L’identificazione
dei cadaveri abbandonati in strada e, soprattutto, l’assistenza a migliaia di
sfollati accolti nel territorio di una missione cattolica: responsabili del
Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) raccontano così alla MISNA il
dramma della città di Duékoué, nella Costa d’Avorio dove le vittime della
guerra sono i civili.
“Insieme
con gli operatori della Croce rossa locale – dice alla MISNA Stephen Anderson,
coordinatore della missione ivoriana del Cicr – i nostri volontari stanno raccogliendo
i cadaveri e lavorando all’identificazione dei corpi”. Secondo le informazioni
raccolte dall’organismo internazionale, nei giorni dell’avanzata in città delle
forze che sostengono Alassane Ouattara scontri tra comunità rivali hanno
causato almeno 800 vittime. Prima, durante e dopo le violenze migliaia di
civili si sono rifugiati in una missione cattolica gestita dai salesiani. “Nel
territorio della missione – dice Anderson – sono accampate tra le 15.000 e le
20.000 persone, uomini, donne e bambini: servono acqua, cibo, tende”.
Duékoué
era stata teatro di violenze tra gruppi divisi da rivalità sia sociali che
politiche già nel 2004, in una delle fasi più drammatiche della guerra civile
(2002-2007) conclusa con gli accordi di Ouagadougou. La strage sarebbe
avvenuta tra il 27 e il 29 marzo, durante l’avanzata verso sud degli ex-ribelli
che sostengono Ouattara. Giorni fa la missione dell’Onu in Costa d’Avorio aveva
denunciato a Duékoué oltre 330 “esecuzioni extra-giudiziarie” commesse dai
sostenitori del presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, la
prima accusa del genere nei suoi confronti. Un portavoce di Ouattara ha
smentito questa versione, sostenendo che almeno 100 civili sarebbero stati
uccisi dai reparti fedeli a Laurent Gbagbo in ritirata. [VG]
Fonte:
www.misna.org
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