Carissime sorelle, il 2 gennaio 2021, dall’Ospedale “Lluis Alcanyis” di Játiva (Spagna) mentre stava trascorrendo alcuni giorni in famiglia, il Signore ha chiamato a partecipare alla Sua Pasqua eterna la nostra carissima sorella Suor María del Carmen CASESNOVES SOLDEVILA.
I suoi genitori formarono una bella famiglia di nove figli: quattro ragazzi e cinque ragazze, di cui lei era la quinta. Entrambi vivevano la fede, la speranza e la carità da veri seguaci di Cristo, in modo coerente e impegnato. Costituirono realmente una "chiesa domestica", una casa accogliente e aperta.
Dichiarati Servi di Dio dalla Chiesa, sono noti per la generosità espressa e resa efficace attraverso la farmacia che gestivano. Era, infatti, la farmacia il luogo in cui più si esprimeva la loro carità: aiutavano i poveri, donando medicine a chi non poteva pagarle, soprattutto nei tempi difficili del dopoguerra. Il padre non ha mai rifiutato di prestare denaro, senza interessi. "Mi ripagherai quando potrai" diceva, sempre con il consenso della moglie che condivideva la sua bontà e generosità. Al processo di beatificazione iniziato nel 2009, si disse di loro: "Era la santità della vita che irradiavano nel contesto sociale". Carmen crebbe in questo fecondo ambiente familiare.
I genitori avevano molti contatti con l'allora Arcivescovo Salesiano di Valencia, Mons. Marcelino Olaechea. «Un giorno – racconta suor María del Carmen nei suoi scritti - osservandomi, suggerì a mio padre di mandarmi al Collegio “María Auxiliadora” di Valencia. Egli accettò e io fui affascinata dallo spirito di don Bosco e di madre Mazzarello. È stato grazie al contatto con le FMA e a quell’atmosfera gioiosa, che sentii il desiderio di essere anch’io FMA e ne parlai alla Direttrice». Iniziò il periodo di formazione a Barcelona Sarriá nel 1953 con il Postulato ed emise la Professione religiosa il 6 agosto 1955 a Barcelona Horta, manifestando fin da allora il desiderio di essere missionaria. Trascorse i primi dieci anni a Barcelona Sarriá “S. Dorotea” come educatrice nella Scuola Materna. Dopo un anno a Tortosa come economa, tornò a Sarrià come assistente delle alunne fino al 1974. Le suore la ricordano umile, disponibile e laboriosa, buona, colta e amabile. Non le importava cosa le chiedevano di fare, purché potesse servire. Passò inosservata, nella certezza che Dio la amava e la voleva per sé. Prova della sua influenza sulle persone è il fatto che, nonostante sia passato tanto tempo, le exallieve chiedono ancora di lei.
Accettata la sua domanda missionaria, nell'ottobre 1974, partecipò al corso di formazione missionaria a Roma, Casa generalizia, e nel gennaio 1975 partì per il Venezuela. Aveva 39 anni di età, 19 anni di professione e in cuore un forte ardore missionario. La prima casa fu Valera, nelle Ande venezuelane, di cui fu la fondatrice. Mons. Rosalio Castillo Lara, allora Vescovo di quella diocesi, aveva chiesto le FMA e le aveva accolte con cuore di Pastore. Dopo quattro anni, realizzò il sogno di lavorare direttamente con gli indigeni dell'Amazzonia a S. Fernando de Atabapo dove trascorse sette anni, rivelandosi un'eccellente catechista e insegnante. Svolse questa missione anche nell'isola del Ratón, lavorando nella pastorale indigena e per la promozione della donna.
Dal 1987 al 1988, rientrò in Spagna per assistere la mamma ammalata e, dopo la morte di lei, nella comunità di Torrent, per perfezionare le sue competenze in sartoria e in altre attività manuali, molto utili per la missione. Nel 1989 tornò in Venezuela e venne inviata a La Esmeralda dove, per tre anni, si donò alle diverse etnie. Sapeva adattarsi ai loro costumi, valorizzando ogni situazione per evangelizzare. Nel 1993 passò a Los Teques, nella Casa di Spiritualità “S. Maria Mazzarello”, per l’accoglienza di diversi gruppi. Aveva un'incredibile facilità a tessere relazioni di amicizia che duravano nel tempo. Dalle sue labbra usciva sempre un "grazie" ed era difficile vederla riposare: sempre attiva, impegnata come Marta nella dedizione alle consorelle che arrivavano e agli altri ospiti. E sapeva essere anche Maria: si sedeva ai piedi del Maestro per ascoltare la Sua Parola e godere della sua presenza.
Quando, nel settembre scorso, tornò in Spagna in seguito all’amputazione di una gamba, diceva: «Va bene per ora. Ma appena mi riprenderò, tornerò». Aveva viaggiato con un volo umanitario e il Console spagnolo, salutandola all'aeroporto, le diede una bandiera spagnola dicendole: "Benvenuta nel suo Paese!". E lei, oltre al suo solito “grazie”, rispose: «La mia patria è pure il Venezuela!». Ha saputo davvero tessere una bella stoffa con i colori della bandiera della patria che l’aveva vista nascere e di quella che aveva fatto sua. Accolta a Madrid El Plantío nella comunità “B. Eusebia Palomino” perché bisognosa di cure, fu circondata dall’affetto delle consorelle e della sua famiglia. Il 20 dicembre era andata a Jàtiva (Valencia) a rivedere i suoi parenti e fermarsi alcuni giorni. Mentre era con loro, per il sopraggiungere della polmonite, il Signore della Vita l'ha chiamata al suo Regno di luce.
Cara suor María del Carmen, ora che sei in Cielo, intercedi presso Dio per il Venezuela che hai tanto amato, per la tua famiglia che ti è stata sempre vicina e per la tua Ispettoria d'origine. Chiedi all'Ausiliatrice di vegliare con tenerezza di Madre sulle giovani che vogliono vivere con passione il carisma salesiano come hai fatto tu, con un cuore missionario che abbatte i confini e fa di ogni luogo uno spazio dove si ama, si lotta e si dona la vita.
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