di Vincenzo Faccioli Pintozzi
Affetto da gravi malformazioni congenite, il giovane è stato abbandonato alla nascita. Adottato da un sacerdote cattolico, è riuscito a laurearsi all'università cattolica di Daejeon ed è entrato come fratello laico nella Società missionaria di san Luca. "Voglio comunicare alla Corea e al mondo il messaggio di speranza di nostro Signore". Fra due giorni incontrerà il Papa.
Seoul - Senza gambe e senza
braccia, ma con un'enorme voglia di vivere e tanta gratitudine al Signore per
un'esistenza piena di significato. Potrebbe essere questo il riassunto della
vita di fr. Gu-won Lee, oggi missionario laico della Società intitolata a san
Luca Hwang. Nonostante sia stato abbandonato alla nascita a causa delle
gravissime malformazioni congenite, egli è sopravvissuto e ha scelto di
dedicare la sua vita a Dio e all'annuncio del Vangelo della speranza fra i
disabili della Corea del Sud.
L'incontro con un sacerdote, suo
padre adottivo, e il sostegno della comunità missionaria in cui è cresciuto lo
hanno reso oggi uno dei membri più attivi del gruppo. Papa Francesco avrà un
colloquio personale con fr. Lee durante la visita al "Villaggio dei
Fiori" di Kkottongnae il prossimo 16 agosto: subito dopo, il pontefice
pregherà presso il "Taeahdongsan", il cimitero dei bimbi abortiti.
Fratello Lee Gu-won (che in
coreano significa "salvezza") è nato il 9 maggio 1990 senza gambe e
senza braccia. Non ha mai avuto alcun contatto con i suoi genitori e non sa
dove è stato partorito: l'unica cosa certa è che è stato abbandonato presso il
Centro adozioni Santa Famiglia di Seoul. Il 12 luglio dello stesso anno, p.
John Bosco Kim Dong-il va a trovare il giovane Lee all'orfanotrofio: sa che
nessuno lo adotterà mai, e per questo chiede al suo vescovo il permesso di
diventare lui il padre del ragazzo. Ottenuto il permesso, porta il neonato
presso la Società missionaria san Luca Hwang, nella diocesi di Chenogju: qui
vivranno insieme alla comunità.
Il suo padre adottivo spiega la
sua scelta con parole semplici: "Se non l'avessi portato via con me,
sarebbe stato come ucciderlo. Mi rendo conto che un bambino con questi problemi
rappresenta un enorme sacrificio economico e di tempo, ma non possiamo basare
tutto sulla fatica e sul denaro. La società coreana deve capire che ogni vita è
preziosa, anche quella che può sembrare più complicata". I suoi fratelli
diventano i missionari di san Luca, che lo accompagneranno per tutto il
cammino.
Aiutato da tanti benefattori e
dai missionari, il giovane Lee riesce a entrare nel marzo 2008 nell'Università
cattolica di Daejeon. Sia lui che suo padre sottolineano che questi risultati
non sono stati regalati, ma sono frutto di studio e di fatica: nel frattempo,
nel giovane è maturata una vocazione missionaria che lo porta - con il permesso
del vescovo - a pronunciare il 31 gennaio 2011 i primi voti del noviziato:
"Avevo sentito parlare dai miei fratelli del 'Centro per la vita' della
nostra società, e ho deciso di impegnare la mia vita per questo scopo. Il mio
sogno è quello di proclamare il Vangelo della vita e l'amore per gli esseri
umani".
Nel marzo 2013 riesce a laurearsi
e il suo sogno diventa realtà. Oggi lavora presso il Centro, dove conforta i
malati e gli abbandonati, e scrive un bollettino mensile che i suoi lettori
definiscono "ispiratore". Da parte sua, fr. Lee oggi spiega: "Il
p. Bosco Kim mi ha chiesto di annunciare il Vangelo ai disabili. Io prego Dio e
lo ringrazio per le sue benedizioni, fra cui quella di poter lavorare a favore
nella vita in ambito missionario. Voglio comunicare al mondo e alla Corea, che
ha il più alto tasso di suicidi giovanili al mondo, il messaggio di speranza di
nostro Signore".
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