Capitale senza auto e imbiancata dalla
neve, per una festa religiosa ancora oggi non riconosciuta dal governo. I
fedeli hanno gremito le chiese e accolto i nuovi membri nella comunità. I riti,
fra cui l’accensione del fuoco, hanno attirato la curiosità dei passanti. La
Chiesa mongola è “calorosa, viva e dinamica”.
Ulaanbaatar (AsiaNews/EdA) - Con il battesimo di dozzine di catecumeni, che hanno fatto il loro ingresso nella Chiesa alla vigilia delle celebrazioni domenicali, la piccola comunità cattolica della Mongolia ha festeggiato la Pasqua. Quest'anno la ricorrenza è coincisa con la "domenica ecologica" e il relativo divieto di circolazione per auto e moto, voluto dalle autorità per combattere l'inquinamento. Nel contesto dell'iniziativa, si sono tenute diverse manifestazioni legate alle due ruote, che hanno portato nelle strade della capitale Ulaanbaatar - imbiancata da "eccezionali" nevicate, come confermano sacerdoti da anni nel Paese - moltissimi ciclisti. Per i fedeli si è trattato di una "conferma" della "crescita continua" del fede cattolica, in una nazione dove ha dominato per decenni l'ateismo di Stato e solo negli ultimi 20 anni si è registrata una "rinascita religiosa".
In Mongolia la
Pasqua non è considerata una festa nazionale e non sono previsti giorni di
ferie. Le celebrazioni si sono svolte in modo "discreto", raccontano
i cattolici a Eglise d'Asie (EdA), ma partecipato e i luoghi di culto erano
colmi di fedeli. Ogni parrocchia ha acceso il tradizionale fuoco nuovo sul
sagrato, attirando lo sguardo dei passanti incuriositi dai riti e dalle
tradizioni della piccola comunità cristiana.
Come nel 2012,
quando una cinquantina di fedeli hanno fatto il loro ingresso fra i cattolici,
anche quest'anno si sono celebrati dozzine di battesimi fra persone adulte a
testimonianza della bontà del lavoro svolto da sacerdoti e dal Prefetto
apostolico della capitale, mons. Wenceslao Padilla. "La nascita di nuove
parrocchie - racconta un fedele - è frutto della politica prudente e
accorda" del prelato, visto che le autorizzazioni governative per
l'apertura di un luogo di culto "sono sempre più difficili da
ottenere". Essa ha dato origine a una realtà cristiana autoctona
"calorosa, viva e dinamica" capace anche, come avvenuto per la
Domenica delle Palme, di inscenare una vera e propria rappresentazione animata
della Passione di Cristo.
Secondo le
ultime stime, i cristiani - di tutte le confessioni - presenti in Mongolia
rappresentano poco più del 2% della popolazione, a stragrande maggioranza di
fede buddista mischiata con credenze sciamaniche della tradizione locale. Resta
alta anche la quota degli atei, che sfiora il 40% del totale. I cattolici sono
poche centinaia (835 nel 2012, anche se il numero dei battezzati ha ormai
superato i 900) ma hanno saputo far nascere e crescere col tempo centri di
accoglienza per orfani, diseredati e anziani, cliniche mediche - in un Paese in
cui le infrastrutture sanitarie scarseggiano - e diverse scuole e istituti
tecnici. Nel 1992, al momento dell'ingresso dei primi missionari stranieri
(soprattutto filippini), tra i quali il futuro mons. Wenceslao Padilla della
Congregazione del cuore immacolato di Maria, non vi erano parrocchie. E solo qualche mese fa erano ancora quattro
rispetto alle sei di oggi nella capitale, a conferma del cammino di sviluppo.
Nella lettera pastorale diffusa per i 20 anni della Chiesa in Mongolia, il
Prefetto apostolico ha ricordato che oggi vi sono nel Paese 81 missionari di 22
nazionalità diverse, mentre i primi due seminaristi autoctoni si stanno
preparando al sacerdozio a Daejeon, in Corea del Sud.
Nessun commento:
Posta un commento