30 settembre 2015

146° Spedizione Missionaria Salesiana: “Andate in tutto il mondo”.

Il 27 settembre 2015 resterà per sempre nella storia della Famiglia Salesiana e nella memoria di tutte le persone che hanno partecipato all'Eucaristia nella Basilica di Maria Ausiliatrice, a Torino: 9 FMA insieme a 23 SDB e 7 laici di diverse presenze salesiane hanno accolto il mandato missionario e ricevuto dalle mani di Madre Yvonne Reungoat e di Don Francesco Cereda il Crocifisso missionario.
Si tratta della 146° Spedizione Missionaria Salesiana che richiama e rinnova l'invio dalla Basilica dei primi Salesiani alla Patagonia nel 1875, quando Don Bosco vedeva realizzarsi il suo sogno missionario. «Chi sa, che non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta? Chi sa, che non sia come un granellino di miglio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi e non sia per fare un gran bene? Chi sa che questa partenza non abbia svegliato nel cuore di molti il desiderio di consacrarsi a Dio nelle Missioni, facendo corpo con noi e rinforzando le nostre file? Io lo spero.» Queste parole pronunciate da Don Bosco nella Basilica di Maria Ausiliatrice ai primi partenti confermano l'attualità della missione ad gentes e l'identità carismatica delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Salesiani di Don Bosco.
Le neo-missionarie FMA provengono dall'Asia, dall'America e dall'Europa: Sr. Dothi Minh Duyen Teresa (VTN), Sr. Nguyen Thi Oanh Maria (VTN), Sr. Varghese Regina (INK), Sr. Zar Chi Lwin Rita (CMY), Sr. Arokia Samy Rackel Mary (INM), Sr. Tran Thi Mong Xinh Maria (CMY), Sr. Kim So Young Regina (KOR), Sr. Gálvez María Carmela (PER) e Sr. Labella Paola (IRO).
Il gruppo si è preparato a ricevere il Mandato missionario con l'esperienza carismatica - missionaria vissuta nei luoghi di Madre Maria Domenica Mazzarello (a Mornese e a Nizza) dal 19 al 25 settembre. Ha trascorso la giornata del 26 al Colle Don Bosco insieme ai neo-missionari SDB. Nella Basilica di Don Bosco, durante la celebrazione eucaristica, sono state consegnate alle FMA le Costituzioni ristampate come segno di fedeltà al progetto del Fondatore, così ha disposto l'ultimo Capitolo generale. Sia le FMA come i Salesiani al Colle delle Beatitudini hanno rinnovato i loro voti come preparazione immediata all'invio missionario.
Con la consegna del Crocifisso missionario si è aperto ufficialmente per le FMA l'anno di preparazione alla missione ad gentes. Dal prossimo 5 ottobre seguiranno il Corso Annuale di Formazione Missionaria all'Università Pontificia Urbaniana, e parteciperanno a un percorso formativo in Casa Generalizia e alla Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione Auxilium, e a diverse altre esperienze apostoliche.
Ora sono protese verso un'altra importante tappa: il discernimento per la loro destinazione, previsto per il mese di gennaio 2016.



Collegio di Mornese

Verso la Valponasca

Momento di studio sulle Costituzioni con Sr. Alaide Deretti 

In visita alle case del paese con sr. Maria Teresa Aguirre

Verso i Mazzarelli

Visita ai Mazzarelli

La Parrocchia di Mornese

Con la comunità del Collegio

A Nizza Monferrato (N. S. delle Grazie)

Visita a Nizza, con sr. Eugenia Meardi

Visita al Colle Don Bosco

Visita al Colle Don Bosco


Visita al Colle Don Bosco

A Valdocco

A Valdocco con la Madre

Mandato Missionario nella Basilica di Maria Ausiliatrice

A Valdocco, con la Consigliera sr. Alaide Deretti.

Nella comunità Torino 35

Nella comunità Torino 35



16 settembre 2015

Suor Josée Maria VANDEVOORT

Carissime sorelle, nella memoria liturgica del Nome di Maria, il 12 settembre 2015, presso il Policlinico «Afia - Don Bosco» di Lubumbashi (Rep. Dem. del Congo), il Signore ha chiamato a sé la nostra cara sorella Suor Josée Maria VANDEVOORT. Nata a Kurigen (Belgio) il 14 novembre 1918. Professa a Groot-Bijgaarden (Belgio) il 5 agosto 1944. Appartenente all’Ispettoria «N. S. d’Africa» Africa Centrale – Lubumbashi.
Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv12,24). Nella vita di suor Josée si attua pienamente questa Parola di Gesù: la sua vita è feconda di frutti in terra africana, dove giunse dopo appena due anni dalla Professione religiosa.
Era la sesta di una famiglia belga di otto figli, ormai tutti in Paradiso: quattro sorelle e quattro fratelli. Dopo aver frequentato la scuola media, Josée ha continuato lo studio nella Scuola professionale di Mariaburch (Belgio) conseguendo il diploma in arte culinaria.
Entrata nell’Istituto delle FMA all’età di 23 anni a Kortrijk, venne ammessa al postulato il 31 gennaio 1942. Visse i due anni di Noviziato a Groot-Bijgaarden, che si conclusero con la professione religiosa il 5 agosto 1944. Per un anno fu assistente delle interne a Kortrijk e l’anno successivo lavorò nella cucina dei Confratelli Salesiani della stessa città. Le superiore, costatando il suo ardore missionario, la scelsero per inviarla nel Congo, che allora faceva parte dell’Ispettoria Belga. Qui, dal settembre 1946, ha donato le sue migliori energie con senso di responsabilità, di appartenenza e grande amore nel compiere i vari servizi che le furono affidati fino a pochi mesi prima della morte.
Per i primi sette anni fu addetta alla cucina della casa di Musoshi, dove fu anche assistente delle interne e delle oratoriane. Svolse lo stesso compito, unito a quello di economa, a Sakania «Maria Ausi-liatrice» e a Kafubu fino al 1957. Dal 1957 al 1967 fu economa a Musoshi, senza tralasciare di essere tra le interne una presenza vigile e amorevole. Tornò poi a Sakania come incaricata di compiti amministrativi nell’Ospedale gestito dalle FMA fino al 1972. In quel periodo si dedicò anche alla catechesi e alle exallieve.
Dal 1972 al 1979 fu insegnante di arte culinaria nella Scuola «Cuore Immacolato di Maria» a Lubumbashi Ruashi. Tornò poi ancora a Kafubu dove fino al 1985 fu catechista e collaborò con l’economa prendendosi cura del giardino e dell’orto. Da quell’anno fino al 1994 fu economa a Sakania. Dopo aver trascorso un anno come cuoca nella Casa «Notre Dame de Pauvres» a Lubumbashi Gambela, dal 1995 al 2000 si occupò volentieri del giardino a Kafubu. Da quell’anno fino alla fine faceva parte della comunità «Cuore Imamcolato di Maria» di Lubumbashi Ruashi. Con sollecita cura e senso di responsabilità si dedicava all’orto, felice di offrire alle consorelle e alle ragazze la verdura fresca.
Personalità forte, suor Josée imponeva la disciplina a se stessa e la esigeva anche dalle consorelle e dai collaboratori laici al fine di ottenere un lavoro ben fatto. La sua vita religiosa si distingueva per l’unione con Dio espressa nella preghiera, nell’obbedienza alle superiore e nella fedeltà alle esigenze della vita comunitaria. Ha vissuto con serenità lungo tutta la vita e quindi anche la vecchiaia, consapevole di camminare verso l’Incontro con Dio nella luce. Suor Josée desiderava morire in terra di missione ed era grata alle consorelle per i gesti di affetto e di attenzione premurosa di cui era circondata.
Anche durante i mesi trascorsi all’Ospedale, non ha cessato di dare consigli adatti ad ogni sorella che le faceva visita, anche in tono umoristico. A tutte raccomandava la fedeltà e la vita di preghiera. La sua lunga esperienza missionaria di 71 anni potrebbe essere riassunta in questo modo: una vita tutta donata al Signore nell’amore ai poveri, specialmente i più bisognosi, e nel lavoro fatto bene.
Grazie, cara suor Josée, per la tua testimonianza di fedeltà al Signore e per i tuoi consigli. Intercedi ora per noi presso Dio che tu ora contempli faccia a faccia nella gloria.

L’Ispettrice
Suor Marie Dominique Mwema         

13 settembre 2015

Suor Anna Granata

Carissime sorelle, il 7 settembre 2015, nell’Ospedale “Santa Martha” di Niterói - Rio de Janeiro (Brasile), il Signore della Vita ha chiamato alla dimora eterna la nostra cara Suor Anna GRANATA. Nata a Marano di Napoli il 27 dicembre 1933. Professa a Ottaviano (Napoli) il 6 agosto 1954. Appartenente all’Ispettoria Brasiliana “N. S. da Penha” - Rio de Janeiro.
Improvvisamente suor Anna ci ha lasciate. In questo anno 2015, celebrava con gioia i 50 anni di vita missionaria in Brasile, terra da lei tanto amata.
Nacque in una famiglia profondamente cristiana composta da nove figli. Il Signore ne volle tre per sé: due FMA e una religiosa della Sacra Famiglia. Fin da ragazza Anna ebbe l’occasione di esercitare l’attitudine materna nella cura dei fratelli minori. I genitori educarono i figli ad una vita austera, capace di affrontare le difficoltà, sempre nell’abbandono alla volontà di Dio e nella solidarietà verso i poveri, pur fra tante sofferenze causate dalla guerra.
Frequentò la scuola comunale e l’oratorio delle FMA. Lasciò scritto: “In quegli anni ero in ricerca di alti ideali. Il contatto con le Suore fu molto importante. Trovai un clima di allegria, di vita semplice e di preghiera che, poco a poco, fece maturare in me la vocazione missionaria”. E aggiunge: “Nella mia infanzia imparai a vivere con poco e a economizzare, poiché la famiglia era numerosa e con poche risorse. Conobbi fin da piccola le difficoltà della guerra, ma le sofferenze mi prepararono alla vita”.
Nel 1951 iniziò l’Aspirantato a Napoli Vomero dove fece tutto il cammino formativo e a Ottaviano, il 6 agosto 1954, emise i primi voti. Conseguito nel 1955 il diploma, fu maestra e assistente d’oratorio a Napoli “Maria Ausiliatrice”, Gragnano, Taranto e Torino “Sacro Cuore”. Dieci anni dopo la professione religiosa venne inviata in Brasile come missionaria. Il suo primo campo di lavoro fu il Noviziato “Sagrado Coração de Jesus” di Cachoeira do Campo dove per tre anni fu assistente delle novizie, servizio che svolse con gioia e dedizione. Nei 50 anni di vita come missionaria, lavorò in varie case dell’Ispettoria “Madre Mazzarello”: Belo Horizonte, Goiânia e Anapolis, e nell’Ispettoria “N. S. da Penha”: Macaé, Campos, Rio de Janeiro, Niterói. Fu insegnante di matematica e fisica. Si distingueva per la sua capacità didattica nel fare in modo che gli alunni imparassero e gustassero la materia.
Nel 1989 accolse con l’entusiasmo missionario che la caratterizzava l’iniziativa delle Ispettorie del Brasile di fondare una casa interispettoriale a Ji-Paraná - Ouro Preto do Oeste, dove fu direttrice, insegnante e catechista. Ritornata tre anni dopo nell’Ispettoria “N. S. da Penha”, era sempre più convinta che la sua missione era quella di lavorare tra i più bisognosi, gli esclusi e i meno favoriti dalla società. Da quel momento lavorò nelle comunità inserite nelle zone popolari, nelle periferie delle città dove eravamo presenti: Belford Roxo, Cariacica, Resende. Nel 1994 fu ancora direttrice a Rio de Janeiro “S. José”, poi riprese la catechesi e le attività pastorali. La sua era una presenza accogliente, che trasmetteva serenità e fiducia. Il suo amore alla Parola di Dio la guidava nell’accompagnare le mamme desiderose di conoscere il Vangelo. Lei cercava di tradurlo nella propria vita e contagiava quanti l’ascolatavano.
In comunità era allegra, felice della sua vocazione religiosa, sempre con un sorriso, una parola di incoraggiamento e di buon umore. Il suo modo simpatico attraeva tutti. Si percepiva che si alimentava quotidianamente della Parola di Dio e il Signore la rendeva aperta alle relazioni con le persone.
Nel 2004 tornò in Italia a visitare la famiglia e si ammalò gravemente a motivo di seri disturbi cardiaci. Venne ricoverata all’Ospedale di Chieti e seguita con amore dalle Superiore e consorelle della Casa generalizia. Tornata in Brasile, l’anno dopo fu operata di un tumore al seno, ma si riprese abbastanza bene in salute. Nell’agosto 2014 celebrò con gioia e riconoscenza al Signore il 60° annversario di Professione religiosa. In questi ultimi anni subentrarono complicazioni dovute a problemi cardiaci e polmonari. Venne ricoverata in tre occasioni e, nell’ultimo ricovero, il cuore cedette per insufficenza respiratoria e polmonite acuta. Venne celebrato il funerale nella festa della Natività di Maria, la Madre che amava tanto e che ha sempre invocato.
Cara suor Anna, ora che sei vicina al Signore, intercedi per noi affinché anche il nostro cuore si entusiasmi per la Parola di Dio, e cresciamo nell’ardore missionario, nell’amore filiale a Maria e nella gioia di esserci consacrate a Dio per la missione tra i giovani più bisognosi. Ottienici dal Signore della messe sante vocazioni per l’Istituto e per l’Ispettoria con l’ardore missionario che avevi tu.

L’Ispettrice
Suor Ana Teresa Pinto            

Suor Mercede GALLIERI

Carissime sorelle, la domenica 6 settembre 2015, dalla casa “Immacolata di Lourdes” di Marseille (Francia), all’età di 93 anni, è tornata alla Casa del Padre la nostra cara sorella Suor Mercede GALLIERI. Nata a S. Martino di Lupari (Padova) il 21 settembre 1923. Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1947. Appartenente all’Ispettoria Francia-Belgio Sud “Notre-Dame des Nations”.
Mercede nacque in una famiglia numerosa di agricoltori, ricca di valori umani e cristiani. La primogenita, Genoveffa, di due anni maggiore di lei, la precedette nell’Istituto delle FMA. I tempi erano duri e, per sostenere la famiglia composta da 10 figli, Genoveffa e Mercede andarono presto a lavorare in fabbrica a Varallo Sesia (Novara), accolte nel Convitto delle FMA. In questo ambiente saturo di spiritualità salesiana, di spirito di famiglia e di gioia contagiosa, entrambe maturarono la risposta alla chiamata di Gesù. Mercede nel 1944, tre anni dopo la sorella, iniziò il cammino formativo nell’Istituto delle FMA e il 31 gennaio 1945 venne ammessa al Postulato ad Arignano. Dopo il Noviziato a Casanova, il 5 agosto 1947 emise la Professione religiosa.
Lavorò per quasi un anno come guardarobiera nell’allora Casa generalizia di Torino. Avendo presentato la domanda missionaria, suor Mercede venne destinata alla Francia dove giunse nel maggio 1948. Diede il meglio di sé nei lavori comunitari di sarta, guardarobiera, infermiera, incaricata della lavanderia anche in case addette ai Salesiani: La Navarre, Gradignan, Marseille, Oratoire St. Léon, Nice “Don Bosco”, Montpellier. Più a lungo fu nella Casa “Don Bosco” di St. Cyr-sur-Mer (1975-1985) anche come educatrice e catechista, poi lavorò a Nice “Nazareth” e a Lyon presso la Missione italiana dal 1996 al 2002. Nelle varie comunità, suor Mercede si donò in lavori prevalentemente nascosti, in condizioni di vita austera, non facile.
La sua gioia era quella di lavorare all’oratorio dove accoglieva le ragazze con grande bontà e aperto sorriso. Aveva un affetto speciale per i bambini e si intratteneva volentieri in mezzo a loro nei momenti di ricreazione giocando e cantando con loro. Amava e si faceva amare e questo amore la sosteneva nel dedicarsi alla catechesi, all’oratorio, ai gruppi di Azione Cattolica. Il suo entusiasmo nell’annunciare Gesù la portava, con la tenacia del suo temperamento forte, perfino a oltrepassare le regole stabilite dagli insegnanti. Ha vissuto con sofferenza il periodo della vita in cui fu lontana dalle attività educative.
Trascorse questi ultimi anni nella casa di riposo a Marseille riempiendo il suo tempo di preghiera e contemplando il Signore. Coltivava una vita interiore intensa che si esprimeva nella partecipazione all’Eucaristia, nella gratitudine per ogni attenzione ricevuta, in un sorriso costante che offriva a tutti irradiando la gioia di Dio nelle persone che incontrava e dalle quali era circondata da affetto e cure. La sua fede profonda si esprimeva anche nell’attenzione agli altri e nel servizio disponibile finché le forze la sostennero.
Grazie, cara suor Mercede, per il tuo amore per Dio e per i giovani, per l’esempio della tua vita tutta donata in umiltà, accoglienza, fraternità e gioia. Noi ti consegniamo alla dolce tenerezza del Padre e ti chiediamo di intercedere perché sappiamo allargare i nostri orizzonti e, con i giovani, essere dovunque missionarie di speranza e di gioia.

L’Ispettrice
Suor Geneviève Pelsser

10 settembre 2015

Un Simposio internazionale per combattere la piaga di bambini e donne di strada

Organizzato dal Pontificio Consiglio per i Migranti, l'incontro, dal 13 al 17 settembre, a Roma, vuole affrettare i tempi di intervento della Chiesa per questi drammi

Dal 13 al 17 settembre l’Istituto “Maria Bambina” di Via Paolo VI a Roma, ospiterà il Simposio Internazionale sulla Pastorale della Strada promosso e organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. L'incontro mira a studiare strategie efficaci per combattere la piaga dei bambini e delle donne di strada e delle loro famiglie, dramma che richiede di affrettare i tempi di intervento sia da parte della Chiesa Universale e delle Chiese locali, che dalle Istituzioni civili.

Alla luce degli insegnamenti di Papa Francesco, e in vista di grandi eventi quali il Giubileo Straordinario della Misericordia, il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia e l’VII Incontro Mondiale delle Famiglie a Philadelphia, i partecipanti si confronteranno sull’attualità dei problemi che riguardano donne e bambini di strada e, in modo particolare, le loro famiglie e proporranno piani d’azione mirati alla pastorale di quella che si propone indubbiamente come una delle sfide più impegnative e inquietanti del nostro secolo.

I lavori si apriranno domenica 13 settembre, alle 17, con il saluto del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Dicastero, che interverrà con una riflessione sul ruolo della Chiesa nei confronti di chi è costretto, per molteplici motivi, a vivere in strada. Nel corso del Simposio, i relatori si confronteranno su temi quali la tratta di esseri umani e il fenomeno dei bambini e delle donne di strada nelle realtà dei diversi paesi del Mondo, anche alla luce dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudiumdi Papa Francesco.

In programma anche gli interventi di mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, della dott.ssa Isabela Mihalache, impegnata nel Consiglio d’Europa per combattere il fenomeno della tratta di esseri umani nelle comunità Rom, e di suor Gabriella Bottani, Smc, coordinatrice di 'Talitha Kum', rete internazionale di Vita Consacrata contro il fenomeno della tratta. Momento importante, che concluderà il Simposio, sarà l’Udienza speciale con Papa Francesco in programma giovedì mattina, 17 settembre.

Il Simposio rientra in una serie di eventi che Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, dal 2003 ad oggi, ha messo in atto per combattere la piaga dei bambini e delle donne di strada. Quest'ultimo fenomeno è una realtà complessa cui anche la Chiesa deve far fronte. È una piaga che nasce dagli squilibri socio-economico dei nostri tempi; povertà, organizzazioni criminali organizzate, pratiche culturali malsane e discriminazione sfociano spesso in violenza contro le donne e rappresentano le principali cause da combattere per affrontare questo fenomeno preoccupante. L’industria del sesso è una delle principali cause che miete continuamente vittime indotte, spesso con feroci violenze, a vere forme di schiavitù.

L'altro dramma dei bambini di strada ha ormai raggiunto livelli globali ed è in continua crescita, soprattutto in alcuni Paesi in via di sviluppo. Povertà e migrazioni hanno aggravato questa realtà che prende origine dalla disgregazione famigliare, dagli abusi, dalle violenze, dall’abbandono e dal disagio sociale. Secondo le stime, nel mondo sono 5,5 milioni i minori vittime di lavoro forzato o tratta ai fini di sfruttamento sessuale e lavorativo, su un totale di 20,9 milioni di persone coinvolte; dati che nascondono una realtà sommersa non calcolata nei dati ufficiali. A livello mondiale si stima che, tra abbandonati e non, sono circa 150 milioni di bambini che fanno della strada la propria casa, il 40% di loro è senza dimora mentre, il restante 60%, lavora per le strade per sostenere la famiglia.

Il numero più alto di abbandono minorile si conta in Paesi come l’America Latina e l’Africa centrale anche se, questa realtà, raggiunge cifre elevate anche in molti Paesi dell'Europa orientale. Persuasi con promesse, seduzioni o violenze da parte di adulti o di cosche criminali, questi bambini vengono adescati per entrare nel giro della droga, della malavita e delle gang: spesso sono costretti all’accattonaggio e diventano vittime del traffico di persone umane.

Chi lavora nell’ambito della Pastorale della Strada si preoccupa di intervenire in modo deciso per combattere queste realtà preoccupanti e lavora per garantire sicurezza, liberazione e reintegrazione a chi, come donne e bambini, è costretto a vivere in strada guardando in ogni volto il riflesso di Gesù vivo nei più piccoli e bisognosi. Su tali temi, negli ultimi anni, sono stati organizzati quattro incontri internazionali e quattro continentali.

Dalla parte dei poveri

9 settembre 2015

I poveri non possono aspettare!


Allo stesso tempo non possiamo chiudere il cuore davanti all’indicibile sofferenza di famiglie, bambini, donne che...

Posted by Missionarietà on Quarta, 9 de setembro de 2015

Vi giungono con la speranza di poter trovare pace e serenità...


6 settembre 2015

Il Papa: “Ogni parrocchia d’Europa accolga una famiglia di profughi”

L’appello di Francesco esteso anche a comunità religiose, monasteri e santuari: «Anche quelle del Vaticano ospiteranno in questi giorni due nuclei di migranti»

Di fronte alla «tragedia di decine di migliaia» di persone che «fuggono dalla morte per la guerra e per la fame» Papa Francesco chiede a tutte le parrocchie, comunità, monasteri e santuari d’Europa di ospitare una famiglia di profughi. A cominciare dalle due parrocchie del Vaticano. L’appello è stato rivolto dal Pontefice dopo la preghiera dell’Angelus.

DI FRONTE ALLA TRAGEDIA
«La misericordia di Dio - ha detto Francesco - viene riconosciuta attraverso le nostre opere, come ci ha testimoniato la vita della beata Madre Teresa di Calcutta», di cui ieri ricorreva l’anniversario della morte. «Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere “prossimi” dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!...”. La speranza è combattiva, con la tenacia di chi va verso una meta sicura».

L’APPELLO
«Pertanto, in prossimità del Giubileo della Misericordia - ha continuato - rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia». Ecco quindi l’invito specifico: «Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ospiti una famiglia, incominciando dalla mia diocesi di Roma. Mi rivolgo ai miei fratelli vescovi d’Europa, veri pastori, perché nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricordando che misericordia è il secondo nome dell’amore: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi».

Tirana 2015


I rifugiati in cammino abbattono il “Muro di Dublino”. Il commento del Centro Astalli


4 settembre 2015

Suor Maddalena MARATTI

Carissime sorelle, sabato 29 agosto 2015, dalla casa “S. Maria D. Mazzarello” di Santiago (Cile), il Signore ha chiamato a sé la nostra cara sorella Suor Maddalena MARATTI. Nata a Lumezzane (Brescia) il 29 maggio 1925. Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1948. Appartenente all’Ispettoria Cilena “San Gabriele Arcangelo”.
Maddalena, ottava di undici figli, nacque in una famiglia cristiana dove i genitori si preoccuparono di educarli cristianamente. In questo ambiente Maddalena maturò la risposta alla vocazione religiosa. Accolta con generosità la chiamata di Gesù, il 20 ottobre 1945 entrò nell’Istituto delle FMA ad Arignano (Torino). Il 31 gennaio 1946 iniziò il Postulato con l’entusiasmo e la decisione che l’hanno sempre caratterizzata. Visse il periodo del noviziato a Casanova dove, il 5 agosto 1948 emise i primi voti. Sentendo che il Signore la chiamava a una donazione più radicale di sé, presentò la domanda alle Superiore dicendosi pronta ad andare in missione. Venne destinata al Cile e partì con altre missionarie il 4 ottobre 1948. Giunse in nave a Magellano il 7 gennaio 1949. Il 5 agosto 1954 emise i voti perpetui, suggellando così la donazione totale e incondizionata della sua vita al Signore e a Maria Ausiliatrice per la salvezza della gioventù.
Fin dal suo arrivo nella città di Punta Arenas, suor Maddalena visse la missione educativa tra le alunne del “Liceo Maria Ausiliatrice” e in seguito nell”Instituto Sagrada Familia” fino al 1969. Essendo abile maglierista, fu insegnante nel laboratorio di tessuto. Nel 1970 venne trasferita a Santiago “Maria Ausiliatrice”, dove iniziò il servizio di infermiera tra le consorelle ammalate. Visse questa missione con dedizione e amore, sempre pronta al sacrificio. Cercava di scoprire il volto di Gesù sofferente in ogni sorella che assisteva. La ricordiamo con affetto e ammirazione per la cura che aveva per ciascuna, senza mai misurare sacrifici, né tener conto dei bisogni personali. La sua dedizione era incondizionata e generosa. Per l’atteggiamento delicato con il quale accompagnava le ammalate era ammirata da medici e infermiere con cui veniva a contatto.
Dal 1977 al 1980 fu nel noviziato di Santiago e poi nella casa “Maria Ausiliatrice”. Dopo un breve periodo come economa a Linares, dal 1982 tornò a Santiago dove fu vicaria e infermiera in varie comunità di questa città. Lasciato il servizio di infermiera, nel 2009 fu in casa ispettoriale e dal 2010 nella casa “S. Maria D. Mazzarello” disponibile finché le fu possibile ai vari servizi comunitari.
Era una donna riservata, prudente, semplice, attenta ai bisogni degli altri, lavoratrice instancabile. Nel prendersi cura di ciascuna, esprimeva un atteggiamento materno e faceva tutto il possibile per alleviare le sofferenze delle ammalate, farle star meglio e vivere con serenità. Amava l’ordine e le piaceva avere tutto pronto per le consorelle. Volentieri si dedicava a curare le piante, perché fossero sempre belle per rallegrare i diversi ambienti comunitari. Nonostante la stanchezza dei suoi impegni che esigevano sforzo e attenzione, era tra le prime ogni mattina a giungere in cappella per alimentare il suo spirito nell’incontro con Gesù che tanto amava e al quale donava se stessa in totale generosità.
Possedeva una particolare sensibilità nel percepire il momento nel quale le sorelle che erano in infermeria erano chiamate all’incontro con il Signore e cercava di prepararle con parole di incorag-giamento e di fede. Infondeva loro fiducia perché fossero serene e confidassero nell’amore misericordioso del Padre e nella Madonna. Assicurava la presenza del Sacerdote perché amministrasse i Sacramenti e le ammalate avessero il conforto della grazia.
Grazie, cara suor Maddalena, per la tua vita tutta donata per il bene delle giovani e delle consorelle. Il Signore ti ricompensi per la disinteressata e totale dedizione con cui ti sei presa cura di ogni persona. Ottienici generose vocazioni, che sappiano imitare il tuo amore a Gesù ed essere come te “ausiliatrici” per quanti soffrono.

L’Ispettrice
Suor Aurelia Rossi

1 settembre 2015

Europa, dov'è la tua identità?

ASIA/INDIA - Preghiera interreligiosa nella Giornata per la Creazione

Hyderabad – La prima Giornata mondiale di preghiera per la salvaguardia del creato, che si tiene oggi, 1° settembre sarà celebrata in India con modalità e incontri interreligiosi. Lo riferisce all’Agenzia Fides, la Federazione delle Chiese dell’Andhra Pradesh, organismo che riunisce le comunità cristiane di varie confessioni nello stato dell’India meridionale. Come appreso da Fides, le comunità dei fedeli locali hanno organizzato diverse iniziative e celebrazioni coinvolgendo anche le comunità delle altre religioni che hanno apprezzato molto l’invito e aderito con entusiasmo alle attività proposte. “Facciamo in modo che, come ha chiesto il Papa, la Giornata sia una significativa opportunità per la preghiera, la riflessione, la conversione e l'adozione di stili di vita adeguati” afferma la nota della Federazione. Leader religiosi e fedeli indù, musulmani, sikh e di culti indigeni prendono parte agli incontri promossi dai cristiani. Tutti condividono il desiderio di farsi “custodi della Creazione che Dio ha affidato all’umanità”.
Negli incontri, riferisce la nota giunta a Fides, saranno recitati il “Cantico delle creature” di san Francesco di Assisi e la preghiera composta da Papa Francesco, che conclude la Lettera enciclica Laudato si’. 

CELEBRATION OF EID-UL-FITR – 2015

UNIVERSAL PEACE FEDERATION - Interreligious and International Federation for World Peace (Kenya)
Nairobi City County Ambassadors for Peace          

CELEBRATION OF EID-UL-FITR – 2015
Dear Brothers and Sisters

Good afternoon!
I heartily address my greetings to all of you and in a special way to the ambassadors for peace who have invited me to share this moment of fraternity in honour of Eid-Ul-Fitr festivities at the end of Ramadan.
We Christians appreciate, promote and support these invitations as interesting opportunities to understand others and to rediscover the relevance of dialogue for building a united society. We believe that the dialogue is a privileged space to compare different identities united by a single goal: search for what unifies and not for what divides.
Don Bosco Mission has a charism open to wide horizons, clear in its identity and open to dialogue. Our mission is meant to form, through education, the person in all his/her integrity in respect for different traditions, cultures and religious belonging.
The presence of the representatives of different faiths coming to share together in peace and harmony is a meaningful presence which can promote the development of society.
The meaningful presence for us Christians is to be alive to the other person in a dialogical relationship. It means that our being, itself is a being towards others, and should make a difference in their lives.
Presence is also called an invitation to love. A truly loving presence precludes both superiority and inferiority complexes, but implies a sense of brotherhood. In this way, we are called authentic children of God because we are signs and bearers of his love. We can build together a civilization where justice, equality, peace, human rights and the dignity of the individual are respected and promoted. We can then live the fraternity that Pope Francis calls the foundation and pathway of peace. In his message for the world day of Peace he said: “Fraternity is an essential human quality, for we are relational beings. A lively awareness of our relatedness helps us to look upon, and to treat each person as a true sister or brother; without fraternity it is impossible to build a just society and a solid and lasting peace. We should remember that fraternity is generally first learned in the family, thanks above all to the responsible and complementary roles of each of its members, particularly the father and the mother. The family is the wellspring of all fraternity, and as such it is the foundation and the first pathway to peace, since, by its vocation, it is meant to spread its love to the world around it.” (Cf. World message of peace 2014)
Dear brothers and sisters, thank you for creating this moment of togetherness in order to build the relationship between different faiths and to promote the inter-religious dialogue which is the strategy for the universal peace needed in our societies. Let us pray for one another to remain faithful witnesses to God’s radical love towards humanity.
Thank you so much and be blessed!
Sr. Gisèle Ndekezi, Salesian sister of Don Bosco