Dal 3 al 6 settembre, in Piemonte, religiosi da tutto il mondo
riflettono sulla tradizione spirituale ortodossa.
Si apre oggi a Bose, in Piemonte,
il XXII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa,
riferimento per il dialogo ecumenico e lo studio della tradizione spirituale
dell'Oriente. Il convegno chiede ai cristiani del mondo di essere «fermento di
riconciliazione e pace».
Col priore, Enzo Bianchi,
religiosi da tutto il mondo: il segretario dell'Associazione ortodossa per la
pace Jim Forest, da New York, Amal Dibo da Beirut, Aleksandr Ogorodnikov da
Mosca, Konstantin Sigov da Kiev.
Presentando l'appuntamento alla
Radio vaticana, il priore di Bose ha osservato: «Abbiamo voluto parlare di
`pace´ e di `pacificatori´, proprio in questo momento in cui, come ci ricordava
Papa Francesco, stiamo vivendo quasi una `terza guerra mondiale´, con un
terribile focolaio in Medio Oriente, dove le confessioni cristiane orientali,
ortodosse e cattoliche, vivono le une accanto alle altre. Ma anche guardando a
quello che accade ai confini tra Ucraina e Russia, sono regioni in cui il tema
della pace è decisivo per il futuro della presenza dei cristiani».
«Senza la pace interiore, quella
dello Spirito, e senza il raggiungimento dell'ideale dell'uomo disarmato, si
avranno sempre conflitti e di conseguenza guerre - sottolinea il Priore -. Non
si può pensare a una pace sociale con degli uomini che sono personalmente
armati e che non hanno negato la violenza che li abita e presa nel cuore la
mitezza. Le due cose sono strettamente legate». «Non può darsi una pace
politica se non c'è una pace che tocchi le persone nel loro quotidiano e che le
renda - come dice Papa Francesco - artigiani di pace». «Esercitarsi a vedere la
`bellezza´ della pace - spiega il Priore - significa vederla sempre possibile e
soprattutto non essere `sedotti´ dalla guerra. Gli uomini condannano la guerra,
fanno commemorazioni dei conflitti passati e poi fanno scoppiare nuove guerre».
Importante la presenza in
contemporanea al Convegno di Bose di una delegazione del Patriarcato di Mosca e
di una della Chiesa ortodossa ucraina. «Cercheremo di favorire un dialogo -
spiega Bianchi - per capire cosa i cristiani possono fare per la pace». «Il
cristianesimo ha nel suo cuore Gesù Cristo, cioè il Principe della pace. Dunque
se è in concorrenza con le altre religioni, come religione fra le altre, non è
vero cristianesimo».
A proposito delle persecuzioni
subite dai cristiani in Iraq, fanno riflettere le parole di Papa Francesco
sulla necessità di `fermare l'aggressore´ ma valutando i mezzi. «Sono
distinzioni difficili ma profetiche - spiega Bianchi - ma che il Papa deve
assolutamente fare. Non dobbiamo armare fazioni che poi combatteranno altre
fazioni e andranno comunque ad aumentare la violenza». «Dobbiamo piuttosto
cercare tutti i mezzi per fermare l'aggressore, renderlo innocuo, ma senza
armarci gli uni contro gli altri».
Nessun commento:
Posta un commento