Città del Vaticano -
“L’attenzione alla dimensione interculturale non è nuova alla tradizione della
scuola cattolica, abituata ad accogliere alunni provenienti da ambienti
culturali e religiosi diversi ma oggi è richiesta, in questo ambito, una
fedeltà al proprio progetto educativo coraggiosa ed innovativa” . Per questo le
scuole cattoliche sono chiamate a portare il loro contributo in ragione della
propria “tradizione pedagogica e culturale e alla luce di solidi progetti
educativi”. Lo si legge nel documento “Educare al dialogo
interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà
dell’amore” a cura della Congregazione per l’Educazione Cattolica e presentata
questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede.
Per il documento la dimensione
interculturale è “familiare” alla tradizione della scuola cattolica. Oggi però –
si legge nelle conclusioni – di fronte alle sfide della globalizzazione e del
pluralismo culturale e religioso, diventa indispensabile acquisire una maggiore
consapevolezza del suo significato, così da meglio tradurre in presenza,
testimonianza e insegnamento, la propria pecularietà di essere, in quanto
cattolica, scuola aperta all’universalità del sapere e, allo stesso tempo,
portatrice di una specificità che è data dal radicamento nella fede in Cristo
Maestro e dall’appartenenza alla Chiesa”.
La scuola cattolica è invitata,
quindi, a percorrere “sentieri” di incontro, “educandosi ed educando al
dialogo, che consiste nel parlare con tutti e con tutti relazionarsi con
rispetto, stima, sincerità d’ascolto; nell’esprimersi con autenticità senza
offuscare o mitigare la propria visione per suscitare un maggiore consenso; nel
testimoniare con le modalità della propria presenza, la coerenza tra le parole
e la vita”.
L’obiettivo – ha spiegato il
card. Zenon Grochlewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione
Cattolica, durante la conferenza stampa di presentazione del documento –dell’educazione
al dialogo interculturale è la “costruzione di una civiltà dell’amore”
che per i cristiani “non è una vaga solidarietà ma esprime la carità di
Cristo”.
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