il continente del futuro. Un futuro, che Benedetto XVI si augura possa essere indenne anche da alcuni mali spirituali (materialismo e fondamentalismo religioso, già denunziati due anni fa all’apertura del Sinodo) e costruito invece all’insegna della pace, della riconciliazione e della giustizia, temi principali di quell’assise. Proprio per questo è stato scelto il Benin, per presentare il documento che riassume il frutto dei suoi lavori. Perché il piccolo Stato affacciato sul Golfo di Guinea è un simbolo di quella pacifica convivenza tra etnie e religioni diverse, che resta un miraggio in altre regioni. Chiaro, dunque, il messaggio. 

Anche nel continente nero la strada della pace è possibile, soprattutto se ottenuta attraverso un percorso di democratizzazione, come avvenuto proprio in Benin anche grazie al contributo determinante della Chiesa locale. Al punto che tra i padri della patria sono annoverati un cardinale (Bernardin Gantin, che fu anche amico personale di Joseph Ratzinger) e un arcivescovo (Isidore de Sousa, che fu presidente della Conferenza nazionale di pacificazione). L’omaggio personale del Papa alle loro tombe (tra oggi e domani) suona dunque come un secondo messaggio. Nessuno abbia timore della presenza della Chiesa in territorio africano, perché il Vangelo è fonte di riconciliazione e di sviluppo, anche grazie al dialogo rispettoso tra le religioni, comprese quelle tradizionali.

Nel programma tutti questi messaggi sono evidenti attraverso una lettura in filigrana dei diversi momenti della visita. Dopo l’arrivo e la cerimonia di benvenuto, oggi intorno alle 15, il Papa si recherà nella Cattedrale di Cotonou. Domani l’atteso incontro con autorità, diplomatici e capi religiosi nel palazzo presidenziale (occasione per inquadrare problemi e prospettive di tutto il Continente), quindi la visita a Ouidah, a una quarantina di chilometri da Cotonou, dove riposa il cardinale Gantin e dove ci sono il Seminario più importante di questa zona dell’Africa e la Cattedrale da cui ne è partita 150 anni fa l’evangelizzazione (Cattedrale in cui il Papa firmerà l’esortazione); infine il ritorno nella città più importante per incontrare i bambini nella parrocchia di Santa Rita e i vescovi del Benin in nunziatura. Domenica la Messa allo stadio di Cotonou per la consegna del testo postsinodale e nel pomeriggio la partenza per Roma, dove è previsto l’arrivo intorno alle 22. In tutto 10 discorsi e un documento per rafforzare in sostanza ciò che il Papa già disse all’Africa a conclusione del Sinodo: «Coraggio, alzati. Non sei sola».


PAKISTAN - In difesa dei cristiani


Intervista con Akram Gill, ministro federale per l'armonia interreligiosa

Come migliorare la situazione dei cristiani e di tutte le minoranze religiose in Pakistan? “Creare, a livello distrettuale, dei Comitati per l’armonia interreligiosa, che lavorino concretamente sui territori per costruire relazioni positive tra persone appartenenti a religioni diverse”. È il proposito più immediato diAkram Gill, ministro federale per l’armonia interreligiosa, con delega per le minoranze religiose, in questi giorni in Italia. Nei giorni scorsi ha tenuto una relazione sui diritti delle minoranze religiose in Pakistan alla Winter school di Alta politica di Torino. Ha incontrato anche il sindaco di Torino Piero Fassino, al quale ha chiesto di avviare progetti di cooperazione internazionale tra la città di Lahore e il capoluogo piemontese. Nei prossimi giorni Gill tenterà di incontrare il Papa, per portargli il saluto del governo pakistano e ringraziarlo per le numerose prese di posizione in difesa dei cristiani pakistani. Lo abbiamo intervistato. 

Qual è lo scopo del ministero per l’armonia interreligiosa da lei diretto?
“Vogliamo promuovere l’armonia tra le religioni che vivono in Pakistan. Il nostro governo è fortemente impegnato nella promozione di pari opportunità per tutte le minoranze religiose. Ha istituito questo ministero, una Commissione nazionale per le religioni, organizziamo ogni anno un Festival per le minoranze religiose”. 

Quali saranno le prossime iniziative?
“Il mio proposito è ora la creazione di Comitati interreligiosi per l’armonia anche a livello distrettuale in tutto il Pakistan e abbiamo bisogno di aiuti internazionali perché non abbiamo fondi sufficienti. Ogni comitato dovrebbe essere composto di 27 membri, tra cui autorità governative, studiosi musulmani e studiosi di altre comunità religiose, per gestire la situazione anche a livello locale. Lo scopo è di promuovere l’armonia e la pace tra le comunità religiose, perché tutte le religioni siano rispettate, a tutti i livelli. Speriamo di riuscirci entro i prossimi tre mesi”.

Onestamente, a che punto è il dialogo interreligioso oggi in Pakistan?
“Penso sia abbastanza buono, anche se alcuni partiti con matrice fortemente religiosa, che controllano il governo, provano a creare qualche turbolenza e non vogliono promuovere le minoranze religiose. Compito del mio ministero è proprio quello di sensibilizzare tutti i membri del Parlamento e sensibilizzarli alla questione dell’uguaglianza dei diritti tra tutte le religioni, perché la costituzione del Pakistan garantisce piena protezione ed uguaglianza a tutti i cittadini, senza discriminazione di colore, lingua, religione. Stiamo cercando di contattare direttamente i partiti religiosi per un dialogo aperto e franco sulla questione”.

Quali novità sulla vicenda di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia?
“Sulla vicenda di Asia Bibi stiamo ancora attendendo il verdetto dell’Alta corte di Lahore, anche se poi ci si potrà appellare alla Corte suprema. Ricordiamo che il caso di Asia Bibi non è il primo. In Pakistan, dal 1987 fino al 2010 sono state accusate di blasfemia 14 donne cristiane, 20 donne musulmane e una indù. Attualmente 38 donne sono sotto accusa a causa di questa legge ma le pene non sono state ancora eseguite”.

Esiste un dibattito politico in merito alla legge sulla blasfemia?
“In Pakistan è un tema scottante, soprattutto dopo gli assassinii del ministro per le minoranze religiose, Shabaz Bhatti, e di Salman Taseer, il governatore del Punjab. Entrambi avevano preso posizione a favore di Asia Bibi. Il partito religioso è molto forte e cerca d’impedire qualsiasi dibattito in merito alla legge sulla blasfemia. Ma noi stiamo cercando di creare un consenso tra i capi partito. Se riusciremo a sensibilizzarli potrà essere maggiormente controllato l’uso e l’abuso della legge sulla blasfemia”.

Nei prossimi giorni prevede d’incontrare anche il Papa?
“Ancora non lo so. Stiamo provando ad organizzare un incontro durante la prossima udienza. Se riuscirò, presenterò i saluti ufficiali a nome del governo pakistano. Da parte mia lo ringrazierò per ogni suo intervento in difesa delle minoranze religiose del Pakistan ogni qualvolta c’è un problema. Apprezziamo molto il suo sostegno alla nostra comunità cristiana. Gli vorrei parlare anche delle poche scuole cattoliche in Pakistan, con pochi fondi e grossi problemi di sopravvivenza”.

L’educazione è un grosso problema per i cristiani pakistani?
“Sfortunatamente, in Pakistan il 99% dell’educazione è musulmana, e può contare su molte risorse finanziarie che arrivano da più parti. I cristiani hanno tante difficoltà. La prima è non poter dare una istruzione di qualità, gratuita, alle nuove generazioni. Abbiamo bisogno soprattutto di scuole”.


16 novembre 2011

AMERICA/BRASILE - Dal Congresso Missionario nazionale del Brasile al Congresso Missionario Latinoamericano


Brasilia (Agenzia Fides) - La riunione annuale del Consiglio Missionario Nazionale (COMINA) del Brasile, che si è tenuta lo scorso fine settimana, dall'11 al 13 novembre, presso la sede delle Pontificie Opere Missionarie (POM) a Brasilia, ha focalizzato la sua attenzione sulla preparazione del Terzo Congresso Missionario Nazionale (CMN) per luglio 2012 dal 12 al 15. Tuttavia il Direttore nazionale delle POM, Padre Camilo Pauletti, ha parlato anche della preparazione di un altro evento missionario: il IV Congresso Missionario Americano (CAM 4) e IX Congresso Missionario Latinoamericano (COMLA 9), la cui data è stata riprogrammata per i giorni 26 novembre - 1 dicembre 2013 a Maracaibo, in Venezuela. Il Terzo CMN, che si terrà a Palmas (TO), servirà quindi come preparazione per la Chiesa del Brasile verso il CAM 4 - COMLA 9.
Il Direttore delle POM ha presentato il programma del Terzo Congresso Missionario Nazionale, proposta dall'équipe esecutiva del Comina. L'obiettivo generale è quello di "assumere l'universalità della missione, guidati dallo Spirito, al servizio del regno, alla luce del Vaticano II e nel cammino Latino-americano verso il CAM 4 - COMLA 9".
Nel discutere il tema del Terzo CMN si sono proposte alcune modifiche, per entrare in maggiore sintonia con lo stesso tema del Congresso Missionario Americano del Venezuela. Al termine degli interventi, è stato scelto il tema seguente: "Il discepolato missionario: dal Brasile per un mondo secolarizzato e multiculturale, alla luce del Vaticano II".
Il Terzo CMN mira a riunire circa 600 persone che rappresentino le organizzazioni regionali e missionarie brasiliane. Il Presidente del Comina e della Commissione per l'azione missionaria della Conferenza Episcopale Brasiliana (CNBB), Sua Ecc. Mons. Sergio Braschi, ha ricordato che i partecipanti devono essere persone impegnate nelle attività missionarie in ambito regionale e nelle diocesi. Ogni regione avrà una quota di posti assegnati, seguendo alcuni criteri fissati dagli organizzatori. (CE)

Fonte: www.fides.org

Migrantes: passare dalla cittadinanza di fatto a quella di diritto


Roma – “Il discorso del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napoletano all'incontro con una rappresentanza dei nuovi cittadini italiani è diventato una opportuna occasione per connettere strettamente il tema dell'immigrazione con quello dell'emigrazione italiana, a 150 anni dall'unità d'Italia”. L’ha detto il Direttore generale della Fondazione Migrantes mons. Giancarlo Perego commentando le parole di Giorgio Napolitano che questa mattina ha incontrato una delegazione di “nuovi cittadini” italiani. Per mons. Perego “non si può guardare alla realtà e al futuro dell'Italia senza considerare il mondo dell'immigrazione in Italia. La loro 'identità complessa' non deve preoccupare, ma spingere a costruire una città rispettosa delle differenze. L'incontro è diventato l'occasione per affermare la necessità di passare da una cittadinanza di fatto a una cittadinanza di diritto, soprattutto per i bambini e ragazzi figli di immigrati che nascono e vivono in Italia e per sottolineare come questa sia 'la principale questione aperta'. Certamente un segnale indiretto del Presidente a sostegno della campagna in atto promossa da molte associazioni ed enti, tra cui la Migrantes, sulla cittadinanza ai minori stranieri”.


15 novembre 2011

Insieme oltre la crisi - Dossier Statistico Immigrazione 2011

South Sudan


My Australian confrere, Denis, and I met briefly this week in Cuibet, where we had an exchange of vehicles. He was en route from Wau to Rumbek to catch a plane to Leer the next morning and I was heading to Wau. On board with me was Loreto Sister, Anne Mary, who had planned to fly back to Rumbek on Wednesday after visiting our CHTI in Wau. Three days later, Denis is still in Rumbek. There were cattles on the runway last Friday in Leer; so the flights to Leer have been cancelled until the problem is addressed. Denis hopes it will be in time for him to catch the next flight on Friday.

Today I took Sr Anne Mary to the Wau airport where she was checked in for Rumbek. But it turned out that the flight to Juba was delayed and a late decision was taken to cancel the flight to Rumbek. Maybe Sr Anne Mary will be able to fly tomorrow! There is nothing for Denis and Anne Mary to do but enjoy the time in their respective holiday locations and hope to catch up on work later! Such is travel and life - in South Sudan.

Best wishes to all,

Br Bill

We Can Make a Difference

Enormous resources have been poured into South Sudan since the Comprehensive Peace Agreement was signed in January, 2005. What signs of genuine progress are there among the ordinary people as a result of this? Is there any evidence that there is more opportunity emerging for the people generally?

Some things are very noticeable: more school buildings, more vehicles, more variety of goods, even with the current shortages. But severance from the north has come at a cost.
One sister wrote recently: I like Malakal but I liked the old Malakal more.. .. . when there was town power most nights, diesel fuel was relatively cheap, fresh fruit, vegetables and eggs were there in the market and gas was available.

There is no doubt, I believe, that new supply routes will be opened up and that readjustment will occur. I asked a class recently, Was the war worth it? There were plenty of responses giving reasons why it was, even from those who lost family members during the war. Among this class of young men and women between the ages of 19 and 30, only 12 out of 32 still enjoyed
having their fathers alive.

The mothers of 26 of this class are still living but in most of their families some siblings had
also died. The war was directly responsible for the death of many people but indirectly for many more who died from starvation, poor health care and harsh living conditions. Yet the major gain has been continuing peace and a pervading sense of the people now controlling their own destiny.

During this past week I spent a few days with Sr Pat Murray IVBM, Executive Director, of SSS, visiting the Loreto Secondary School for Girls established just outside of Rumbek in South Sudan. We were most impressed by the standard of English used by the girls and their confidence and poise - young women now looking to the future. The girls spoke openly about how hard it was for them to live with each other when they first arrived at school, coming from different tribal groups with differing customs; but now, as the first graduating group, they feel confident, assured and ambitious.

The three Irish Loreto Sisters leading the staff have developed a well set-up school, by Sudanese standards, but still with many development needs. The Loreto girls are looking at a very different future now that quality schooling is available to them. Among them is an Australian Sudanese girl who has left the rest of her family in Sydney and returned to Sudan to finish her education with the ambition of helping her people. She is not sure when she will next be able to visit her family. She found South Sudan very hard at first but has now re-established herself in the culture of her birth.

What I particularly noticed was that these girls were like girls anywhere, chatting and laughing, conscious of appearance, posing for photographs with flowers and friends. Many of these, girls who were raised in bush tukuls, now enjoy familiarity with an emerging world of new possibilities. The girls wander in and out of the Sisters convent very confidently. They are treated respectfully as valued persons and friends, not just students in a school. I am told it was far from easy, especially at first, with some difficult confrontations leading to some winnowing of the first crop of students but what has endured is a very friendly and expanding group of students working hard to benefit from the opportunity offered them.

So I have no doubt committed people make a huge difference. Now that I am teaching in our Catholic Health Training Institute in Wau, I am observing something similar to what is happening at Loreto. Give young people a chance, and guidance, and reap the rewards. Quality can only bloom if opportunity is provided.

Br Bill

José Sánchez recibe la 'Medalla al mérito de la Emigración': "Lo esencial es querer a los emigrantes"


“Comparto la medalla con tanta gente de iglesia que ha trabajado más y mejro que yo con los emigrantes”
Homenaje por todo lo alto al obispo de los emigrantes, José Sánchez, emérito de Sigüenza-Guadalajara, que primero fue emigrante y capellán de emigrantes en Alemania y, después, obispo y "hermano de los forasteros", como lo llamó monseñor Agrelo. En el salón de actos de la Fundación Pablo VI, rodeado de amigos, el prelado salmantino recibió de manos de la Secretaria de Estado de Inmigración y Emigración, Ana Terrón, la "Medalla al mérito de la emigración, en su categoría de oro". Y en nombre del ministro de Trabajo, Valeriano Gómez, la Secretaria de Estado recalcó: "Siento un gran placer y un gran honor ya que por su trayectoria puede ser el espejo en el que nos miremos las personas que trabajamos en el mundo de las migraciones".
En la mesa inaugural del acto y de las "Jornadas de Estudio: Integración en Familia. Procesos y Tendencias", que organizan la Asociación Europeos y la revista Ventana Europea, y que se prolongarán hasta el  16 de noviembre, una representación de los distintos estamentos que quisieron sumarse al homenaje a Don José.
En la presidencia de la sesión inaugural, acompañaban a Ana Terrón, José Luis Pinilla, presidente de la Asociación Europeos; Antonio Algora, presidente de la Fundación Pablo VI; Ciriaco Benavente, presidente de la Comisión Episcopal de Migraciones de la Conferencia Episcopal Española, y José Antonio Arzoz, delegado nacional de las Misiones Católicas de Lengua Española en Alemania.
Entre los asistentes, representantes de más de 45 asociaciones diferentes. La gente más implicada, durante estos últimos años, en la labor eclesial y social con los emigrantes. En primer lugar, los tres obispos más afines a Don José y que siguen sus huellas y no ocultan que se sienten orgullosos de levantar la bandera de la defensa de los últimos, como hizo y sigue haciendo, el emérito de Guadalajara. A su lado, en una ocasión tan solemne y emotiva, su amigo, Atilano Rodríguez, el prelado que le sucedió al frente de la diócesis de Sigüenza-Guadalajara. No podía faltar Antonio Algora, el titular de Ciudad Real, que siempre conectó con el mundo del trabajo y de los pobres. Y, por supuesto, Ciriaco Benavente, obispo de Albacete y actual presidente de la comisión episcopal de migraciones.
También se quisieron sumar a su homenaje, entre otros, Rafael Del Río, presidente de Cáritas, Juan Martín Velasco, catedrático emérito del Instituto de pastoral, Tomás Raga, vicecanciller de la Universidad católica de Valencia, Julio Martínez, vicerrector de la Pontificia Comillas, Ángel Moreno de Buenafuente del Sistal, Ángel Galindo, el flamante rector de la Universidad pontificia de Salamanca, Pablo Gómez Tavira, director general de Inmigración de la Comunidad de Madrid, Antonio Cartagena, director de la comisión de pastoral de la CEE, Julián del Olmo, director de 'Pueblo de Dios' de RTVE o Eduardo Garcia, vicesecretario de la CEE.
"Un personaje de referencia y un maestro"
Como anfitrión de la Fundación Pablo VI, dio la bienvenida al acto el obispo Algora, que se sumó a las felicitaciones al homenajeado, por "ver reconocidos los méritos de Don José en lo que fue una constante en su vida y lo más querido: la atención a los emigrantes".
El presidente de la comisión de Migraciones de la CEE, Ciriaco Benavente, aprovechó el acto para urgir, una vez más, "el derecho a la reunificación familiar de los emigrantes", porque, como reza el lema de las Jornadas, "la familia es esencial para la integración". Y, por supuesto, concluyó dando las gracias por su trayectoria vital a monseñor Sánchez: "Don José es un personaje de referencia y un maestro. Siento este reconocimiento como si fuese mío".
La Secretaria de Estado, Ana Terrón, destacó que en el nuevo contexto migratorio que vive nuestro país, la familia es un mecanismo de integración de eficacia superlativa. La crisis económica y la presencia de inmigrantes dibujan un panorama cambiante en la historia migratoria. Los flujos han disminuido, según afirma la secretaria de Estado, y eso ayuda a parar un poco y a gestionar mejor los mecanismos de entrada y los procesos de integración que hay que adoptar.
La dirigente socialista abogó por "consolidar el papel de la familia" en el ámbito de la inmigración y, sobre todo, alabó, sin cortapisas, la labor de la Iglesia en este ámbito. Primero, reconociendo su colaboración absoluta, incluso a la hora de fijar leyes y reglamentaciones. Y segundo, "por su papel clave en la labor de integración de los emigrantes". Y nadie mejor que Don José, como hombre de Iglesia, para encarnar este papel, "un espejo para mirarnos los que trabajamos en este campo".
"Por tanta gente de Iglesia"
Emocionado, Don José subió al estrado a recoger la medalla y a pronunciar la conferencia de apertura de las Jornadas. Para empezar, el agradecimiento al ministro y a la Secretaria de Estado por el reconocimiento. "Lo acepto agradecido", dijo. Pero, a renglón seguido, quiso hacerlo extensivo "a tanta gente de Iglesia comprometida en este ámbito, que entregaron y entregan sus vidas al servicio de los emigrantes y que han trabajado más y mejor que yo por ellos".
Sánchez reconoció que uno de las palancas de su vida fue "servir a mis hermanos los más pequeños y olvidados". Un servicio de hombre de Iglesia, aunque, a veces "pudiese parecer el de un trabajador social". Pero nunca lo fue, porque, a su juicio, un sacerdote o un obispo nunca deben meterse directamente en el campo político.
Recordó Sánchez su época en Alemania como capellán de emigrantes y reconoció lo "mucho y bueno" que por la emigración se está haciendo en España. Tanto desde las administraciones públicas como desde la Iglesia y demás instituciones sociales.
Y, en una especie de testamento vital, el obispo de los emigrantes pidió a los que trabajan en este campo capacidad técnica y profesionalidad, pero "sobre todo afecto y corazón". Porque, a su juicio, lo esencial "es querer a los emigrantes y que se sientan queridos".
Cerró el acto el director de la comisión de migraciones de la CEE, el jesuita José Luis Pinilla, que dio las gracias a los presentes y señaló algunas de las numerosas adhesiones que llegaron para el acto de entrega de la medalla de oro a Don José. Por ejemplo, la del presidente del Pontificio Consejo de Migrantes, Antonio Veglió, la del presidente de Confer, Elías Royón, o la del arzobispo de Tánger, Santiago Agrelo.
Pinilla leyó la bella felicitación del franciscano arzobispo en Marruecos, que no pudo estar presente por encontrarse reunido con los obispos del Norte de África en Túnez. Pero, desde allí, quiso sumarse al homenaje al "hermano y compañero de camino de tantos hombres y mujeres". Un camino en el que, según Agrelo, "Don José se dejó la vida", sirviendo de guía para otros muchos. Porque "su historia está escrita en el corazón de los que encontraron en él un ejemplo, una esperanza y un alivio".

DIA MISSIONÁRIO EM CALULO - ANGOLA


Celebrando o Domingo Mundial das Missões – 2011 e seguindo o mandato: “Assim como o Pai me enviou, também Eu vos envio a Vós” (Jo 20, 21) o MJS de Calulo, realizou um dia de missão - o 23 de Outubro -, em duas aldeias, isto é Dambos e Dala Usso. Acompanhados pelos assessores, muito cedo saíram após uma antecipada preparação com o único desejo de partilhar a fé.
A actividade se desenvolveu da seguinte maneira: caminhando entre cantos e piadas juvenis, chegamos nas aldeias. Nas boas vindas tivemos as apresentações e muita animação, seguidamente em pequenos grupos se deu a catequese para crianças, adolescentes e alguns jovens, o tema era “partilhar o amor de Deus” e partilhar a oração. A continuação se preparou a Celebração cujo tema foi motivado pelos 5 continentes e sua evangelização.
Depois de partilhar o pão da Palavra, se partilhou a pão material, o almoço, cada jovem levava a sua panela com o desejo de partilhar com as crianças e pessoas presentes, ainda encontramos a surpresa de que em uma das aldeias nos receberam também com um pouco de comida “tudo o que tinham”. Alegres, todos comeram juntos.
De tarde tivemos o Oratório Salesiano, que todos amaram.
Ao fim da tarde nossa missão chegava a seu fim, com os agradecimentos e a oração de conclusão.
Felizes de terem feito algo pelos outros, nossos irmãos mais necessitados, empreendemos nosso caminho de regresso. Alguns dos testemunhos partilhados, disseram de ter gostado muito do momento em que deram a catequese por terem tido a oportunidade de darem algo daquilo que tem recebido e convidarem a acreditar naquilo que acreditam.

Na seguinte fotografia, podemos ver um dos jovens; que ainda com sua limitação, foi exemplo para todos os outros, participou da missão.

ANIMAÇÃO MISSIONÁRIA NAS NOSSAS ESCOLAS – ANGOLA

Entre outras actividades missionárias do mês de Outubro, foi motivo de alegria e força para a missão da Igreja, a reza do Terço missionário vivente com os alunos das escolas primárias: Maria Mazzarello, de Cazenga e de Calulo. Foi bom que os alunos abrissem o coração a todo o mundo conhecendo os 5 continentes e o caminho de Evangelização presente nestes lugares.
É maravilhoso se aperceber como cada um com sua idade e as suas características próprias, são missionários.


Enviado por Ir. Irene Arango fma - ANG

14 novembre 2011

134 anni della Prima Spedizione Missionaria FMA


Signore:
In questo giorno in cui facciamo memoria della partenza della prima spedizione missionaria, ti affidiamo la nostra Madre,  oggi, in visita alle case di missioni in terra venezuelana.
Riaccende in ognuna di noi e nel cuore di ogni FMA la passione missionaria degli origini perché possiamo testimoniare l’amore di Dio con segni evangelicamente credibili.

ASIA/MYANMAR - Nuove aperture democratiche, ma le minoranze etniche restano escluse: oltre 110mila sfollati


Yangon (Agenzia Fides) - Vi sono segnali di apertura e nuovi spiragli di democrazia in Myanmar, ma, nonostante i passi avanti, "dal processo di riforme restano escluse, inspiegabilmente, le minoranze etniche: tale esclusione determina un'alta conflittualità e una grave carenza nella pacificazione del paese", fa notare una fonte di Fides nella comunità cristiana birmana.
Nuove speranze per il futuro democratico vengono dalla notizia che la leader dell'opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, potrebbe essere candidata alle prossime elezioni: infatti una modifica, già approvata dal Presidente Thein Sein, alla legge vigente sui partiti politici apre la strada al ritorno ufficiale della "Lega Nazionale per la Democrazia", partito di Aung San Suu Kyi, sulla scena politica. Secondo la fonte di Fides, "è una svolta positiva" e anche "la comunità internazionale può salutare le riforme in Myanmar con cauto ottimismo".
Ma, secondo numerose Organizzazioni Non Governative come "Act for Peace", che fa parte di un Consorzio di associazioni umanitarie impegnate nell'assistenza ai profughi, al confine fra Thailandia e Myanmar, "il pugno di ferro militare sulle minoranze etniche prosegue, con immane sofferenza e sfollamento per migliaia di persone". Nell'ultimo anno, secondo un Rapporto del Consorzio di Ong pervenuto all'Agenzia Fides, "si è registrato un numero di sfollati maggiore rispetto al totale degli ultimi 10 anni: oltre 100 villaggi delle minoranze etniche sono stati distrutti da operazioni militari, e almeno 112.000 persone sono state costrette alla fuga, soprattutto nelle aree abitate dalle minoranze etniche karen, shan e kachin".
La fonte di Fides spiega: "Una delle cause principali che ha generato la ripresa della guerra è stato il rifiuto, da parte dei gruppi etnici, di trasformarsi in 'forza di polizia di frontiera': l'esercito aveva fatto tale proposta con l'idea di controllare e smantellare i gruppi armati. D'altro canto i gruppi volevano garanzie che non sono state loro date. I negoziati avviati si sono perciò interrotti e così il conflitto è ripreso aspro, come accade ora nel Nord del paese, verso il popolo kachin".
"I militari - conclude la fonte - avranno ancora forte voce in capitolo sul presente e sul futuro del paese. La comunità internazionale non deve trascurare le minoranze etniche. Oltre alla situazione degli attivisti politici arrestati, urge una costante attenzione sulla questione delle minoranze etniche e sulla necessità di riconciliazione nel paese: allora potremo vedere qualche progresso reale". (PA)

Fonte: www.fides.org

Carissime Sorelle!


125esimo della Prima Spedizione








Il 14 novembre 1877 partiva dal Porto di Genova la prima spedizione missionaria di giovani FMA. Sr Angela Vallese (23 anni) parte per l’America e con lei sr Giovanna Borgna (17 anni), sr Angela Cassulo (25 anni), sr Angela Denegri (21 anni), sr Teresa Gedda (25 anni), sr Teresina Mazzarello (20 anni), insieme con don Giacomo Costamagna sdb e altri salesiani.

La prima spedizione si attua a soli cinque anni dalla fondazione dell’Istituto, quando esso non gode ancora di un riconoscimento giuridico e gli stessi membri non sono considerati “vere religiose” dalla Santa Sede.

Unico obiettivo della spedizione: raccontare, in parole e in azioni, che Dio è Amore.

Con lo sviluppo dell’Istituto, la sollecitudine materna di Maria Domenica si concentra sulle suore, sulle giovani in formazione iniziale, sulle missionarie. Con tutto il suo essere e il suo agire la Madre contribuisce a dare all’Istituto un respiro di universalità in prospettiva missionaria. Il suo insegnamento è segnato da quest’anelito di apertura al mondo, benché lei viva entro confini geografici ristretti.

Oggi, a 134 anni dalla prima spedizione missionaria, il nostro Istituto respira ancora un’aria di rinnovamento e di freschezza, perché abbiamo varcato le frontiere del nostro piccolo mondo per abbracciare i giovani e le giovani dei cinque continenti, con le loro attese e speranze, le loro angosce e le loro gioie.

A 134 anni dalla prima spedizione missionaria, abbiamo bisogno di un cuore che sappia leggere il desiderio inespresso di tante persone di conoscere Gesù, di amarlo e seguirlo; il desiderio di una vita piena e abbondante, vita per tutti.

Nella ricorrenza del 140esimo anniversario dell’Istituto ci auguriamo che possa crescere nelle nostre Ispettorie lo slancio missionario e che altre, tante FMA abbiano il coraggio di rispondere sì alla chiamata ad gentes.

Abbiamo bisogno di missionarie che...
  • Si lascino guidare da Maria, la prima Missionaria, per essere, come Lei, Ausiliatrice tra le giovani e i giovani più poveri.
  • Si lascino interpellare dalla Parola di Dio, meditata e pregata ogni giorno, per farla vita nell’esperienza quotidiana.
  • Sentano in cuore questo appello del Signore più forte di se stesse, e perciò siano decise a vivere questa nuova chiamata quale paradigma della missione di Cristo per il Regno. In piena disponibilità o per sempre o anche per un tempo determinato (Cfr. C. 75 e R. 70 -1996).
  • Siano donne aperte, flessibili, capaci di relazioni serene nella comunità. Capaci di confronto aperto, intelligente e propositivo.
  • Abbiano assunto e integrato in maniera positiva le proprie radici familiari, culturali, ispettoriali da cui provengono, e quindi si sentano contente con se stesse.
  • Sappiano gestire in modo evangelico, la sofferenza, la croce, il fallimento, i conflitti e i blocchi.
  • Si sentano felici là dove sono, dove operano, con le persone con le quali vivono e testimoniano con franchezza e semplicità la radicalità delle proprie scelte.
  • Siano aperte alle necessità delle persone che vivono accanto loro, aprano occhi e orecchi alle chiamate che ogni giorno arrivano dai più bisognosi.
  • Aprano il proprio cuore e quello dei giovani e delle comunità ai grandi problemi dell'umanità, alle esigenze dell’evangelizzazione, e sviluppino in loro la capacità di dialogo con le altre culture, religioni e gruppi umani appartenenti a minoranze etniche, o esclusi.
  • Suscitino nei giovani l'ardore della fede, che li trasforma in testimoni ed annunciatori credibili, provocando in loro il forte interrogativo sul proprio stile di vita e sulla capacità di impegnarsi: nel volontariato missionario, nei gruppi missionari e nell’animazione missionaria.
  • Con umiltà sappiano accogliere e imparare dagli altri, felici di andare incontro agli altri e di ritirarsi perché loro crescano.
Maria, la Pastorella del sogno missionario di Don Bosco, che continua ad additarci i “luoghi” in cui le/i giovani ci attendono, continui a benedire ed accompagnare l’audacia missionaria della tua Ispettoria e del tuo cuore di FMA.

Sr. Alaíde Deretti
Consigliera per le Missioni


11 novembre 2011

Visita canônica de Ir. Alaíde Deretti


Escreve-nos direto de Angola, a FMA Ir. Filomena Tuatale, responsável pela Comunicação social na comunidade de Benguela.

«No dia 29 de outubro pelas 12h30min chegou a Ir. Alaíde em visita canônica à Comunidade de Benguela, situada na parte sul de Angola. A irmã foi a colhida pelas FMA na entrada da casa Laura Vicunã com as formandas ao som do batuque e de canto de boas vindas. Após as saudações foi convidada a entrar e tomar parte do almoço que já estava preparado.
A irmã Alaíde estava muito feliz por ter encontrado as irmãs todas e contou que tinham feito uma boa viagem e que havia paisagens lindas de Luanda a Benguela. Também durante a viagem encontraram um acidente e tiveram que contornar a estrada principal, caso contrário teriam chegado muito tarde.
Após o almoço a Ir. Alaíde começou a receber as imãs em colóquio e começou pela animadora da comunidade, a irmã Catarina Paulo Bernardo.
Às 18h30min junto com a Comunidade a Ir. Alaíde participou da missa vespertina dos jovens onde dois jovens se uniram em Matrimônio. Depois da dança de ação de graças, a irmã Alaíde foi convidada a saudar a assembleia cristã e assim os jovens acolheram-na com uma canção de boas vindas e com uma salva de palmas.
A irmã elogiou os jovens recém-casados e que estes construíssem suas vidas unidos no amor. A Ir. Alaíde transmitiu as saudações da Madre Yvonne Reungoat que há um ano passara por estas terras.
Terminada a missa fomos para casa e em seguida o jantar, e após este momento era a vez da comunidade fazer a grande a colhida a Irmã Alaíde.
Ao som de uma música tradicional as imãs entravam dançando e cada uma levava alguma coisa simbólica: o pano típico de Benguela, a esteira e o banco onde a Irmã se sentou, e ofereceram-lhe um suco de goiaba para refrescar a alma! Tudo isso decorria ao som da música, e depois fez-se uma roda onde as irmãs convidaram a Ir. Alaíde a fazer parte da dança com a comunidade. Depois disto a foi o momento do “o longa”, na qual a comunidade se dispôs para ouvir o que a Ir. Alaide tinha para nos dizer, e no final agradeceu pela acolhida.»

Chegada da Ir. Alaide à comunidade de Benguela - 29 de Outubro


A comunidade acolheu solenemente Ir. Alaide à noite