“Ha saputo vivere il quotidiano di prete nelle parrocchie di Roma cercando di mettersi in ascolto della voce di Dio e aiutando tanti a fare lo stesso. Pervaso da una certa inquietudine, ha voluto quasi essere ponte e finestra tra le ‘sorgenti’ degli apostoli e dei martiri della Chiesa di Roma, e la ‘sorgente’ dell’Oriente cristiano, da dove anche Pietro e Paolo sono venuti per predicare il Vangelo”. Con queste parole il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha ricordato don Andrea Santoro, il sacerdote fidei donum della diocesi di Roma, ucciso il 5 febbraio di 10 anni fa nella chiesa di Trabzon, in Turchia. Nella messa celebrata ieri nella basilica romana di Santa Croce di Gerusalemme, a conclusione delle iniziative per il X anniversario della morte, il cardinale ha tratteggiato la figura del sacerdote: “Ha saputo accendere il fuoco della Parola di Dio e della carità nelle comunità che ha guidato, ma ha voluto ripercorrere a ritroso la via delle scintille apostoliche che ci hanno portato il Vangelo, recandosi lui stesso, come sacerdote fidei donum di questa diocesi, in Oriente. Uomo, credente, pastore e testimone del Vangelo”. “Quanto è accaduto quel 5 febbraio di dieci anni fa nella Chiesa di Trabzon ha commosso e ferito ben al di là dei confini della diocesi di Roma e del Vicariato di Anatolia in Turchia, ma è una ferita – ha osservato il prefetto – da cui sta germogliando bene spirituale per molti, come ha ricordato anche Papa Francesco nel corso di una Udienza generale. Su questi segni dello Spirito la Chiesa di Roma è chiamata a interrogarsi e riflettere, ma ciascuno di noi deve alimentare la fiammella accesa nel cuore dal Signore anche grazie al sacrificio di don Andrea”.
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