Santa Maria Mazzarello (Sac. Ferdinando Maccono)
1. Le missionarie dovevano partire da Genova per l’America il 15 novembre e la santa Madre ricondusse le sue figlie da Roma a Sampierdarena, affinché si unissero con le consorelle provenienti da Mornese.
A Sampierdarena vi era Don Bosco che aveva accompagnato i suoi figli, e, quando le suore furono riunite, la Madre le presentò al santo Fondatore perché le benedicesse.
Don Bosco fece di più: concesse ad ognuna di parlargli da solo a solo, e ad ognuna diede avvisi e ricordi che il suo gran cuore paterno sapeva dare; poi le ascoltò in confessione.
V’è chi afferma che il Santo, in ultimo; avrebbe detto a tutte: «Ricordate che andate in missione per combattere il peccato. Non sarete subito missionarie tra i selvaggi della Pampa e della Patagonia; comincerete a consolidare il regno di Dio in mezzo ai già fedeli, avvivarlo tra quelli che l’hanno abbandonato; poi lo estenderete tra quelli che ancor non lo conoscono...».
2. Poco dopo ecco presentarsi Don Cagliero e consegnare alle suore un dipinto di Maria Ausiliatrice su tela, dicendo che era stato eseguito da un pittore, un tempo malato di occhi e guarito da Don Bosco. Il Santo aveva benedetto il quadro e lo donava alle suore, affinché la Madonna le accompagnasse nel viaggio e fosse sempre la loro protettrice e Madre.
La mattina del 14 andarono a Genova mentre pioveva dirotto, tirava un vento freddissimo ed il mare era assai agitato. La nave Savoie, sulla quale dovevano partire, era distante dallo scalo, perciò dovettero entrare nelle barche per raggiungerla.
Appena salite a bordo, la Santa volle visitare le cabine ove dovevano stare le suore, osservò ogni cosa, e ora parlava a questa, ora a quella dando gli ultimi avvisi, facendo le ultime raccomandazioni. Poi salì con loro dove era Don Bosco coi Salesiani e tutti s’inginocchiarono. Allora il Santo alzò la sua mano sacerdotale e paterna, invocando sul capo di quei generosi le più ampie benedizioni del Cielo. Era uno spettacolo che strappava le lacrime di commozione.
Ricevuta la benedizione del santo Fondatore, la Madre abbracciò a una a una le sue figlie, rivolse ancora ad ognuna una parolina, l’ultima, con un accento di tenerezza inesprimibile. Poi discese in fretta, con le due suore che l’accompagnavano, nella barca che l’aspettava, e nella quale entrò pure Don Bosco.
Il mare era tuttavia agitato. Il vento soffiava forte, freddo, implacabile; alle suore portò via l’ombrello, a Don Bosco il cappello, che però fu pescato da uno svelto marinaio.
I missionari salesiani e le suore dalla nave accompagnavano, col cuore commosso e gli occhi molli di pianto, la barca che si allontanava e vi mandavano gli ultimi saluti.
E quando scomparve ai loro sguardi, Don Costamagna sedette al pianoforte e intonò la lode: Io voglio amar Maria, voglio donarle il cuore... ed a lui tutti si unirono, cercando di soffocare, in un dolce canto, la commozione che agitava il loro cuore.
4. Don Costamagna pur partendo di buon animo da Mornese per obbedire a Don Bosco, verso cui nutriva un affetto illimitato, aveva provato uno schianto indicibile al suo cuore, che non pareva ed invece aveva sensibilissimo. La sua, più che partenza, fu vera fuga, come raccontò egli stesso, «divorando le lacrime che per la prima volta in vita mia conobbi non poeticamente, ma realmente amare».
Dopo più e più anni egli rimpiangeva quel beato soggiorno di ogni virtù e scriveva: «Io ho passato a Mornese i tre più begli anni di vita mia, e ciò perché quella casa era veramente santa: la casa della fondazione; e quella casa era santa, fra le altre ragioni, appunto perché vi era alla testa una santa: Suor Maria Mazzarello. Virtutes e.jus quis enarrabit? Chi potrà dirne convenientemente le lodi?... ».
5. Ma se egli soffrì e pianse nel lasciare Mornese, e soffrirono e piansero le missionarie, soffrirono pure non poco con la Madre le suore rimaste a Mornese; esse perdevano in lui un vero figlio di Don Bosco, un ardente direttore, un sincero e forte amico delle loro anime, il quale in breve le aveva portate a sì alto grado di perfezione cristiana e religiosa che scrive Suor Mosca: «Alla sua partenza l’Istituto poteva emulare le più antiche Congregazioni della più fervorosa osservanza ».
Abbiamo detto nella seconda parte che il carattere di Don Costamagna era diverso da quello della Madre; quello tutto ardore, impulsivo e di poca esperienza; questo anche lui tutto ardore per Dio e per le anime, ma divenuto calmo per il dominio conquistato a forza di continua violenza su di sè e dotato di un criterio sano, eccezionale. Due grandi anime che sapevano intendersi per amare e far amare il Signore.
La stima della Madre per Don Costamagna e il dolore per la sua partenza si può anche arguire da una lettera che la stessa mandava a Don Cagliero il 5 aprile del 1876, nella quale scrive: «... Solo un pensiero ci turba alquanto: il signor direttore fece domanda di andare in America. Ora che ha la pratica della casa, che ci conosce tutte a fondo, doverlo di nuovo cambiare!... é un po’ duro! Lei che é Padre, ce lo dimostri in questa circostanza: non gli permetta di partire. Non siamo degne di avere un sì buon direttore, è vero; però abbia compassione di noi poverette e non ce lo tolgano».
E in un’altra lettera dell’ottobre dello stesso anno, dopo le notizie della casa, dice: «Il signor direttore sta bene, ma vi fu un tempo che era sempre malaticcio. Egli vorrebbe vederci tutte sante, e noi, che siamo ben lontane dall’esserlo, lo facciamo infastidire e lui viene ammalato. Con questo però non gli diamo il permesso di andare in America... Per ora stiamo tranquille, perché il personale salesiano che deve partire, e già destinato, ma abbiamo avuto ben bene paura...».
E lo stesso Don Costamagna: «Io non sognavo neppure di lasciare quel paradisetto di Mornese. Tuttavia da alcuni mesi mi frullava per il capo il pensiero di studiare la lingua castigliana, e mi ero messo attorno con tanta lena che la vecchia Suor Teresa Pampuro era riuscita a carpirmi di nascosto la grammatica e di nascondermela...».
E dopo aver detto che la Madre, dovendo lui andare agli Esercizi, manifestava il presentimento che non sarebbe più tornato, aggiunge: «E quando sedevo al pianoforte per eseguire la mia romanza Io parto per l’America, la Madre Generale entrava nella sala con le lacrime agli occhi e bruscamente chiudeva il pianoforte. Furono infinite le sue raccomandazioni di non lasciarmi rubare per le missioni d’America. Io partii».
6. La Santa Madre, dopo la partenza delle missionarie, ritornò da Genova a Mornese per riprendere la sua vita di preghiera e di lavoro, ma il suo cuore, come è facile immaginare, era sul Savoie, tra le figlie che varcavano l’Oceano per portare la fede in lontane terre straniere.
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