31 dicembre 2013
29 dicembre 2013
Giornata Missionaria dei Ragazzi 2014
Il 6 gennaio prossimo, il
grande appuntamento con la Giornata
Missionaria dei Ragazzi.
Prendendo le mosse dal tema della
scorsa Giornata Missionaria Mondiale, Sulle strade del mondo, per il 2014 lo
slogan è: Destinazione mondo!
I bambini saranno aiutati a
vivere una solidarietà concreta a favore dei loro coetanei in altre parti del
pianeta, con la raccolta di offerte per sostenere i progetti per l'infanzia
promossi dalla Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria.
Facciamo nostro l'appello di papa
Francesco ad uscire verso le periferie esistenziali; ad educarci tutti,
genitori, catechisti e bambini, ad aprire lo sguardo e il cuore alle genti,
secondo quello spirito di fraternità che è fondamento e via della
Pace, come ci ricorda papa Bergoglio nel Messaggio per la Giornata Mondiale
della Pace del prossimo 1 gennaio.
Auguri a tutti e buona GMR!
Storicamente, il 6 gennaio,
oltre ad essere il giorno dell'Epifania, è anche la Giornata Missionaria
dei Ragazzi (GMR), ma le chiese locali, per esigenze diverse, possono
anche festeggiarla in un’altra data vicina.
La GMR è, in un certo senso, la
prima data missionaria, perché oltre ad essere all’inizio dell’anno, è il
giorno in cui il Vangelo ci fa riflettere sulla manifestazione di Gesù a
tutti i popoli.
La lettura del Vangelo in questo
giorno ci presenta le figure dei Magi, personaggi misteriosi, difficili da
identificare, questi "camminatori" al seguito di una stella, questi
cercatori venuti da lontano per trovare il Messia. Uomini che fermano i loro
passi e si mettono in adorazione davanti a Gesù. E' la festa dell'Epifania!
Nelle figure dei Magi che portano
i loro doni, in questi personaggi misteriosi che rappresentano i popoli che
vivono oltre le frontiere di Israele, Gesù viene riconosciuto come il Signore e
il Salvatore dell'umanità intera.
I Magi non sono arrivati fino a
Cristo da soli!
Erano mossi da domande profonde e
da una speranza che palpitava nei loro cuori.
Hanno visto un segno, una stella: si sono messi in cammino e in ricerca. Hanno trovato!
Hanno visto un segno, una stella: si sono messi in cammino e in ricerca. Hanno trovato!
Tante persone nel mondo di oggi
vivono la ricerca e l'attesa!
È compito della Chiesa essere
segno, "essere stella", essere luce, per condurre a Cristo vera luce.
Anche noi, ragazzi e ragazze, con
Gesù impariamo a credere, in questo Anno particolarmente dedicato alla fede.
Con l'impegno di annunciare il
suo insegnamento in ogni angolo del mondo, superiamo i confini e gli
steccati che ci separano dagli altri, per manifestare a tutti i fratelli e a
tutte le sorelle la bellezza di Cristo.
Nella festa dell'epifania i
Ragazzi Missionari dei cinque continenti celebrano il loro impegno per la
Missione.
27 dicembre 2013
Nepal, Natale "collettivo" per cristiani, indù e buddisti
di Christopher Sharma
La notte del 25 dicembre, centinaia di persone di ogni religione hanno
partecipato alla messa della cattedrale dell'Assunzione. Rispetto al passato,
quest'anno anche indù e buddisti hanno vissuto l'aspetto spirituale delle
celebrazioni. La mancanza di discriminazione tipica del cristianesimo attira le
altre comunità.
Kathmandu - In Nepal il Natale è diventata una festa "collettiva": oltre ai cattolici e ai cristiani, quest'anno anche indù e buddisti hanno partecipato alle celebrazioni del 25 dicembre. A differenza del passato, infatti, le persone di altri credi non hanno accolto solo l'aspetto più "consumistico" della festività, ma hanno voluto onorare la nascita di Cristo partecipando alle messe che si sono tenute nelle varie chiese del Paese.
La notte di Natale, centinaia di
persone hanno riempito la cattedrale dell'Assunzione, a Kathmandu. Molti sono
rimasti in piedi, pur di partecipare alla messa. "Agli occhi di Dio - ha
detto i parroco, p. Robin Rai, durante l'omelia - nessuno è abbandonato e
discriminato. La grazia del Signore è aperta a chiunque voglia vivere secondo
la vita di Dio".
Secondo Manohar Sharma, un
sociologo, proprio questa apertura verso l'altro attira i fedeli di altre
religioni verso il cristianesimo. "L'induismo è pieno di pratiche
discriminatorie - afferma ad AsiaNews -. Inoltre, indù e buddisti celebrano le
loro feste in modo sfarzoso, anche se la maggior parte di loro non gode di
queste possibilità. Migliaia di persone in Nepal si interessano al
cristianesimo perché lontano dalle discriminazioni di casta che invece dominano
tra gli indù".
In effetti, l'ultimo censimento
ha mostrato che la popolazione cristiana è in aumento. Secondo K.B. Rokaya, un
pastore protestante, di recente sono state create 7mila nuove chiese in tutto
il Paese. In Nepal il 25 dicembre è festa nazionale dal 2008. Da allora i
cristiani hanno potuto esporre immagini e addobbi sacri nei negozi, fuori dalle
chiese e dalle abitazioni.
25 dicembre 2013
24 dicembre 2013
Libia
Con la Libia celebriamo l’Indipendenza (1951). I cattolici sono 80.000 su
una popolazione di 6 milioni. Vicario apostolico di Tripoli è il francescano
Giovanni Innocenzo Martinelli, italiano
di origine e libico di nascita.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
21 dicembre 2013
Dialogo interculturale: un documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica
Città del Vaticano -
“L’attenzione alla dimensione interculturale non è nuova alla tradizione della
scuola cattolica, abituata ad accogliere alunni provenienti da ambienti
culturali e religiosi diversi ma oggi è richiesta, in questo ambito, una
fedeltà al proprio progetto educativo coraggiosa ed innovativa” . Per questo le
scuole cattoliche sono chiamate a portare il loro contributo in ragione della
propria “tradizione pedagogica e culturale e alla luce di solidi progetti
educativi”. Lo si legge nel documento “Educare al dialogo
interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà
dell’amore” a cura della Congregazione per l’Educazione Cattolica e presentata
questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede.
Per il documento la dimensione
interculturale è “familiare” alla tradizione della scuola cattolica. Oggi però –
si legge nelle conclusioni – di fronte alle sfide della globalizzazione e del
pluralismo culturale e religioso, diventa indispensabile acquisire una maggiore
consapevolezza del suo significato, così da meglio tradurre in presenza,
testimonianza e insegnamento, la propria pecularietà di essere, in quanto
cattolica, scuola aperta all’universalità del sapere e, allo stesso tempo,
portatrice di una specificità che è data dal radicamento nella fede in Cristo
Maestro e dall’appartenenza alla Chiesa”.
La scuola cattolica è invitata,
quindi, a percorrere “sentieri” di incontro, “educandosi ed educando al
dialogo, che consiste nel parlare con tutti e con tutti relazionarsi con
rispetto, stima, sincerità d’ascolto; nell’esprimersi con autenticità senza
offuscare o mitigare la propria visione per suscitare un maggiore consenso; nel
testimoniare con le modalità della propria presenza, la coerenza tra le parole
e la vita”.
L’obiettivo – ha spiegato il
card. Zenon Grochlewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione
Cattolica, durante la conferenza stampa di presentazione del documento –dell’educazione
al dialogo interculturale è la “costruzione di una civiltà dell’amore”
che per i cristiani “non è una vaga solidarietà ma esprime la carità di
Cristo”.
Due cardinali e 400 rifugiati e senza tetto
Quattrocento profughi e senza fissa dimora hanno partecipato al pranzo
organizzato dall'Associazione Italiana Messaggeri della Pace e hanno assistito
alla Santa Messa, celebrata dai porporati Jean-Louis Tauran e Santos Abril y
Castello
ROMA - Il Cardinale Jean-Louis
Tauran, Protodiacono del Collegio Cardinalizio e il Cardinale Santos Abril y
Castello, Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore hanno presieduto ieri
venerdì 20 dicembre l’agape di Natale dell'Associazione Italiana Messaggeri
della Pace presso il “Centro di Studi Superiori” dei Legionari di Cristo e
l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum a Roma.
Quattrocento rifugiati e senza
tetto hanno assistito alla Santa Messa e partecipato al pranzo organizzato
dall’Associazione Italiana Messaggeri della Pace.
Dopo la Santa Messa, l’evento è
proseguito con il pranzo di Natale, nella Sede dell’Ateneo Pontificio Regina
Apostolorum, messa a disposizione dal Rettore, Padre Jesús Villagrasa, L.C.
L’Associazione Italiana
Messaggeri della Pace ha accolto l’invito di Papa Francesco ad andare incontro
agli “ultimi” e, grazie anche al sostegno determinante di Banca Popolare di
Bari, in sinergia con il Centro Astalli, l'Associazione Binario 95 e la
Comunità di Sant'Egidio ha esteso l'invito a circa 400 rifugiati e senza tetto.
Carabinieri, Guardia di
Finanza e Polizia hanno messo a disposizione 10 mezzi di trasporto per condurre
i commensali nella sede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
Sono stati presenti, tra gli
altri, il Ministro per l'Integrazione Sociale Keinge, l'Assessore alle
Politiche Sociali del Comune di Roma Rita Cutini, e numerose autorità civili e
militari, insieme al fondatore dell’Associazione “Mensajeros de la Paz”, Padre
Angel Garcia.
L’Associazione, nata in Spagna
nel 1962 per iniziativa di Padre Angel Garcia – un apostolo dei nostri tempi –
è una grande famiglia, presente in oltre 40 paesi nel mondo.
Questi sono i numeri: 51.150
bambini e giovani sono passati per le numerose case famiglia e mense sociali,
11.700 persone anziane assistite, 4.200 volontari distribuiti nei vari Paesi,
3.900 lavoratori in organico di cui il 92% donne, oltre otto milioni le
chiamate sostenute attraverso il Telefono Dorato per lenire la solitudine degli
anziani, 31.500 collaboratori che si impegnano personalmente con il loro tempo
e la loro dedizione nelle attività e nei progetti.
In Italia, l’Associazione è
presente con il Telefono Dorato che opera per dare sostegno agli anziani e alle
persone sole ed ogni anno è solita organizzare un pranzo di Natale per favorire
la familiarizzazione tra gli assistiti offrendo loro qualche ora di serenità e
distensione.
AFRICA/SUD SUDAN - 5.000 rifugiati accolti nella cattedrale di Juba
Juba - Circa 5.000 persone sono
rifugiate nella cattedrale di Juba, capitale del Sud Sudan, da giorni in preda
alle violenze per gli scontri tra fazioni rivali dell’esercito, fedeli
rispettivamente al Presidente Salva Kiir e all’ex vice Presidente Riek Machar.
Il Vescovo ausiliare di Juba,
Mons. Santo Loku Pio Doggale ha detto che i rifugiati dormono all’aria aperta e
che molti di loro, tra cui diversi bambini, hanno contratto malattie. La
presenza di un così alto numero di persone in uno spazio non attrezzato sta
inoltre creando gravi problemi sanitari, e vi è il rischio dell’esplosione del
colera.
Le sedi dell’ONU in Sud Sudan
hanno accolto altre decine di migliaia di persone (si parla di circa 35.000
sfollati).
Nel frattempo fervono le iniziative
politiche e diplomatiche per disinnescare la crisi. Una delegazione congiunta
di Kenya, Etiopia, Gibuti, Uganda e Sudan è arrivata a Juba per tentare una
mediazione. Anche gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio un loro emissario
speciale.
Questa attività sembra aver prodotto un primo risultato con la dichiarazione del Presidente Kiir che ha affermato di essere pronto a dialogare “senza condizione” con Machar.
Questa attività sembra aver prodotto un primo risultato con la dichiarazione del Presidente Kiir che ha affermato di essere pronto a dialogare “senza condizione” con Machar.
20 dicembre 2013
La Riunione
Con La Riunione celebriamo l’Abolizione
della Schiavitù (1848). La chiesa cattolica nell’isola mascarena tuttora
francese è presente con 644.000 battezzati (79,9%) su 806.000 abitanti.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
17 dicembre 2013
Bhutan
Con il Bhutan celebriamo il Giorno della Patria (1907). Nel regno
himalayano non esiste un’organizzazione ecclesiastica, niente messe e visti d’ingresso
per i preti cattolici. I cattolici in Bhutan sono circa un migliaio. La religione
ufficiale è il buddhismo mahãyãna. L’unico prete cattolico bhutanese è il
gesuita Kinley Tshering, imparentato con la famiglia reale.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
16 dicembre 2013
Migrare dall'emergenza alla cittadinanza: il 18 incontro a Roma
Roma - In occasione della
Giornata Internazionale dei Diritti dei Migranti, che si celebra in tutto il
mondo il 18 dicembre, la Campagna “L’Italia sono anch’io” – alla quale
aderiscono diverse associazioni, movimenti e fondazioni, come la Migrantes - ha
promosso un’iniziativa pubblica a Roma a cui saranno presenti, in
rappresentanza delle Istituzioni, la ministra all’Integrazione Cecile Kyenge e
il presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Francesco
Paolo Sisto. Al centro del confronto la ratifica della Convenzione Onu
per i diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, sulla quale si
intende promuovere una campagna europea, la riforma della legislazione sulla
cittadinanza e la necessità di un’inversione di rotta nelle politiche del
governo rispetto alla gestione degli ingressi e all’accoglienza, con
particolare riguardo ai minori, ai rifugiati e ai richiedenti asilo. Nello
specifico, si chiederà che venga finalmente discusso in Parlamento un testo che
contenga sostanziali novità sull’accesso alla cittadinanza per le persone di
origine straniera e che si introduca il diritto di voto nelle consultazioni
locali per gli stranieri residenti, accogliendo come base di discussione
l’articolato delle due proposte di legge di iniziativa popolare depositate
ormai due anni fa alla Camera dalla Campagna “L’Italia sono anch’io” e
sottoscritte da più di duecentomila cittadini e cittadine. Si proporrà inoltre
di intervenire con misure urgenti per porre fine alle migliaia di morti di
frontiera. Ci si confronterà sull’attuale sistema di accoglienza, del tutto
inadeguato a garantire diritti e dignità alle persone che devono essere
accolte. Si parlerà infine del progetto di allargare la Campagna alla
dimensione europea. Al dibattito, che si svolgerà il 18 dicembre a Roma, presso
la sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio in via Santa Maria in Via
37, parteciperanno, oltre alla ministra Kyenge e al senatore Sisto, Carlo
Feltrinelli, portavoce della Campagna, il segretario confederale della Uil
Guglielmo Loy, il direttore dell’ufficio ILO in Italia e San Marino Luigi Cal,
padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, Mohamed Abdalla
Tailmoun, portavoce della Rete G2, Elvira Ricotta Adamo, Reas Syed e Hassan
Maamri, esponenti, rispettivamente, dei comitati romano, milanese e siciliano
della Campagna “L’Italia sono anch’io.
Kazakistan
Con il Kazakistan festeggiamo l’Indipendenza (1991). La chiesa cattolica è
presente con 200.000 battezzati su 15 milioni di abitanti.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
14 dicembre 2013
L'attesa felice: Gesù viene!
«È apparsa la Grazia di Dio,
apportatrice di salvezza per tutti gli uomini» (Tt 2, 11)
Con parole chiare,
anche se superano la capacità di comprensione di non pochi,
San Giovanni ci
dice:
«In principio era il Verbo, il Verbo era
presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1,1)
«Il Verbo si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi» (Gv
1,14)
Carissime
sorelle,
La storia
umana lungo i secoli è stata più volte devastata da guerre e da calamità
naturali, eppure è piena di Dio. E Dio è amore. Tutte insieme, con i nostri
sacrifici e la nostra generosità, costruiamo la pace per tutti. È Lui che era, che è e che sarà. Nessuna
persona e nessun tempo può cancellare la Sua presenza. «In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28). Piene di
speranza, libere da ogni paura, continuiamo dunque a percorrere la nostra
strada che si intreccia con i passi di Dio, il Dio incarnato.
Care
sorelle, come già è a vostra conoscenza, dal giorno 20 al 25 novembre abbiamo
realizzato a Los Teques (Venezuela) le ultime Giornate di Studio sul primo Annuncio di Gesù, organizzate
dall’Ambito Missione FMA e dal Dicastero Missioni SDB per questo sessennio.
Hanno partecipato 70 persone tra
Salesiani, FMA, laici e anche 3 Vescovi Salesiani. È stato un incontro molto
positivo, sia nel contenuto sia nella condivisione delle esperienze.
Dal 26
novembre al 1° dicembre, a Maracaibo (Venezuela), si sono realizzati il CAM 4
(Congresso Missionario Americano) e COMLA 9 (Congresso Missionario Latino
Americano). Ha partecipato un gruppo significativo di 22 FMA e, per l’Ambito, hanno partecipato Sr. Maike Loes e Sr.
Maria Ko. L’impegno è grande e ci sfida: «América misionera, comparte tu fe». «Discípulos misioneros de Jesucristo
desde América, en un mundo secularizado y pluricultural».
Il
giorno 13 dicembre, abbiamo iniziato qui, in Casa generalizia, il periodo di
discernimento con le Neo-missionarie per la loro futura destinazione.
Riceveranno l’obbedienza dalla Madre il prossimo 24 dicembre. Vi chiediamo di
accompagnarci con la vostra preghiera implorando la luce dello Spirito e la
guida di Maria, Maestra della Sapienza. Siano loro a indicarci meglio i luoghi
di missione ad gentes.
Ogni FMA è chiamata a ravvivare il
dinamismo e la novità del Carisma, nella Chiesa, attraverso il dono di predilezione per la gioventù, in
particolare la più povera, nelle nuove frontiere del mondo.
Lasciamoci condurre da
Maria. Lei ci porterà verso Betlemme
attraverso le categorie dell’incontro, della missione solidale, del servizio
alla vita degli ultimi. Lei ci accompagnerà nel compito di annunciare Gesù con
la vita, con la testimonianza di comunione, con la gioia di essere FMA per il
Regno di Dio. La sua Presenza sia la nostra gioia e apra il nostro cuore ad
accogliere i segni del suo amore nella nostra vita personale, comunitaria e
apostolica.
Buona
continuazione dell’Avvento, nell’attesa
felice di Gesù che viene!
Un
abbraccio fraterno,
Sr.
Alaíde Deretti
Consigliera
per la Missione ad/inter gentes
12 dicembre 2013
Kenya
Con il Kenya celebriamo l’Indipendenza (1963). La chiesa cattolica è
presente con 10.354 istituti scolastici e 1.860 istituti assistenziali. I cattolici
sono 8 milioni su 32 milioni di abitanti.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
11 dicembre 2013
Migração na Evangelii Gaudium
Pe. Alfredo J. Gonçalves
Talvez a história, como é de costume, acabe por cunhar Jorge Mário Bergoglio como o "Papa da alegria” ou o "Papa do sorriso” e ainda o "Papa dos pobres, dos últimos”... O que não estaria em dissonância com a trajetória do pobre de Assis, de quem tomou o nome, e, ao mesmo tempo, traduziria uma das características da prática de Jesus, o Homem de Nazaré. A Exortação Apostólica Evangelii Gaudium (A alegria do Evangelho) que o Pontífice acaba de publicar aponta claramente nessa direção. O que mais impressina, porém, é que se trata de uma alegria direcionada justamente para aqueles que dispõem de menos motivos para sorrir e ou cultivar esse sentimento. Trata-se, portanto, não de uma alegria aparente, visível ou, digamos, eufórica, e sim de uma profunda serenidade de coração e de espírito, que nasce da total confiança em Deus, mesmo nos momentos de adversidade e turbulência.
1. Dimensão social do Evangelho
Tendo presente esse pano de fundo, vale tentar uma leitura mais atenta sobre o quarto capítulo do documento, intitulado A dimensão social da evangelização. O acento desta leitura recairá sobre a situação dos pobres em geral, e dos migranes em particular, tendo pesente o 126º de Fundação da Congregação dos Missionários de São Carlos (Scalabrinianos), cujo carisma é justamente o trabalho pastoral junto ao mundo da mobilidade humana. As migrações constituem hoje um fenômeno estrutural intenso, complexo e diversificado, comportando séros desafos de ordem social, econômica, plítica e religiosa – como lembra a Eraga Migrantes Caristas Christi, documento do Pontifício Conselho para a Pastoral dos Migrantes e Itinerantes.
Convém, de início, sublinhar os temas desenvolvidos no referido capítulo quarto da Evangelii Gaudium: 1) As repercussões comunitárias e sociais do kerygma; 2) inclusão social dos pobres; 3) o bem comum e a paz social; 4) O diálogo social como contribuição para a paz. Como se pode notar, o Papa Francisco retoma as linhas mestras ou princípos fundamentais da Doutrina Social da Igreja (DSI) ao longo do tempo, bem como seu fio condutor, isto é, a defesa dos direitos e da dignidade da pessoa humana. Mas o atual Pontífice acrescenta-lhes um revestimento especial, uma característica própria de sua índole, uma espécie de olhar paterno/materno sobre os mais necessitados e os indefesos, como o Bom Pastor sobre a "ovelha perdida” ou "o homem caído à beira da estrada”. Vejamos isso de mais perto, transcrevendo, obsservando e comentando alguns subítulos desse capítulo.
O primeiro deles revela a consonância intrínseca entre a Confissão da fé e o epenho social. "Esta indissolúvel ligação entre a acolhida do anúncio salvífico e um efetivo amor fraterno está expressa em alguns textos da Sagrada Escritura que vale a pena considerar e meditar atentamente, no sentido de extrair-lhes todas as consequências (...): ‘tudo aquilo que fizeste a um só destes meus irmãos mais pequenos, foi a mim que o fizeste’” – diz o texto citando Mt 25,40 (Cfr. EG, nº 179). Na verdade, nada de novo debaixo do sol! Trata-se de palavras já bem conhecidas, lidas e relidas vezes sem fim nos atos litúrgicos, momentos de oração e celebrações eucarísticas. Novo aqui é o fato de reler estas palavras à luz dos gestos, das atitudes e do comportamento do Papa Francisco desde que foi eleito para a cátera petrina. O modo de tornar-se próximo à população que o busca por parte do atual pontífice confere e essas e a outras palavras do Evangelho uma tonalidade e um colorido todo especial quando. Bastaria um olhar retorvisor sobre suas audiências e o seu dia-a-adia, para dar-se conta de como o bispo de Roma privilegia precisamente "i più bisognosi e gli ultimi” (os mais necessitados e últimos).
Unidos a Deus escutemos um grito, nos convida um outro subtítulo. E o texto precisa: "A Igreja reconheceu que a exigência de escutar este grito deriva da própria obra libertadora da graça em cada um de nós, por isso não se trata de uma missão reservada somente a alguns (...). A solidariedade é uma reação espontânea de quem reconhece a função social da propriedade e a destinação universal dos bens como realidade anterior à propriedade privada” (Cfr.EG, nº 188-9). "Às vezes se trata de escutar o grito de povos inteiros, dos povos mais pobres da terra, porque ‘a paz fundamenta-se não só sobre o respieito dos direitos humanos, mas também sobre os direitos dos povos’ – DSI” (Cfr. EV, nº 190). Quantas vezes, no interior da Igreja, nos contentamos em acompahar o fã clube dos fiéisque participam das práticas e atividaes comus (o que, evidentemente, não deixa de ser importante), mas ignoramos quase por completo o lamento que vem do lado de fora dos muros eclesiais. Ignoramos ou nos tornamos indiferentes apelo das periferias e dos porões da sociedade, tanto mais eloquente quanto mais silencioso ou silenciado.
Mais adiante encontramos um subtítulo que, a bem da verdade, atravesa toda a trajetória judaico-cristã, desde a antiga até a nova aliança, desde o Antigo ao Novo Testamento – passando também pela trajetória da Igreja (não obstante seu lado obscurantista). Trata-se da expressão O rosto privilegiado dos pobres no Povo de Deus: "Para a Igreja a opção preferencial pelos pobres é uma categoria teológica, antes que cultural, sociológica, política ou filosófica. Deus concede a eles a sua primeira bem-aventurança. Esta preferência tem consequências na vida de fé de todos os cristãos, chamados a ter "os mesmos sentimentos de Jesus’” (Fil, 2,5). Inspirada nessa misericórdia divina, "a Igreja fez uma opção pelos pobres etendida como uma ‘forma especial de primazia no exercício da caridade cristã, da qual dá testemunho toda a tradiçã da Igreja’” (Cfr. EG, nº 198). O Papa retoma o horizonte largo, aberto e promissor não só do Concílio Ecumênico Vaticano II, mas de forma especial dos documentos das Assembleias dos bispos da América Latina e Caribe (Medellín, Puebla, Santo Domingo e Aparecida).
2. O cuidado paterno/materno com os mais frágeis
Com o subtítulo O ensinamernto da Igreja sobre a questão social, o Papa retoma uma preocupação que nasce no decorrer do século XX, em pleno contexto da Revolução Industrial, com seus avanços tecnológicos e suas consequências de ordem socioeconômica. De fato, a chamada "questão social”, particularmente sob a forma de "condição dos operários”, é tema não somente de um estudo de Frederic Engels sobre os trabalhadores nas cidades da Inglaterra (1944) e do Manifesto Comunista de Marx e Engels (1948), como também subtítulo da Rerum Novarum do Papa Leão XIII (1991), encíclica que inaugura a Doutrina Social da Igreja, tendo no coração a situação concreta das condições de trabalho e moradia dos operários da indústria nascente.
"Em consequência” –afirma a exortação pontifícia– "ninguém pode dizer que nós ligamos a religião à secreta intimidade das pessoas, sem alguma influência sobre a vida social e nacional, sem preocupar-se pela saúde das instituições da sociedade civil, sem exprmir-se sobre os acontecimentos que interesam os cidadãos. Quem ousaria fechar-se no tempo e fazer calar a mensagem de São Francisco de Assis e da bem-aventurada Teresa de Calcutá. Esses não poderáim aceitar. Uma fé autêntica –que jamais será cômoda e individualista– implica sempre um profundo desejo de transformar o mundo, de transmitir vaores, de deixar algo de melhor depois de nossa pasagem sobre a terra” (Cfr. EG, nº 183).
Cabe aqui um rápido recuo no documento, detendo-nos por um pouco no tema que desenvolveAlguns desafios do mundo atual, especificamente no subtítulo do primeiro capítulo, denominado Não a uma economia da exclusão. Escreve textualmente o Papa: "Assim como o mandamento ‘não matar’ coloca um limite claro para assegurar o valor da vida humana, hoje devemos dizer ‘não a uma economia da exclusão e da iniquidade’. Esta econmia mata (...). Isto é exclusão. Não se pode mais tolerar o fato que se jogue fora a comida, quando há gente que sore de fome. Isto é iniquidade. Hoje tudo entra no jogo da competividade e da lei do mais forte, onde o poderoso come o mais débil. Como consequência desta situação, grandes masas de população se vêm excluídas e marginalizadas: sem trabalho, sem perspectiva, sem via de saída. Considera-se o ser humano em si mesmo como bem de consumo, que se pode usar e depois jogar fora. Demos início à cultura do ‘descartável’, a qual, além do mais, acaba sendo promovida” (Cfr. EG, nº 53).
Em perfeita sintonia com o Documento de Aparecida, utilizando não o conceito sociológico de exploração, mas de exclusão social, prossegue o texto: "Não se trata mais simplesmente da exploração e da opressão, mas de algo novo: com a exclusão, torna-se atingida na sua própria raiz, a pertença à sociedade na qual se vive, desde o o momento em que nessa não se está nem nos porões, nem na periferia, ou sem poder, mas se esá fora. Os excluídos não são ‘explorados’, mas recusados, ‘descartados’” (Cfr, EG, nº 53).
3. Migrantes, refugiados, exilados, sem pátria
Retomando a linha do capítulo quarto, o Pontífice nos convida a Tomar cuidado da fragilidade: "É indispensável prestar atenção para estar vizinhos às novas formas de pobreza e de fragilidade, onde somos chamados a reconhecer Cristo sofredor, mesmo se isso aparentemente não nos traz vantagens imediatas: os sem teto, os toxicodependentes, os refugiados, os povos indígenas, os anciãos cada vez mais sós e abandonados, etc. Os migrantes me colocam um desafio particular porque sou Pastor de uma Igreja sem fronteiras que se sente mãe de todos. Por isso exorto os países a uma generosa abertura, que em vez de temer a destruição da identidade local, seja capaz de criar novas sínteses culturais. Como são belas as cidades” –continua o Papa Francisco, com forte acento sobre um desejo que o domina– "que superam a desconfiança maligna e integram os diferentes, e que fazem de tal integração um novo fator de desenvolvimento! Como são belas as cidades que, mesmo no seu desenho arquitetônico, estão cheias de espaços que entrelaçam, põem em relação, favorecem o reconhecimento do outro” (Cfr. EG, nº 210).
Depois de sublinhar a situação generalizada de milhões de sem pátria, o texto se detém sobre uma temática bem específica, tema da Campanha da Fraternidade de 2013, promovida pela Conferência Nacinal dos Bispos do Brasil (CNBB) durante o temo da Quaresma. "Faz-me sofrer a situação daqueles que são objeto das diversas formas de tráfico de pessoas. Gostaria que se escutasse o grito de Deus que pergunta a todos nós ‘Onde está o teu irmão?’ (Gn 4,9). Onde está o teu irmão escravo? Onde está aquele que você está matando cada dia na pequena fábrica clandestina, na rede da prostituição, nas crianças que você alicia para exploração, naqueles que devem trabalhar escondidos porque não encontram-se em situação irregular? Não façamos de conta que nada existe. Existem muitas complicações. A pergnta se impõe para todos! Nas nossas cidades está implantado este crime mafioso e aberrante, e muitos têm as mãos que gotejam sangue por causa de uma cumplicidade cômoda e muda” (Cfr. EG, nº 211).
Retomando um tema caro à Populorum Progressio de Paulo VI (1967) e à Solicitudo Rei Socialisde João Paulo II (1987), o Papa Francisco diz "que a paz social não pode ser entendida como inércia ou como uma mera ausência de violência, obtida mediante a imposição de uma parte sobre a outra. Seria igualmente uma falsa paz aquela que servisse como desculpa para justificar uma organização social que tenha como meta fazer calar ou tranquilizar os mais pobres, de modo que aqueles que gozam de maiores benefícios possam manter o seu estilo de vida sem abalos, enquanto os outros sobrevivem como podem” (Cfr. EG, nº 218). Vem à tona, como nas encíclicas precedentes acima citadas, o contraste flagrante entre o progresso tecnológico e o crescimento econômico, nos países e regiões centrais ou desenvolvidas, de um lado, e, de outro, os países ou regiões periféricas e subdesenvolvidas. Contraste que se agrava com a concentração de renda e riqueza ao lado da exclusão social, o desperdício e a "idolatria do consumo” ao lado da pobreza e da fome, o luxo ao lado da miséria – todos fatores de deslocamento de massa, especialmente do sul pobre do planeta em direção ao norte rico.
"As reivindicações sociais” –continua o Santo Padre– "que têm a ver com a distribuição das entradas, a inclusão social dos pobres e os direitos humanos, não podem ser sufocados com o pretexto de construir um consenso sobre a mesa ou uma efêmera paz para uma minoria feliz. A dignidade da pessoa humana e o bem comum estão acima da tranquilidade de alguns que não querem renunciar a seus privilégios. Quando estes valores são sacrificados, faz-se necessária uma voz profética” (Cfr. EG, nº 218). Voz que, no caso do ataul pontífice, se faz "carne”: gesto, presença, solidariedade, como por exemlo, na visita à ilha de Lampedusa, ponto de chegada dos refugiados e prófugos da África e Oriente Médio, numa tentativa de chegar à Europa.
Citando literalmente a Populorum Progressio (PP), conclui o Papa Fracisco: "A paz ‘não se reduz a uma ausência de guerra, fruto do equilíbrio sempre precário das forças. Ela se constrói dia a dia, perseguindo uma ordem que está na vontade de Deus, a qual comporta uma justiça mais perfeita entre os homens’. Definitivamente, uma paz que não emerge como fruto do desenvolvimento integral de todos, sequer terá futuro e será sempre causa de novos conflitos e de várias formas de volência” (Cfr. nº 219). Conflitos e volência que, como sabemos, constituem frequentemente a causa imediata de tantos deslocamentos humanos.
Evidente que o desenvolvimento entendido como "novo nome da paz”, para usar uma expressão basilar da encíclica PP, evitaria a migração desesperada de tantos jovens, de ambos os sexos, boa parte de nível superior, em busca de melhores condições de vida fora do país em que nasceram. Fuga, hemoragia ou circulação de cérebros, o fato é que esse movimento de massa tende a aprofundar o desequilíbrio entre as nações, tornando os fortes mais fortes e os fracos mais fracos. É a lei da seleção natural, de Darwin, aplicada no contexto socioeconômico da globalização. Ao "direito de ir e vir” assegurado a todo cidadão, corresponde o "direito de ficar” – de construir o próprio futuro e o da família na pátria de nascimento. Um e outro, de qualquer forma, devem estar subordinados a uma cidadania mais ampla e sem fronteiras que inclui o mundo como pátria universal, como lugar de passagem e antecipação do Reino definitivo e eterno.
Immigrazione: per il 61% degli italiani sono una risorsa vitale
Milano - Cosa pensano gli italiani dell’immigrazione? Da una recentissima ricerca dell’Ipsos e della Fondazione Ismu “L’immigrazione straniera: opportunità, risorse, problemi” è emerso che tra gli intervistati prevale l’impressione che gli immigrati rappresentino una quota eccessiva della popolazione e che il numero dei clandestini sia uguale o addirittura superiore a quello dei regolari. Ma, nonostante la tendenza a sopravvalutare la dimensione quantitativa del fenomeno migratorio, dall’indagine emerge che il 61% degli intervistati considera gli immigrati presenti in Italia una “risorsa vitale”. Il 79% è d’accordo a estendere la cittadinanza italiana ai figli di immigrati stranieri nati in Italia. Inoltre il 46% ritiene molto positivo il fatto che gli immigrati ci abbiano fatto conoscere nuovi cibi, culture e comportamenti. Il 48% invece ha la netta impressione che l’Unione Europea stia scaricando sull’Italia la soluzione del problema della clandestinità, evitando di occuparsene come dovrebbe. Per il 50% degli intervistati l’Italia deve mantenere il reato di clandestinità.
9 dicembre 2013
8 dicembre 2013
LECTIO DIVINA CICLO A, (Mt 3, 1-12)
Juan Bautista es una de las grandes figuras del Adviento; con su presencia y su predicación anuncia la llegada del tiempo del Mesías. El gran ministerio salvífico de Jesús está precedido por el ministerio penitencial de Juan Bautista. Todo lo que él hace es de gran valor, pero está sometido a obra de Jesús, el Hijo de Dios, enviado por Él para nuestra salvación.
El pasaje de Mateo 3,1-12 nos describe con diversos acentos el perfil del impávido predicador que anuncia en el desierto un cambio de vida, que capacita a las personas a comprender cómo vivir la confrontación final. En medio de su predicación, valiente y exigente, se vislumbra una esperanza de vida y salvación, que es lo que en última instancia quiere Jesús que vivamos. El relato fluye de manera organizada y didáctica, como es característico en Mateo, partiendo de un resumen inicial que nos dice de dónde y en donde aparece Juan (primera parte), ampliando luego con una descripción narrativa su vida (segunda parte) y, finalmente, presentándonos una pieza de su predicación (tercera parte). Abordemos entonces el texto del ministerio profético de Juan Bautista en sus tres partes:
Seguimiento:
1. Por aquellos días se presentó Juan el Bautista, proclamando en el desierto de Judea:
2. «Conviértanse porque ha llegado el Reino de los Cielos».
3. Éste es aquél de quien habla el profeta Isaías cuando dice: ‘Voz del que clama en el desierto: Preparen el camino del Señor, enderecen sus sendas’.
4. Tenía Juan su vestido hecho de pelos de camello, con un cinturón de cuero a sus lomos, y su comida eran langostas y miel silvestre.
5. Acudían entonces a él Jerusalén, toda Judea y toda la región del Jordán,
6. y eran bautizados por él en el río Jordán, confesando sus pecados.
7. Pero viendo él venir muchos fariseos y saduceos al bautismo, les dijo: «Raza de víboras, ¿quién les ha enseñado a huir de la ira inminente?
8. Den, pues, fruto digno de conversión,
9. y no crean que basta con decir en su interior: ‘Tenemos por padre a Abraham’; porque les digo que puede Dios de estas piedras hacer hijos a Abraham.
10. Ya está el hacha puesta a la raíz de los árboles; y todo árbol que no dé buen fruto será cortado y arrojado al fuego.
11. Yo los bautizo en agua para conversión; pero aquel que viene detrás de mí es más fuerte que yo, y no soy digno de llevarle las sandalias. Él los bautizará en Espíritu Santo y fuego.
12. En su mano tiene el bieldo y va a limpiar su era: recogerá su trigo en el granero, pero la paja la quemará con fuego que no se apaga».
I. Lectura: entender lo que dice el texto fijándose en como lo dice.
La predicación caracterizó a Juan; su tarea fue proclamar pública y personalmente, de viva voz la llegada del Reino. Como predicador, Juan quiso despertar las conciencias ante la obra que Dios estaba haciendo y conseguir que ésta fuera recibida por personas bien dispuestas.
Juan es el primero de los predicadores, de hecho Jesús y sus discípulos serán descritos en términos similares (se interesaban por su ministerio profético 4,17.23; 9,35; 10,7.27; 11,1). Él profetizaba la llegada de Alguien que vendría a sembrar las semillas del Reino.
El “desierto, lugar deshabitado, fue su centro de operaciones, no Jerusalén ni el Templo. ¿Por qué Juan predicó allí, donde no hay casi nadie? ¿Por qué ese sitio que bien podría pensarse favorecía una fuga de la realidad?
El espacio insólito de la predicación aparece unido al anuncio de los nuevos tiempos que se aproximan. El desierto es el punto de partida de algo nuevo.
¿Cuál era el pregón de Juan? Una frase breve y fuerte parece resumirlo. Tiene dos partes: Un imperativo: “Conviértanse”, (un llamado que se repetirá al final, en el v.11).
Un llamado para distanciarse de todo lo que hasta entonces había tenido valor; los antiguos criterios de vida perdieron vigencia ante la nueva misión. Es como si se dijera: ¡Denle una impronta nueva a su vida!
Una motivación: “Porque ha llegado el Reino de los Cielos”. La conversión no es para volver atrás, al punto de partida, sino para ir más allá, para dar pasos hacia delante en la dirección del “Reino”:
La obra del Dios Creador y Señor de la historia, que viene a cumplir sus promesas y a plantear sus exigencias es el pregón del primer heraldo del Evangelio. Él invita a sus seguidores a dejar el pecado y a convertirse a Dios, que “ha llegado”.
Juan Bautista dice que el “Reino” ya “ha llegado”, que está presente. Es importante la anotación de que la soberanía es “de Dios”. Él siempre ha obrado en medio de su pueblo, pero viene ahora Él mismo, en persona: él mismo está ahí.
Como deja ver Juan en su predicación: Dios puede cambiar el mundo (“Reino”), pero le corresponde a cada querer cambiar (“Convertirse”).
II. Meditación: aplicar lo que dice el texto a nuestra vida
“Voz del que clama en el desierto: Preparen el camino al Señor, enderecen sus sendas”. Juan se presenta como el heraldo que grita el mensaje de su Señor; no realiza una misión por iniciativa propia, sino como enviado por Dios.
A la luz de la profecía de Isaías (40,3), que para Mateo es el profeta de la salvación mesiánica, el ministerio de Juan arroja nuevas luces: Con la venida de Juan se cumple una antigua profecía de Isaías. Juan es la “voz” que personifica históricamente a aquel misterioso personaje presentado por Isaías (quizás un miembro de la asamblea del consejo de la corte celestial), que era eco a las instrucciones de Dios, para el pueblo que regresaba de la cautividad de Babilonia.
La voz parte del “desierto” pero la finalidad no es quedarse en ese lugar, sino hacer un camino de conversión. Dios viene es más “ya ha llegado”, es preciso hacer camino al Señor”, un camino que no admite senderos tortuosos, pistas extenuantes ni recorridos desalentadores.
¿Qué tan consciente soy de esta gran verdad? ¿Me pongo en actitud de conversión para recibir al Señor? ¿Favorezco esta disposición no solo en mi, sino entre los míos?
El desierto es el lugar de la “escucha”, donde se pueden atender las directivas de Dios. Para Israel el desierto fue un punto de referencia que apuntaba a sus orígenes, tanto en la creación, como en la alianza y por eso, como dice profeta Oseas, es posible ir al desierto para regresar y vivir el proyecto de Dios con la fuerza del amor primero (ver Os 2,16).
El “desierto”, como referente bíblico-histórico, parece ser esencial (así 3,3 y 4,1). El mismo Mateo da la clave. Como lo indica la cita de Isaías (40,3), hay una nota de esperanza que percibe, en la flamante peregrinación del Pueblo que retorna del exilio, la acción poderosa de Dios; después del éxodo el pueblo regresa purificado –habiendo aprendido las lecciones de la historia- y dispuesto a construir una nueva sociedad.
Esta clave de un nuevo éxodo también es subrayada en la experiencia de Jesús en el desierto (ver 4,1). Lo importante del anuncio es que es Dios mismo, en cuanto “Señor” es, quien guía a su pueblo: como un pastor que guía a su rebaño. Bajo su guía, el pueblo alcanzará victorioso la meta de su caminar histórico. Juan invita a los hombres a renunciar a sus seguridades, a sus actitudes, a lo que los aleja de Dios.
¿A qué puedo renunciar para encontrarme con el Señor? ¿Cuáles son las actitudes que me impiden recibirlo?
El evangelista Mateo nos presenta los rasgos “históricos” de su cualificado ministerio. La descripción del personaje sigue dos círculos concéntricos: Juan a solas (3,4) y Juan rodeado de la multitud que acude a su predicación (3,5). Se percibe aún una tercera coordenada, que es la anotación del evangelista sobre el éxito de la misión de Juan (3,6). El profeta aparece como un típico personaje del desierto: una vida conducida con hábitos de máxima austeridad, sin la más mínima ostentación.
Este hombre vestía como los beduinos del desierto. Pero hay más. Esta manera de vestirse nos remite al profeta Elías (“un hombre vestido de pieles y faja de piel ceñida a la cintura”, nos dice 1º Reyes 1,8), cuya indumentaria se convirtió posteriormente en el “uniforme” de los profetas (ver Zacarías 13,4). También se alimenta con una asombrosa austeridad, con la comida más sencilla; era casi un vegetariano: “comía langostas y miel silvestre”); era un hombre que en asombrosa pobreza vivía completamente dedicado a Dios: ‘un verdadero asceta’.
Vivía con lo estrictamente necesario, al margen de las apariencias y la sociedad de consumo. Como predicador tenía su corazón dispuesto y dedicado a la causa de Dios: vivía abandonado a su providencia y en función del valor mayor. Relativizaba todo de manera que nada lo apartara de su voluntad. Vivía una fuerte e intensa elación con Dios.
¿Cómo es mi relación con el Señor y qué tan capaz soy de vivir ascéticamente para que Él y lo que a Él toca sea realmente lo que me llene?
El pueblo buscaba a Juan: tenía éxito, conseguía movilizar la fe de la gente. El radio de acción de su predicación alcanzó a la gran ciudad, “Jerusalén”; igualmente tocó la población campesina de la provincia, “toda Judea” y también a los que eran sus seguidores en los alrededores del Jordán.
¿Por qué toda esa gente, bien los más lejanos como los más cercanos estaban deseosos de escuchar a Juan? Cuántos experimentaron que no era el tener cosas ni el poder arbitrario lo que los llenaba… En la predicación del profeta descubrían un llamado y escuchándolo querían recomenzar para responderle a Dios. ¿Qué le dice nuestra actitud y nuestra palabra a los que nos escuchan?
Los oyentes de Juan vivían un proceso de conversión. Se bautizaban en el río Jordán, confesando sus pecados”. Su predicación era acompañada del bautismo. La descripción del evangelista deja entender que el profeta tuvo éxito en su predicación: fue tomado en serio.
Quien se bautizaba era invitado a vivir libre del pecado en la espera de la salvación que estaba por venir. Confesar sus pecados implicaba la pureza de corazón, una pureza legal y moral. Dos cosas se desprenden del llamado que Dios hace a los bautizados por Juan: que se tenían que convertir y dar frutos de conversión.
La persona es comparada con un árbol y los frutos dignos de arrepentimiento son las buenas obras (3:10; 7:15-20; 12:33; 13:8, 23; 21:43). Estas buenas obras serán la base del juicio de Dios en el fin escatológico que describe Mateo en el capítulo 25.
La preparación del camino del Señor implica arrepentimiento y un cambio de vida: metanoia’. La confesión hace que el penitente asuma responsabilidades y un estilo de vida, basado en una serie de opciones, y compromisos en relación a Cristo y su Evangelio. Un cambio de vida nos lleva a ser de Dios y de los que nos rodean. Esta segunda semana del Adviento me dispongo a hacer mi confesión y recibir al Señor, bien preparad@.
OREMOS este texto desde nuestra vida
Padre Dios: Ayúdanos a vivir como Juan Bautista, con valentía y claridad las exigencias de nuestro bautismo. Que la conversión sea en nosotros una actitud y no un acto pasajero; que nos reconozcamos pecadores y nos decidamos a dejar nuestro pecado, para vivir el bien y lo bueno, a cualquier costo. Llévanos al desierto de la penitencia para experimentar una mayor necesidad de ti.
Que tu voz nos mueva a la conversión. Que hagamos experiencia de tu amor, amando a nuestro prójimo, de la mano de María, la Señora del Adviento. ¡Amén!
7 dicembre 2013
6 dicembre 2013
Finlandia
Con la Finlandia celebriamo l’Indipendenza (1917). La chiesa cattolica è
presente nel paese delle renne con una diocesi, che comprende tutto il
territorio nazionale. I cattolici sono 11.345 su 5.236.611 abitanti.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
5 dicembre 2013
Thailandia
Con la Thailandia celebriamo il Compleanno del Re (1927). La chiesa
cattolica nell’ex Siam è presente con 2 arcidiocesi e 8 diocesi. I cattolici
sono circa 300.000 su una popolazione di 60 milioni di abitanti.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
2 dicembre 2013
Emirati Arabi Uniti e Laos
Con gli Emirati Arabi Uniti celebriamo l’Indipendenza e la proclamazione
dell’Unione (1971). I cattolici sono circa 650.000, in gran parte provenienti
da India e altri paesi asiatici, su una popolazione di 4 milioni di abitanti. Ci
sono 7 parrocchie; nella capitale Dubai la chiesa gestisce due scuole,
frequentate da più di 3.500 studenti.
Con il Laos festeggiamo la Repubblica (1975). I cattolici sono 40.000,
numero che rappresenta lo 0,65% della popolazione.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
1 dicembre 2013
Repubblica Centrafricana e Romania
Con la Repubblica Centrafricana celebriamo l’Indipendenza (1960). I cattolici
sono 800.000 (21,72%) su 3 milioni di abitanti.
Con la Romania festeggiamo l’Unione (1918). I cattolici sono 2 milioni su
20 milioni di abitanti.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
30 novembre 2013
Barbados e Scozia
Com Barbados festeggiamo l’Inidipendenza (1966). La chiesa cattolica
nell’isola caraibica è presente con 10.443 cattolici (4,2%) su 250.010
abitanti.
Con la Scozia celebriamo la Festa di Sant’Andrea. La chiesa cattolica è
presente con 2 arcidiocesi e 6 diocesi suffraganee, e conta circa 690.000
fedeli.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
28 novembre 2013
Albania e Mauritania
Con l’Albania festeggiamo l’Indipendenza (1912). La chiesa cattolica è
presente con 500.000 cattolici su 3 milioni di abitanti.
Con la Mauritania festeggiamo l’Indipendenza (1960). I cattolici sono
4.500 su 3.138.000 abitanti.
Celebriamo l’Indipendenza anche
con Timor Leste (1975), dove i cattolici sono 767.209, pari al 93,10% della
popolazione.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
25 novembre 2013
Suriname
Con il Suriname festeggiamo l’Indipendenza (1975). La chiesa cattolica
nell’ex Guyana Olandese è presente con 10.664 cattolici (23,0%) su 481.146
abitanti.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
22 novembre 2013
AMERICA/VENEZUELA - Annunciare il Vangelo in un mondo multiculturale: si avvicina l’apertura del CAM 4
Maracaibo – Come
annunciare il Vangelo e testimoniarlo oggi, in un mondo che cambia, un mondo
multiculturale e secolarizzato? A questa domanda sono chiamati a
rispondere gli oltre 4.000 partecipanti al IV Congresso Missionario Americano
(CAM 4) e IX Congresso Missionario Latinoamericano (COMLA 9), che si apre a
Maracaibo (Venezuela), il 26 novembre e si concluderà il 1° dicembre. Molti
gruppi e delegazioni di missionari e di operatori pastorali di tutto il
continente sono già in viaggio.
"Dobbiamo
prepararci a vivere in uno stato permanente di missione, lasciare le
preoccupazioni immediate e alzare lo sguardo oltre le frontiere, vivere
pienamente la nostra chiamata alla missione, dobbiamo essere profeti per la
missione in questo mondo che cambia” afferma all’Agenzia Fides padre Andrea
Bignotti, IMC, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in
Venezuela, nella nota che accompagna il programma dei lavori.
Il CAM 4 inizierà
il pomeriggio di martedì 26 novembre, con la solenne apertura presieduta
dall’Inviato speciale del Santo Padre, il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto
della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, presso la Basilica de
Nostra Signora di Chinquinquirà.
Il giorno 27, la
prima conferenza: "L'annuncio di Gesù Cristo nel mondo di oggi, un mondo
multiculturale e secolarizzato" a cura del teologo argentino Lucas
Cerviño, esperto nel campo interculturale e nel dialogo religione-cultura,
docente all'Istituto Latinoamericano di Missionología dell'Universidad Católica
Boliviana (UCB). La seconda conferenza sarà tenuta da Sua Ecc. Mons.
Silvio Baéz, Ausiliare di Managua, Segretario generale della Conferenza
Episcopale del Nicaragua, sul tema "La Parola di Dio, fonte di significato
per il mondo attuale". Nel pomeriggio ci saranno i forum tematici, ad uno
di questi interverrà P. Vito del Prete, Segretario generale della Pontificia
Unione Missionaria, sul tema "La Missione evangelizzatrice in Asia"
(Le grandi religioni, le masse dei poveri).
Il 28 novembre,
la terza Conferenza su "L'urgenza della missione nel contesto della Nuova
Evangelizzazione e della Missione Ad Gentes" sarà proposta da P. Raul
Biord Castillo, salesiano, Vicario provinciale dei Salesiani in Venezuela.
Quindi la quarta Conferenza: "Verso una Chiesa americana in stato permanente
di missione" sarà tenuta dalla Dottoressa Consuelo Vélez (Colombia),
Teologa e Docente della Pontificia Universidad Javeriana, e da fratel Israel
Neri (Brasile).
Il 29 novembre sarà dedicato alle testimonianze e allo scambio di
esperienze, quindi verranno stilate le Conclusioni e ci si preparerà alla
celebrazione finale. Sabato 30 si celebrerà la Giornata Missionaria in ogni
parrocchia della città, con la presenza dei partecipanti al CAM 4. Nel tardo
pomeriggio la chiusura solenne nella Basilica de Nostra Signora di
Chinquinquirà con l'invio missionario.
Links:
Il sito del CAM4
Fonte: www.fides.org
Libano
Con il Libano celebriamo l’Indipendenza (1943). Nel paese dei cedri la
chiesa cattolica è presente con 1,5 milioni di fedeli su 4 milioni di abitanti.
In Libano coesistono da secoli comunità musulmane e cristiane. La convivenza fu
sancita da un patto nel 1943, che creò una democrazia basta sulle comunità
confessionali. Un’ esperienza che non ha tenuto a lungo.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
19 novembre 2013
Oman e Monaco
Con l’Oman festeggiamo il Compleanno del Sultano. La chiesa cattolicica
è presente con 55.000 cattolici su 3 milioni di abitanti. Il cattolicesimo è
tollerato dal governo. Il sultano ha fatto edificare le chiese a proprie spese
e regalato un organo alla chiesa di Mascate.
Con Monaco celebriamo la Festa nazionale. Quella cattolica è la
religione di stato del Principato. L’archidiocesi monegasca comprende sei
parrocchie e alle sue cure pastorali sono affidati alcuni Comuni limitrofi
francesi.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
18 novembre 2013
AMERICA/VENEZUELA - A una settimana dell’evento missionario continentale è on line il sito del CAM 4
Maracaibo– A
pochi giorni all'inizio del maggiore evento missionario continentale, è
completamente attivo il sito internet del IV Congresso Missionario Americano
(CAM 4) e IX Congresso Missionario Latinoamericano (COMLA 9), che si terrà a
Maracaibo (Venezuela), dal 26 novembre al 1° dicembre 2013.
La nota inviata
all’Agenzia Fides dalle Pontificie Opere Missionarie (POM) del Venezuela spiega
che una prima sezione del sito illustra la storia dei CAM e dei COMLA, un'altra
presenta l'attuale Congresso e introduce il tema "Discepoli Missionari di
Gesù Cristo, dall'America in un mondo secolarizzato e multiculturale", con
lo slogan "America Missionaria, condividi la tua Fede". Nel
sito inoltre sono riportate le notizie sulla preparazione all’evento nei
diversi paesi americani, come anche la nomina dell’Inviato speciale di Papa
Francesco al Cam 4, il Cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione
per l'Evangelizzazione dei Popoli.
“La Chiesa
durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria” scrive
il Papa, citando il documento conciliare Ad Gentes, nella sua lettera al Card. Filoni
pubblicata sul sito. Quindi prosegue: “Questa missione continua, sviluppando
nel corso della storia la missione del Cristo, inviato appunto a portare la
buona novella ai poveri; per questo è necessario che la Chiesa, sempre sotto
l'influsso dello Spirito di Cristo, segua la stessa strada seguita da questi,
la strada cioè della povertà, dell'obbedienza, del servizio”.
Links:
Il sito del CAM 4: http:// www.venezuelacam4.org.ve
Fonte: www.fides.org
Lettonia
Con la Lettonia celebriamo l’Indipendenza (1918). La chiesa cattolica è
presente con 4 diocesi e con 400.000 cattolici su 2 milioni di abitanti.
(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)
16 novembre 2013
14 novembre 2013
Prima Spedizione Missionaria - 14 novembre 1877
L’8
settembre - festa di Maria SS.ma e primo sabato - viene comunicata alla
comunità la decisione di don Bosco per una prima partenza delle Figlie di Maria
Ausiliatrice per l’America: loro méta sarà l’Uruguay.
Alla
bella notizia un inno di gioia si innalza da ogni cuore: tutte sono
riconoscenti alla Madonna per la scelta che ha voluto fare di così povere
figlie da lanciare attraverso l’oceano, a redenzione di tante anime assetate di
luce, di bene, di vita eterna.
Tanta
gioia é però offuscata da un’altra notizia: anche don Costamagna é stato scelto
per le missioni d’America! Scrive in proposito egli stesso: «Il signor teologo
Cagliero, ottenuta la prima spedizione di suore missionarie, ottenne pure di
sloggiare il merlo da Mornese, perché accompagni le suore a Montevideo. Così
finisce la dolorosa storia: Isacco s’incammina al monte Moria»!
Se
ogni suora vorrebbe essere nel numero delle missionarie, con molta ragione
vorrebbe essere nel gruppo guidato dal direttore; ma la madre ripete il tratto
di lettera che esprime chiaramente il pensiero di don Bosco: «Quelle che
desiderano consacrarsi alle missioni straniere, per cooperare con i salesiani
alla salvezza delle anime e particolarmente delle fanciulle, facciano la loro domanda per
iscritto: poi si sceglierà!».
E’
una gara generale per questa domanda e ciascuna si esprime nei termini più
convincenti, sperando di essere tra le prescelte.
Col
ritorno di don Costamagna a Mornese dopo il Capitolo generale, s’intensifica in
casa lo studio dello spagnolo; qualcuna si dà pure al francese, perché é ormai
prossima la fondazione di Saint Cyr, in Francia; e si lavora a preparare il
necessario per le partenti.
Le
prime missionarie
Il
giorno 27 settembre si comunica finalmente il nome delle prescelte per
l’America: suor Angela Vallese di Lu, direttrice del fortunato drappello; suor
Giovanna Borgna, nativa di Buenos Aires, suor Angela Cassulo di Castelletto
d’Orba, suor Angela Denegri di Mornese, suor Teresa Gedda di Pecco (Torino),
suor Teresina Mazzarello detta Baroni.
Le
prescelte si interessano subito per ottenere dalle famiglie il relativo
permesso, essendo desiderio di don Bosco che i genitori partecipino con piena e
cristiana adesione al nuovo e più grande sacrificio dei figli e al loro merito.
A Roma, dal Papa
Alle […]
missionarie [il Papa Pio IX] lascia come ricordo di essere come le grandi
conche delle fontane, che ricevono l’acqua e la riversano a pro di tutti:
conche cioé di virtù e di sapere, a vantaggio dei loro simili.
Cronistoria vol. 2
«Del Primer Anuncio al Discipulado Misionero en América y el Caribe»
Carissime Sorelle,
L’Ambito sta vivendo un mese molto impegnativo che ci darà tanta ricchezza da condividere con voi, care sorelle, per suscitare più speranza e gioia nelle nostre realtà di frontiera missionaria in tutto il mondo.
Oltre la visita di animazione missionaria realizzata in Messico (MMO) per la chiusura del 50° di presenza missionaria in quella realtà, e la partecipazione a San Paolo, Brasile, al XI Incontro Nazionale delle Comunità Inserite in Ambienti Popolari (ENCIS), ci stiamo avviando verso le Giornate di Studio, dal tema: «Del Primer Anuncio al Discipulado Misionero en América y el Caribe», che si realizzeranno a Los Teques (Caracas – Venezuela), dal 20 al 25 novembre 2013.
Come sapete queste giornate sono organizzate dall’Ambito delle Missioni FMA e dal Dicastero delle Missioni SDB. Con questo incontro in America e Caraibi concluderemo gli incontri sul Primo Annuncio di Gesù nei 5 Continenti. Dopo ogni incontro si pubblicano gli Atti che poi vengono inviati alle Ispettorie coinvolte.
Dal 26 novembre al 1°dicembre si realizzerà a Maracaibo-Venezuela il 4° Congresso Missionario Americano (CAM 4) e il 9° Congresso Missionario Latino Americano (COMLA 9), dal tema: «Discípulos misioneros de Jesuscristo, desde América, en un mundo secularizado y pluricultural» – «América Misionera comparte tu fe». A questo grande avvenimento della Chiesa in America parteciperanno molte FMA di tutta l’America, e dell’Ambito saranno presenti la Consulente Sr. Maike Loes e Sr. Maria Ko, Consulente esterna dell’Ambito.
Care Sorelle, ci avviciniamo all’Avvento, tempo di attesa e di conversione, di verifica personale del nostro essere e del nostro fare per meglio preparare le vie del Signore. Per l’Ambito Missione ad/inter gentes, nelle diverse realtà ispettoriali, è una eccellente opportunità per aiutare i nostri fratelli e sorelle ad aprire il cuore a Cristo Gesù, che vuole stabilire per sempre la sua dimora nel cuore dell’umanità.
Seguendo la parola di Papa Francesco, siamo invitate ad annunciare Gesù nelle «periferie esistenziali, qualsiasi esse siano. Gesù ci dice: andate per tutto il mondo. Gesù è dentro di noi e bussa per uscire e noi non lo lasciamo uscire… Andate! Predicate! Date testimonianza del Vangelo».
Il Papa sottolinea che il mondo oggi ha bisogno di misericordia. «La gente oggi ha bisogno certamente di parole, ma soprattutto ha bisogno che noi testimoniamo la misericordia, la tenerezza del Signore, che scalda il cuore, che risveglia la speranza, che attira verso il bene».
Vogliamo impegnarci in questo Avvento a vivere la misericordia, la tenerezza del Signore, «che scalda il cuore, che risveglia la speranza, che attira verso il bene». Il Signore Gesù e Maria Ausiliatrice ci accompagnino in questo cammino perché possiamo annunciare con la vita la Buona Notizia.
In comunione e nella preghiera reciproca,
un fraterno abbraccio.
Sr. Alaíde Deretti
Sr. Alaíde Deretti
Consigliera per la Missione ad/inter gentes
13 novembre 2013
12 novembre 2013
La Chiesa cattolica, da 50 anni in dialogo con le altre religioni
In un volume presentato questa mattina in
Vaticano, una raccolta di brani conciliari, di encicliche, esortazioni
apostoliche, e discorsi dei pontefici, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI.
Ricordato quanto disse papa Francesco all'inizio del pontificato: "La
Chiesa cattolica è consapevole dell'importanza che ha la promozione
dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni
religiose".
Città del Vaticano - "La
Chiesa cattolica è consapevole dell'importanza che ha la promozione
dell'amicizia e del rispetto tra uomini e donne di diverse tradizioni
religiose": la frase che papa Francesco rivolse all'inizio del suo
pontificato ai rappresentanti delle Chiese e delle comunità ecclesiali e di
altre religioni conferma l'importanza che, soprattutto dopo il Vaticano II, la
Chiesa cattolica dà al dialogo con i credenti di altre fedi, peraltro
evidenziato dal fatto che lo stesso Francesco ha voluto firmare personalmente,
a inizio agosto, il messaggio annuale di auguri alla comunità musulmana per la
festa della fine del Ramadan.
E' un "dialogo
dell'amicizia" portato avanti nel corso degli ultimi sei pontificati, da
Giovanni XXIII ad oggi, documenti e testi del quale sono raccolti nel volume
"Il Dialogo Interreligioso nell'insegnamento ufficiale (1963-2013)",
presentato questa mattina in Vaticano. In 2.100 pagine si ha una raccolta di
brani conciliari, di encicliche, esortazioni apostoliche, e discorsi dei pontefici,
da Giovanni XXIII a Benedetto XVI. Vi sono poi alcuni documenti di Dicasteri
della Curia Romana, riguardanti il dialogo interreligioso. In totale, si tratta
di 909 documenti, di cui 7 testi conciliari, 2 di Giovanni XXIII, 97 di Paolo
VI, 2 di Giovanni Paolo I, 591 di Giovanni Paolo II, 188 di Benedetto XVI, 15
della Curia Romana, 3 testi legislativi, e 4 della Commissione Teologica
Internazionale.
Giunto alla sua terza edizione,
il volume, come ha evidenziato il card. Jean-Louis Tauran, Presidente del
Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso contiene anche i 188
interventi dedicati da Benedetto XVI in sette anni di pontificato al dialogo
interreligioso. Inoltre, "come i suoi predecessori, Benedetto XVI ha
affermato che la libertà religiosa è un diritto sacro e inalienabile, e non ha
perso occasione per sostenerla. Convinto che negare o limitare in maniera
arbitraria la libertà religiosa significhi coltivare una visione riduttiva
della persona umana e rendere impossibile l'affermazione di una pace autentica
e duratura di tutta la famiglia umana (Messaggio per la Giornata Mondiale per
la Pace, 1° Gennaio 2011, n.1.4.), Benedetto XVI ha individuato nel processo di
globalizzazione mondiale, tuttora in corso, un'occasione propizia per
promuovere relazioni di universale fraternità tra gli uomini".
Una sintesi
"telegrafica" dei contenuti del volume è stata poi data da padre
Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.J., segretario del Pontificio consiglio.
"Si può cominciare da Giovanni XXIII, che nel Discorso di apertura del
Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962) invitò a promuovere l'unità basata sulla
stima e il rispetto che coloro che seguono le diverse forme di religione non
ancora cristiane nutrono verso la Chiesa cattolica, e non solo l'unità nella
famiglia cristiana e umana, l'unità dei cattolici, l'unità con i cristiani non
ancora in piena comunione (Gaudet Mater Ecclesia, § 8.2). Anche nell'Enciclica
Pacem in Terris (11 aprile 1963), Giovanni XXIII metteva in guardia: «Non si
dovrà confondere l'errore con l'errante, anche quando si tratta di errore o di
conoscenza inadeguata della verità in campo morale o religioso. L'errante è
sempre e anzitutto un essere umano e conserva, perciò, la sua dignità di
persona; va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità» (n.
83)".
"Paolo VI, nell' Ecclesiam
Suam (6 agosto 1964), espresse la profonda convinzione che «la Chiesa deve
venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere; la Chiesa si fa parola; la
Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio» (n. 67)".
"Giovanni Paolo I, pur nella
brevità dei suoi 33 giorni di pontificato, si è incamminato sulla strada
tracciata dal suo Predecessore, «chiamando tutti alla collaborazione per fare
argine, all'interno delle nazioni, alla violenza cieca e, nella vita internazionale,
promuovere l'elevazione dei popoli meno favoriti»".
"Giovanni Paolo II sviluppò
la "cultura del dialogo". Sarebbe impossibile elencare qui tutti gli
incontri che hanno costellato il suo pontificato. Mi piace ricordare quando,
nel 1986, ad Assisi incontrò i seguaci di tutte le religioni del mondo per una
Giornata di Preghiera. O quando, nel 2002, dopo i drammatici avvenimenti di New
York e Washington dell'11 settembre 2001 e le loro tragiche conseguenze nel
Medio e Vicino Oriente, propose un Decalogo per la pace ai Capi di Stato e ai
Rappresentanti dei Governi di tutto il mondo".
"Nel 50° dell'apertura del
Concilio, Benedetto XVI ha ribadito che, per trovare l'autentico spirito del
Vaticano II, si deve ritornare alla sua "lettera", cioè ai suoi
testi. Ad illustrare l'apertura della Chiesa vi sono, soprattutto, le due
Dichiarazioni: Nostra Aetate (28 ottobre 1965) e Dignitatis Humanae (6 dicembre
1965). Nella prima, ormai considerata "la Magna Charta del dialogo",
vi è il riconoscimento del bene presente in tutte le tradizioni religiose. La
seconda insiste sulla libertà, propria di ogni uomo, di seguire la propria
coscienza in ambito religioso. In cinquant'anni sono stati compiuti passi
significativi verso le tappe indicate dal Concilio Vaticano II e dagli ultimi
cinque papi, passi documentati in questo volume".
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