30 giugno 2011

ASIA/PAKISTAN - Paul Bhatti: "Mio fratello Shabhaz ucciso da Al Qaeda: indagini finalmente sulla pista giusta"


Islamabad (Agenzia Fides) - "Le indagini sull'omicidio di mio fratello Shabhaz sono, finalmente, sulla pista giusta: è opera di talebani e di fanataci islamici. Ora aspettiamo la cattura degli esecutori del delitto, che sono a Dubai. Il Ministro dell'Interno, Rehman Malik, ha annunciato un mandato di cattura internazionale": è quanto dichiara a Fides Paul Bhatti, fratello del compianto ministro cattolico Shabhaz Bhatti, e attualmente Consigliere speciale del Primo Ministro per gli Affari delle minoranze religiose. In un colloquio con Fides, Paul Bhatti ha commentato i risultati dell'inchiesta del governo pakistano sui colpevoli dell'assassinio. La Commissione di inchiesta predisposta dal Ministro dell'Interno ha reso noto che, secondo le indagini effettuate, a organizzare l'omicidio è stata la "Brigata 313" di Al Qaeda, conosciuta come "armata fantasma" e guidata dal leader talebano pakistano Ilyas Kashmiri. Secondo il rapporto della Commissione, il gruppo ha incaricato un comandante dei talebani della provincia del Punjab, Asmatullah Mawaia, di eliminare il ministro, e il piano è stato poi eseguito da elementi del gruppo estremista "Tehrik-e-Islami", insieme con una fazione del gruppo "Ghazi Force a Islamabad".
Paul Bhatti afferma a Fides: "Dopo depistaggi e tentativi di derubricare l'omicidio a frutto di inimicizie personali, gettando fango su mio fratello, la verità sta emergendo: eravamo convinti che fosse stato ucciso per il suo impegno, per la difesa dei diritti umani, dei diritti dei cristiani, per la coraggiosa denuncia contro la legge sulla blasfemia. Ora le indagini ci danno ragione. Ne auspichiamo un rapida conclusione, con la cattura degli esecutori materiali del crimine. Sarebbe un buon segno per la salute dello stato di diritto in Pakistan". "Nel rispetto del memoria di mio fratello - conclude - continueremo la sua opera e la sua missione, lavorando per la tutela delle minoranze religiose su tutto il territorio nazionale".
La "Brigata 313" è l'organizzazione militare di Al Qaeda in Pakistan ed è responsabile di numerosi attentati. Contiene al suo interno gruppi talebani e gruppi jihadisti islamici di varia estrazione come: "Laskhar-e-Jhangvi", "Harkat-ul-Jihad-al-Islami", "Lashkar-e-Taiba", "Jaish-e-Mohammed", "Jundallah" ed altri. Secondo alcuni analisti la brigata avrebbe infiltrati nell'esercito e nei servizi di intelligence pakistani. (PA)

ASIA/MYANMAR - Preti e suore aiutano 20mila profughi kachin, vittime della repressione indiscriminata


Myitkyina (Agenzia Fides) - "Pulizia etnica" ed "emergenza umanitaria": è quanto sta avvenendo nello stato kachin, nel Nord del Mynamar, dove infuria un conflitto fra l'esercito regolare birmano, e il Kachin Independent Army (vedi Fides 24 e 27/6/2011), secondo quanto denuncia a Fides un sacerdote locale, che chiede l'anonimato per motivi di scurezza. Preti e suore della diocesi di Myitkyina (che copre il territorio dello stato kachin) - riferisce il sacerdote - "stanno facendo di tutto per aiutare i profughi di etnia kachin, quasi tutti cristiani, vittime di una feroce repressione messa in atto dai militari birmani". Gli sfollati interni sono circa 20mila e aumentano costantemente: almeno 5.000 si trovano a Laiza (città al confine con la Cina), oltre 2.000 nella città di Shwegu, più di 10mila nei villaggi di Manwing e Prang Hku Dung ed altre migliaia sparsi nelle foreste. 
Gli scontri sono iniziati quando il governo birmano ha stretto un accordo con la Cina per la costruzione di una diga che alimenterà una centrale idroelettrica nel territorio kachin. Il progetto causerà lo sfollamento e l'inondazione di villaggi e territori dove vive la popolazione kachin, che si è ribellata provocando una violenta repressione da parte dell'esercito birmano.
Sacerdoti, suore e laici - spiega la fonte di Fides - si stanno prodigando per salvare la vita ai loro fedeli, mettendo al sicuro gli abitanti dei villaggi, e allontanandoli dalle aree di conflitto: "Si tratta di donne, vecchi e bambini che sono alla mercé dei soldati. Questi, quando incontrano i villaggi kachin, compiono, per vendetta, ogni sorta di violenza, abuso e razzia: uccidono anziani e bambini, stuprano donne, bruciano case, confiscano le proprietà. Usano senza pietà metodi da pulizia etnica: è una vera tragedia". 
"Per questo - continua - i civili lasciano in fretta e furia i villaggi, per sfuggire alla violenta repressione, spostandosi verso luoghi ritenuti più sicuri. E i rifugiati sono in gravi difficoltà per la stagione della piogge. Stiamo vivendo una autentica emergenza umanitaria". 
"I preti e le suore li stanno aiutando mettendo a rischio la loro stessa vita: infatti potrebbero essere arrestati in qualsiasi momento dai militari, con l'accusa di collaborare con i ribelli. Ma si tratta di aiutare persone innocenti e indifese, per cercare di salvarle da un terribile destino", rimarca.
Secondo fonti di Fides, dopo le pressioni internazionali, la giunta militare birmana ha mandato messaggi distensivi, dicendosi propensa a un cessate-il-fuoco. Ma, d'altro canto, sta dispiegando ingenti forze e mezzi militari nel Nord del paese, per sferrare "un'offensiva finale" e distruggere l'esercito kachin, formato da guerriglieri dispersi nella foresta. Intanto in tutte le chiese della diocesi di Myitkyina si prega per la pace. (PA)
Fonte: www.fides.org

29 giugno 2011

Vaticano - Madre Laura Meozzi dichiarata Venerabile


(ANS – Città del Vaticano) – Ieri, 27 giugno 2011, Benedetto XVI ricevendo in Udienza privata il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il salesiano card. Angelo Amato, ha autorizzato la promulgazione dei Decreti riguardanti i miracoli, il martirio e le virtù eroiche di alcuni Venerabili, Servi di Dio e Beati. Tra i decreti firmati dal Santo Padre quello sulle virtù eroiche della Serva di Dio Laura Meozzi, Figlia di Maria Ausiliatrice.
Nata a Firenze (Italia) il 5 gennaio 1873, con la famiglia, nobile e agiata, si trasferisce presto a Roma, dove compie gli studi di medicina. Quando il direttore spirituale, un salesiano, le dice che Dio la chiama tra le suore di Don Bosco, passa notti intere in preghiera. Divenuta Figlia di Maria Ausiliatrice nel 1898, lavora soprattutto in Sicilia fino al 1921, quando viene scelta a coordinare il gruppo delle prime suore salesiane inviate in Polonia. È così la pioniera della presenza delle FMA in Polonia dove giunge nel 1922.
Pur nella povertà estrema apre case per ogni esigenza: inizia con alloggi per bambini orfani e abbandonati; poi le ragazze, le scuole, i laboratori, le postulanti, le novizie, le suore; poi i rifugiati, i perseguitati, gli ammalati, i profughi... Madre Laura riesce a dare conforto a tutti. Durante il periodo della seconda guerra mondiale, benché consapevole del rischio a cui va incontro, decide di restare in Polonia accanto alle giovani consorelle. Accanto a loro sperimenta l`occupazione della Russia e della Germania, la chiusura delle case aperte con grandi sacrifici, la deportazione di alcune FMA in campi di concentramento.
Madre Laura aveva un dono speciale di maternità forte e dolce. Sapeva accompagnare con saggezza e gradualità, perché aveva il dono del discernimento degli spiriti, dell`ascolto e della consolazione. Finita la guerra, si dovettero abbandonare i territori divenuti repubbliche sovietiche e ricominciare tutto da capo. Madre Laura inizia di nuovo: riapre ben 12 case. A Pogrzebien, in un vecchio castello che era servito ai tedeschi per annientare donne e bambini, rinasce il noviziato; ovunque ritorna il vigore, la gioia, il sorriso. Ma ormai Madre Laura si sente sempre più affaticata. Assistita dalle suore e sostenuta dalle preghiere di tutti, muore il 30 agosto 1951. La sua salma si trova a Pogrzebien.
Il processo sulla vita e le virtù, seguito con competenza dalla Vice postulatrice Sr. Giuliana Accornero, si celebrò in Polonia, nella Diocesi di Katowice negli anni 1986-1994.


27 giugno 2011

Suor MADDALENA MARTINI (1849 - 1883)

Nata a Beinasco (Torino) il 26 febbraio 1849; professa a Nizza il 24 Maggio 1876; morta a Buenos Aires Almagro il 27 Giugno 1883. 
Nata a Beinasco nel 1849, Suor Maddalena Martini veniva accolta nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nel luglio del 1875.
Fu missionaria nella vita, prima ancora che nell’azione, se chi visse accanto a lei i primi anni di vita religiosa poté apprezzarla come “un esemplare di abnegazione continua ed occulta”  (Suor Petronilla Mazzarello).
In vista della spedizione Missionaria del 1879 suor Maddalena, professa da tre anni, fu la prima a presentare la domanda scritta ai superiori. Venne accettata, ed incaricata di guidare la spedizione e di assumere quindi la responsabilità di superiora delle Figlie di Maria Ausiliatrice che già si trovavano in America.
Prima della partenza andò a congedarsi da Don Bosco il quale – quasi a mitigare l’asprezza del sacrificio – ebbe ad accennare alle probabilità di un ritorno in Patria dopo qualche tempo. Suor Maddalena non intendeva fare un distacco a metà; voleva dare a Dio “tutto”: - no, no Padre: io intendo di andare in America per non tornare più indietro. Desidero che il sacrificio sia completo a, con l’aiuto di Dio, spero di andare in Paradiso anche dall’America.
La prima ispettrice missionaria non ebbe un cammino facile. Ma la prudenza e la sua fede profonda e convinta vi erano preparate. C’era anzi, a sostenerlo, una parola di Don Bosco che ha il calore dell’incoraggiamento paterno, e il significativo accento della profezia.
La lettera del Fondatore, conservata da Suor Maddalena fra le più care memorie dei suoi primi inizi di vita religiosa, conteneva fra gli altri questi ricordi:
- non si va alla gloria se non con grande fatica;
- chi abbandona patria, parenti ed amici e segue il Divin Maestro, ha assicurato un tesoro nel cielo, che nessuno gli potrà rapire.
La fatica cui la predisponeva il Padre e Fondatore doveva avere, per Suor Maddalena, il volto oscuro e insidioso dell’ostilità dell’ambiente, delle minacce ripetutamente tese alle sue case ed alle sue comunità, soprattutto sullo scorcio del 1880 e agli inizi dell’anno seguente. Furono anni duri, superati nella generosità del sacrificio quotidiano, illuminato de fede e vivido di preghiera.
E vennero per Sr. Maddalena e per le sue sorelle, giorni migliori, nella serena attività per la graduale espansione delle opere.
Ma un altro volto la “fatica” doveva rivelare a Suor Maddalena: le infermità che le sopraggiunsero poco dopo l’approdo in terra Argentina, fra alterne fasi di sollievo, di aggravamenti e di interventi chirurgici, dovevano ad un tratto avere ragione della sua serena volontà di resistenza. Nella primavera del 1881 un attacco più violento del male la obbligava a letto in modo definitivo. Suor Maddalena percorreva, ormai pressoché immobilizzata, l’ultima tappa del suo calvario, mentre seguiva con gioiosa attesa la costruzione della nuova Capella e della casa dedicata a Maria Ausiliatrice ad Almagro: quella casa che doveva accoglierla, nelle estreme sofferenze, poche settimane prima della morte, e quella Capella che, benedetta solennemente il 7 giugno 1883, il 27 doveva essere parata a lutto per le esequie di Suor Maddalena Martini, prima  ispettrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice di America.
Fra gli appunti personali di Sr. Maddalena, una breve nota che fissava l’inizio della sua vita missionaria appare rivelatrice di un “programma” che ha tutto il sapore di un fiat al progetto divino, forse intravisto presentito: “Voglio proprio consumare i brevi miei giorni a gloria vostra Gesù, Maria e Giuseppe e a bene del prossimo”.
“Consumare”: è la parola adatta ad esprimere il lento venir meno, in Suor Maddalena, do ogni suo appartenersi; per un’ascesa sempre più ricca di slancio interiore, memore dell’esortazione di Don Bosco: “San Paolo dice che con l’aiuto di Gesù noi diventiamo onnipotenti”.
Suor Giuliana Accornero, FMA

“La migración es un derecho humano”

JAVIER DE LUCAS, CATEDRATICO DE LA UNIVERSIDAD DE VALENCIA, HABLA DEL EXODO EN SIRIA Y LIBIA - “La migración es un derecho humano”

El experto español acusó a los Estados de la Unión Europea de incumplir la Convención de Ginebra al negar status de refugiados a quienes huyen de los conflictos armados en los países árabes. En cambio, elogió la política migratoria argentina.
La Unión Europea viola los derechos de los refugiados que llegan a Europa desde Libia y Siria, dice el español Javier de Lucas, uno de los mayores expertos en migraciones en Europa. De visita en la Argentina para participar en un congreso sobre migrantes y refugiados, organizado por el Ministerio Público de la Defensa y la embajada de España en la Facultad de Derecho de la Universidad de Buenos Aires, el catedrático de Filosofía del Derecho de la Universidad de Valencia acusó a los gobiernos europeos de incumplir la Convención de Ginebra y en contrapartida elogió la política migratoria argentina.
Para De Lucas la Unión Europea y las Naciones Unidas estigmatizan a los inmigrantes, al tratarlos desde una lógica de mercado. “Hay una mirada de sospecha sobre los inmigrantes: ellos no son un ejército de reserva para la delincuencia ni una amenaza a las fuentes de trabajo. Al derecho formal estatalista se le escapa el pluralismo jurídico. El Derecho construyó un concepto restrictivo que fomenta la estigmatización del inmigrante”, argumentó durante su ponencia en el congreso. En contraposición, el catedrático destacó el papel de la Argentina al reconocer los derechos humanos universales previos de las personas migrantes y refugiados, algo que, según De Lucas, en Europa no ocurre. “La ley (25.871) de inmigración argentina promulgada en 2004 es una referencia internacional. Argentina reconoce y garantiza el derecho humano a migrar. En el resto del mundo no es así. Argentina es una excepción en la proclamación inequívoca de mecanismos de garantía para reconocer la migración como un derecho humano. No es así en España o la Unión Europea.” Al finalizar su intervención, el experto dialogó con Página/12.

–¿En qué situación se encuentran los miles de refugiados que desde los inicios de las guerras civiles en Siria y Libia desembarcan de forma masiva en las costas europeas?
–En el caso de Libia, ellos pasan a Túnez y de allí a las costas de Lampedusa (Italia) y a Malta, porque están a una distancia casi equivalente. En el caso de Siria, la mayor parte de los refugiados está llegando a Turquía, que no es un Estado europeo en el sentido formal. El problema es que se trata de personas que huyen de una persecución como consecuencia de una guerra, donde se ha constatado la existencia de prácticas como mínimo cercanas –si no directamente constitutivas de crímenes contra la humanidad – de violaciones masivas, torturas y por supuesto privación de la vida.

–¿Qué pueden hacer los estados que los albergan?
–Los estados de la Unión Europea y, desde luego Italia, que sería concernida por Lampedusa, y Malta, que es un Estado miembro de la Unión Europea, son estados parte en el sistema del Derecho de Refugiados que establece el sistema de Convención de Ginebra y el Protocolo de Nueva York. Por lo tanto, no es cómo pueden, sino cómo deben. Y como Estado parte tienen todo el deber, en primer lugar, de no rechazar, y en segundo lugar de poner los medios para que esas personas que tienen las condiciones para reclamar el derecho de asilo puedan ser reconocidas como refugiados. No estamos hablando de capacidades de elección, sino de obligaciones.

–¿Qué diferencias hay entre la figura legal que ampara a los refugiados y la de los inmigrantes?
–Los elementos de violencia descriptos concurren la definición de refugiados del artículo primero de la Convención y, por lo tanto, desde ese punto de vista los estados no se pueden permitir alegar que se trata de inmigrantes económicos clandestinos. En primer lugar hay que dejar en claro que aquellos que huyen de sus costas manifiestamente tienen la condición de refugiados en los artículos de la Convención. Una vez que se proceda a la evaluación de esto es cuando los estados pueden evaluar los casos individuales. Es decir, si se tiene constancia de que huye, o si se trata de un inmigrante económico. Los estados no pueden invertir la presunción favorable a los refugiados que huyen de una guerra.

–¿Cómo calificaría la actuación de los estados de la Unión Europea ante las migraciones de Siria y Libia?
–La Unión Europea es un espacio decadente. Yo creo que aquí hay que hablar lisa y llanamente de incumplimiento de deberes internacionales de los estados de la UE. Están infringiendo e incumpliendo al no poner el refugio y asilo al alcance de los demandantes, como los obliga la Convención. Se trata de violaciones de principios jurídicos elementales respecto de la guerra en Libia. Las personas que huyen a Lampedusa tienen todos los elementos del status de refugiados y la Unión Europea tiene obligaciones jurídicas de protección de esos derechos. Es indignante que una potencia jurídica que pretende exportar al mundo la unión como línea básica de actuación sea incapaz de garantizar los derechos de los refugiados que llegan a las costas de Malta y Lampedusa.

Informe: Juan Nicenboim.

ASIA/CINA - Mandato missionario a 305 laici della parrocchia di Fu Shun, un segno della vitalità della diocesi di Liao Ning


Fu Shun (Agenzia Fides) - Ben 305 missionari laici, divisi in 11 gruppi, della parrocchia di Fu Shun della diocesi di Liao Ning, hanno ricevuto il mandato missionario dal parroco nella solennità di Pentecoste, confermando così la loro disponibilità ad essere fedeli al servizio della pastorale e dell'evangelizzazione per i prossimi due anni. Secondo le informazioni raccolte dall'Agenzia Fides, il parroco ha consegnato l'attestato del mandato e la croce a tutti i 305 laici, perché svolgano la loro missione nelle comunità ecclesiali di base. È un segno della vitalità della diocesi di Liao Ning, guidata dal giovane Vescovo Paolo Pei Jun Min, 43 anni, approvato dalla Santa Sede e consacrato nel 2006. L'evangelizzazione, la pastorale e la formazione sono le priorità assolute della diocesi. Dal 5 al 6 luglio la diocesi ha organizzato un seminario di studio sul tema "Attualità e sviluppo nel futuro della Chiesa in Cina secondo l'ecclesiologia del Concilio Vaticano II" per aiutare i sacerdoti a conoscere la realtà della Chiesa ed il magistero conciliare. 
La parrocchia di Fu Shun, che oggi appartiene alla diocesi di Shen Yang ma in origine era parte della diocesi di Fu Shen, affidata ai missionari di Maryknoll, conta attualmente più di 7.000 fedeli. E' una comunità molto attiva, e tutti i suoi parroci hanno sempre dato la massima importanza alla formazione ed all'evangelizzazione. Secondo le informazioni fornite dalla diocesi di Laio Ning, l'attuale diocesi è stata formata nel 1983 raggruppando le 4 diocesi di Shen Yang, Ying Kou. Fu Shun e Re He. Oggi la diocesi si divide in 5 decanati, conta più di centomila fedeli, un Vescovo, una novantina di sacerdoti, due congregazioni religiose diocesane (le suore del Sacro Cuore di Maria, con più di cento religiose, e le suore del Sacro Cuore di Gesù, con una settantine di suore), il seminario maggiore di Shen Yang, 5 case per gli anziani, tre cliniche gestite dalle suore diocesane e tre centri di servizi sociali. (NZ)
Fonte: www.fides.org

Card. Scherer: tempo ordinario, tempo di evangelizzazione


SAN PAOLO (ZENIT.org).- Per la Chiesa e per i cristiani, il “tempo ordinario”, ripreso con la celebrazione della Pentecoste, “è il tempo dell'evangelizzazione, del vivere cristiano nel quotidiano e della testimonianza della fede alla luce del Mistero Pasquale celebrato e con il vigore dei doni della salvezza ricevuti”.
“E' il tempo della perseveranza e dei frutti della fede, della speranza e della carità”, afferma l'Arcivescovo di San Paolo (Brasile), il Cardinale Odilo Scherer, in un articolo pubblicato sulla rivista arcidiocesana “O São Paulo”.
A suo avviso, la vita cristiana può essere definita una “sequela di Cristo”. “E' essere in cammino con Gesù Cristo, lasciandosi attrarre sempre più da Lui, imparando da Lui e tentando di mettere in pratica ciò che abbiamo appreso”.
I cristiani, ha aggiunto, non procedono da soli, perché “sulla stessa via procedono tanti altri fratelli, anch'essi discepoli del Signore e membri della Chiesa, che ci sostengono e che dobbiamo sostenere; ci accompagnano i santi del cielo con la loro intercessione e il loro esempio di vita, dandoci forza e coraggio per perseverare e andare avanti”.


Fonte: www.zenit.org 

ASIA/TIMOR EST - I missionari impegnati nel paese sono stati riconosciuti “eroi” dal Parlamento


Dili (Agenzia Fides) - In occasione della Giornata Nazionale del Paese, il Presidente di Timor est, Jose Ramos Horta, ha elogiato il lavoro dei tanti missionari cattolici che hanno vissuto e lavorato al fianco della popolazione locale prima dell’indipendenza dall’Indonesia. Nel suo discorso riportato dal “Province Express”, quindicinale cattolico australiano dei Gesuiti, Horta li ha descritti come “eroi”. In particolare ha ricordato un sacerdote italiano Salesiano, alcune suore Canossiane, tre missionari Gesuiti portoghesi oltre ad un altro Gesuita tedesco, che è stato assassinato nel 1999. Il Parlamento ha proposto di dare la cittadinanza ad un gruppo di questi missionari, consegnando il primo passaporto Timorense in occasione del 90° compleanno di padre João Felgueiras. I 3 missionari portoghesi, padre João Felgueiras, padre José Martins, e fratel Daniel de Ornelas (deceduto), arrivarono nel paese agli inizi degli anni ‘70 e vi sono rimasti per oltre 24 anni durante l’invasione indonesiana dell’isola. 
Ringraziando il Primo Ministro per la concessione della cittadinanza, padre Felgueiras ha sottolineato la necessità di “incoraggiare altri religiosi e religiose a partire per Timor, per evangelizzare un numero sempre crescente di bambini, in modo che essi stessi possano assumere il ruolo di leader nella fede in questo angolo estremo del mondo”. I Gesuiti sono sempre stati impegnati con la popolazione di Timor est, sia prima che dopo l’indipendenza del paese, in particolare attraverso l’istruzione presso la San Jose High School a Dili, a loro affidata nel 1993 e che tornerà alla diocesi alla fine del 2011. L’impegno dei religiosi nel settore continuerà con un nuovo progetto già in fase di avviamento nella parte occidentale di Dili. I Gesuiti sono presenti anche nella parrocchia di Railaco e in un centro sociale a Suai, e si occupano in particolare della cura pastorale e sanitaria e dell’educazione dei bambini del villaggio. Molti giovani di Timor est sono entrati nel noviziato e attualmente stanno studiando per poter continuare nel paese la missione della Compagnia di Gesù. (AP)
Fonte: www.fides.org

25 giugno 2011

Direttore di Caritas italiana: difficile gestire i migranti. La denuncia al MigraMed meeting, in corso in questi giorni a Roma, di Chiara Santomiero.


ROMA, venerdì, 24 giugno 2011 (ZENIT.org).-“Una particolare fatica nella gestione dei migranti”: è quella denunciata dal direttore di Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza, durante i lavori del MigraMed meeting, l’incontro in corso in questi giorni a Roma tra le Caritas nazionali del Mediterraneo direttamente investite dall'emergenza provocata dalle rivolte in Nord-Africa e dall'attuale situazione siriana.
Caritas italiana si trova impegnata su due fronti: “da un lato nel supporto alle Caritas diocesane nel loro impegno nei territori di accoglienza dei migranti e dall’altro nell’interlocuzione, in raccordo con le altre organizzazioni internazionali, con gli organismi istituzionali deputati alla gestione dei migranti”.
Va ricordato, infatti, che come annunciato da mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei al termine dei lavori del Consiglio permanente dell’organismo di coordinamento dei vescovi dello scorso marzo, 93 diocesi italiane hanno messo a disposizione 1500 posti per far fronte all’emergenza dell’accoglienza dei profughi, sbarcati in gran parte sull’isola di Lampedusa. “Tutto questo – ha affermato Nozza - in una fase di grande ambiguità politica e giuridica che non facilita il nostro coinvolgimento in maniera piena e propositiva ed espone a grandi rischi”.
Il MigraMed meeting è stato organizzato insieme a Caritas Europa e Caritas Internationalis per condividere esperienze e cercare posizioni comuni riguardo ai flussi migratori in Africa e verso l’Europa.
E’ stata presa in esame, in particolare, la situazione in corrispondenza delle vie di fuga dalla Libia che registra un transito di 350 mila persone al confine libico-tunisino e di oltre 600 mila a quello libico-egiziano, come attestato dai rappresentanti di Caritas Francia, Caritas Libano e Crs (Catholic Relief Services – USA).
Decine di migliaia di profughi su entrambi i fronti sono state prese in carico dalle Caritas locali mentre Caritas Internationalis e Caritas Europa si sono occupate, oltre che del sostegno a queste, anche del monitoraggio costante della situazione in tutti i Paesi del Nord Africa per una geografia della disperazione in continuo aggiornamento.
“I flussi di profughi dall’area sub sahariana – ha evidenziato il direttore di Caritas Algeria, padre Cesare Baldi - non potendo più orientarsi verso la Libia si stanno ora spostando verso l’Algeria e il Marocco”.
Arrivi anche dalla Somalia sono stati segnalati dalla rappresentante di Caritas Marocco. Tutto questo comporta, in maniera evidente, un aggravio per le Caritas del Nord Africa chiamate ad uno sforzo suppletivo per cercare di intercettare e offrire risposte ai profughi in continuo aumento. Dal confronto, segnalano gli organismi organizzatori di MigraMed, “è emersa l’esigenza di rafforzare ed ampliare la rete delle Caritas coinvolte per un’azione sempre più sinergica, sia sulla sponda nord che sulla sponda sud del Mediterraneo”.
Fondamentale diventa “il collegamento con gli altri organismi internazionali, sia cattolici, come il JRS (Jesuit refugee service), sia laici come UNHCR (United nations high commissioner for refugees) e IOM (International organization for migration).
A livello organizzativo, inoltre “si è convenuto sull’importanza di attivare dei team di esperti in grado di intervenire rapidamente in caso di necessità e di fornire sostegno alle Caritas coinvolte nell’accoglienza, inclusi servizi di orientamento giuridico/legislativo”.
Per quanto riguarda in particolare Caritas italiana e l’impegno ai vari livelli, come il tavolo ministeriale sull'immigrazione, “come organismo di Chiesa – ha affermato Nozza - ci è chiesto di essere presenti e continueremo a farlo in modo dedicato, chiaro e con strumenti appropriati”. Si tratta di “un’attenzione particolare che si aggiunge al quotidiano impegno, attraverso soprattutto la presenza e l’operato delle Caritas diocesane e parrocchiali, sul fronte dell’accoglienza e della tutela”.
Fonte: www.zenit.org

ASIA/PAKISTAN - Un documentario sui cristiani ? No, grazie: giornalisti stranieri sgraditi


Islamabad (Agenzia Fides) - Le domande di visto giacciono sotto i faldoni ormai da diversi mesi. Il governo pakistano dimostra di non gradire i giornalisti stranieri che intendono documentare e realizzare inchieste sulla vita dei cristiani in Pakistan, ritardando e di fatto negando - senza fornire alcuna motivazione - i visti di ingresso nel paese. E' quanto l'Agenzia Fides apprende da alcuni giornalisti italiani che da diversi mesi hanno inoltrato richiesta di entrare nel paese per realizzare servizi di informazione sulla vita della comunità cristiana. Non è escluso che il medesimo trattamento sia riservato a giornalisti di altri paesi, notano fonti diplomatiche di Fides.
Il caso di Asia Bibi (cristiana condannata a morte ingiustamente per blasfemia), il recente caso di Farah Hatim (la ragazza cattolica rapita e islamizzata a forza), l'assassinio del Ministro Shabhaz Bhatti nei mesi scorsi e la grande attenzione riservata dalla comunità internazionale, stanno arrecando un danno di immagine al governo pakistano - e quindi un certo fastidio - perché sollevano con evidenza il tema del rispetto dei diritti umani e, in particolare, dei diritti delle minoranze religiose. Per questo l'orientamento attuale è quello di impedire o di ostacolare in tutti i modi i professionisti della comunicazione che, con il loro lavoro non esente da rischi, intendono mantenere alta l'attenzione su tali delicate questioni.
A generare un inasprimento delle misure sui visti vi è pure un recente caso editoriale: il governo pakistano non ha gradito l'opera della giornalista francese freelance Anne-Isabelle Tollet che, trascorrendo alcuni mesi nel paese, in collaborazione con alcune emittenti televisive locali, una volta tornata in patria ha scritto il libro "Blasfema", che racconta la storia di Asia Bibi. Il libro è stato pubblicato in Francia ma anche in Gran Bretagna, in Italia (per i tipi di Mondadori) e in altri paesi europei, suscitando grande attenzione. Nel libro Asia afferma: "Sono solo una donna nell'oceano di donne di questo mondo, ma sono convinta che il mio calvario sia lo specchio di molti altri. Vorrei tanto che i miei aguzzini aprissero gli occhi e che la situazione del mio paese cambiasse". L'auspicio espresso da Asia Bibi è condiviso - notano fonti di Fides - da tanti cristiani pakistani che si sentono "cittadini di seconda classe": per questo chiedono al governo eguaglianza e pari dignità, continuando a contare sull'aiuto della comunità internazionale. In particolare si auspica che gli aiuti economici e di cooperazione destinati al governo pakistano dai governi occidentali siano in qualche modo "condizionati" al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel paese, in special modo per le minoranze. (PA)
Fonte: www.fides.org

24 giugno 2011

Walking Africa


Il video dell'inno che Amii Stewart ha dedicato alle donne africane e alla Campagna Noppaw.
Musica e arrangiamenti di Paolo Casa. Prodotto da Paolo Casa e Valerio Galli. Immagini e montaggio a cura di Marco Mensa ed Elisa Mereghetti, della società di produzione televisiva Ethnos.

Benedetto XVI: appello per i rifugiati

Città del Vaticano - Nuovo appello di Papa Benedetto XVI per tutti coloro che sono costretti a fuggire dal loro Paese “spesso senza speranza” e perché non cessi “la necessaria assistenza all’emergenza”. Lo ha lanciato questa mattina accogliendo in udienza i membri della Roaco, la “Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali” durante la quale si è parlato con i diretti testimoni della situazione dei cristiani in Terra Santa e dei profondi cambiamenti che stanno avvenendo nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente e che sono – ha detto il Santo Padre – “causa di preoccupazione per il mondo”.
“Il Papa – ha poi aggiunto parlando in lingua inglese - desidera esprimere la sua vicinanza, anche attraverso di voi, a coloro che soffrono e a coloro che cercano disperatamente di fuggire, aumentando così il flusso migratorio che rimane spesso senza speranza. Prego che continui la necessaria assistenza all’emergenza, ma soprattutto prego che sia esplorata ogni possibile forma di mediazione, in modo che cessi la violenza e che l'armonia sociale e la convivenza pacifica possano essere ripristinate, in rispetto dei diritti degli individui e delle comunità”. Poco prima, in lingua francese, il Papa aveva fatto riferimento alla situazione dei cristiani in Terra Santa e in Medio Oriente.
Fonte: http://www.migrantesonline.it

Punto di fuga. A Roma una mostra fotografica sui richiedenti asilo


Roma - Che città è quella in cui è costretto a vivere chi fugge dal proprio Paese? Con quali occhi un rifugiato vede la città che lo ospita e che, allo stesso tempo, gli è estranea, spesso ostile? Sono questi gli interrogativi che hanno dato vita alla mostra fotografica "Punto di fuga. Roma vista dalla prospettiva di chi chiede asilo", inaugurata il 18 giugno dall'associazione "Liberi Nantes" (www.liberinantes.org) e realizzata in vista delle celebrazioni per la Giornata mondiale del rifugiato (20 giugno). Un'occasione per conoscere il punto di vista dei rifugiati, ma anche di guardare con occhi nuovi la nostra città, sempre più "chiamata a migliorare la propria capacità di accoglienza e di ascolto interculturale".

"Non è la luce che manca al nostro sguardo, è il nostro sguardo che manca di luce. Le foto sono come i fiori: ognuna ha una propria bellezza, si apre e si rivela in un modo e con un ritmo proprio. Più comprendiamo le cose più il nostro universo si allarga". È questa la didascalia che accompagna una delle foto in mostra, e realizzata da una ragazza africana di 22 anni. Lo sguardo di un ambulante al mercato, un gruppo di suore che attraversa compatto la strada, l'interno affollato di una gelateria, la propria ombra sull'asfalto, un viaggiatore addormentato nella metropolitana, la fermata dell'autobus, il Colosseo. Sono alcune delle immagini che le ragazze-fotografe hanno voluto immortalare della loro nuova città. È in questo modo che hanno voluto raccontare loro stesse, il loro rapporto con Roma, fatto di quotidianità, come l'attesa dell'autobus o i viaggi in metropolitana, ma anche di straordinarietà e stupore. Uno sguardo in bilico tra il rifiuto e la curiosità, tra la necessità e la scoperta. "È una città diversa quella che vede un migrante forzato - si legge in uno dei pannelli che illustrano le fotografie -. Un itinerario complesso tra avvocati, questura, centri di accoglienza, ospedali, mense. Le strade e i vicoli delle nostre città diventano una mappa dei bisogni e delle emergenze". Un luogo estraneo e sconosciuto, eppure condiviso.
La mostra è frutto di un laboratorio fotografico promosso da "Liberi Nantes", associazione sportiva dilettantistica che riunisce ragazzi rifugiati, patrocinato e finanziato dalla Provincia di Roma, che ha coinvolto alcune delle ospiti della "Casa di Giorgia" - Centro Astalli, luogo di accoglienza per donne rifugiate. Il progetto è stato realizzato grazie al supporto tecnico e artistico di "Shoot 4 Change", un network internazionale non profit di fotografi professionisti e amatoriali, che realizza reportage su eventi con finalità sociali.
"Il laboratorio è durato circa un mese - racconta Nicoletta Di Tanno, una delle fotografe del network - nel corso del quale le ragazze ci hanno portati in giro per Roma, in luoghi da loro scelti perché conosciuti, familiari, o al contrario perché sconosciuti. Per molte di loro è stato un modo per aprirsi, dato che non escono volentieri dal Centro e non sono sempre disposte a parlare della loro condizione, di quello che hanno passato". Il linguaggio diretto della fotografia ha permesso a queste donne di esprimersi "superando ogni barriera, da quella linguistica a quella sociale".
"Volevamo che le ragazze avessero la possibilità di darci una loro visione del mondo, in particolare della città che le ospita", dice Marisa Bini, una delle operatrici della "Casa di Giorgia" - Centro Astalli. Il progetto rientra nel quadro delle attività realizzate dal Centro, le quali mirano a far conoscere la città alle donne che sono state costrette a raggiungere il nostro Paese, così da "sentirsi più sicure, più a proprio agio", meno "ospiti". "Per questo - continua Bini - tendiamo a portare all'esterno del Centro tutte le attività, fuori dai circuiti dell'assistenza e lontano dalla rete dei connazionali. In questo modo le aiutiamo a ricomporre una quotidianità in cui emergano le singole personalità". Attualmente la "Casa di Giorgia" ospita 31 donne e 2 nuclei mono-familiari, provenienti in prevalenza dall'Africa. Dopo un anno le donne devono lasciare il Centro, trovare una casa, un lavoro, e iniziare una vita autonoma verso "la difficile strada dell'integrazione". (M. Fallani – SIR ITALIA)

23 giugno 2011

Consiglio d'Europa: migrazioni e rom al centro del summit del 23 e 24 giugno


Bruxelles - Il Presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, ha presentato il calendario dei lavori del summit del 23 e 24 giugno a Bruxelles, che vedrà riuniti i capi di Stato e di governo UE. L’ordine dei lavori muta leggermente rispetto ai precedenti Consigli. L’incontro comincerà in serata, con il discorso del Presidente dell’Europarlamento. Quindi si proseguirà con i temi economici: governance, riforme nazionali e raccomandazioni agli Stati membri, pacchetto legislativo, stabilità dell’euro, Euro plus, nomina di Mario Draghi alla Presidenza della Banca centrale europea. Van Rompuy ha insistito sulla necessità di “trovare un pieno accordo sulla governance” e “sulle raccomandazioni per ogni paese” a conclusione del “semestre europeo”. La mattinata di venerdì sarà dedicata alle migrazioni: controllo delle frontiere, strategia comune sull’asilo, partnership con i paesi dell’area mediterranea, regole di Schengen. Nel pomeriggio, infine, processo di pace in medio Oriente, situazione in Siria e Libia, integrazione dei rom. Il Consiglio europeo avrà un’anticipazione nelle giornate di oggi e domani con un dibattito tra eurodeputati, Consiglio e Commissione sui temi economici. Il Parlamento, inoltre, dovrà votare il pacchetto legislativo sulla governance, anche se sono emerse posizioni divergenti dell’Assemblea rispetto a quelle degli Stati.

22 giugno 2011

Sempre più minori italiani all’estero contesi tra i genitori

Presentato il Rapporto italiani nel mondo 2011 della Fondazione Migrantes di Chiara Santomiero 
ROMA (ZENIT.org).- Al 1 gennaio 2011 gli iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero sono 4.115.235 di cui il 47,8% donne (1.967.563) con un aumento di quasi 90 mila unità rispetto all’anno precedente. La disaggregazione per continenti vede per protagonista l’Europa con una presenza di 2.263.342 italiani (55% del totale). Sono i numeri del Rapporto italiani nel mondo 2011 della Fondazione Migrantes presentato il 21 giugno a Roma che tra i dati tendenziali segnala l’aumento della presenza femminile, la decrescita degli anziani (il 18,6% nel 2011 ha più di 65 anni ma erano 19,2% ad aprile 2010) e l’aumento dei minorenni: 16%, ma erano 15,4% nel 2010. “Si tratta di un dato facilmente comprensibile – ha affermato nel suo intervento Marilina Armellin, del Ministero degli esteri italiano – con l’accresciuta mobilità delle frontiere e il costituirsi di famiglie sempre più multiculturali e costituite da genitori di diversa nazionalità”. Capita spesso, infatti, che persone recatesi all’estero per motivi di studio o di lavoro si formino anche una famiglia in quel paese. Esperienze arricchenti ma che portano a situazioni molto problematiche nel caso di separazioni tra i coniugi. “Se infatti – ha affermato Armellin – difficoltà legate alle separazioni possono verificarsi anche in famiglie con entrambi i coniugi italiani e in Italia, quando la famiglia ‘scoppia all’estero’ le problematiche si amplificano”. E’ in questo contesto che si colloca il fenomeno dei minori contesi tra i genitori, che sempre più spesso trova spazio sui media. Nel 1998 erano solo 98 i casi riguardanti minori italiani all’estero, alla fine del 2010 restano pendenti presso il Ministero degli esteri 240 situazioni, cui vanno aggiunte le 91 fortunatamente arrivate a soluzione con la mediazione dello stesso ministero. “Il 56% di questi casi – ha affermato Armellin – riguarda genitori di altre nazionalità europee, soprattutto dell’est: Polonia, Slovenia, Repubblica ceca, Ucraina e a volte la Russia”. Bisogna quindi “sfatare l’idea che i minori vengano contesi quando i coniugi hanno differenti religioni, anche se il caso del genitore musulmano che sottrae il figlio tiene banco sui media”. La dinamica che si instaura è generalmente la stessa: “la sottrazione del minore avviene da parte del genitore che si era trasferito all’estero per motivi di lavoro o familiari e che torna indietro quando il progetto familiare crolla”. Ovviamente, ha sottolineato Armellin, “non c’è una patologia insita in una coppia mista però l’elemento internazionale, la presenza di più ordinamenti giuridici e di frontiere amplifica le dinamiche di contesa”. Per contrastare questi fenomeni che minano la sicurezza e la tranquillità dei più piccoli, “occorre impegnarsi anche sul fronte della prevenzione e per questo il Ministero ha predisposto una guida in materia per i genitori”. Esistono delle convenzioni internazionali che regolano questo fenomeno ma “nella nostra opera di mediazione – afferma Armellin – ci affidiamo soprattutto alla ragionevolezza delle parti in causa, preoccupate per il bene del figlio”. Infatti “occorre mettere al centro l’interesse supremo del minore che è senz’altro il rapporto con i genitori naturali ma anche con il Paese di riferimento, nel quale sono cresciuti, affermando il diritto alle radici culturali come un diritto inalienabile anche dei minori”.
Fonte: www.zenit.org 

Apoyo al arzobispo candidato al Premio Nobel de la Paz


Nueva Delhi (India) (AICA): La Iglesia en la India apoya firmemente la candidatura al Premio Nobel de la Paz de monseñor Thomas Menamparampil SDB, arzobispo de Guwahati, informó la agencia Fides.
"Sería un reconocimiento legítimo a la entrega y dedicación que realizó durante más de 25 años para construir la paz y la armonía", dijo a Fides el padre Joseph Babu Karakombil, portavoz de la Conferencia Episcopal de la India.
"Monseñor Menamparampil desde hace décadas trabaja incansablemente por la paz, la reconciliación y la estabilidad en el nordeste de la India, una región marcada por conflictos territoriales continuos y enfrentamientos étnicos y su trabajo es reconocido por los líderes religiosos y civiles locales, y se sabe y aprecia en toda la India y en Asia.
La paz y la reconciliación en nombre del Evangelio, es la misión a la que dedicó toda su vida. Por eso los Obispos indios sostienen con convicción su candidatura para el Premio Nobel de la Paz", explicó el padre Karakombil.
El Arzobispo salesiano es actualmente presidente de la Conferencia Episcopal del nordeste de la India, mientras que también preside la Comisión de Educación y Cultura, en la Conferencia Episcopal de la India.
También trabaja en la Federación de las Conferencias Episcopales de Asia (FABC), en la que preside la Comisión para la evangelización. Su obra es muy apreciada por todos los Obispos del continente.
La candidatura de monseñor Menamparampil para el Premio Nobel de la paz fue promovida por la revista italiana "Il Bollettino Salesiano", y encontró una aceptación general.
El Arzobispo, hábil mediador y gran pacificador, contribuyó con éxito a la pacificación de al menos siete conflictos étnicos en el nordeste de la India: entre los grupos Bodo y Adivasi (1996); entre Kuki y Paite (1998); entre Dimasa y Hmar (2003); entre Karbi y Kuki (2003); entre Dimasa y Karbi (2004); entre Bodo y los grupos musulmanes en Udalguri (2010); y entre Rabha y Garo (2011). Su estrategia de mediación, explica el mismo Arzobispo, es una sola: "Hacer vivir la Palabra de Dios en los corazones y las vidas de las personas y comunidades que están en conflicto. De esta forma florece la paz".

Fonte: www.aica.org

Cada 5 minutos un cristiano es asesinado en el mundo por su fe


Budapest (Hungría) (AICA): “Cada cinco minutos un cristiano muere asesinado por su fe”, es el escalofriante dato suministrado por el sociólogo Massimo Introvigne en su intervención en la Conferencia internacional sobre diálogo interreligioso entre cristianos, judíos y musulmanes, que se celebró en Gödollö (Budapest) promovida por la presidencia húngara de la Unión Europea, y de la que informó la agencia internacional Zenit.
Según el cable de la agencia, Introvigne, representante de la Organización para la Seguridad y la Cooperación en Europa (OSCE) para la lucha contra la intolerancia y la discriminación contra los cristianos, señaló que 105.000 cristianos son asesinados cada año por su fe, contando sólo propiamente los verdaderos martirios, llevados a la muerte por ser cristianos, sin considerar las víctimas de guerras civiles o entre naciones.
“Si no se gritan al mundo estas cifras, si no se pone fin a esta masacre, si no se reconoce que la persecución de los cristianos es la primera emergencia mundial en materia de violencia y discriminación religiosa, el diálogo entre las religiones producirá sólo encuentros muy bonitos pero ningún resultado concreto”, declaró el experto.
En el encuentro, según consigna Zenit, participaron personalidades importantes como el presidente de los obispos europeos, el cardenal Péter Erdo; el custodio de Tierra Santa, el padre Pierbattista Pizzaballa; el presidente del Consejo Pontificio para la Pastoral de los Migrantes e Itinerantes; el arzobispo Antonio Maria Vegliò; el arzobispo maronita de Beirut Paul Matar; el “ministro de Exteriores” de la Iglesia ortodoxa rusa, el metropolitano Hilarion; el representante del Congreso Judío Europeo Gusztav Zoltai; el de la Organización de la Conferencia Islámica, Ömür Orhunn, y el secretario general de la Comisión para el diálogo islamo-cristiano en el Líbano, Hares Chakib Chehab. 
El diplomático egipcio Aly Mahmoud declaró que en su país están por llegar leyes que protegerán a las minorías cristianas, persiguiendo como delito los discursos que incitan al odio y vetando las reuniones hostiles en el exterior de las mezquitas.
“Pero el peligro - destacó el cardenal Erdo – es que muchas comunidades cristianas en Oriente Medio mueran por la emigración, porque todos los cristianos sintiéndose amenazados escaparán”.
“Que Europa se prepare para una ola de inmigración, esta vez de cristianos que huyen de las persecuciones”, advirtió.
Por su parte, el metropolitano Hilarion recordó que “al menos un millón” de cristianos víctimas de persecución en el mundo son niños.

Fonte: www.aica.org

21 giugno 2011

La loro storia è la nostra storia


In occasione del Sessantesimo Anniversario della Convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato
l'Associazione Rinascimento ha prodotto un video e uno spot per l'UNHCR ITALIA, per ricordare
attraverso la storia di sei rifugiati giunti dagli anni 50' ad oggi in Italia, l'importanza di questa carta.

Rapporto Italiani nel mondo 2011


Roma - Oggi, 21 giugno, è stato presentato il “Rapporto Italiani nel Mondo” 2011, promosso dalla Fondazione Migrantes e dalla Cei, dedicato quest'anno al tema '1861-2011: Centocinquant'anni di unità e di emigrazione'.
La presentazione ha avuto luogo a Roma, presso l'Auditorium di Via Rieti 11-13.
L’evento è iniziato con la proiezione del Video di TV2000 “Rapporto Migrantes 2011”, introdotto dal Direttore delle News di TV2000 Dott. Stefano De Martis.
Di seguito, la Dott.ssa Delfina Licata, Capo Redattore Rapporto Italiani nel Mondo, ha illustrato il VI Rapporto Migrantes.
Hanno intervenuto alla presentazione:
Dott. Piergiorgio Sciacqua – Co-presidente EZA (Centro Europeo sulle Questioni dei Lavoratori)
Dott. Alberto Tafner – Presidente Associazione “Trentini nel Mondo”
Cons. Marilina Armellin – Capo Uff. IV della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie (Ministero Affari Esteri)
La chiusura dell’evento è stata affidata a Mons. Giancarlo Perego – Direttore Generale “Fondazione Migrantes”, che ha concluso la sua partecipazione con il messaggio dal Presidente italiano Giorgio Napolitano:

«È importante, nell'attuale contesto ripercorrere la lunga e sofferta stagione delle emigrazioni in diversi continenti di cittadini italiani che ha scandito, a più riprese, la vicenda dello Stato postunitario. Dalla storia di queste esperienze occorre trarre gli strumenti per una più accurata lettura del fenomeno migratorio, soprattutto in rapporto ai flussi attuali, dal Sud al Nord del mondo, di cui siamo stati testimoni e in misura crescente destinatari e ai quali i recenti avvenimenti nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente hanno conferito un'indubbia accelerazione.
L'abbandono della propria terra è sempre una scelta aspra e dolorosa e i dati del Rapporto italiani nel mondo, che merita il più vivo apprezzamento per il rigore e la profondità dell'indagine, ne costituiscono una puntuale conferma. Il mio auspicio è che la lezione del passato possa tradursi in un insegnamento per il presente, rafforzando quell'antica attitudine all'accoglienza, all'asilo e alla solidarietà che appartiene ai valori autentici del nostro popolo.
[…] tutti i paesi autenticamente democratici, l'Unione Europea e la comunità internazionale non possono sottrarsi al dovere di un'accoglienza solidale, in un quadro di regole che diano ordine ai flussi migratori e valgano a stroncare turpi traffici di esseri umani, anche attraverso modalità efficaci di cooperazione con i paesi di provenienza. Con l'auspicio che le vostre iniziative contribuiscano a reagire ad ogni forma di assuefazione e di indifferenza, rivolgo a tutti i presenti un caloroso augurio di buon lavoro».

Per l’Ambito Missione ad/inter gentes hanno partecipato sr. Bernarda Santamaría e sr. Maike Loes.

Día Mundial del Refugiado 20 JUNIO

El 20 de junio de cada año se celebra el Día Mundial del Refugiado. Desde su creación en 1951 el ACNUR ha protegido a decenas de millones de refugiados. En este día es importante destacar la protección de aquellas personas que han tenido que salir de sus hogares a causa de la violencia y el miedo dejándolo todo atrás. Existen más de 42 millones de personas que han tenido que dejarlo todo; 16 millones de refugiados fuera de sus países y 26 millones de desplazados internos.

20 giugno 2011

Giornata Mondiale del Rifugiato, a Zwedru si celebra l’accoglienza


Parata, rinfresco e per finire, una partita di calcio tra profughi e personale umanitario: a Zwedru, nell’est della Liberia, nei campi profughi e nelle strade si è nel pieno delle attività promosse per la Giornata mondiale del rifugiato, riferiscono alla MISNA fonti della Caritas-Liberia sul posto. Da alcuni mesi la Liberia ospita oltre 100.000 profughi fuggiti dalla Costa d’Avorio, in particolare dal confinante ovest, a causa delle violenze dilagate nel paese dopo le elezioni presidenziali contestate dello scorso novembre.
Nella sola contea orientale del Grand Gedeh, in cui si trova Zwedru, si trovano 73.000 profughi della Costa d’Avorio, secondo gli ultimi dati ufficiali. “C’è un timido tentativo di rimpatrio da parte di alcuni, ma la maggioranza non si sente in sicurezza per poter tornare nei propri villaggi, in gran parte distrutti. C’è anche il forte timore di rappresaglie” ha detto alla MISNA l’esponente della Caritas liberiana, sottolineando che le relazioni tra rifugiati e autoctoni sono serene. “Nel Grand Gedeh vivono molte persone di etnia guéré, la stessa di ivoriani fuggiti dall’ovest, parlano la stessa lingua, hanno le stesse radici, non si sentono differenti” ha aggiunto la fonte della MISNA.
Lo spirito di accoglienza che ha finora contraddistinto lo scenario liberiano è stato evidenziato anche da Antonio Guterres, Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, intervenendo stamani a Roma alla presentazione del rapporto annuale dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr). Parlando della situazione dei profughi ivoriani, Guterres ha citato l’esempio di un villaggio liberiano i cui abitanti hanno condiviso con i profughi ivoriani anche una risorsa preziosa, come dei semi da piantare, in segno di amicizia e di solidarietà.
In partenariato con l’Acnur e altre organizzazioni, la Caritas partecipa alla distribuzione di beni alimentari e non, è incaricata della registrazione e dell’identificazione dei profughi e partecipa all’organizzazione di attività socio educative nei campi. La sopravvivenza della stragrande maggioranza dei profughi dipende quasi esclusivamente dall’assistenza umanitaria.
Fonte: www.misna.org

AMERICA/CILE - Di fronte ad un mondo diviso, i bambini dell'Infanzia Missionaria vogliono diventare "una sola anima e un solo cuore"


Valparaiso (Agenzia Fides) - Migliaia di bambini cileni della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria, all'insegna dello slogan "Infanzia Missionaria: una sola anima, un solo cuore", hanno celebrato ieri, domenica 19 giugno, la Festa della Santa Infanzia. Le attività e le celebrazioni, in quasi tutti i luoghi, sono state collegate alla Missione Continentale, che quest'anno intende riflettere e promuovere la spiritualità della comunione missionaria.
Sabato 18 giugno, nonostante il maltempo, sfidando forti piogge e venti, circa 500 bambini insieme ai loro animatori e ai genitori, si sono riuniti nella città di Valparaiso per una grande festa comunitaria. Al centro della giornata vi è stata la celebrazione eucaristica, presieduta da p. Gianluca Roso, Direttore nazionale delle POM e concelebrata da mons. Jaime Fernandez, Direttore diocesano delle POM di Valparaiso. La Messa è stata preceduta dalla preghiera del Rosario Missionario, animato dai bambini che hanno pregato ed eseguiti canti e balli dei cinque continenti.
"I bambini - si legge nella nota inviata dalle POM del Cile all'Agenzia Fides - hanno riflettuto sul mistero di Dio basandosi su disegni, canzoni e animazioni; guidati dallo slogan 'una sola anima, un solo cuore', hanno voluto vedere, per così dire, il Cuore di Dio, la realtà più profonda, che deve essere l'Unità nella Trinità, una suprema e profonda comunione di amore e di vita. Dio è Uno in quanto è tutto Amore e solo Amore, ma proprio perché è amore, è apertura, accoglienza, dialogo. Con entusiasmo i ragazzi si sono impegnati a diventare intorno a loro la presenza viva di questo amore; vogliono, di fronte ad un mondo diviso, diventare una sola anima e un solo cuore" conclude la nota. (CE)
Fonte: www.fides.org

Estatuto de Refugiados genera conflicto para acogida de haitianos


"Tras año y medio después del terremoto (en Haití), más de un millón de personas sigue viviendo en campos de desplazados (…) Todo ello ha supuesto un incremento notable de la migración haitiana hacia América Latina”. La afirmación es de la ONG Entreculturas y del Servicio Jesuita a Refugiados (SJA). Describe una práctica que tiene por lo menos tres mil años: la recepción de refugiados en tierras extranjeras. Tal práctica será recordada el próximo día 20, con el Día Mundial de los Refugiados, establecido por las Naciones Unidas en 2001.
El debido refugio, sin embargo, no se está realizando de manera pacífica en los países que reciben a los haitianos. Entreculturas y SJA critican la ambigüedad que manifiestan los gobiernos a la hora de aplicar el Estatuto del Refugiado, aprobado en la Convención de Ginebra en 1951. "¿Estas personas serían ‘refugiados’ o ‘migrantes económicos’?”, pregunta la ONG. Ante esta duda, las autoridades evitan ofrecer asistencia y protección, al mismo tiempo que endurecen sus políticas migratorias para blindar sus fronteras.
El Estatuto establece que "refugiado” es alguien que "temiendo ser perseguido por motivos de raza, religión, nacionalidad, grupo social u opiniones políticas, se encuentra fuera del país de su nacionalidad y que no puede o, en virtud de ese temor, no quiere valerse de la protección de ese país”.
En este sentido, de acuerdo con la Agencia de las Naciones Unidas para Refugiados (ACNUR), refugiados y migrantes, aunque viajen de la misma manera, con frecuencia, son fundamentalmente distintos. Por esta razón, son tratados de manera muy diferente ante el derecho internacional.
Esta "interpretación restrictiva”, de acuerdo con Entreculturas y SJA, es lo que está generando dificultad a la hora de dar refugio a los haitianos. En las cercanías del Día Mundial del Refugiado, este impasse viene dando como resultado violaciones relevantes a los derechos humanos de esa población, así como tráfico de personas. Seducidos por falsas promesas de estudios y trabajo, los haitianos son víctimas de redes de tráfico durante su tránsito a otros países.
La organización Amnistía Internacional (AI), por su parte, manifiesta otra interpretación del Estatuto. También reconoce como refugiados a personas que toman la difícil decisión de dejar sus hogares ante situaciones de "guerra, persecución, desastres ambientales, pobreza”, entre otras razones.
"Las personas refugiadas dejan su país porque no les queda otra opción y porque temen por su vida o su seguridad o por la de su familia. También huyen (…) cuando su gobierno no quiere o no puede protegerlas frente a graves abusos contra los derechos humanos”, explica AI. Terremoto, epidemia de cólera, paso de huracanes, son situaciones que se viven en Haití, que provocan la fuga y la búsqueda de un nuevo futuro.
Actividades en el Día Mundial del Refugiado
El día 20 de junio estará caracterizado por diversas actividades en el mundo. Las Naciones Unidas trabajan este año con la Campaña "Vamos a ponernos los zapatos de los refugiados y dar el primer paso para entender su situación”. Como parte de la Campaña, la ACNUR presentará el informe "Tendencias Globales 2010”, con las últimas estadísticas mundiales sobre asilo y refugio.
También el día 20, Amnistía Internacional realiza un acto en la Plaza de las Armas, en Santiago de Chile, a partir de las 20 horas. El objetivo es mostrar imágenes y testimonios de manera de exponer la grave situación de los refugiados en el mundo.
En México, la organización Iniciativa ciudadana para la Promoción de la Cultura del Diálogo realiza un Festival Cultural, del 16 al 26 de junio, con el propósito de "conocer el gran valor y aportesde las personas refugiadas en México y nos anima apromover elrespeto y la solidaridad”, dice la nota de divulgación.

Il Papa: accogliere i rifugiati fino a che non tornano nel loro Paese


Oggi, 20 giugno, si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato. In tale circostanza, quest’anno si celebra il sessantesimo anniversario dell’adozione della Convenzione internazionale che tutela quanti sono perseguitati e costretti a fuggire dai propri Paesi.

Ieri, domenica 19 giugno, il Papa introducendo l'Angelus dopo la Messa nello Stadio di Serravalle, a San Marino, ha ricordato i rifugiati, esortando tutti ad accoglierli finché non riusciranno a tornare nei propri Paesi.
Benedetto XVI ha invitato “le autorità civili ed ogni persona di buona volontà a garantire accoglienza e degne condizioni di vita ai rifugiati, in attesa che possano ritornare in Patria liberamente e in sicurezza”.

Fonte: www.zenit.org

17 giugno 2011

Giornata Mondiale del Rifugiato 2011


20 giugno 2011 - La loro storia è la nostra storia, da 60 anni al fianco dei rifugiati

Sessant’anni fa entrò in funzione l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).  A pochi mesi di distanza, nel luglio del 1951, fu poi promulgata la Convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati.
Da allora, in tutte le sue operazioni, l’Agenzia ha aiutato milioni di persone sia durante le emergenze umanitarie che a ricostruirsi le proprie vite, assistendole nel ritorno a casa o attraverso il reinsediamento in nuovi paesi. Nonostante i profondi cambiamenti che hanno ridisegnato la mappa geopolitica del mondo, la pace resta ancora un obiettivo lontano per molte regioni del pianeta.
Persecuzioni, guerre, violazioni generalizzate dei diritti umani ed esilio continuano a rappresentare il destino quotidiano per 43.7 milioni di uomini, donne e bambini. Per la maggior parte di essi, quasi 34 milioni, l’UNHCR ha dovere di assistenza.

Quest'anno l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) dedica la Giornata Mondiale del Rifugiato al 60° anniversario della Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo Status dei rifugiati, il primo accordo internazionale che impegna gli stati firmatari a concedere protezione a chi fugge dalle persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche.

Per celebrare questa importante ricorrenza l'UNHCR, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, organizza una conferenza a Roma per il prossimo 20 giugno alla presenza del Presidente dalla Repubblica Giorgio Napolitano e dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres.
Ore 15,45 - Palazzo Rospigliosi, via XXIV Maggio 43 Roma.
Durante il corso della conferenza verrà proiettato il video "La loro storia è la nostra storia. Da 60 anni al fianco dei rifugiati".



Las Obras Misionales Pontificias llaman a rezar por la Patagonia


Buenos Aires, 16 Jun. 11 (AICA) - Villa la Angostura cubierta por las cenizas

El director nacional de las Obras Misionales Pontificias (OMP), presbítero Osvaldo Pablo Leone, emitió un comunicado en el que convoca a todas las comunidades parroquiales y capillas, colegios e instituciones católicas del país, como también a todos los hombres de buena voluntad de cualquier confesión religiosa, a solidarizarse, reflexionar y elevar una oración por el dolor de los habitantes de la Patagonia, que sufren las consecuencias de la erupción del volcán Puyehue de Chile.
El presbítero invita a que “el próximo fin de semana, sábado 18 y domingo 19 de junio, ofrezcan sus oraciones para que los habitantes de la Patagonia puedan encontrar el acompañamiento y compromiso concretos de cada argentino”.
“La acumulación de cenizas en el sur de nuestro país a causa de la erupción del volcán chileno Puyehue, ha puesto a esta región en estado de emergencia por los daños que ha provocado y nos preocupa a todos el dolor y la angustia de tantos hermanos argentinos, lo cual nos hace sufrir”, señaló el director de OMP Argentina.
El padre Leone aseguró que “el Señor jamás nos abandona, aunque nosotros sí algunas veces, llevados de ambiciones desmedidas”, y agregó: “Ojalá que las cenizas no sean solamente un problema que nos quite la paz y ahí termine todo, sino que la dificultad nos ayude a acudir a Él para pedirle que esas mismas cenizas no nos quiten la visión de su presencia en nuestra vida”.
“Vivimos días de incertidumbre - afirmó el padre Leone- cuando las provincias del sur argentino, representadas en miles de rostros concretos que sufren y al mismo tiempo se movilizan y se solidarizan unos con otros; cuando la tierra, en esta porción del planeta, gime una vez más, advirtiendo al ser humano las consecuencias del atropello a la naturaleza, a la creación de Dios”, concluyó.

Encuentro de la Infancia y Adolescencia Misionera


Buenos Aires (AICA) - La secretaria internacional de la Pontificia Obra de la Santa Infancia, doctora Jeanne Baptistine Ralamboarisom.
Los días 27 y 28 de agosto se realizará en la provincia de La Rioja, el 1er Encuentro Nacional de la Infancia y Adolescencia misionera, con el lema “Unidos a Jesús, misioneros de la Vida”.
El encuentro contará con la presencia de la secretaria internacional de la Pontificia Obra de la Santa Infancia (P.O.S.I.), doctora Jeanne Baptistine Ralamboarisom, que viaja por primera vez al continente americano en una visita oficial.
También por primera vez, una mujer y laica, guía una de las cuatro Secretarías Generales en Roma de las Obras Misionales Pontificias, también por primera vez desde la fundación de la Pontificia Obra de la Santa Infancia, la Secretaría General de la P.O.S.I. está a cargo de alguien que no es de Europa.
Fonte: www.aica.org

16 giugno 2011

La Madre e le neo-missionarie



Madre Yvonne Reungoat e le neo-missionarie
La Madre ha incontrato le neo-missionarie nel pomeriggio del 14 giugno per condividere con loro alcune delle sue convinzioni riguardo alla missione e alla vocazione missionaria.
Nei prossimi giorni alcune delle neo-missionarie già partono, o per un breve ritorno all’ispettoria di origine o per imparare una lingua diversa, per dopo raggiungere il posto dove sono state destinate. 
L’incontro è stato molto familiare e la Madre ha parlato da missionaria alle più giovani missionarie. 
Tra quanto ha detto la Madre, essa ha ricordato al gruppo che le prime missionarie partite per l’America sono andate per mai più tornare, tutto perché avevano un grande amore a Gesù e tanto distacco da sé. 
La Madre ha incoraggiato le neo-missionarie a vivere in atteggiamento di disponibilità secondo i bisogni dell’Istituto e a puntare più sull’essere che sul fare. 
Alla fine dell’incontro, le neo-missionarie manifestarono il loro ringraziamento per la presenza di Madre Yvonne, il suo accompagnamento e l’interesse per il gruppo e per ciascuna in particolare. Poi, le hanno offerto un piccolo dono, insieme a una corona del rosario con il nome di ogni neo-missionaria, con la promessa/richiesta di ricordarsi a vicenda nella preghiera. 
In serata, dopo la cena, le neo-missionarie si sono incontrate con tutte le Consigliere per dire un grazie e un “a presto”. 
Le neo-missionarie hanno fatto un anno di preparazione all’Urbaniana oltre gli incontri sistematici a Casa generalizia per conoscere di più la dimensione missionaria dell’Istituto. Sono state destinate per Papua Nuova Guinea, Sudan, Cina, Tunisia, Mongolia, Siria e Africa Equatoriale.