17 maggio 2015

Fatica e gioia del dialogo - L’incontro dei vescovi per le relazioni con i musulmani in Europa

«In quest’anno che segna il cinquantesimo anniversario di Nostra aetate, siamo più che mai convinti che il dialogo interreligioso, e nel nostro caso il dialogo tra cristiani e musulmani, non solo è necessario per costruire la pace, ma è un imperativo della nostra fede». Lo affermano i vescovi e delegati per le relazioni con i musulmani in Europa nel messaggio (intitolato La fatica e la gioia del dialogo) diffuso a conclusione del loro incontro svoltosi dal 13 al 15 maggio a Saint Maurice, in Svizzera, sul tema «Come cambiano i musulmani in Europa». L’islam è «una religione ricca e varia nella sua tradizione, con molte scuole di pensiero. Tuttavia, come tutte le religioni, si trova ad affrontare sfide di radicalizzazione nel contesto contemporaneo. Per superare la radicalizzazione — scrivono — abbiamo bisogno della libertà di religione e del suo principio fondamentale, la libertà di coscienza. L’educazione religiosa gioca un ruolo importante nel rafforzamento della propria identità religiosa nel pieno rispetto delle convinzioni religiose degli altri. Aiuta anche a costruire la solidarietà con gli emarginati, i perseguitati e le vittime della radicalizzazione qualsiasi sia il loro credo».
Nella tre giorni di lavoro, la rete europea dei responsabili per il dialogo con le comunità musulmane del continente si è confrontata sull’origine e le cause del fenomeno di radicalizzazione di alcune comunità musulmane in Europa e ha condiviso alcune esperienze di dialogo in corso in particolare in Spagna, Svizzera, Germania, Francia e Bosnia ed Erzegovina. Il dibattito è stato guidato dall’arcivescovo di Bordeaux, cardinale Jean-Pierre Ricard, con il contributo fra gli altri del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. «Penso — ha detto Tauran — che i musulmani siano molto fieri della loro religione, mentre noi cristiani abbiamo bisogno di recuperare questo senso profondo della fede nella nostra vita». Il dialogo interreligioso è «un’occasione per approfondire la propria fede. Non si può imbastire un dialogo sull’ambiguità. Devo dire al mio interlocutore musulmano: io sono cristiano, credo in Gesù e vivo in conseguenza di questo».

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