31 dicembre 2021

Suor Elisabetta Anna CAZZOLA


Carissime sorelle, il giorno 26 dicembre 2021, dalla casa “Beata María Troncatti” di Quito Cumbayá (Ecuador), il Signore ha chiamato a Sé la nostra carissima Suor Elisabetta Anna CAZZOLA.

 

Nata a Valdagno (Vicenza) il 19 dicembre 1935

Professa a Contra di Missaglia (Como) il 6 agosto 1959
Appartenente all’Ispettoria Ecuadoriana “Sacro Cuore” - Quito

I primi anni dell’infanzia di Elisa – come era chiamata - furono segnati dalla testimonianza di vita cristiana dei suoi genitori, Giovanni e Maria. La sua vocazione alla vita religiosa nacque grazie agli insegnamenti e la cura di sua madre che ogni giorno motivava i figli a partecipare con fervore all’Eucaristia e ripeteva costantemente: "Una mano a Gesù e l'altra a Maria". Nell'oratorio, a contatto con le Figlie di Maria Ausiliatrice, la sua vocazione si fece chiara e maturò fino a prendere la decisione di essere religiosa. Nonostante le resistenze della famiglia, sentiva sempre più forte l'invito di Dio a lasciare tutto e a seguirlo.

Entrò in Aspirantato a Triuggio, in Lombardia, nel 1955. Di questo periodo ricordava la visita di monsignor Domenico Comín, missionario salesiano, che, con tanto entusiasmo, parlò della necessità della presenza salesiana nell'Amazzonia ecuatoriana. Questo appello, lasciò in Elisa tracce profonde e l'aiutò a scoprire la sua vocazione di missionaria ad gentes. Visse il Postulato a Milano e nell'agosto del 1957 cominciò il Noviziato a Contra di Missaglia. Emessa la prima Professione il 6 agosto 1959, fu inviata a Torino nella Casa “Madre Mazzarello” dove studiò e si preparò alla missione. Il 23 ottobre 1960 arrivò in Ecuador, con appena due anni di esperienza come Figlia di Maria Ausiliatrice.

Il suo ideale era lavorare con il popolo Shuar, ma madre Melchiorina Biancardi, allora Consigliera generale Visitatrice, le disse che la migliore missione è l'obbedienza. Di fatto, lavorò con dedizione e responsabilità in varie case dell’Ispettoria. I primi due anni rimase a Quito Cumbayá come assistente delle novizie. Dopo un anno a Quito “María Auxiliadora” come studente e assistente, nel 1963 ritornò nella comunità del Noviziato ancora come assistente per un anno. Dal 1964 al 1966 fu insegnante di Matematica e Fisica nella comunità “María Ausiliatrice” di Riobamba, missione che, dal 1966 al 1970, continuò nella comunità “María Ausiliatrice” di Guayaquil. Dal 1970 al 1980 fu Maestra delle Novizie a Quito Cumbayá. Svolse poi il servizio di animatrice nelle comunità di “San Juan Pablo II” di Guaranda (1981-‘85), Riobamba “María Auxiliadora”(1983-‘85) e Quito “Sr. Teresa Valsé” (1985-‘91.

Nel 1991 rientrò in Italia per prendersi cura della mamma ammalata. Dopo il ritorno in Ecuador nel 1993, fu inviata ad Amaguaña “Laura Vicuña”, dove prestò servizio come educatrice delle ragazze a rischio fino al 2007, anno in cui venne nominata animatrice della comunità “María Auxiliadora” di Guasmo Guayaquil. Dal 2014 al 2020 fu assistente nella comunità “Sagrado Corazón de María” di Cuenca. Dal 7 agosto 2020 faceva parte della comunità “Beata María Troncatti”" di Quito Cumbayá dove, nonostante l'età e la sempre più precaria situazione di salute, ha continuato ad esprimere ottimismo e vivacità.

Nel corso della sua vita come FMA, suor Elisa si è distinta per la capacità di promuovere esperienze comunitarie caratterizzate da una comunicazione positiva, gioiosa e costruttiva, con ideali chiari e alla luce del Vangelo. Diceva che le migliori esperienze della sua vita le aveva vissute con i poveri, gli indigeni e le ragazze e adolescenti a rischio, con le quali sentiva di realizzare pienamente la sua vocazione missionaria salesiana. Durante tutta la sua vita ha potuto godere dell'accompagnamento spirituale delle Superiore e dei Confratelli Salesiani. La chiave della sua spiritualità era fare tutto il possibile per vivere nei suoi due grandi amori: Gesù Eucaristia e Maria Ausiliatrice. Comunicava quotidianamente con loro attraverso giaculatorie e dedicando vari momenti della giornata alla preghiera e alla contemplazione in cappella.

Le consorelle che hanno vissuto con lei affermano che è sempre stata una religiosa dedita alla missione che l'Istituto le aveva affidato, abbandonata alla divina Provvidenza che non le ha mai fatto mancare nulla. Era molto esigente con se stessa e con gli altri, retta, buona e semplice, allegra ed entusiasta, discreta e prudente, materna e rispettosa, entusiasta di trasmettere, soprattutto alle novizie, lo spirito di don Bosco e madre Mazzarello. Donna di silenzio, di preghiera e di fervore, era convinta che la sua forza veniva solo da Gesù. Una sua novizia ricorda che suor Elisa aveva una grande devozione a san Giuseppe che considerava patrono della vita spirituale, e al quale ripeteva costantemente questa preghiera: «San Giuseppe, modello di vita interiore, insegnaci a pregare, a lavorare, soffrire e tacere”. Con questo incoraggiava le novizie ad essere donne laboriose, di preghiera e sacrificio.

Cara suor Elisa, grazie per la tua fedeltà alla chiamata di Dio, per la tua dedizione alle consorelle, alle ragazze e a tanti poveri incontrati nei 62 anni di vita religiosa salesiana. Grazie per la tua dedizione missionaria nella nostra Ispettoria che hai amato, nella salute e nella malattia. Ringraziamo Dio per tutto quello che ci ha donato attraverso di te. Ora, che già godi la vita in pienezza insieme a Gesù e a Maria Ausiliatrice, ottienici la grazia della fedeltà gioiosa e numerose vocazioni per l’Ispettoria e per l'Istituto.

 L’Ispettrice
Suor Cruz María Piña 

22 novembre 2021

Consegna delle Croci Missionarie

 

Suor Francesca COCCIA

Carissime sorelle, il 19 novembre 2021 il Signore ha visitato la nostra Ispettoria chiamando a Sé, dalla casa “S. Giovanni Bosco” di Catania Barriera, la nostra carissima Suor Francesca COCCIA.

Nata a Palagonia (Catania) il 24 aprile 1927
Professa ad Acireale (Catania) il 6 agosto 1950

Appartenente all’Ispettoria Sicula “Madre Maddalena Morano” – Italia 

Suor Francesca apparteneva ad una famiglia molto unita e ricca di fede. Il papà parrucchiere e la mamma casalinga ebbero tre figli e quattro figlie. Il loro impegno era educarli all’amore verso Dio e il prossimo. Fin da piccola, Francesca frequentava l’Azione Cattolica e le suore, che la prepararono alla prima comunione anche se aveva solo cinque anni. Da grande divenne poi catechista. 

Nei suoi cenni biografici scrive: «La mia vocazione è nata da una crocetta fatta in fronte dalla Madre Visitatrice Suor Carolina Novasconi. Mentre mi segnava, mi disse: “Ti aspetto a Torino”. Avevo circa 16 anni. Da allora incominciai a interrogarmi finché mi decisi ad entrare». Il 31 gennaio del 1948 diventò postulante ad Acireale, iniziando così il suo felice cammino formativo. Durante il noviziato si risvegliò in lei quel: “Ti aspetto a Torino”. Così decise di fare la domanda missionaria. Dopo alcune settimane dalla prima professione, emessa il 6 agosto del 1956, l’Ispettrice le comunicò che la sua domanda era stata accettata. Per quell’anno visse a Cesarò come maestra di lavoro, e l’anno dopo si recò a Torino per la preparazione. 

Il 24 agosto 1952 partì per l’Argentina e raggiunse la città di Rosario St. Fe’. Per cinque anni fu studente e assistente delle aspiranti e postulanti. Poi passò a Tucuman, per un anno, come economa e maestra elementare. Dal 1959 al 1966 venne trasferita nelle case di Brinkmann e Victorica con il ruolo di direttrice. Ma il Signore la chiamava, vista la sua generosità e la forte dedizione ai più bisognosi nei centri di vera missione, ad altra responsabilità. Infatti, dal 1966 al 1970 le venne affidato il compito di Maestra delle novizie a Funes. Fu poi nominata ancora direttrice a General Pico, servizio che svolse fino al 1975. 

Ritornata in Sicilia nel 1976, fu direttrice nella casa di San Gregorio (presso i Salesiani) e a Catania “Don Bosco”. Lavorò poi come economa e consigliera nelle case di Palagonia e di Biancavilla fino al 2019. 

Suor Francesca è stata una donna e una consacrata tutta dedita a Dio e ai bisognosi, senza mai risparmiarsi. Ecco alcune testimonianze: “Oggi è un giorno di trionfo e benedizione per la Congregazione Salesiana! Il Signore ha chiamato a sé suor Francesca, Figlia di Maria Ausiliatrice, per decenni al servizio dei giovani, quelli lontani (…). È stata missionaria infaticabile e discreta in Argentina per diversi anni, sempre pronta a tutto e a servire tutti. Ha dato un grande apporto all' Istituto di Biancavilla dove esercitò il compito di economa per più di 15 anni. Accoglieva all' ingresso tutti i bambini che arrivavano con il pullman la mattina, dando loro una bevanda calda prima di recarsi nelle classi per le attività scolastiche quotidiane. Il pranzo e la merenda non dovevano mancare per tutti i bambini del semiconvitto. Inserita all' interno del Consiglio pastorale della Basilica “Maria SS. dell’Elemosina” di Biancavilla, era molto devota all' icona di Maria Santissima. Era donna di fede e di grandi valori spirituali e morali”.

Altre persone confidano: “La ricordo con affetto! Nonostante la sua veneranda età, nell’anno in cui ho svolto il servizio civile, la ricordo con polso fermo e lucidità nell’affrontare il suo servizio in portineria. Per me è un grande dispiacere averla persa, anche perché la conoscevo fin da bambino. Va via un pezzo di storia dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Biancavilla”. “Una persona speciale, umile, con tanta gentilezza; se ne va con lei un pezzo di noi”. “Pensare alla santità della vita consacrata, vuol dire per me pensare alla vita di suor Francesca, custode della mia vocazione. Le chiedo di continuare a custodirmi sempre!” 

Nel 2019 la sua salute, in lento declino, aveva motivato il trasferimento nella casa di riposo di Catania Barriera. Quando si è manifestato il male che la minava, ormai era in una fase molto avanzata per cui non si più potuto intervenire. Suor Francesca taceva e silenziosamente accettava la volontà di Dio, nascondendo alla sorella suor Maria, anche lei FMA e presente nella sua stessa comunità, come pure a quanti l’avvicinavano, il suo dolore. Ha sempre affrontato tutto con dignità. 

Qualche giorno prima di morire, ha confidato di aver fatto un sogno: Maria Ausiliatrice la invitava a seguirla per introdurla in un “bellissimo palazzo pieno di luce”. Così, dopo una lunga sofferenza causata da una “cachessia neoplastica” dovuta al tumore al pancreas, ci ha lasciate, donandoci tanta pace e serenità. 

Le chiediamo di intercedere vocazioni che, come lei, siano tutte di Dio per i giovani, specialmente i più poveri. 

L’Ispettrice
Suor Angela Maria Maccioni

Suor Gisella DE BONI

Carissime sorelle, l’11 novembre 2021, dalla Casa “Maria Ausiliatrice” di Rosà (Vicenza), è stata chiamata alla Casa del Padre la nostra carissima Suor Gisella DE BONI.

Nata a Bolzano Vicentino (Vicenza) il 5 marzo 1928
Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1950
Appartenente all’Ispettoria Triveneta “S. Maria Domenica Mazzarello” – Italia 

Le sorelle della comunità di Rosà ricordano che suor Gisella, quando ancora poteva essere autonoma, era solita cenare in infermeria per poi dedicare un po’ di tempo alla lettura. Prima di andare a dormire, però, non dimenticava mai di passare in refettorio, dove le suore erano radunate per la cena, per dare un saluto a tutte. Un gesto semplice, che diceva il suo desiderio di farsi presente, di condividere la vita e di mostrarsi attenta a ciascuna. Penultima di 14 figli, fin da piccola, infatti, era stata abituata a questo stile di condivisione semplice, di cura delle relazioni, di presenza serena in mezzo agli altri. 

Durante l’infanzia e l’adolescenza, visse intensamente la vita della parrocchia, dove partecipava con entusiasmo alle diverse iniziative che venivano proposte. Fin da allora, si poteva notare il suo temperamento attivo ed energico che l’avrebbe resa, in futuro, una missionaria zelante ed una grande lavoratrice. Da ragazza fu per 15 mesi ospite presso l’Istituto delle Suore Dorotee di Vicenza e sicuramente anche questa esperienza l’avrà aiutata ad irrobustire la sua fede. 

Suor Gisella non ci ha lasciato testimonianza di quegli anni, né di come ha conosciuto le FMA. Possiamo comunque intuire che gradualmente maturò in lei il desiderio di donarsi al Signore secondo il carisma salesiano, tanto che il 31 gennaio 1948 iniziò il Postulato a Torino ed il 5 agosto dello stesso anno fu ammessa al Noviziato a Casanova. Dopo la prima professione, emessa il 5 agosto 1950, trascorse il suo primo anno di vita consacrata a Torino “Madre Mazzarello” per prepararsi alla missione. 

L’anno successivo venne inviata missionaria in Venezuela, dove visse 43 anni. Fu maestra nella Scuola Primaria, assistente delle novizie, economa, infermiera e direttrice. Lavorò a Caracas “Buen Consejo”, Altamira Noviziato, Coro Collegio, Altamira Collegio, Barquisimeto, Caracas La Vega, Altamira Casa Ispettoriale, Los Teques Casa di esercizi dove fu direttrice (1980-’85), Caracas “Villa S. Giuseppe”, Merida e Coro. 

Nel 1994 tornò in Italia e si inserì nella realtà salesiana del Triveneto. Possiamo immaginare sia la fatica di lasciare la missione dove aveva vissuto a lungo e intensamente, sia la gioia per il suo ravvicinamento alla famiglia di origine dopo tanti anni di lontananza. Dal 1994 al 2001 fu economa a Padova “Don Bosco”. Successivamente venne trasferita nella comunità di Padova “SS. Angeli” dove rimase fino al 2010 come economa e consigliera della casa. 

Era una donna dotata di un grande senso pratico e si spendeva con disponibilità lì dove vedeva il bisogno. Come economa, sapeva andare incontro alle consorelle con attenzione e apertura di cuore. Era buona e mite, ma anche tenace nelle sue scelte. La sosteneva una forte vita di preghiera; in particolare, aveva un’intensa devozione per Maria Ausiliatrice, che era per lei Madre accogliente, modello di vita e testimone di disponibilità. Tra i suoi pochi scritti, leggiamo: «Maria, metto il mio Sì accanto al tuo: fammi camminare nel tuo Sì e illumina i miei passi, affinché io veda e segua la via della fede fino al dono totale della mia libertà». 

Con questa disponibilità al dono totale, nel 2010 fu trasferita a Loria come aiuto in comunità. La salute precaria, tuttavia, nel 2012 rese necessario il trasferimento a Rosà, dove visse i suoi ultimi anni preparandosi all’incontro definitivo con il suo Sposo. Nel 2020 contrasse il Covid-19 da cui guarì, ma che indebolì ulteriormente le sue forze. Era sempre riconoscente e si dimostrava serena anche nella malattia, che la consumò gradualmente, fino a quando il Signore le ha spalancato le porte del Cielo e l’ha portata con sé a godere della sua gioia. 

Grazie, suor Gisella, per la tua vita donata nell’Istituto con semplicità e amore. Ora che ci guardi dal Cielo, prega per noi, per i tuoi familiari, per l’Istituto. 

L’Ispettrice
Suor Palmira De Fortunati

2 novembre 2021

Suor Luigia PIZZATO

Carissime sorelle, il 22 ottobre 2021, dalla Casa “Maria Auxiliadora” di Cuiabá – MT (Brasile), il Signore della vita ha chiamato a Sé la nostra cara sorella Suor Luigia PIZZATO.

Nata a Peseggia di Scorzè (Venezia) il 25 marzo 1924
Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1943
Appartenente all’Ispettoria Brasiliana “Madre Mazzarello” - Belo Horizonte 

Nata da Silvio e da Maria Favaro, genitori buoni e onesti, Luigina era la terza dei loro 12 figli. Una famiglia di contadini semplici, con profonde radici cristiane; un ambiente pieno di fede che l’aiutò a maturare la sua vocazione religiosa salesiana. Anche sua sorella Nicolina Gemma divenne FMA e fu missionaria in Argentina (+ il 27 agosto 2020). Luigina, come veniva chiamata, trascorse serenamente l’infanzia e la fanciullezza studiando nella scuola statale del paese. Visse il periodo della formazione alla vita religiosa in Piemonte, proprio in coincidenza con gli anni della seconda guerra mondiale. 

Nel 1940 fu accolta nell’Aspirantato ad Arignano e là fu ammessa al Postulato il 30 gennaio 1941. Passata a Casanova per il Noviziato, fece la prima professione nel 1943. Dal 1943 al 1946 fu studente a Torino nella Casa Missionaria “Madre Mazzarello” dove si abilitò in taglio e cucito. 

Il 9 novembre 1946 partì per il Brasile come missionaria. Accolta nell’Ispettoria “Maria Ausiliatrice” a Recife, svolse diverse attività con le giovani nelle scuole e nelle case di formazione del Nord Est del Brasile. Dal 1946 al 1968 prestò il servizio di assistente delle aspiranti, delle postulanti, delle novizie e delle juniores in varie case di Recife: dalla Casa ispettoriale “Maria Auxiliadora” al Noviziato “Santa Terezinha”; dal Collegio “Maria Auxiliadora” alla Casa da Criança. Per due anni (1968-‘70) fu direttrice nella casa “Nossa Senhora do Perpétuo Socorro” a Correntes/PE e poi a Recife fu aiuto-economa. 

Nel 1972 arrivò nel Mato Grosso, a Varzea, dove iniziò a collaborare con Mons. Orlando Chaves nel Seminario “Cristo Rei” di Cuiabá. Era stata infatti richiesta come direttrice e maestra delle novizie del nascente Istituto "Missionarie del Buon Gesù" da lui fondato, e là rimase fino al 1978. 

Passò poi a Corumbá/MS presso l'”Hospital Beneficente” come incaricata della Scuola Materna (1979-1982) e a Barra do Garças, Istituto “Madre Marta Cerutti” (1983-1984) come economa. Nel 1985 venne nominata direttrice della Casa “Madre Mazzarello” a Campo Grande MS. Dal 1986 al 2012 si dedicò interamente alle attività promozionali con le donne, i giovani e gli adolescenti Xavante nella Missione di Sangradouro. Fu catechista, responsabile del guardaroba e insegnante di sartoria. 

Nel 2013, perché bisogno di assistenza sanitaria, fu trasferita nella Casa “Maria Auxiliadora” di Cuiabà, dove testimoniò serenamente la bellezza di appartenere a Dio e di avere Lui come "unico necessario" come aveva vissuto per tutta la vita dedicata al bene delle persone che Dio le aveva affidato! 

Suor Luigina lasciava trasparire il segreto della sua fedeltà, fondata sulla certezza di essere amata e guidata dalla Vergine Maria. Aveva appreso ad amarla dalla mamma, aveva approfondito la sua devozione nel gruppo di Azione Cattolica che frequentò durante l'adolescenza e poi nell'Istituto delle FMA, Istituto che l’aveva attirata per il suo carisma missionario e per il bel titolo di Figlie di Maria Ausiliatrice con cui si identificava e che per lei era una missione. 

Suor Luigina è morta serenamente, ricca di anni e logora dalle fatiche. Suor Luceni, delle Suore del Buon Gesù, ha espresso il suo ringraziamento in questo modo: "Noi, Missionarie del Buon Gesù, ti siamo eternamente grate per i semi fecondi che hai piantato nel terreno dei nostri cuori! Grazie per la fragranza indelebile dei fiori di affetto e di bontà, impressi nel nostro essere, così come per quanto hai fatto per noi! Rivolgo un sincero ringraziamento, un'infinita gratitudine all’Istituto delle FMA per l’accompagnamento, la solidarietà e l'affetto che ci ha dedicato, aiutandoci nel nostro processo formativo. Ciò che ha piantato nel nostro essere non è il passato, ma il presente, vissuto autenticamente ogni giorno. In modo speciale la nostra riconoscenza a te. Grazie! Grazie mille! È il cuore che parla a tutti!” 

Suor Luigina, ti ringraziamo per tutto quello che sei stata e hai fatto per noi e per molti in questa terra del Mato Grosso. Sei passata facendo del bene e dando tanti esempi di santità! Grazie, cara suor Luigina, per la tua vita semplice, gioiosa, interamente dedicata ai più poveri e ai più semplici. Intercedi presso Dio e la nostra Madre Ausiliatrice per ottenere al nostro Istituto vocazioni generose e per tutte noi di percorrere il nuovo cammino post-capitolare. 

L’Ispettrice
Suor Teresinha Ambrosim

19 ottobre 2021

Suor Anna BONFANTI

Carissime sorelle, nel tardo pomeriggio del 13 ottobre 2021, memoria liturgica dell’ultima apparizione di N. S. di Fatima e commemorazione mensile di Madre Mazzarello, dalla comunità “São João Bosco” di Maputo Infulene (Mozambico), il Signore ha chiamato in Cielo a celebrare la sua Pasqua la nostra carissima Suor Anna BONFANTI.

Nata a Besana in Brianza (Milano) il 20 aprile 1939
Professa a Contra di Missaglia (Lecco) il 6 agosto 1965
Appartenente all’Ispettoria Mozambicana “S. Giovanni Bosco” – Maputo 

Suor Anna nacque in una famiglia profondamente cristiana, secondogenita di 10 fratelli e sorelle. Il papà, Luigi Vittorio, era contadino e operaio impegnato nei macchinari di pulitura del grano, oltre che sacrestano nella parrocchia. Mamma Ottavia era domestica. In casa i fratelli consideravano Anna una seconda mamma. Di fatto, la chiamavano amabilmente sorella, zia, oppure nonna. Essendo una famiglia numerosa, Anna a 14 anni cominciò a lavorare in una fabbrica di tessuti. Questa esperienza le servì per coltivare un grande amore al lavoro e per educare i giovani ad essere lavoratori onesti. Al suo paese c’erano le Suore di Maria Bambina, ma non aveva mai pensato di diventare una di loro. Il parroco, che conosceva le FMA e le stimava molto, la orientò al nostro Istituto. Però, prendere la decisione di entrare non le fu facile, perché era la maggiore delle sorelle e sentiva che in casa avevano bisogno di lei. Dopo un pellegrinaggio a Lourdes, decise, a 23 anni, di lasciare tutto per seguire il Signore tra le FMA. Iniziò il postulato il 31 gennaio 1963 a Triuggio e il 5 agosto passò in noviziato.

Dopo la professione emessa il 6 agosto 1965, fu inviata all’Istituto “Sacro Cuore” di Torino come studente, in vista della preparazione missionaria. Visse un anno a Roma in Casa generalizia e poi tornò a Torino dove frequentò l’Istituto Magistrale conseguendo nel 1969 il diploma di maestra. Il 19 ottobre 1969, venne inviata come missionaria in Portogallo, accolta nella casa di Freixedas dove fu educatrice nella scuola materna. Il 30 agosto 1970 partì per il Mozambico, missione che sognava da anni. La sua prima destinazione fu Chiure, nel nord del Paese dove le FMA si occupavano della formazione delle giovani donne e dell’insegnamento nella Scuola Normale per la preparazione degli Insegnanti. Qui suor Anna si inserì come insegnante. I giovani, che oggi sono nonni/e, la ricordano con gratitudine per essere stata un’ottima insegnante di matematica, ma soprattutto madre e amica. 

Nel 1975, con l’Indipendenza del Mozambico, tutti i missionari e missionarie furono costretti a lasciare il Paese. L’unico luogo in cui potevano rimanere ancora era Pemba. E così suor Anna lasciò Chiure e passò a Pemba. Per i primi cinque anni fu insegnante nella scuola dello Stato e poi, dal 1980 al 1984, direttrice della comunità. Suor Anna era una donna di grande fede, provata e consolidata nel tempo anche a contatto con le sfide del regime comunista. In quel periodo la comunità veniva a volte assalita durante la notte dai militari, che circondavano la casa e portavano via i pochi beni che avevano. La dura esperienza insegnò a suor Anna a vivere dell’essenziale, a crescere nella fede e nell’abbandono a Dio. A metà dell’anno 1984, venne trasferita a Maputo “Lar Santa Maria”, come direttrice. Alla fine del 1985 fu inviata per un anno a Roma come studente del Corso di Spiritualità Salesiana. Al ritorno in Mozambico, fu destinata alla comunità “Madre Rosetta Marchese” di Maputo Jardim, dove rimase per 31 anni. Qui cominciò per lei una nuova vita. Consigliera e poi vicaria della casa, fu sempre inserita nella missione pastorale della comunità ecclesiale del Buon Pastore. Vedendo le necessità educative delle giovani generazioni, cominciò ad organizzare corsi professionali di taglio e cucito, maglieria, informatica e lingua inglese. Così fece sorgere il Centro Professionale “Don Bosco”, dove formò centinaia di giovani, soprattutto giovani donne. 

Nella sua missione seppe coinvolgere anche la sua famiglia che la sostenne sempre nel cercare sovvenzioni per la costruzione delle scuole e di altri ambienti necessari per la missione. È cosi che crebbe il Centro “Don Bosco” e poi una Scuola Superiore solo per ragazze che, fino ad oggi, è unica nel suo genere, molto apprezzata nel Paese, dove si sono formate migliaia di giovani, oggi professioniste nei settori della medicina e dell’ingegneria, avvocatesse ed insegnanti, ma soprattutto donne di fede e di coraggio, mamme di famiglia che lottano per un mondo migliore. In parrocchia era coordinatrice della catechesi e catechista, oltre che sacrestana. Ha preparato tanti giovani al Battesimo e al Matrimonio. Era per tutti esempio di donna coraggiosa, ricca di valori umani e cristiani, semplice, creativa e totalmente donata. Fedele ai momenti comunitari, si alzava sempre presto per coltivare la preghiera personale. 

Nel 2017, dando esempio di un’obbedienza pronta, ha accettato di essere trasferita alla comunità “S. Giovanni Bosco” di Maputo Infulene. Qui ha assunto la responsabilità di amministratrice della scuola e vicaria della casa. Ha continuato a collaborare al Centro Professionale “Don Bosco” di Jardim fino all’inizio di quest’anno, quando la sua salute, che era stata sempre molto fragile, l’ha obbligata a fermarsi in casa, anche per la prevenzione del Covid. Negli ultimi mesi desiderava andare presto in Cielo; ma, nello stesso tempo, si interessava costantemente della scuola, degli insegnanti e degli alunni. L’abbandono filiale nel Signore ha caratterizzato anche questo ultimo periodo della sua vita missionaria; la sua fede si manifestava quotidianamente nel sorriso limpido e riconoscente. 

L’ultimo giorno avrebbe desiderato partecipare alla festa con gli insegnanti (il 12 ottobre in Mozambico si celebra il giorno del Professore), ma le forze erano ormai venute meno. Il giorno dopo si è spenta serenamente tra le braccia della direttrice della casa. La notizia ha subito raggiunto migliaia di exallieve che si identificavano come “meninas de sr. Anna” e che l’hanno definita “esempio e modello di Maria”. Gli Angeli, di cui era molto devota, l’hanno sempre accompagnata nei 51 anni vissuti in terra mozambicana, dove “si è fatta tutta a tutti”. La cerimonia funebre è stata una festa, tra canti di ringraziamento e applausi per il bene realizzato da suor Anna. 

La ringraziamo per la sua testimonianza, per la passione missionaria e per la fedeltà al carisma dei nostri Fondatori. Dal Cielo interceda per l’Istituto che ha tanto amato. Che la sua vita donata possa generare numerose e sante vocazioni per la Chiesa in Mozambico e per il nostro Istituto in questo momento storico che stiamo vivendo. 

L’Ispettrice
Suor Zvonka Mikec

Suor Krystyna SOSZYNSKA


Carissime sorelle, il 12 ottobre 2021, dalla casa “San Giuseppe” di Antananarivo (Madagascar), è improvvisamente tornata a Dio la nostra carissima sorella Suor Krystyna SOSZYNSKA.

Nata a Rozbity Kamien (Polonia) il 20 novembre 1955
Professa a Pogrzebien (Polonia) il 5 agosto 1978
Appartenente all’Ispettoria di Madagascar “Maria sorgente di vita” - Antananarivo 

Suor Krystyna, figlia di Joseph e Wojewodzka Romualda, proveniva da una famiglia profondamente cristiana di tre figli, di cui lei era la maggiore. Aveva un fratello e una sorella. Pochi giorni dopo la sua nascita, il 1° dicembre 1955, ricevette il sacramento del Battesimo e il 25 aprile 1970 il sacramento della Cresima. Nel 1974 concluse ll'Istituto Tecnico Industriale e Alimentare a Sokołów Podlaski. Nel 1976, dopo l’entrata nel nostro Istituto, frequentò il Liceo Pedagogico e ottenne il diploma di insegnante della Scuola Materna. Iniziò il postulato il 7 ottobre 1975 e il noviziato il 4 agosto successivo. 

Dopo la prima professione, fu inviata a Pogrzebien come catechista. Dal 1981 al 1984 passò a Nowa Ruda, sempre come catechista. Fu lì che emise i voti perpetui il 5 agosto 1984. Lavorò poi nell’asilo nido di Środa Śląska fino al 1987. Il 27 luglio di quell’anno andò per un anno a Roma, Casa generalizia, per la preparazione missionaria. Dopo una sosta di dieci mesi a Parigi, nella Casa ispettoriale, per imparare il francese, il 21 maggio 1989 partì per il Madagascar, realizzando così il suo sogno missionario. 

Accolta nella comunità di Ivato, cominciò ad imparare la lingua malgascia. Nel 1991 fu mandata a Betafo per occuparsi dell'asilo e nel 1992 passò a Mahajanga come economa, un lavoro che svolse con generosità e attenzione ai poveri. Dal 1996 al 1999 tornò a Betafo come assistente delle pensionanti. È stata una madre, una guida per queste giovani e alcune di loro sono diventate religiose, FMA o membri di altre Congregazioni. Le exallieve ricordano ancora le belle esperienze vissute con lei.

Suor Krystyna, da vera missionaria, cercava i modi più efficaci per portare Gesù ai bambini e ai giovani. Lavorava molto per la formazione dei catechisti e organizzava incontri settimanali per sostenerli nella preparazione della catechesi. Dal 1999 al 2011 visse a Manazary, inizialmente come economa e poi, per otto anni, come direttrice, prestando pure il servizio di Consigliera ispettoriale. In questa comunità situata in campagna, punto di riferimento per tutto il villaggio, suor Krystyna ha esercitato la sua generosità e la sua capacità di sviluppare opere educative e di visitare le famiglie per conoscere i loro bisogni, sia umani che educativi. Ha cercato benefattori per finanziare la costruzione della scuola materna, primaria e secondaria, il Centro di Formazione professionale, come pure la costruzione di alloggi per gli insegnanti e il dispensario. Era una persona di relazione e cercava di collaborare con diverse istituzioni pubbliche e private per poter migliorare il livello di vita della gente e lo sviluppo del villaggio. Per formare i catechisti, raggiungeva a piedi le chiese dei dintorni. 

Nel 2011 tornò a Mahajanga, per un anno come economa e poi come direttrice (2012-2018). Anche lì, insieme alla comunità, ha cercato di migliorare gli edifici esistenti per dare qualità all'educazione da offrire ai bambini e ai giovani. Attraverso le adozioni a distanza, ha potuto assicurare la scolarizzazione di molti bambini e giovani e offrire loro la mensa scolastica. La sua semplicità e apertura facilitavano la collaborazione con i Salesiani e con altre istituzioni. Per le suore, il personale e i giovani, era una madre: le confidavano le loro preoccupazioni e i loro problemi e lei accoglieva tutti con un sorriso. Amava il popolo malgascio, soprattutto i più poveri. Le sorelle testimoniano il suo amore per Maria, la sua capacità di fare il primo passo e la sua semplicità nelle relazioni. 

Dal 2018 era nella comunità fondata quell’anno a Port Bergé, dove era animatrice. Come ogni nuova fondazione, all’inizio ci sono state difficoltà e i mezzi erano insufficienti. La comunità era ospitata nella casa del Vescovo e, per poter iniziare l'Oratorio, le suore hanno chiesto di utilizzare il cortile della scuola parrocchiale, dovendo limitare il numero di bambini e giovani che potevano accedervi. Era molto felice quando le suore hanno potuto iniziare l'oratorio sul terreno della comunità, con più di 500 bambini e giovani. Andava spesso a vedere il terreno e pregava il Signore perché si potesse costruire la casa delle suore e le opere educative salesiane. Il suo sogno divenne gradualmente una realtà. Oggi, la casa delle suore è in costruzione, così come due aule e un capannone per il centro giovanile. Suor Krystyna ha messo molto impegno nel seguire queste costruzioni, come pure nel coltivare buone relazioni con il Vescovo, i sacerdoti e i religiosi della diocesi, con la gente delle due parrocchie e le mamme dei dintorni. 

Nella prima settimana di settembre, era venuta ad Antananarivo per una visita medica da uno specialista, ricevendo le cure necessarie per i suoi disturbi cardiaci e di pressione alta. Dopo alcuni giorni dal ritorno a Port Bergé, non sentendosi ancora bene, ha deciso di tornare ad Antananarivo per consultare il medico. Il 12 ottobre, accompagnata dall’Ispettore dei Salesiani e dal personale di Radio Don Bosco, che venivano da Bemaneviky e avevano sostato a Port Bergé, era arrivata in casa ispettoriale alle 19.30 circa. Verso le ore 23 ha cominciato ad avere difficoltà respiratorie. Le consorelle hanno chiamato l'ambulanza, ma poco dopo se n’è andata in Cielo. Nessuno se l’aspettava, ma certamente lei era già preparata. Non le piaceva disturbare gli altri e così è stato. Le sorelle della sua comunità sono testimoni della sua totale dedizione. Nonostante i disturbi fisici e la stanchezza, ha sempre cercato di portare a termine gli impegni a lei affidati con gioia e serenità, nascondendo la sua sofferenza. I Vescovi e i sacerdoti con coi collaborava, testimoniano la sua gentilezza, la sua capacità di accoglienza e di relazione. Era davvero una donna di pace. 

Suor Krystyna ci ha lasciate nel suo 66° anno di età. Dei 43 di vita religiosa, 32 li ha vissuti come missionaria in Madagascar. Donna di fede e di preghiera silenziosa, era amante della Madonna. È stata una “malgascia” tra noi, ed è la prima missionaria FMA ad essere sepolta nella nostra terra. I suoi funerali si sono celebrati il 15 ottobre, festa di Santa Teresa d’Avila, Patrona dell’Istituto, e anniversario dell’arrivo delle prime FMA missionarie in Madagascar. Questo giorno è molto significativo per la nostra Ispettoria! 

La ringraziamo per tutto quello che è stata per i bambini e i giovani del Madagascar, per la nostra Ispettoria, per l'Istituto e la Chiesa. Che il Signore, che ha tanto amato e al quale ha offerto la sua vita, e la Vergine Maria Ausiliatrice alla quale si è sempre affidata, le concedano la pace e la gioia eterna. Crediamo che sia ora felice con il Padre e che interceda per noi. Riposa in pace, cara suor Krystyna, e grazie ancora per la tua totale donazione.

L’Ispettrice
Suor Rafaraonisoa Blandine

Suor Teresa de Jesús LÓPEZ DIAGO

Carissime sorelle: il 20 settembre 2021, dalla casa “Villa San José” di Caracas (Venezuela), in modo quasi impercettibile, con una vita piena di buone opere, si è unita definitivamente a Gesù, suo amore e speranza, la nostra carissima Suor Teresa de Jesús LÓPEZ DIAGO.

Nata a Popayán (Colombia) il 25 novembre 1927
Professa a Bogotá (Colombia) il 5 agosto 1952
Appartenente all’Ispettoria Venezuelana “San Giovanni Bosco” – Caracas 

Teresa, l'ultima dei fratelli, crebbe in una famiglia di credenti, molto colta, con sensibilità e attitudine artistica, con un marcato interesse per la politica, la realtà sociale e la giustizia. I primi anni li trascorse nella zona delle piantagioni di caffè, a contatto con la natura e i contadini. In questo ambiente imparò a coltivare la fiducia nella Provvidenza, la delicatezza nei rapporti e nelle relazioni, l'impegno verso i poveri e i contadini, la cura, la tenerezza, la meraviglia e la gioia per la vita e la natura. Già da giovane sentì la chiamata di Gesù a seguirlo più da vicino, a lavorare con Lui per il Regno. Si trasferì a Bogotá per iniziare il percorso di formazione con le FMA che aveva conosciuto quando aveva studiato a Popayán. Entrò in Aspirantato il 17 dicembre 1948. Il 31 gennaio 1950 fu ammessa al Postulato e cominciò il Noviziato nell’agosto di quell’anno. Fatta professione il 5 agosto 1952, attraversò i confini dell’amata Colombia per dare la sua vita a piene mani come missionaria in Venezuela. 

Le ragazze e le suore delle scuole “María Auxiliadora” di Los Teques, Barquisimeto, San Cristóbal, Altamira, sono testimoni dell'entusiasmo, della simpatia, della dedizione, della qualità pedagogica e della passione evangelizzatrice di suor Teresa nei suoi primi anni. Era l'immagine della Salesiana che, quelle tra loro che divennero FMA, appresero più tardi in noviziato e nei documenti. Giocava con loro durante la ricreazione e riusciva a riunirle quando pioveva per parlare di argomenti interessanti. La sua passione per l'educazione era evidente, come il suo amore per l’Istituto e il desiderio di guidare le vocazioni nel suo gruppo. Una consorella racconta: "Dopo un anno di duro lavoro, nei mesi di agosto e settembre, le giovani rimasero tutte con suor Teresa per pulire e riordinare l'enorme casa di Altamira. Quella era la nostra vacanza. Non ci pesava il lavoro, perché era molto piacevole stare con lei. La sua simpatia, gioia, generosità e felicità vocazionale erano contagiose”. 

Il Concilio Vaticano II, Medellin, Puebla, furono eventi che segnarono il corso e le scelte fondamentali di suor Teresa. Il suo impegno e la sua opzione per i poveri erano totali: sentiva il dolore e la sofferenza degli indifesi e degli oppressi, come propri. Da qui la sua lotta per la giustizia, la dedizione, la creatività nella formazione delle comunità ecclesiali di base, nell'organizzazione ed evangelizzazione delle comunità popolari e dei giovani di Valera, Valencia, Barquisimeto, La Vega, Güiria, San Félix. Alcuni verbali delle riunioni ci riferiscono iniziative concrete e innovative per migliorare la qualità della vita e l'impegno evangelico della gente, così come della sua ingegnosità nell'aiutare tutti a contribuire alla costruzione della comunità cristiana. 

La sua opzione per i poveri l'ha portata a seguire corsi di pianificazione, di pastorale comunitaria e di inserimento, ad allenarsi a leggere la Bibbia con la gente, a imparare e insegnare il macramè, la lavorazione del cuoio e altri lavori artigianali; a dedicarsi all’alfabetizzazione delle donne, dei lavoratori delle nostre case, dei contadini di Popayán e del villaggio di Bojó nello Stato di Lara, a motivarli a difendere i loro diritti e a valorizzare la loro dignità. Molte di noi conoscono la sua energia interiore, i suoi discorsi e le sue domande radicali, a volte fastidiose e scomode, le sue inclinazioni politiche, il suo spirito sempre in ricerca. Infatti, nel maggio 2003, all'età di 76 anni, chiese di fare un'esperienza con i Piccoli Fratelli di Gesù, tra i contadini, nella frazione di Bojó, nello stato di Lara. Scrisse: «Sì, voglio condividere con loro la mia vita, la tenerezza del Vangelo e il mio semplice lavoro in questi ultimi giorni. Il mio tempo ora è qualitativo: adorazione, solidarietà e recupero della luce: essere sveglia, attiva, con la mia lampada accesa e i miei talenti al servizio della giustizia, della pace, della solidarietà e dell'uguaglianza che sono le basi della mia attuale vocazione. La mia consacrazione rimane intatta. Sarò in una comunità di contadini per condividere con loro la mia povertà e il Vangelo come unica sorgente di vita». È stata tra loro per circa due anni, sempre collegata alla comunità del collegio di Barquisimeto, all’Ispettoria e all'Istituto. 

Nel maggio 2005, con la sua solita gioia e passione, è tornata a Caracas La Vega. La serenità e la vivacità del suo sguardo, l’amore per Gesù con cui trascorreva lunghe ore in preghiera, la sua tenerezza e dolcezza con tutti, la sua presenza nei corridoi della scuola circondata da bambini, giovani ed educatori, la sua generosità con i lavoratori, l’umorismo e la fraternità verso le consorelle, hanno segnato i suoi ultimi anni. 

A “Villa San José”, dove era giunta nel novembre 2018, ha conquistato l'affetto di tutte e accolto ogni cosa con gratitudine. È partita con la valigia piena dell'affetto di tanti giovani dirigenti che ha formato nelle comunità di base, l'affetto e la gratitudine di tanti catechisti accompagnati da lei. Un’esistenza donata al 100%. 

Cara suor Teresa, grazie per la tua vita piena, per la tua fraternità, per aver lasciato un’impronta del Vangelo nelle nostre vite e nell’Ispettoria. Ora chiedi a Dio Padre di mandare molte vocazioni come la tua. Noi ti amiamo e il tuo ricordo durerà per sempre. 

L’Ispettrice
Suor María Eugenia Ramos

Suor Maria Lucia BECCALOSSI

Carissime sorelle, nel pomeriggio di lunedì 6 settembre 2021, il Signore della Vita e della Gioia ha chiamato a Sé, dalla casa “Maria Ausiliatrice” di Clusone (Bergamo), la nostra carissima Suor Maria Lucia BECCALOSSI.

Nata a Brescia il 5 febbraio 1926
Professa a Lugagnano d’Arda (Piacenza) il 6 agosto 1948
Appartenente all’Ispettoria Lombarda “Sacra Famiglia” - Italia 

Una vita intensa, dinamica ed anche avventurosa la sua, vissuta in un profondo cammino di fede. Nelle note autobiografiche, stilate in tono accattivante, c’è un commento che ben esprime la qualità della sua vita: “Devo concludere con una constatazione consolante: Dio con me è stato non solo buono, ma gentilmente buono, sempre opportuno nei suoi interventi, sempre presente anche nelle piccole cose. Ho imparato a non chiedergli favori e grazie: me le fa già e al momento opportuno, con una ‘gentilezza cavalleresca’, come gli dico spesso”. 

Suor Lucia nacque in una famiglia di modeste condizioni economiche, ma ricca di fede e di bontà. Il Signore aveva benedetto le nozze dei genitori con il dono di cinque figli, di cui Maria Lucia era la primogenita. La mamma accudiva il nucleo familiare con attenzione educativa e il papà, un cattolico convinto, era impiegato nelle Poste Italiane. Di sé, bimba, ella scrisse che a scuola era brava e diligente, ma fuori era vivace e birichina tanto che tutti prediligevano il fratello di un anno minore di lei, che era buono e gentile. Da adolescente aveva trovato lavoro presso una fabbrica di armi della città, ambiente non facile che aveva saputo ben gestire grazie alla guida del direttore spirituale, un Padre Cappuccino responsabile della Parrocchia; a lui aveva svelato il suo sogno di qualcosa di grande per la sua vita e da lui era stata orientata alle FMA presenti in città, ma che lei non conosceva. 

Quale non fu la sua sorpresa quando, nella sala dove venne ricevuta dall’Ispettrice suor Bianca Patri, trovò il quadro di Maria Ausiliatrice, lo stesso che c’era a casa sua e di cui il papà aveva detto: “È una Madonna che fa molti miracoli!” Iniziato il cammino formativo nel gennaio 1946 a Bibbiano, passò nello stesso anno in Noviziato a Lugagnano d’Arda e il 6 agosto 1948 emise i primi voti, esperienza che visse con grande impegno e fervore. 

Dopo la Professione, venne inviata a Torino per completare gli studi magistrali e lì presentò la domanda missionaria che venne accolta. Così nel settembre 1950 partì per l’America Latina dove ebbe modo di incontrare Ispettrici di elevato spessore carismatico: madre Maria Crugnola e madre Antonietta Böhm. 

Iniziò il suo servizio missionario nell’Ispettoria Argentina “N. S. del S. Rosario”, dove madre Crugnola - da lei definita «un capolavoro di santità, intelligenza e bontà» - le fece convalidare gli studi fatti in Italia frequentando la “Facultad de Agronomìa y Veterinaria” di Corrientes, dove nel 1955 si laureò in Matematica e Fisica. Avviata all’insegnamento nella Scuola di Rosario, dal 1957 al 1964 svolse questa missione con grande gioia, tutta tesa a trasmettere alle ragazze l’amore di cui si sentiva capace, collaborando nel contempo sia nel Consiglio ispettoriale che in quello locale. Negli anni 1964-1967 fu animatrice di comunità nelle case di Aspirantato e Postulato a Rosario e a Mendoza. 

Dalla nuova Ispettrice madre Antonieta Böhm, dalla quale suor Maria Lucia disse di aver imparato che «amare vuol anche dire accettare molti sacrifici», ebbe l’incarico della Catechesi a livello Ispettoriale. Venuta in Italia per partecipare al Convegno catechistico, a sorpresa, ricevette una nuova obbedienza: Madre Ersilia Canta le chiese di andare come Segretaria, per un triennio, alla Nunziatura Apostolica del Messico, dove era necessario conoscere bene sia l’italiano che lo spagnolo. Nel 1971, rientrata a Roma, nell’allora Ispettoria Romana “S. Cecilia”, venne nominata direttrice della casa “Don Bosco” di Cinecittà: una casa grande che non conosceva e, soprattutto, ignorando le leggi scolastiche italiane. 

Nel 1974-‘75 una nuova obbedienza, sempre ‘a sorpresa’: venne nominata Ispettrice a Lima nell’Ispettoria che comprendeva le case del Perù e della Bolivia. Lavorare in campo missionario fu per lei motivo di gioia, ma anche di fatica per la vastità del territorio e la diversità di culture. Quando nel 1979 l’Ispettoria venne divisa, suor Maria Lucia fu nominata Delegata per la Bolivia e, successivamente, Superiora della Visitatoria “N. S. della Pace. Scrisse: «Mi trovai nella missione che avevo tanto sognato: povera, ma aperta ai valori di fede». 

Nel 1986, rientrata definitivamente in Italia, fu nominata direttrice della casa di Torino “Madre Mazzarello”: una comunità numerosa e con molte opere, di cui non conosceva nulla e nessuno. Anche per questa obbedienza, nelle sue annotazioni esprime la sua profonda riconoscenza: «Dio è sempre buono e gentile, e mi fece trovare suore, specialmente il Consiglio della casa, buone, generose, sempre disposte ad aiutarmi, sempre vicine in ogni circostanza. Ne ringrazio ancora Dio e le ricordo con particolare riconoscenza”. 

Nel 1991, al termine del sessennio, chiese di rientrare nella sua Ispettoria di origine: l’Ispettoria Emiliana “Madonna di S. Luca”. Venne inviata a Brescia, sua città natale, inizialmente come animatrice di comunità, poi segretaria della Scuola e, negli ultimi 15 anni, come aiuto in portineria e delegata delle Exallieve. 

Suor Maria Lucia è stata una persona di tanta preghiera, con un eccezionale spirito di adattamento, sempre pronta a scusare, a perdonare e a chiedere perdono. Donna di pace e saggia, lasciava trasparire dallo sguardo, sempre positivo e benevolo, la Luce che la abitava. Non diceva mai male di nessuno; e quando c’era qualche disguido comunitario, taceva e accettava in silenzio. Donna lungimirante e paziente, capace di comprensione e di dialogo, era persona di giudizio critico, ma sempre pervaso di speranza. Il suo sorriso furbetto, attirava l’attenzione delle persone che rimanevano attratti dalla sua cultura e dalla sua passione educativa. Donna di relazione, ha mantenuto i contatti con le Exallieve dell’Argentina. Per le Exallieve italiane, di cui era delegata, era un punto di riferimento salesianamente accogliente. Le sue circolari avevano un sapore genuino che faceva bene al cuore: “Da te abbiamo imparato cosa vuol dire essere operatori di pace nel nostro vivere quotidiano”: così hanno scritto le Exallieve nel loro saluto finale. 

Nell’estate del 2020, a causa di una caduta, si è fratturata ambedue i polsi e, avendo perso la sua autonomia, si è reso necessario il passaggio alla casa per le sorelle anziane e malate di Clusone. Ha sempre mantenuto la sua bella lucidità e la sua arguzia fino a circa 20 giorni fa quando, colta da febbre alta, un declino rapido e inarrestabile l’ha portata alla visione di quel Signore che ha tanto amato e servito nei giovani, nei poveri e in tutti quelli che ha incontrato. 

Il Signore certamente avrà dato a questa FMA fedele ed entusiasta, dall’ardente cuore missionario, il premio per il tanto bene seminato. E lei dal Paradiso continuerà ad intercedere per noi, per il Capitolo generale ormai imminente, per le vocazioni della sua stessa tempra gioiosamente infaticabile. 

 L’Ispettrice
 Suor Stefania Saccuman

VEGLIA MISSIONARIA DIOCESANA

 

29 agosto 2021

Suor Giuseppina Maria RONCHI

Carissime sorelle, il mattino del 27 agosto 2021, memoria di Santa Monica, dalla Casa “Santa Teresinha” di São Paulo (Brasile), il Signore ha chiamato a Sé, la nostra carissima Suor Giuseppina Maria RONCHI.

Nata a Concesio (Brescia) il 30 marzo 1930
Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1955
Appartenente all’Ispettora Brasiliana “N. S. Aparecida” – São Paulo 

Suor Giuseppina era la quarta figlia di Nassini Rina e Alessandro Ronchi. Conobbe e imparò ad amare don Bosco dal nonno materno e dalla mamma che leggevano assiduamente le Letture Cattoliche pubblicate dal santo. Raccontava che un giorno, quando era ancora molto piccola e frequentava l'asilo in una scuola gestita da religiose, mentre era in fila dietro una suora, alzò la testa, la guardò e pensò: «Quando sarò grande voglio diventare suora. Ma per ora non lo dico a nessuno, perché potrebbero prendermi in giro, farmi degli scherzi, dirmi: “Sei così cattiva che vuoi diventare suora”?».
Diventata adolescente, iniziò a lavorare come contabile nell'impresa di costruzioni del papà, lavoro che svolse fino all’ultimo giorno in cui rimase in famiglia. Mentre partecipava alle attività parrocchiali, all'apostolato dell'Azione Cattolica e, durante le vacanze, assisteva i bambini sia in spiaggia che in montagna, continuava a sognare di essere religiosa e missionaria. Finalmente, all'età di 21 anni, rivelò il suo desiderio di diventare FMA alla mamma che le chiese con gioia: "Quelle di don Bosco?".
La sua partenza dalla famiglia fu motivo di molta sofferenza per lei e per i genitori, in particolare per il papà, il quale tuttavia non si oppose alla sua decisione; la accompagnò alla stazione ferroviaria quando partì per Torino e fu presente alla sua Vestizione all’entrata in Noviziato. Purtroppo non ebbe la gioia di vederla emettere i voti: morì sei mesi prima della sua professione che lei emise a Casanova il 5 agosto 1955.
La sua prima comunità fu la Casa Generalizia, allora a Torino. E lì frequentò il corso per infermiera nella Scuola Professionale per Religiose Infermiere. Il 7 ottobre 1957 lasciò l’Italia per andare in missione in Brasile dove fu a lungo infermiera. In questa sua “seconda patria” lavorò dapprima a Recife Várzea nella “Casa da Criança” e poi nel Collegio “Juvenal de Carvalho” a Fortaleza (1958-1964), dove emise i voti perpetui il 5 agosto 1961. Nel 1965 passò al Collegio “Santa Inês” a São Paulo; nella “Santa Casa de Misericórdia” a Guaratinguetá; nell'Ospedale “Presidente Vargas” a Piquete; nella Casa “Maria Auxiliadora” e nell’Istituto “Santa Teresa” a Lorena; nell’Istituto “Nossa Senhora Auxiliadora” a Belenzinho e nella Casa “Santa Teresinha” a San Paolo. Nelle comunità in cui ha vissuto, oltre all’attività pastorale, lavorò come infermiera e dal 1982 come bibliotecaria. Quell’anno si era infatti diplomata in Biblioteconomia presso la Facoltà Integrata “Teresa D'Avila” di Lorena.
Suor Giuseppina era una persona entusiasta, generosa, simpatica. Aveva un grande amore per Gesù nel Santissimo Sacramento e per i nostri Fondatori. Nutriva anche una sentita devozione al Sacro Cuore di Gesù e a Maria che esprimeva con la preghiera del Rosario. Confidava: «Il Rosario è sempre stato per me un gioioso incontro d'amore quotidiano con Maria». Era una Figlia di Maria Ausiliatrice cordiale e decisa, con una personalità dinamica. Aveva un cuore aperto ed entusiasta per le cose di Dio e del nostro Istituto. Era una donna felice e aveva molta fede, caratteristiche che si irradiavano nel suo modo di essere, nelle sue parole e nei suoi sguardi. Il medico che l'ha accompagnata durante tutto questo tempo, ha affermato che era una persona straordinaria: non si lamentava mai, per nessun motivo. E la sua attuale animatrice di comunità lo conferma dicendo che era sempre allegra e non si lamentava delle sue condizioni di salute.
Più volte aveva espresso alle Superiore il desiderio di morire per incontrare il “suo Amato” aggiungendo, con grande gioia, che era preparata alla morte. Ha chiesto di non essere portata in ospedale, perché voleva morire in casa. E così è stato: è morta pochi minuti prima che arrivasse l'ambulanza. Negli ultimi giorni aveva fatto ordine in tutte le sue cose e aveva dato alla direttrice alcuni documenti e indirizzi di membri della sua famiglia. Sembrava che avesse preso un appuntamento con il Signore!
Durante l'ultima visita ispettoriale avvenuta quest'anno, aveva registrato per l’Ispettrice la preghiera che recitava quotidianamente: «Spirito Santo di eterno amore, vieni a noi con il tuo ardore, vieni ad infiammare i nostri cuori, Spirito di eterno amore». Suor Giuseppina interceda ora presso Dio per noi e per ottenere generose vocazioni missionarie. 

L’Ispettrice
Suor Nilza Fátima de Moraes

Assisi - Giornate nazionali di formazione e spiritualità missionaria


19 luglio 2021

45º aniversário de martírio dos Servos de Deus Padre Rodolfo Lunkenbein e Simão Bororo

15 de julho foi um dia muito especial para a Família Salesiana: celebramos o 45º aniversário de martírio dos Servos de Deus Padre Rodolfo Lunkenbein e Simão Bororo. Junto com a Missão de Meruri agradecemos a Deus pelo dom do Martírio às abençoadas terras mato-grossenses já banhadas pelo sangue dos Padres João Fuchs e Pedro Sacilotti. Segue a entrevista feita com o querido Padre Georg Lachnitt, falecido em abril do ano passado (2020), um documentário de grande importância testemunhal, muito oportuno neste momento celebrativo.

ESPÍRITU MISIONERO: DE ITALIA A JERUSALÉN, PASANDO POR ÁFRICA

 

14 luglio 2021

Testimonianza VIDES Veneto

Testimonianza di Cadigia Hassan, docente e coordinatrice dei Corsi di lingua italiana L2 per migranti e rifugiati politici presso il VIDES Veneto (Ispettoria "S. Maria D. Mazzarello" - ITV)

👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏 

Buongiorno a tutte e a tutti,
mi chiamo Cadigia Hassan, sono Italo-Somala, da anni vivo a Padova. Dallo scorso anno insegno e coordino i Corsi Vides di italiano L2 per migranti.
Nel 2020/2021, anno della pandemia, la nostra attività di scuola di italiano ha accolto 140 migranti provenienti da 46 Paesi e da 4 continenti. 

A nome del Vides Veneto porto la testimonianza di quest'ultimo anno attraversato dall’incertezza e dall’angoscia, ma anche ricco di sfide, di traguardi su cui puntare, di tanta buona volontà, amicizia, solidarietà, occhi luminosi e sorrisi aperti, per lo più donati e ricevuti senza mascherina poiché tutti gli incontri con i volontari e le lezioni di italiano sono avvenuti quasi esclusivamente online. Infatti i nostri studenti sono stati distribuiti on line in 20 corsi con circa 40 docenti volontari. 

Dico “QUASI esclusivamente” perché tra settembre e ottobre siamo riusciti a ricevere in presenza gli studenti per le iscrizioni ai corsi e a novembre a organizzare con alcuni di loro due visite guidate della città di Padova e della basilica di Sant’Antonio. È stato emozionante, dopo i lunghi mesi del primo lockdown, poterli rivedere di persona (pur con i debiti distanziamenti) e incontrare chi per la prima volta si avvicinava alla nostra realtà, conosciuta attraverso un parente, un amico, attraverso internet, o il semplice tam-tam del passaparola. 

La pandemia ha scartato un po’ tutti, limitando la nostra libertà di movimento, le abitudini, le relazioni, per molti la salute, per molti altri la vita stessa. C’è chi l’ha definita “democratica” o “livellatrice” e per un certo senso lo è: il virus non guarda nessuno in faccia, non fa distinzione di colore di pelle, ceto sociale, religione, credo politico. Per altri versi, la pandemia stessa ha fatto emergere i grandi dislivelli sociali e culturali: e noi pensavamo soprattutto a chi, durante il lockdown, si è dovuto arrabbattare in uno spazio sovraffollato, a chi non aveva i mezzi materiali e cognitivi per studiare online, a chi si è sentito ancora più scartato nel proprio isolamento. 

Come Vides abbiamo riflettuto su questo, consapevoli che “tendere la mano” verso l’altro, che sia per aiutarlo ad alzarsi o per invitarlo a fare con noi un cammino di fede, amicizia, solidarietà e reciproco riconoscimento, sia un principio fondamentale per ogni cristiano, come più volte nel Vangelo ci ha insegnato Gesù con il suo esempio.
Sollevare ha una duplice accezione: “alzare da terra”, ma anche “alleviare” da un problema, un peso, un macigno e quindi – in senso figurato - consolare, confortare, incoraggiare, rincuorare. “Sollevare chi è scartato” passa prima attraverso un riconoscimento dell’altro, del suo stato di bisogno, delle sue difficoltà, anche quando non chiede aiuto o non sa come richiederlo. Significa abbassarci a terra per incontrare il suo sguardo, guardare l’umanità in faccia, stabilire un contatto che vada oltre le barriere sociali e culturali, e in questo sollevamento vi è la reciprocità di entrambi: l’uno diventa due, l’essere solo diventa un essere e fare insieme, lo scarto si tramuta in accoglienza e ci si trova a provare a diventare artigiani di pace e fraternità. 

Abbiamo iniziato l’anno scolastico appena concluso, partendo da noi volontari, attraverso dei momenti di formazione, un corso di inglese per principianti e un corso di alfabetizzazione digitale rivolto a quei volontari a cui la didattica a distanza spaventava per la mancanza di una competenza informatica (e per questo ringraziamo Yuliya che da poco ha concluso l’anno di Servizio Civile Internazionale presso di noi, e le altre super competenti volontarie). Ci siamo poi rivolti ai nostri studenti, supportandoli sia nell’utilizzo delle piattaforme digitali, sia con la flessibilità degli orari di lezione, in modo da venire incontro alle diverse esigenze familiari e lavorative (abbiamo organizzato una classe la domenica mattina con una sola signora il cui lavoro di badante non le permetteva di frequentare in altri momenti).
Seguendo il motto “Nessuno indietro”, abbiamo continuato ad accogliere nuovi iscritti fino alla fine di marzo, organizzando dei corsi aggiuntivi di recupero, in preparazione ai test finali. Per un minore appena arrivato in Italia, abbiamo organizzato un corso individuale con un’insegnante di origine libanese, in grado di colloquiare con lui in lingua araba. 

La tecnologia ci ha permesso di condividere anche momenti di festa e di convivialità, e gli auguri di Natale e di Pasqua sono stati ricchi di commoventi contributi da parte di studenti e insegnanti. 

La didattica a distanza ci ha da un lato limitati nelle interazioni, ma dall’altro lato ci ha consentito di ampliare i nostri orizzonti, consentendo a molti studenti di seguirci da fuori provincia, regione e addirittura dall’estero (Francia, Brasile, Haiti, Sud Africa, Nigeria, India), al punto che dal prossimo anno scolastico abbiamo deciso di proporre la modalità didattica duale (in presenza e a distanza) per soddisfare tutte le esigenze di tempo e di spazio, sia degli studenti che dei volontari. 

Il nostro impegno nell’insegnamento dell’italiano L2 sta proseguendo anche adesso in questo periodo estivo, con corsi intensivi online, dal livello A0 al livello B2, partiti lo scorso 5 luglio, ai quali si sono iscritti 60 studenti, sia interni che esterni al Vides. Le lezioni on line si svolgono al mattino, al pomeriggio o alla sera, con possibilità di scelta degli studenti, a seconda degli impegni personali e con tanta disponibilità da parte dei volontari. 

Il nostro impegno prosegue anche con un corso di italiano in presenza, rivolto a 14 adolescenti stranieri del CFP e del liceo Don Bosco di Padova, che si tiene, per tutto il mese di luglio, in un’aula del CFP Don Bosco di via Orsini. 

Vi ringraziamo per aver ascoltato la nostra testimonianza: un piccolo esempio, tra milioni di altri esempi più significativi e virtuosi, per costruire ponti che uniscono e fanno incontrare il volto di un’umanità che è nostro fratello e nostra sorella in Cristo Gesù, nello spirito della “Fratelli tutti”.