Francesco Saverio (Javier 1506 – isola di Sancian 1552) è detto “il San Paolo delle Indie”. La sua opera missionaria fu, infatti, decisiva per lo sviluppo del cristianesimo moderno in tutta la macro-regione dell’Asia meridionale. La Chiesa lo celebra come patrono principale dei missionari. Il suo percorso di vita non fu però così lineare.
Originario della Navarra, Francesco è compagno di stanza d’Ignazio di Loyola e di Pietro Favre, al tempo dei loro studi a Parigi. Se tra Ignazio e Pietro nasce subito un’intesa, Francesco mantiene a lungo una dura diffidenza verso il nobile Basco, che da cavaliere è stato un nemico dell’indipendenza politica della Navarra. Inoltre, Francesco è deciso a perseguire le sue ambizioni di carriera. Perciò i pii propositi d’Ignazio sono per lui degli ostacoli. A un certo punto, però, il suo cuore è vinto dalla testimonianza dell’affetto disinteressato che i suoi due coinquilini nutrono per il Cristo.
Quando i primi gesuiti si stabiliscono a Roma, Francesco è quasi da subito inviato in India, ma come per sbaglio. Il gesuita che avrebbe dovuto partire al suo posto cade infatti ammalato. Francesco si trova così ad affrontare lunghi e pericolosi viaggi e gli imprevisti dell’incontro con popolazioni così diverse: dai poveri pescatori delle coste dell’India ai nobili intellettuali del Giappone. Inoltre, ha a che fare con i commercianti europei che perseguono i loro interessi senza troppi scrupoli. In tutto questo lo sostiene il sapersi collaboratore della missione del Cristo: intere popolazioni ascoltano il Vangelo per la prima volta. Un importante aiuto gli viene anche dalla solida amicizia con gli altri gesuiti, ravvivata dallo scambio di lettere.
Quando Francesco muore a 46 anni, ha percorso più di 62.000 chilometri in soli 10 anni. E’ alle porte della Cina, dove pure avrebbe voluto annunciare il Vangelo.
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