Roma - Le “Confessioni” di sant’Agostino sono “il libro di preghiera di un migrante” perché lui stesso “è l’icona del giovane migrante per una vita migliore”. Ad affermarlo è il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin in un’intervista pubblicata sull’ultimo numero del settimanale della diocesi di Pavia “Il Ticino”. Il porporato, che ieri ha presieduto a san Pietro in Ciel d’Oro il solenne pontificale di chiusura della festa del santo vescovo di Ippona, sottolinea che “il libro di Agostino che più viene stampato (il secondo dopo quello della Bibbia) sono le sue ‘Confessioni'”.
“La nostra epoca - osserva -, come è sotto gli occhi di tutti, si configura come una migrazione perenne, quasi ossessiva: vengono in Europa in particolare in Italia tanti dall’Africa come dall’Asia. In Italia la disoccupazione giovanile porta i giovani ad emigrare e, con loro, i genitori, che vanno a trovarli cioè li rincorrono. Agostino nelle ‘Confessioni’ è l’icona del giovane migrante per una vita migliore (lui dall’Africa venne in Italia, a Roma, a Milano, e dopo cinque anni fece ritorno in patria alla sua Tagaste, ubicata ai confini dell’Impero romano). Lo segue la madre, suo fratello, sua sorella, alcuni parenti, alcuni amici. Durante le tappe migratorie erano sempre in cerca di un qualche aiuto, di un qualche amico, e pregavano sempre, cercavano Dio, la loro consolazione”. Le “Confessioni” di Agostino, conclude Parolin, sono, infatti, il libro di preghiera di un migrante”.
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