23 aprile 2019

Suor Marcella SOLDAINI

Carissime sorelle, la sera del 16 aprile 2019, martedì della Settimana Santa, dall’Ospedale italiano di Damasco (Siria) diretto dalle FMA, il Signore ha chiamato a Sé la nostra carissima Suor Marcella SOLDAINI.

Nata a Torre Annunziata (Italia) il 23 aprile 1931
Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1961
Appartenente all’Ispettoria Medio Oriente “Gesù Adolescente”

Suor Marcella era gemella della sorella Renata. Erano cinque sorelle e due fratelli di papà Ruggero, romano di origine, onesto ispettore doganale e di mamma Clelia, napoletana, competente e famosa maestra di scuola elementare. Suor Marcella ha lasciato scritto: «Dai genitori abbiamo tutti ereditato una buona educazione e valori importanti per essere “buoni cristiani e onesti cittadini”. Mamma era molto pia e con l’arrivo dei Salesiani a Torre, fu Cooperatrice salesiana per cui i figli di don Bosco hanno inciso sulla nostra formazione. Appena ottenuto il diploma di maestra a 18 anni, incominciai subito ad insegnare in casa accanto alla mamma che, per aiutare il bilancio familiare, aveva organizzato nel pomeriggio un dopo-scuola per gli scolaretti più deboli. Contemporaneamente continuai lo studio per vincere il Concorso magistrale. Infatti, finiti gli studi, fui assunta come insegnante di ruolo nella scuola serale e comunale».
Per il grande affetto che nutrivano per Marcella, i genitori a lungo le rifiutarono il permesso di entrare nell'Istituto. E lei impedì alla mamma di prepararle il corredo, come aveva fatto per le altre sorelle. Giunta a 28 anni, fu aiutata nella fuga programmata dai Salesiani, approfittando dell’invito alla festa del 40° dell’Associazione cattolica, essendo stata iscritta al Movimento Maestri dell’Azione Cattolica (MMAC). E così nel 1958 arrivò a Torino Valdocco, nell’allora Casa generalizia, dove fu accolta da madre Angela Vespa. Il 31 gennaio 1959 fu ammessa al Postulato. Trascorse cinque anni in Piemonte, che per lei furono indimenticabili, tra cui i due anni di Noviziato a Casanova con altre 60 novizie provenienti da tutto il mondo.
Fece la sua professione il 5 agosto 1961 e la prima destinazione fu la casa “Madre Mazzarello” di Torino. Insegnò per due anni nella scuola e animò l’oratorio per le ragazze immigrate dal Sud. Le Superiore non accettarono inizialmente la sua domanda missionaria perché stare con quelle ragazze, era considerato già come essere in missione. La Provvidenza le venne incontro con l’appello fatto alla Madre da parte della direttrice del Cario Heliopolis, suor Romilde Manifieri: chiedeva un’insegnante di italiano per la scuola. La risposta positiva le giunse in un bigliettino di colore celeste scritto da madre Angela. Suor Marcella provò tanta gioia e partì felice via mare per l’Egitto con un’altra missionaria, suor Teresina Bertoncello.
Arrivarono il 4 settembre 1963. Si trovò tra alunne italiane nate all’estero. Suor Marcella insegnava nella scuola media e animava l’oratorio. Dopo la chiusura della scuola italiana nel 1970, l’obbedienza la chiamò in Libano a Kahalé, dove era stata trasferita la Casa ispettoriale dopo la seconda diaspora palestinese. A lei fu assegnato il servizio di Segretaria ispettoriale e assistente delle aspiranti e postulanti fino al 1972. Venne poi mandata per sei mesi a Roma come studente all’Istituto Teologico “Teresianum”. Tornata a Kahalé fu nominata Direttrice, Maestra delle novizie e Segretaria ispettoriale. Rimase fino al 1977, per passare in seguito a Kartaba come Direttrice e insegnante. Nel 1983 fu aiuto-economa per un anno al nostro Ospedale di Damasco. Dal 1984 e per un sessennio tornò in Egitto, in Alessandria, come Direttrice. L’obbedienza la chiamò di nuovo a Kahalé nel 1990 per un altro sessennio come Animatrice di comunità. In seguito fu cuoca e aiutante-economa ad Amman per un anno e nel 1997 nella comunità della Scuola di Damasco fu ancora Direttrice fino al 2004. Tornò a Kahalé per un anno come assistente delle giovani in formazione, prestandosi pure per vari servizi in casa. Dal 2005 fino al 2011 venne nominata per un altro sessennio Direttrice a Damasco nella comunità della Scuola, dove rimase, in seguito, vicaria fino all’ultimo.
Suor Marcella fu una missionaria sempre felice, zelante e ricca di Dio. Lo sapeva tramettere a tutti, piccoli e grandi, cristiani e musulmani. Si distingueva per la sua accoglienza incondizionata, discreta e fraterna. Insegnante nata e competente a livello educativo, sapeva formare le alunne alla fede e al servizio. Donna contemplativa, di preghiera semplice e profonda, trasmetteva l’amore all’Eucaristia e a Maria Ausiliatrice. Dai suoi occhi azzurri si poteva contemplare il cielo e dalle sue parole s’imparava l’incanto per le cose di Dio. Il suo sorriso aperto e sincero, rassicurava chi l’avvicinava e suscitava confidenza. Era in lei vivo ed evidente l’autentico stile salesiano assunto dalla mamma, dai Salesiani che l’hanno guidata da giovane e dalla formazione nell’Istituto. Infatti, la si può descrivere come l’apostola della preghiera e delle vocazioni. Le giovani in formazione trovavano in lei un cuore di madre e una profonda spiritualità salesiana. In un suo scritto, leggiamo: «Un grazie continuo rivolgo al Padre per quanto ho ricevuto dall’Istituto e dalle Superiore/i, perché mi hanno aiutato a far mio lo spirito della mia bella Famiglia religiosa».
Da tempo suor Marcella soffriva di gravi disturbi intestinali. Il giorno 15 ebbe un malore. Ricoverata nel nostro vicino Ospedale per infarto intestinale, venne operata d’urgenza; ma non si è più ripresa.
La sua perdita si aggiunge a quella di numerose missionarie italiane che, con coraggio, si sono mescolate alla gente di queste terre travolte da rivoluzioni e guerre a catena. Non hanno mai pensato al ritorno, anzi, fino all’ultimo respiro hanno sostenuto, amato ed educato generazioni di alunni e di consorelle alla vita e per la vita. Suor Marcella ha tanto amato la Siria in cui ha consumato gli ultimi anni della sua vita. Ottenga ora per noi dal Signore, che le ha fatto anticipare la Pasqua, il dono della vera pace. Offriamo per lei generose preghiere di suffragio.

L’Ispettrice
Suor Lina Abou Naoum

Suor Maria NARISI

Carissime sorelle, il 14 aprile 2019, domenica delle Palme, dalla casa “S. Giuseppe” di Caracas Altamira (Venezuela), il Signore ha chiamato a Sé la nostra carissima sorella Suor Maria NARISI.
Nata a S. Giuseppe Iato (Palermo) il 13 maggio 1934
Professa ad Alì Terme (Messina) il 5 agosto 1958
Appartenente all'Ispettoria Venezuelana “San Giovanni Bosco”

Il papà di suor Maria era uno dei fondatori dell'Azione Cattolica e, soprattutto durante la guerra, cercava di salvare chi era in pericolo. La mamma ogni settimana visitava i malati. Si può quindi comprendere il coraggio, la determinazione e la forza di suor Maria in difesa dei più deboli e dei diritti degli indigeni.
Suor Maria non avrebbe voluto diventare suora, ma missionaria laica. Un giorno il parroco la invitò a partecipare ad un incontro formativo che si teneva a Messina, nella Casa ispettoriale delle FMA. Esitò ad accettare, ma siccome le piaceva viaggiare, finì con l’acconsentire. Iniziò a fare domande alle suore e, quando le dissero che avevano molte case in missione, pensò che avrebbe potuto diventare suora missionaria. Iniziò il postulato a Messina il 31 gennaio 1956. Dopo il Noviziato ad Alì Terme, emise i primi voti il 5 agosto 1958. Espresso il desiderio di andare in missione, venne mandata a Torino e l’anno dopo in Spagna per prepararsi. Nel frattempo morì il papà e la mamma, anche se temeva di non rivederla più, accettò che partisse per l’America. Aveva 36 anni quando arrivò in Venezuela e l’Amazzonia è stata il suo unico campo di missione. Di fatto, arrivò a Caracas nella Casa “San José” solo in questi ultimi mesi per motivi di salute. La prima destinazione fu la missione appena fondata nell'Isla del Ratón nel 1970. Raccontava che la gente cercava di capire se le suore fossero persone reali o fantasmi. E suor Maria entrò così tanto nella vita di quel popolo che la gente quando la incontrava diceva: "Lei è la mia mamma".
Dopo dieci anni, fu trasferita a La Esmeralda dove lavorò per tre anni e poi nel 1983 ritornò all’Isla del Ratón. Più a lungo restò a San Fernando de Atabapo fino al 2006, poi fu ancora all’Isla del Ratón fino al 2018. Il suo cammino missionario, costellato da pericoli per fiumi e per animali ferici, da interventi chirurgici improvvisati per salvare piccoli e grandi, è intessuto di corsi di promozione umana e di formazione dei catechisti, lavoro pastorale in molte comunità indigene, visite ai villaggi, iniziative in difesa dei diritti umani di cui fu pioniera. E, come se ciò non bastasse, l’impegno a proteggere le proprietà degli indigeni con la costituzione di un comitato di difesa dei diritti umani, di cui lei stessa divenne coordinatrice in San Fernando de Atabapo. Molte le denunce alle autorità civili e militari, i richiami per le loro scelte, al punto che iniziarono a chiamarla suor Piedrita per le “pietre” che continuamente poneva loro davanti quando commettevano qualche ingiustizia. I casi di difesa dei diritti degli indigeni potrebbero riempire un libro, tante sono le vittime di abusi che hanno trovato in lei la loro più strenua avvocata. Andava fino alle estreme conseguenze, ottenendo la libertà per l'imputato condannato ingiustamente, chiedendo persino il test del DNA per salvare qualcuno. Per difendere una persona, soprattutto se giovane, raccoglieva tutte le prove possibili, tanto che un giudice uscì un giorno con questa espressione: "Se lo sta difendendo suor Maria, sono sicuro che è innocente". Anche la sua esperienza nel Centro di reclusione minorile è commovente. Aveva piena libertà di lavorare con quei ragazzi. Come don Bosco organizzava passeggiate, teatri, concorsi, coinvolgendo insegnanti e persone sensibili a questa causa. Ricevette minacce da autorità civili e militari. Un giorno le dissero: "Abbia cura di lei, sorella. Ricordi che mons. Romero è stato ucciso dai guerriglieri". E lei rispose molto seriamente: “Se questa è una minaccia, non ho paura; spero che tocchi anche a me la sua sorte!”. Moltissimi i casi in cui si dimostrò donna forte e coraggiosa nel difendere la causa dei poveri ed essere voce dei senza voce.
Nel 2007 venne inaugurata la Scuola materna “Maria Narisi” in segno di affetto e gratitudine per lei, donna intraprendente e coraggiosa per la difesa dei diritti soprattutto dei bambini e delle donne. Nel 2009 ricevette la decorazione "Ordine del sole di Yapacana" del Municipio di Atabapo. Dal Comune di Autana, Isla de Ratón, le dedicarono questo riconoscimento: "Donna che per l’immensità del suo amore ha tanto di Dio e per la costanza e la dedizione tanto di angelo". Anche da questo Municipio ricevette un riconoscimento "per aver continuato ad accompagnare e a cooperare nella lotta delle popolazioni indigene”. Nel 50° della sua professione religiosa, il Vescovo della diocesi le inviò una bellissima lettera in cui affermava che era stata per lui una delle figure che hanno maggiormente influito sulla sua vocazione sacerdotale.
Suor Maria, scrive mons. Francesco Micciché, è un messaggio di speranza per il nostro popolo. La sua vita trasformata in amore, spesa per amore, tutta donata ai nostri fratelli e sorelle in terra di missione è un canto d'amore che scaturisce da questa comunità.
E noi, sorelle della sua amata Ispettoria che abbiamo avuto il privilegio di averla tra noi, le chiediamo che continui a mostrare la sua energia per la difesa dei bisognosi, che interceda perché molti giovani siano attratti dal suo ardore missionario e diano una risposta determinata e coraggiosa come la sua.

L’Ispettrice
Suor Margarita Hernández

17 aprile 2019

"Progetto Lerato" - Sud Africa (AFM)









“La diversità religiosa come fattore della migrazione. La sfida dell’evangelizzazione e una sua rilettura alla luce del rispetto delle diversità"



L'insegnamento della Chiesa per i migranti e i rifugiati





Sicurezza nell'opera missionaria e nella migrazione



Suor Elena MARTÍ REY

Carissime sorelle, il giorno 11 aprile 2019, dalla comunità del Collegio "María Auxiliadora" di Guatemala City (Guatemala), ha pronunciato il suo “sì” gioioso per sempre la nostra amata sorella Suor Elena MARTÍ REY.

Nata a Cádiz (Spagna) il 31 gennaio 1926
Professa a San José del Valle, Sevilla (Spagna) il 6 agosto 1952
Appartenente all'Ispettoria Centro America Nord "SS. Salvatore"

Suor Elenita – come era chiamata – nacque in una famiglia numerosa, profondamente cristiana e unita, benedetta da due figli donati alla Chiesa: un sacerdote, missionario tra gli Scolopi e lei, FMA. Elenita era una bimba vivace e irrequieta, ma con un animo innocente e puro. La mamma le raccontava che, alla sua nascita, rischiò la morte, ma fu salvata per intercessione di S. Giovanni Bosco, di cui il papà era molto devoto.
Accolta la chiamata del Signore, fu ammessa al postulato il 31 gennaio 1950 a Sevilla. Il 5 agosto iniziò il noviziato e due anni dopo divenne FMA. A San José del Valle e a Sevilla fu educatrice nella scuola materna: aveva un'arte speciale per intrattenersi con i più piccoli e comprenderli. Ottenuto nel 1966 il diploma necessario, per sei anni fu insegnante della pre-primaria a Las Palmas de Gran Canaria. Nel 1976 venne trasferita al Collegio "María Auxiliadora" di Arcos de la Frontera dove fu impegnata nella pastorale giovanile.
Dopo anni di intensa donazione apostolica nell’Ispettoria di Sevilla, mossa da un autentico spirito missionario, chiese di andare in Centro America per dedicarsi soprattutto alle comunità delle popolazioni indigene del Guatemala. In quel periodo aveva la mamma anziana e malata per cui, nonostante fosse curata dalla sorella maggiore, le Superiore insistettero perché aspettasse un po'. Ma il suo desiderio di andare in missione era così forte che fece il distacco totale. La mamma, che generosamente la lasciò partire, morì poi nel 1980 mentre lei era ad Aguacatán, in Guatemala.
Dal 1977 al 1978 suor Elena fu per un anno a Roma per la formazione missionaria all'Università Urbaniana e nel 1979 raggiunse il Centro America per lavorare tra le popolazioni indigene. Aveva 53 anni e, anche se non più giovane, era vivace e mossa da un grande ardore apostolico, secondo lo stile di don Bosco e di madre Mazzarello. Da allora, si dedicò con gioia, amore e generosità all’insegnamento nelle scuole parrocchiali di Aguacatán, Soloma, Santa Eulalia, San Pedro Carchá, Cobán e Alta Verapaz.
Suor Elenita è stata un'autentica missionaria coraggiosa e determinata, con una grande passione evangelizzatrice, totalmente dedita ai bambini indigeni della scuola materna e della prima classe elementare, verso i quali manifestava una particolare predilezione. Insegnava loro con dolcezza e con una creatività unica. Nonostante le difficoltà della lingua e le classi molto numerose, con lei imparavano anche i bambini con difficoltà di apprendimento. In comunità aiutava tutte. Aveva un forte senso dell'umorismo ed era abile nel coinvolgere le consorelle e le ragazze per teatri, balli e danze spagnole. Non cadeva in pettegolezzi o commenti negativi; sapeva coprire i limiti degli altri con la carità. Aveva uno spirito di preghiera semplice e profondo; era osservante delle Costituzioni, affezionata e disponibile verso le Superiore.
Nel 2005, per difficoltà di salute, venne trasferita alla Comunità del Collegio “Maria Auxiliadora” di Guatemala City: le sue forze non le permettevano più di sostenere il ritmo faticoso di lunghi viaggi e inverni rigidi. Ma anche lì il suo genuino spirito missionario l’aiutò a vivere il da mihi animas, cetera tolle con fede ardente, con grande amore per Gesù Eucaristia, Maria Ausiliatrice e don Bosco che l’aveva salvata alla nascita e che continuava ad intercedere per le persone che chiedevano il suo aiuto. Anche quando non poteva partecipare alla S. Messa, manteneva un’unione molto intensa con Gesù Eucaristia.
All’inizio di questo mese, i problemi polmonari si fecero più seri. Il 10 aprile ricevette la sua ultima Comunione con un notevole miglioramento che le permise di accogliere l’Ispettrice giunta per la visita canonica, ma il giorno successivo entrò in agonia. Una consorella che pregava il Rosario al suo fianco, ebbe la percezione che suor Elenita avesse visto qualcosa di molto bello, perché i suoi occhi si illuminarono. Un attacco cardiaco la portò nell’abbraccio del Padre che aveva tanto amato e servito.
Grazie, suor Elenita, per i tuoi 93 anni e 67 di vita salesiana donati in buona parte agli indigeni. Ora che sei con Gesù, intercedi per questa Ispettoria che ti ha tanto amato. Chiedigli di riaccendere in noi l'ardore del da mihi animas e di concederci vocazioni coraggiose come la tua.

L’Ispettrice
Suor Roxana Mária Artiga

Suor Elena MARTÍ REY

12 aprile 2019

Messaggio della Consigliera per le Missioni, Sr. Alaide Deretti (ita - eng - esp - fra - por - pl)


Carissime sorelle,
un affettuoso saluto ancora dal Brasile, dove mi trovo per la Visita Canonica all’Ispettoria “Laura Vicuña”, nello Stato di Amazonas. In questi giorni, oltre alla Visita, ho avuto la gioia di partecipare a diversi raduni a livello di Conferenza Interispettoriale (CIB) e anche a un incontro con tutte le Animatrici di Comunità di tre Ispettorie brasiliane: Ispettoria “Madre Mazzarello”, Ispettoria “Nossa Senhora da Paz” e Ispettoria “Nossa Senhora da Penha”. Le nove Ispettorie del Brasile stanno vivendo un bel percorso di discernimento e di attuazione di passi concreti, in vista della Nuova Configurazione prevista per il 2021. Affido alla vostra preghiera questa realtà e vi ringrazio per il sostegno e la vicinanza!

Proprio in questo 14 aprile, la Chiesa dà inizio alla Settimana Santa con la Domenica delle Palme. A ognuna auguro che questa settimana sia vissuta con grande spirito di fede, in atteggiamento di silenzio orante, meditando i misteri della vita di Gesù per meglio prepararsi alla “Notte dell’Alleluia” e all’“Alba della Vita che vince la morte”. Sia il nostro cammino illuminato dalla certezza che la morte non ha l’ultima parola. Sia ogni giorno di questa settimana vissuto in solidarietà e in comunione con tutti i crocifissi del mondo. Penso alle catastrofi naturali degli ultimi mesi; agli attentati terroristici; penso ai bambini e alle bambine vittime della tratta, della prostituzione; alle famiglie disgregate dalla guerra; a quanti soffrono a causa dell’ingiustizia, della persecuzione, della povertà. Ogni giorno qualcuno in qualche parte del mondo subisce la croce, il martirio, la morte!
Gesù è stato inchiodato sulla croce… ma non vi è rimasto prigioniero. Ha affrontato il buio della tomba, il freddo della notte, il silenzio della morte. E ne è uscito vittorioso!

La Lettera Apostolica “Maximum Illud”, il cui il centenario ricorre nel mese di novembre 2019, sottolinea l’impegno del missionario che, a imitazione di Gesù, arde di carità e riconosce in tutte le persone, anche in quelle che sembrano già perdute, persone “redente con lo stesso prezzo del sangue divino”, per cui “non si irrita per la loro rozzezza, non si sgomenta dinnanzi alla perversità dei loro costumi, non li disprezza o disdegna, non li tratta con asprezza e severità, ma cerca di attirarli con tutte le dolcezze della benignità cristiana, per condurli un giorno all’abbraccio di Cristo, il Buon Pastore”.

Secondo la “Maximum Illud” non esiste un’avversità che possa scoraggiare il messaggero di Cristo, poiché il missionario è riconoscente verso Dio che l’ha chiamato a una missione eccelsa. Il missionario “è disposto a tutto, a tollerare generosamente i disagi, le villanie, la fame, le privazioni, la stessa morte più dura, pur di strappare anche una sola anima dalle fauci dell’inferno”.

La vita di suor Maria Troncatti rispecchia bene il significato concreto delle parole sopra citate: nella lettera alla sorella Caterina (68), scrive: “… sempre sono qui all’Ospedale […] attendendo sempre ai miei poveri indigeni, sempre vengono a contarmi le loro sofferenze, le loro preoccupazioni ecc. Qualche volta danno un po’ di consolazione: sempre che siano un poco buoni. Altre volte mi rammarico [perché] li vedo sempre indigeni. Ma poi faccio questa riflessione: noi che siamo cresciuti in una famiglia tanto cattolica dalla nostra infanzia abbiamo purtroppo le nostre cadute. Questi poveri che non hanno mai conosciuto il Signore, non avevano mai sentito parlare di sacramenti, di religione. Ora a forza di parlare di Dio, dei sacramenti, qualche cosa con la grazia di Dio comprendono, ma ci vuol tempo e devono passare generazioni. C’è bisogno di tante preghiere e sacrifici. Grazie al Signore, già sono civilizzati, quasi tutti sanno leggere e scrivere, ma questo non basta! Speriamo che dopo qualche generazione conosceranno i loro obblighi di buoni cristiani”.

Già nella lettera n. 44 suor Maria scriveva alla Madre generale, madre Luisa Vaschetti: “Le kivarette, si sa, richiedono dalla mattina alla sera un esercizio continuo di pazienza, specialmente quelle che, venendo dalla foresta già grandicelle, non portano con sé che abitudini selvagge; la loro assistente, però, che da tre anni non le lascia mai né di giorno né di notte, si dice felicissima di star in mezzo ad esse, e non chiede altro che di potervi rimanere per tutta la vita. Invero il Signore concede conforti inesprimibili nell’assistere alla trasformazione di queste povere indiette, che a poco a poco vanno imparando le verità cristiane, insegnandole poi alle nuove venute, con tanto calore di convinzione e freschezza di spontaneità da commuovere”.

Carissime sorelle,
in questa Domenica delle Palme vi invito a pregare per la comunità “B. Maria Troncatti” di Gumbo (Juba – Sud Sudan), appartenente alla Visitatoria Maria Ausiliatrice (AES), fondata il 24 settembre 2012. Nel salutare le FMA che lì vivono e operano, assicuriamo la nostra preghiera per la pace in Sud Sudan!

Inoltre, vi chiedo una preghiera per le FMA che parteciperanno al primo Itinerario del PEM – Progetto di Spiritualità Missionaria – che si svolgerà in Brasile, dal 23 aprile al 14 maggio. Sia questo tempo un’occasione propizia per una rinnovata passione missionaria e una riscoperta delle nostre radici carismatiche missionarie.
Un grande grazie a tutte le Ispettorie che hanno reso possibile questa esperienza! Alle partecipanti auguro che, nel contatto con le origini dell’Istituto in America (Uruguay – Brasile), ognuna possa sperimentare e dire come suor Maria Troncatti: “Io sto proprio bene e sono sempre più felice d’essere suora e missionaria” (L 41).

Care Sorelle, vi auguro una Buona Settimana Santa, colma di tante grazie e di benedizioni del Signore. Un forte abbraccio e sempre in comunione fraterna. La vostra sorella,

Sr. Alaide Deretti
Consigliera per le Missioni


Queridas Hermanas,
un afectuoso saludo aún desde el Brasil, donde me encuentro para la Visita Canónica a la Inspectoría “Laura Vicuña”, en el Estado de Amazonas. En estos días, además de la Visita, he tenido la alegría de participar en diversas reuniones de la Conferencia Interinspectorial (CIB) y también en un encuentro con todas las Animadoras de Comunidad de tres Inspectorías brasileñas: Inspectoría “Madre Mazzarello”, Inspectoría “Nuestra Señora de la Paz” e Inspectoría “Nuestra Señora de la Peña”. Las nueve Inspectorías del Brasil están viviendo un valioso itinerario de discernimiento y de realización de pasos concretos, en vista de la Nueva Configuración prevista para el 2021. Confío a vuestra oración esta realidad y os agradezco por el apoyo y la cercanía!

Propiamente en este 14 abril, la Iglesia da inicio a la Semana Santa con el Domingo de Ramos. A todas les auguro que esta semana sea vivida con gran espíritu de fe, en actitud de silencio orante, meditando los misterios de la vida de Jesús para una mejor prepararción a la gran “Noche del Aleluya” y al “Amanecer de la Vida que vence la muerte”. Que nuestro camino esté iluminado con la certeza de que la muerte no tiene la última palabra. Que cada día de esta semana sea vivido en solidaridad y en comunión con todos los crucificados del mundo. Pienso en las catástrofes naturales de los últimos meses; en los atentados terroristas; pienso en los niños y en las niñas víctimas de la trata, de la prostitución; en las familias disgregadas por la guerra; en cuantos sufren a causa de la injusticia, de las persecuciones, de la pobreza. Todos los días alguno en cualquier lugar del mundo sufre la cruz, el martirio, la muerte!
Jesús ha sido clavado sobre la cruz… pero no ha permanecido prisionero. Ha afrontado la oscuridad de la tumba, el frío de la noche, el silencio de la muerte. Y salió victorioso!

La Carta Apostólica “Maximum Illud”, cuyo centenario se celebra en el mes de noviembre de 2019, subraya el compromiso misionero que, a imitación de Jesús, arde de caridad y reconoce en todas las personas, también en las que parecen ya perdidas , personas “redimidas con el mismo precio de la sangre divina”, por tanto “no se irrita por su maldad, no se desalienta frente a la perversidad de sus costumbres, no las desprecia o ignora, no las trata con dureza y severidad, sino que busca atraerlas con toda la dulzura de la benignidad cristiana, para conducirlas un día al abrazo de Cristo, el Buen Pastor”.

Según la “Maximum Illud” no existe una adversidad que pueda desanimar al mensajero de Cristo, porque el misionero reconoce que Dios le ha llamado para realizar una misión excelsa. El misionero “está dispuesto a todo, a tolerar generosamente los disgustos, las ofensas, el hambre, las privaciones, la muerte más dura, para arrancar una sola alma de las fauces del infierno”.

La vida de sor María Troncatti refleja muy bien el significado concreto de las palabras antes citadas: en la carta a la hermana Caterina (68), escribe: “… siempre estoy aquí en el Hospital […] atendiendo a mis pobres indígenas, que vienen a contarme sus sufrimientos, sus preocupaciones, etc. Alguna vez dan un poco de consuelo: siempre que sean buenos. Otras veces me entristezco [porque] los veo siempre indígenas. Pero después me hago esta reflexión: nosotras que hemos crecido en una familia tan católica desde nuestra infancia tenemos a veces nuestras caídas. Estos pobres que no han conocido jamás al Señor, ni han oido hablar de los sacramentos, de religión. Ahora, a fuerza de hablarles de Dios, de los sacramentos, qualquier cosa comprenden con la gracia de Dios, pero se requiere tiempo y deben pasar generaciones. Hay necesidad de mucha oración y sacrificios. Gracias al Señor, ya están civilizados, casi todos saben leer y escribir, pero esto no basta! Esperamos que después de algunas generaciones conozcan sus obligaciones de buenos cristianos”.

Ya en la carta n. 44 sor María escribía a la Madre general, madre Luisa Vaschetti: “Los jíbaros, se sabe, requieren de la mañana a la tarde un ejercicio de mucha paciencia, especialmente aquellos que, vienen de la selva ya grandecitos y traen sus costumbres salvajes; su asistente sin embargo, que hace tres años no los deja solos ni de día ni de noche, dice estar feliz en medio de ellos y lo único que pide es poder permanecer allí toda la vida. En verdad el Señor concede consuelos inexpresables al asistir a las transformaciones de estos pobres indiecitos, que van aprendiendo poco a poco las verdades cristianas, para enseñarlas a los que van llegando nuevos, con tanta convicción y espontaneidad que conmueven”.

Queridas hermanas,
en este Domingo de Ramos os invito a orar por la comunidad “B. Maria Troncatti” de Gumbo (Juba – Sudán del Sur), perteneciente a la Visitaduría María Auxiliadora (AES), fundada el 24 septiembre de 2012. Al saludar a las FMA que viven y trabajan allí, les aseguramos nuestra oración por la paz en Sudán del Sur!

Además, os pido una oración por las FMA que participarán en el primer Itinerario del PEM – Proyecto de Espiritualidad Misionera – que se realizará en Brasil, del 23 de abril al 14 de mayo. Sea este tiempo una ocasión propicia para una renovada pasión misionera y un redescubrimiento de nuestras raíces carismáticas misioneras.
Un gracias grande a todas las Inspectorías que han hecho posible esta experiencia! Auguro a las participantes que, en el contacto con los orígenes del Instituto en América (Uruguay – Brasil), cada una pueda experimentar y decir como Sor María Troncatti: “Yo estoy muy bien y siempre feliz por ser hermana y misionera” (L 41).

Queridas Hermanas, os auguro una Buena Semana Santa, colmada de tantas gracias y bendiciones del Señor. Un fuerte abrazo y siempre en comunión fraterna. Vuestra hermana,

Sr. Alaide Deretti
Consejera para las Misiones


Dearest Sisters,
An affectionate greeting from Brazil once again, where I am for the Canonical Visit to Laura Vicuna Province in the Amazon State. In addition to the Visit, during these days I had the joy of participating in various meetings at the Interprovincial Conference (CIB) level and also at a meeting with all the community Animators of the 3 Brazilian Provinces: Mother Mazzarello Province, Our Lady of Peace Province, and Our Lady of Penha Province. The nine Brazilian Provinces are living a beautiful discernment journey and the implementation of concrete steps in view of the New Configuration foreseen for 2021. I entrust this reality to your prayers and I thank you for your support and closeness!

Precisely on this April 14 the Church begins Holy Week with Palm Sunday. I wish everyone to live this week with a great spirit of faith, in an attitude of prayerful silence, meditating on the mysteries of Jesus’ life to prepare ourselves better for ‘Alleluia Night’ and the ‘Dawn of Life that conquers death’. May our journey be illuminated by the certainty that death does not have the last word. May every day of this week be lived in solidarity and in communion with all the crucified of the world. I am thinking of the natural catastrophes in recent months; of terrorist attacks. I am thinking of children who are victims of trafficking and prostitution; of families disrupted by war; of those who suffer because of injustice, persecution, and poverty. Every day someone in some part of the world suffers the cross, martyrdom, death!
Jesus was nailed to the cross… but He did not remain its prisoner. He faced the darkness of the tomb, the cold of the night, the silence of death. And He came out victorious!

The Apostolic Letter “Maximum Illud”, whose centenary will occur in November 2019, highlights the missionary commitment that, in imitation of Jesus, burns with charity and recognizes in all people, even in those who seem already lost, people “redeemed at the same cost of divine blood”, which "does not get irritated by their rudeness, is not dismayed by the perversity of their customs, does not despise them or disdain them, does not treat them with harshness and severity, but tries to attract them with all the sweetness of Christian kindness, to lead them one day to the embrace of Christ, the Good Shepherd”.

According to “Maximum Illud” there is no adversity that can discourage the messenger of Christ, since the missionary is grateful to God who called him/her to an excellent mission. The missionary “is willing to do anything, to tolerate generously hardships, shame, hunger, the difficulties, even the harshest death, in order to wrest even one soul from the jaws of hell”.

The life of Sr. Maria Troncatti well mirrors the concrete meaning of the words just quoted. In a letter to her sister Catherine (68) she wrote: “…I am always here at the Hospital… taking care of my poor indigenes, who always come to tell me their sufferings, their worries, etc. Sometimes they give a bit of consolation: as long as they are a little good. Other times, I regret, [because] I always see them as indigenes. But then I reflect: we who grew up in a very Catholic family from our infancy, unfortunately we too have our falls. These poor people have never known the Lord, have never heard anyone speak of the sacraments, of religion. Now by dint of speaking of God, of the sacraments, they understand something with the grace of God, but it takes time and generations must pass. We need so many prayers and sacrifices. Thanks to the Lord, they are already civilized, almost everyone can read and write, but this is not enough! We hope that after a few generations they will know their obligations as good Christians”.

Already in letter 44, Sr. Maria had written to Mother General, Mother Luisa Vaschetti: “The little Kiravoes, you know, require the exercise of patience from morning to night, especially those who, coming from the forest at an older age, have only savage habits. However, their assistant who for the last three years never leaves them by day or night, says she is very happy to remain with them, and asks for nothing other than to be able to remain there her whole life. Truly, the Lord grants inexpressible comforts in assisting at the transformation of these poor little Indians who are gradually learning the Christian truths and teaching them to the new arrivals with so much conviction and spontaneous freshness that it is moving”.

Dearest Sisters,
On this Palm Sunday I invite you to pray for Blessed Maria Troncatti Community of Gumbo, Juba, South Sudan, belonging to Mary Help of Christians Preprovince (AES), founded on September 24, 2012. By greeting the FMA who live and work there, we assure them of our prayers for peace in South Sudan!

I also ask you for prayers for the FMA who will participate in the first Itinerary of PEM – Project of Missionary Spirituality – that will take place in Brazil from April 23 to May 14. May this time be a propitious occasion for renewed missionary passion and a rediscovery of our missionary charismatic roots.

A big thank you to all the Provinces that have made this experience possible! Through their contact with the origins of the Institute in America (Uruguay – Brazil), I pray that each of the participants may experience and say with Maria Troncatti: “I am very well and I am always happier to be a sister and a missionary” (L 41).

Dear Sisters, I wish you a Good Holy Week, full of many graces and blessings from the Lord. A warm embrace and always in sisterly communion, your sister,

Sr. Alaide Deretti
Councilor for the Missions

Chères sœurs,
Une salutation affectueuse du Brésil, où je me trouve encore pour la Visite Canonique de la Province “Laura Vicuña”, dans la Région d’Amazonas. Durant ces jours, en plus de la visite, j’ai eu la joie de participer à diverses rencontres au niveau de la Conférence Interprovinciale (CIB) et à une rencontre avec tous les Animateurs de Communauté de trois Provinces brésiliennes : la Province “Mère Mazzarello”, la Province “Nossa Senhora da Paz” et celle de “Nossa Senhora da Penha”. Les neuf Provinces du Brésil sont en train de vivre un bon cheminement de discernement et de mise en œuvre concrète des mesures prises, en vue de la Nouvelle Configuration prévue pour l’année 2021. Je confie à votre prière cette réalité et je vous remercie de votre soutien et de votre proximité !

Précisément en ce 14 avril, que l’Eglise commence la Semaine Sainte avec le Dimanche des Rameaux. A chacune, je souhaite que cette semaine soit vécue avec un grand esprit de foi, dans une attitude de silence et de prière, en méditant sur les mystères de la vie de Jésus pour mieux se préparer à la “Nuit de l’Alléluia” et à l’“Aube de la Vie qui triomphe sur la mort”. Que notre chemin soit illuminé de la certitude que la mort n’a pas le dernier mot. Que chaque jour de cette semaine soit vécu en solidarité et en communion avec tous les crucifiés du monde. Je pense aux catastrophes naturelles de ces derniers mois : aux attaques terroristes ; je pense aux enfants victimes de la maltraitance, de la prostitution ; aux familles perturbées par la guerre ; à ceux qui souffrent à cause de l’injustice, de la persécution, de la pauvreté. Chaque jour, dans un endroit quelconque du monde, quelqu’un subit la croix, le martyre et la mort !
Jésus a été cloué sur la croix…mais il n’y est pas resté prisonnier. Il a affronté les ténèbres du tombeau, le froid de la nuit, le silence de la mort. Et il en est sorti victorieux!

La Lettre Apostolique Maximum Illud, dont nous rappellerons le centenaire au mois de novembre 2019, souligne l’engagement du missionnaire qui, à l’imitation de Jésus, brûle de charité et reconnait en tous, même en ceux qui semblent déjà perdus, des personnes « rachetées au même prix du sang divin », pour lequel « on ne s’irrita pas de leur impolitesse, on ne se consterne pas devant la perversité de leurs coutumes, on ne les méprise pas ou ne les dédaigne pas, on ne les traite pas avec dureté et sévérité, mais on cherche à les attirer avec toute la douceur de la gentillesse chrétienne, pour les conduire un jour à l’étreinte du Christ, le Bon Pasteur ».

Selon la Maximum Illud, il n’existe pas d’adversité qui puisse décourager le messager du Christ, puisque le missionnaire est reconnaissant envers Dieu qui l’a appelé à une sublime mission. Le missionnaire « est prêt à tout, à tolérer généreusement les désagréments, les grossièretés, la faim, les privations, même la mort la plus dure, afin de racheter même une seule âme de la gueule de l’enfer ».

La vie de sœur Maria Troncatti reflète bien la signification concrète des paroles citées ci-dessus : dans la lettre à sa sœur Caterina (68), écrit : « … je suis toujours à l’hôpital […] attendant toujours mes pauvres indigènes, car toujours ils viennent m’énumérer leurs souffrances, leurs préoccupations ect. Parfois ils donnent un peu de consolation : ils sont toujours un peu bons. D’autres fois, je regrette de les voir toujours indigènes. Mais alors je fais cette réflexion : nous qui avons grandi dans une famille tout à fait catholique depuis notre enfance nous avons malheureusement nos chutes. Ces pauvres qui n’ont jamais connu le Seigneur, n’avaient jamais entendu parler ni des sacrements ni de religion. Maintenant, à force de parler de Dieu, des sacrements, avec la grâce de Dieu, ils comprennent quelque chose, mais cela prend du temps et il faut des générations. C’est pourquoi, il faut beaucoup de prières et de sacrifices. Grâce au Seigneur, ils sont déjà civilisés, presque tous savent lire et écrire, mais cela ne suffit pas ! Nous espérons qu’après quelques générations, ils connaitront leurs devoirs comme bons chrétiens ».

Déjà dans la lettre n. 44 sœur Maria écrivait à la Mère générale, mère Luisa Vaschetti : « on sait que les petites indigènes exigent un exercice constant de patience du matin au soir, en particulier, celles qui arrivent déjà grandes de la forêt et qui n’ont que des habitudes sauvages ; cependant, leur assistante qui, depuis trois ans ne les laisse jamais ni le jour ni la nuit, se dit heureuse d’être au milieu d’elles et ne demande rien d’autre que de pouvoir y rester toute sa vie. En effet, le Seigneur accorde des réconforts indescriptibles en voyant la transformation de ces pauvres gens qui, peu à peu apprennent les vérités chrétiennes, qui les enseigne ensuite aux nouvelles venues, avec tant de conviction, de fraicheur et de spontanéité ».

Chères sœurs,
En ce Dimanche des Rameaux je vous invite à prier pour la communauté “B. Maria Troncatti” di Gumbo (Juba – Sud-Soudan), appartenant à la Visitatoria « Marie Auxiliatrice » (AES), fondée le 24 septembre 2012. En saluant les sœurs qui vivent et travaillent là-bas, nous assurons notre prière pour la paix au Sud-Soudan !

De plus, je vous demande une prière pour les FMA qui participeront au premier Itinéraire du PEM – Projet de Spiritualité Missionnaire – qui se tiendra au Brésil, du 23 avril au 14 mai. Que ce temps soit une occasion propice pour une passion missionnaire renouvelée et une redécouverte de nos racines missionnaires charismatiques.
Un grand merci à toutes les provinces qui ont rendu possible cette expérience ! En étant en contact avec les origines de l’Institut en Amérique (Uruguay – Brésil), Je souhaite que chacune des participants puisse expérimenter et dire comme sœur Maria Troncatti : « je vais vraiment bien et je suis toujours plus heureuse d’être sœur et missionnaire » (L 41).

Chères Sœurs, je vous souhaite une Bonne Semaine Sainte, pleine de grâces et de bénédictions du Seigneur. Avec affection et toujours en communion fraternelle. Votre sœur,

Sr. Alaide Deretti
Conseillère pour les missions


Queridas Irmãs
Uma carinhosa saudação, ainda do Brasil, onde me encontro para a Visita Canônica à Inspetoria “Laura Vicuña”, no Estado do Amazonas. Nestes dias, além da Visita, tive a alegria de participar de diversas reuniões em nível de Conferência Interinspetorial (CIB) e também a um encontro com todas as Animadoras de Comunidade de três Inspetorias brasileiras: Inspetoria “Madre Mazzarello”, Inspetoria “Nossa Senhora da Paz” e Inspetoria “Nossa Senhora da Penha”. As nove Inspetorias do Brasil estão fazendo um bonito caminho de discernimento e realizando passos concretos em vista da Nova Configuração prevista para o 2021. Confio nas orações de vocês por esta realidade e agradeço-as pelo apoio e pela proximidade!

Justamente neste 14 de abril, a Igreja dá início à Semana Santa com o Domingo de Ramos. Desejo a cada uma que esta semana seja vivida com grande espírito de fé, em atitude de silêncio orante, meditando os mistérios da vida de Jesus para melhor preparar-se à “Noite do Aleluia” e à “Madrugada da Vida que vence a morte”. Seja o nosso caminho iluminado pela certeza de que a morte não tem a última palavra. Seja cada dia desta semana vivido em solidariedade e em comunhão com todos os crucificados do mundo. Penso nas catástrofes naturais dos últimos meses; nos atentados terroristas; penso nas crianças vítimas do tráfico de seres humanos, da prostituição; nas famílias separadas pela guerra; naqueles que sofrem por causa da injustiça, da perseguição, da pobreza. Todos os dias, alguém, em alguma parte do mundo, é vítima da cruz, do martírio, da morte!
Jesus foi pregado na cruz... mas não permaneceu prisioneiro dela! Enfrentou a escuridão do túmulo, o frio da noite, o silêncio da morte. E saiu vitorioso!

A Carta Apostólica “Maximum Illud”, cujo centenário será celebrado no mês de novembro 2019, destaca o empenho do missionário que, imitando Jesus, arde de caridade e reconhece em todas as pessoas, também naquelas que parecem já perdidas, pessoas “redimidas pelo mesmo sangue divino”, por isso “não se irrita pela sua rudeza, não desanima perante a perversidade dos seus costumes, não as despreza nem desdenha, não as trata com aspereza, mas procura atraí-las com toda a ternura da bondade cristã, para conduzi-las um dia ao abraço de Cristo, o Bom Pastor”.
Segundo a “Maximum Illud” não existe uma adversidade que possa desanimar o mensageiro de Cristo, porque o missionário é agradecido a Deus que o chamou a uma missão sublime. O missionário “está disposto a tudo, a tolerar generosamente as dificuldades, os insultos, a fome, as privações, até a morte mais cruel, para resgatar uma só alma”.

A vida de Irmã Maria Troncatti espelha bem o significado concreto das palavras acima citadas: na carta à irmã Caterina (68), escreve: “...estou sempre aqui no Hospital […] atendendo sempre os meus pobres indígenas, eles vêm sempre contar para mim os seus sofrimentos, as suas preocupações, etc. Às vezes, dão um pouco de consolação: sempre que são um pouco bons. Outras vezes, me lamento [porque] vejo-os sempre indígenas. Mas depois faço esta reflexão: nós que crescemos em uma família muito católica desde a nossa infância, infelizmente também erramos. Estes pobres que jamais conheceram o Senhor, jamais ouviram falar de sacramentos, de religião. Agora, de tanto falar de Deus, dos sacramentos, alguma coisa com a graça de Deus compreendem, mas é preciso tempo e devem passar gerações. É preciso muita oração e sacrifícios. Graças ao Senhor, já são civilizados, quase todos sabem ler e escrever, mas isto não basta! Esperamos que depois de algumas gerações possam conhecer as suas obrigações de bons cristãos”.

Já na carta n. 44, Irmã Maria escreve à Madre geral, Madre Luisa Vaschetti: “As ‘kívaras’, bem sabemos, exigem desde a manhã até a noite um exercício contínuo de paciência, especialmente aquelas que, vindo da floresta já grandinhas, não trazem consigo outra coisa senão costumes selvagens; a assistente delas, porém, que há três anos não as deixa nem de dia nem de noite, se diz feliz de estar em meio a elas, e pede para permanecer ali por toda a vida. Na verdade, o Senhor concede consolações inexprimíveis ao ver a transformação destas pobres indígenas, que pouco a pouco vão aprendendo as verdades cristãs, ensinando-as depois às recém-chegadas, com tanto calor de convicção e frescor de espontaneidade que comove”.

Queridas Irmãs,
Neste Domingo de Ramos convido-as a rezarem pela comunidade “B. Maria Troncatti” de Gumbo (Juba – Sudão do Sul), pertencente à Visitadoria “Maria Auxiliadora” (AES), fundada em 24 de setembro de 2012. Ao saudar as FMA que vivem e trabalham ali, asseguramos nossa oração pela paz no Sudão do Sul!

Além disto, peço-lhes uma oração pelas FMA que participarão do primeiro Itinerário do PEM – Projeto de Espiritualidade Missionária – que se realizará no Brasil, de 23 de abril a 14 de maio. Seja este tempo uma ocasião propícia para uma renovada paixão missionária e uma redescoberta das nossas raízes carismático-missionárias.
Um especial agradecimento a todas as Inspetorias que tornaram possível esta experiência! Às participantes desejo que, no contato com as origens do Instituto na América (Uruguai – Brasil), cada uma possa experimentar e dizer como Ir. Maria Troncatti: “Eu estou realmente bem e sou cada vez mais feliz de ser Irmã e missionária” (C 41).

Queridas Irmãs, desejo-lhes uma boa Semana Santa, rica de muitas graças e de bênçãos do Senhor. Um forte abraço, e sempre em comunhão fraterna, da sua Irmã,

Irmã Alaide Deretti
Conselheira para as Missões

Kochane Siostry!
Pozdrawiam Was serdecznie ponownie z Brazylii, gdzie jestem na wizytacji kanonicznej
w inspektorii „Laury Vicuña” w stanie Amazonas. W tych dniach, oprócz wizytacji, miałam radość uczestniczyć w różnych spotkaniach na poziomie Konferencji Międzyinspektorialnej (CIB), a także w spotkaniu ze wszystkimi dyrektorkami wspólnot z trzech brazylijskich inspektorii: „Matki Mazzarello”, „Naszej Pani Pokoju” i „Naszej Pani z Penha”. Dziewięć inspektorii Brazylii przeżywa piękną ścieżkę rozeznawania i podjęcia konkretnych kroków, w kontekście nowej konfiguracji zaplanowanej na 2021 rok. Powierzam tę rzeczywistość Waszej modlitwie i dziękuję za Wasze wsparcie i bliskość!

Dokładnie dnia 14 kwietnia w Kościele rozpoczyna się Wielki Tydzień z Niedzielą Palmową. Każdej życzę, żeby ten tydzień był przeżywany w wielkim duchu wiary, w postawie modlitewnego milczenia, rozważania tajemnic życia Jezusa, aby lepiej przygotować się na „Noc Alleluja” i „Świt Życia, które zwycięża śmierć”. Niech naszą drogę rozświetla pewność, że ostatnie słowo nie należy do śmierci. Niech każdy dzień tego tygodnia będzie przeżywany w solidarności
i komunii ze wszystkimi ukrzyżowanymi świata. Myślę o ofiarach naturalnych katastrof ostatnich miesięcy; ataków terrorystycznych; myślę o dzieciach, które są ofiarami handlu ludźmi
i prostytucji; o rodzinach rozdzielonych wojną; o tych, którzy cierpią z powodu niesprawiedliwości, prześladowań i ubóstwa. Każdego dnia ktoś w jakiejś części świata doświadcza krzyża, męczeństwa, śmierci!
Jezus został przybity do krzyża ... ale nie pozostał na nim więźniem. Doświadczył ciemności grobu, chłodu nocy, ciszy śmierci. I wyszedł z nich zwycięsko!

List apostolski „Maximum Illud”, którego setna rocznica przypada w listopadzie 2019 roku, podkreśla zaangażowanie misjonarza, który naśladując Jezusa, płonie miłością i uznaje we wszystkich ludziach, nawet tych, którzy wydają się już straceni, osoby „odkupione za cenę Krwi Boskiej”. Dlatego „nie zrazi się ani ich brakiem cywilizacji, ani nie przerazi się przewrotnością ich obyczajów. Nie będzie nimi gardził ani się nimi brzydził, nie będzie traktował ich surowo ani szorstko, lecz starać się będzie pociągać ich wszelkimi przejawami życzliwości chrześcijańskiej, aby kiedyś doprowadzić ich w objęcia Chrystusa, Dobrego Pasterza”.

Według „Maximum Illud” nie ma takich przeciwności, które mogłyby zniechęcić posłańca Chrystusa, ponieważ misjonarz jest wdzięczny Bogu, który wezwał go do tak wzniosłej misji. Misjonarz „wielkodusznie podejmuje wszelkie wyłaniające się przeciwności i przykrości, znosząc trudy, wzgardę, niedostatek, głód, a nawet śmierć, choćby i okrutną, byleby tylko wyrwać choć jedną jeszcze duszę z czeluści piekła”.

Życie siostry Marii Troncatti dobrze odzwierciedla konkretne znaczenie wyżej cytowanych słów. W liście do swojej siostry Katarzyny (L 68) pisze: „Zawsze jestem w szpitalu [...] i zawsze czekam na moich biednych tubylców; wciąż przychodzą i powierzają mi swoje cierpienia, swoje zmartwienia itp. Czasem dają mi nieco pociechy: zawsze wtedy, gdy są choć trochę lepsi. Czasem się smucę [ponieważ] wciąż widzę ich jako tubylców. Ale potem robię sobie refleksję: my, którzy wychowaliśmy się w katolickiej rodzinie od naszego dzieciństwa, niestety upadamy. A ci biedni ludzie nigdy nie poznali Pana, nigdy nie słyszeli o sakramentach, o religii. A teraz, dzięki mówieniu o Bogu, o sakramentach, za łaską Bożą coś już rozumieją, ale potrzebują czasu i muszą przejść pokolenia. Potrzebujemy tak wiele modlitwy i ofiar. Dzięki Bogu, są już cywilizowani, prawie wszyscy umieją czytać i pisać, ale to nie wystarczy! Mamy nadzieję, że po kilku pokoleniach poznają swoje obowiązki jako dobrych chrześcijan”.

Już w liście n. 44 siostra Maria pisała do Przełożonej Generalnej, Matki Luizy Vaschetti: „Tubylcze dziewczynki, wiadomo, wymagają nieustannej cierpliwości od rana do wieczora, zwłaszcza te, które przybyły z dżungli już duże i nie mają innych, jak tylko dzikie nawyki; ale ich asystentka, która od trzech lat jest z nimi bez przerwy, dniem i nocą, czuje się bardzo szczęśliwa, że jest wśród nich, i nie prosi o nic więcej, jak tylko o to, aby móc pozostać tam przez całe życie. Rzeczywiście, Pan daje niewymowną pociechę, kiedy widzi się przemianę tych biednych Indianek, które stopniowo uczą się chrześcijańskich prawd, przekazując je potem nowo przybyłym z takim przekonaniem i świeżością spontaniczności, że nie można się nie wzruszyć”.

Kochane Siostry,
w Niedzielę Palmową zapraszam Was do modlitwy za wspólnotę „Błogosławionej Marii Troncatti” z Gumbo (Juba – Sudan Południowy), należącej do Wizytatorii Maryi Wspomożycielki (AES), założonej 24 września 2012. Pozdrawiając siostry, które tam żyją i pracują, zapewniamy je także o modlitwie w intencji pokoju w Sudanie Południowym!

Ponadto proszę Was o modlitwę za FMA, które wezmą udział w pierwszym itinerario PEM – Projekcie Duchowości Misyjnej – który odbędzie się w Brazylii, w dniach od 23 kwietnia do 14 maja. Niech ten czas będzie sprzyjającą okazją do odnowienia pasji misyjnej i ponownego odkrycia naszych charyzmatycznych korzeni misyjnych.
Bardzo dziękuję wszystkim inspektoriom, które umożliwiły to doświadczenie! Każdej
z uczestniczek życzę, aby w kontakcie z początkami Zgromadzenia w Ameryce (Urugwaj – Brazylia), mogła doświadczyć i powiedzieć jak siostra Maria Troncatti: „Czuję się naprawdę dobrze i jestem bardzo szczęśliwa, że mogę być siostrą i misjonarką” (L 41).

Kochane Siostry, życzę Wam głębokiego przeżycia Wielkiego Tygodnia, pełnego wielu łask i błogosławieństwa Pana. Serdecznie pozdrawiam, zawsze w braterskiej komunii. Wasza siostra,

Sr. Alaide Deretti
Radna ds. Misji