Dal 9 all'11 aprile a Roma una conferenza organizzata dalla Commissione per gli affari Internazionali della Conferenza episcopale tedesca
(Fabrizio Mastrofini – Roma)
I vescovi tedeschi hanno deciso di parlare dei movimenti pentecostali e della sfida che portano alla Chiesa cattolica. Lo fanno addirittura a Roma, in un convegno internazionale che si svolge dal 9 all’11 aprile ed è organizzato dalla Commissione per gli Affari Internazionali della Conferenza episcopale e dal Gruppo di ricerca guidato dal gesuita Johannes Müller che studia appunto il pentecostalismo. Dagli anni Novanta la Conferenza episcopale tedesca sta analizzando i cosiddetti «nuovi movimenti religiosi», che all’epoca era il termine con cui si definiva la «New Age», analizzata peraltro anche da un apposito documento del 2003.
Ben presto l’analisi tedesca si è allargata all’insieme dei fenomeni relativi al mondo cristiano ed in particolare alla crescita esponenziale del pentecostalismo. Un movimento «che per la Chiesa cattolica rappresenta una impegnativa sfida, soprattutto per quanto riguarda le strutture ecclesiali».
E già perché il pentecostalismo cristiano differisce dal cattolicesimo sul culto verso la Madonna e soprattutto sulla struttura gerarchica della Chiesa oltre che sul rifiuto dell’approccio intellettuale e teologico per dare la preminenza al rapporto diretto con Dio. I movimenti carismatici inoltre predicano un cristianesimo individuale, slegato dall’impegno sociale che è invece un tratto della Chiesa e lavorano su un’interpretazione letterale delle Scritture, senza contestualizzazione. E portano via milioni di fedeli.
Nel convegno romano, il gruppo di lavoro della Conferenza episcopale tedesca presenta i risultati degli studi compiuti su quattro situazioni-tipo che sono state identificate in diversi contesti culturali e geografici: il Costa Rica, le Filippine, il Sudafrica e l’Ungheria. Per l’Europa il caso ungherese è tipico, perché dopo la caduta del comunismo, gli anni Novanta del secolo scorso hanno visto la Chiesa cattolica al centro dell’attenzione: era una istituzione perseguitata, dunque credibile e la società civile la credeva capace di porsi come guida del rinnovamento e della costruzione di un nuovo equilibrio sociale.
Le aspettative, superiori forse alle effettive possibilità della Chiesa, una volta venute meno hanno provocato una ampia disillusione e la fuoriuscita dei fedeli, la crescita del relativismo, lo sviluppo del mondo protestante e del pentecostalismo in particolare.
Tuttavia la sfida è mondiale, visto che su due miliardi di cristiani, 500 milioni già appartengono al movimento pentecostale e secondo le stime del World Christian Database saranno un miliardo nel 2025. Per questo al convegno romano partecipa, tra gli altri, il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani, insieme ad altri esponenti ed esperti della Santa Sede.
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