25 maggio 2021

Suor Tullia Zorzi

Carissime sorelle, il 9 maggio 2021, dalla Casa “Maria Ausiliatrice” di Rosà (Vicenza), il Signore ha chiamato alla festa del Cielo, la nostra carissima Suor Tullia ZORZI.

Nata a Ziano di Fiemme (Trento) l’8 marzo 1930
Professa a Battaglia Terme (Padova) il 6 agosto 1954
Appartenente all’Ispettoria Triveneta “S. Maria Domenica Mazzarello” – Italia

Tullia nasce tra le montagne del Trentino: luogo di splendidi paesaggi e di pascoli verdeggianti, dove cresce, gioca, impara ad ammirare le bellezze della natura ed a riconoscervi la mano sapiente di Dio. Proviene da una famiglia numerosa: sono 13 i figli che il Signore dona a papà Giacomo e mamma Angelina. Alcuni, tuttavia, partiranno per il Cielo prima ancora di nascere o nella prima infanzia. È così che Tullia impara ad amare, ma anche a lasciar andare i suoi cari con le braccia aperte ed il cuore libero.

Vive l’infanzia tra i giochi con i fratelli, i piccoli servizi in casa e la scuola che raggiunge ogni giorno a piedi insieme ai coetanei. Le rimane nel cuore la testimonianza di una maestra laica: “Era una mamma per ciascuno di noi e si può dire che si servisse dello stesso metodo educativo di don Bosco. Sapeva prevenire e mai punire! Tante volte, durante la mia formazione religiosa, mi sono chiesta il segreto di quel suo metodo e con gioia ho dovuto ammettere che molte cose le avevo imparate da lei!”.

Fino a 18 anni frequenta l’oratorio delle FMA e poi, per due anni, si reca a Bolzano a servizio presso una famiglia. Anche questo tempo di distacco la aiuta a portare a compimento il desiderio che coltiva nel cuore: consacrarsi al Signore. Il 1° febbraio 1950 lascia la sua casa e si reca a Conegliano per iniziare il periodo di Aspirantato, mentre il 31 gennaio 1952 inizia il Postulato a Padova. Pochi mesi dopo, con sua grande sofferenza, il papà muore. Lei stessa annota: «Pur rimanendo vedova a 52 anni con sette figli da sfamare, la mamma non si perdette d’animo. Dovette raddoppiare le forze per far fronte al gran lavoro, per educarci alla fede viva, ad una solida pietà ed al santo timor di Dio». Chissà quante volte nel corso della sua vita il ricordo della fede forte della mamma la sostiene e incoraggia nel cammino!

Il 5 agosto 1952 viene ammessa al Noviziato ed il 6 agosto 1954 emette la sua prima professione a Battaglia Terme. Viene mandata subito a Torino per prepararsi alla missione e l’anno dopo parte per Marseille “San León”, in Francia: «Sono andata subito in cucina. La lingua l’ho imparata sul posto e sono passati anni prima di riuscire a parlarla, anche se avevo i libri in francese ed anche le Costituzioni. Le suore, però, mi volevano bene». Dopo un breve periodo di riposo a Briançon per riprendersi dalla tubercolosi, continua il suo servizio come cuoca nelle case di La Navarre, Nice “Clavier” e ancora a Briançon. Nel 1976 viene nominata direttrice a La Navarre, dove resta fino al 1978. Inizia, tuttavia, ad avere alcuni problemi di salute che la portano a Marseille “Accueil Pastré” per un periodo di riposo, fino alla diagnosi del morbo di Parkinson.

La sua famiglia, che l’ha sempre seguita con affetto nei suoi spostamenti in Francia, chiede che possa essere riavvicinata a casa e nel 1992 giunge a Rosà. Racconta: «Il 3 gennaio giunsi a Rosà, certa che questa era la volontà di Dio. Ora che sono malata e non posso più rendermi utile, amo molto pregare e mi aiuto con le preghiere che trovo, in particolare quelle al Cuore Immacolato di Maria. Cerco di offrire e fare bene la volontà di Dio”. Rimane a Rosà 19 anni: un tempo lungo di malattia in cui avrebbe potuto prevalere lo sconforto. Eppure, pur nel lento degenerare della malattia, sa testimoniare a chi la avvicina il suo grande amore alla vita, la fede in Maria, Madre e conforto nella fatica, il senso di gratitudine per la lunga e ricca esistenza che il Signore le ha donato. Colpiva per il sorriso largo e generoso con cui accoglieva chi la andava a trovare; insieme, sapeva far emergere anche il suo temperamento forte e deciso. Anche quando le parole si erano fatte più rade, i suoi occhi sapevano ben comunicare la gioia, la simpatia, come pure gli inevitabili momenti di tristezza o di fatica che a volte la attraversavano.

Grazie, suor Tullia, per la tua vita offerta nel lavoro operoso in cucina, come nella malattia. Siamo certe che, in tutto, hai saputo vedere la presenza amorevole di Dio che ti sosteneva e ti accompagnava e tutto è stato un luogo di crescita feconda del Bene. Ora che ci sorridi dal Cielo, prega per la tua famiglia, per la comunità che ti ha accompagnata nell’ultimo tratto di strada e per l’intero Istituto. Chiedi al Signore per noi il dono di giovani missionarie generose a lavorare nella messe del Suo Regno.

L’Ispettrice
Suor Palmira De Fortunati

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