21 settembre 2020

16 settembre 2020

Intervista "Al cuore della missione, Tempo del Creato"

 

#AlCuoredellaMissione

 

Dal Bollettino "Sintonizándonos" - Ispettoria Santa Rosa da Lima (Perú)

DESDE EL AMBITO DE MISIONES

Sor Reynita Vilches nos comparte el mensaje de Sor Alaíde Deretti, Consejera del Ámbito de Misiones, que como cada 14 de mes hace llegar a las Inspectorías. 

En su mensaje comparte noticias de las misioneras, que aún no han pidido partir a sus destinos a causa de la pandemia. Recuerda del encuentro que tendrán las referentes inspectoriales de Misiones entre hoy y mañana y trae a la memoria la carta que Madre Mazzarello escribe a S. Victoria Cantú en enero de 1881 y en la que pide ayudar a las misioneras recién llegadas a América. 

Sor Alaíde recuerda también la palabra del Papa Francisco respecto a dos aspectos esenciales en la vida del misionero: la relación con Jesús más fuerte que cualquier otra relación y la necesidad de llevar a Jesús y no a sí mismo.

13 settembre 2020

Suor Godelieve VAN WAELVELDE

Carissime sorelle, il giorno 4 settembre 2020, dalla casa “Madre Mazzarello” di Kortrijk (Belgio), il Signore ha chiamato a Sé la nostra carissima Suor Godelieve VAN WAELVELDE.

Nata il 27 novembre 1927 a Lokeren (Belgio) 
Professa il 5 agosto 1959 a Groot-Bijgaarden (Belgio) 
Appartenente all’Ispettoria Belgio Nord ”Sacro Cuore” - Groot-Bijgaarden 

Suor Godelieve era una sorella con il cuore in mano. Proveniva dalla frazione 't Heiende di Lokeren. È nata e cresciuta in una modesta famiglia di campagna, con tre figli. Di questi, lei era la più piccola. I genitori erano profondamente cristiani e hanno trasmesso ai figli la loro esperienza di fede. Dalla mamma hanno imparato a pregare: li invitava ad andare in chiesa e a vivere la fede nel quotidiano. In questo modo hanno potuto sperimentare la ricchezza della nostra religione e imparare come incontrare il Signore. Sono stati educati anche dal papà ad amare il lavoro e a comprendere che si è felici sacrificandosi senza calcoli o interessi personali. Giuseppe, il fratello maggiore, chiamato dal Signore quando non era più giovane, è diventato Salesiano ed è stato missionario in Congo per 50 anni. Il papà era orgoglioso di lui, come poi della figlia.
Suor Godelieve parlava poco di sé e della sua vocazione. Non raccontava nemmeno questo episodio che, comunque, era ben conosciuto nell’Ispettoria. Quando suor Maria Schrijvers stava per morire a Kortrijk nel 1956, all'età di 44 anni, sul letto di morte aveva promesso che avrebbe mandato una sostituta. Proprio un'ora dopo, Godelieve ha suonato il campanello di casa per avere informazioni e chiedere di essere accolta come aspirante: era il 3 settembre 1956.
Il 24 settembre successivo, Godelieve ha potuto iniziare l’Aspirantato a Kortrijk: aveva quasi 29 anni. Ammessa al Postulato il 31 gennaio 1957 e al Noviziato il 5 agosto dello stesso anno, ha fatto la prima professione il 5 agosto 1959 a Groot-Bijgaarden. Desiderosa di seguire il fratello, si è preparata per la missione studiando la lingua francese e nel 1960, appena un anno dopo aver emesso i voti, è partita per il Congo. I primi tre anni li ha trascorsi a Sakania come educatrice e impegnata nel cucito. Dopo un anno a Lubumbashi Ruashi come cuoca, è passata a La Kafubu dove è rimasta fino al 1969 come assistente.
Una consorella testimonia: «Era abbastanza indipendente e lavorava sodo. La sua missione consisteva nello svolgere le faccende domestiche, lavorare in cucina e in giardino, ma anche prendersi cura delle persone, aiutandole secondo le sue possibilità. Il suo temperamento piuttosto chiuso non le rese sempre facile la relazione interpersonale”. Ha continuato la sua missione in Congo, offrendo pure il servizio di economa nella casa di Lubumbashi Ruashi, fino al 1975, anno in cui è rientrata in Belgio. Nelle Fiandre, ha vissuto nelle comunità di Wijnegem, Kortrijk, Groot-Bijgaarden e Heverlee prestando i servizi di cuoca, portinaia, refettoriera, addetta alla lavanderia e alla stireria. Dal 2011 era in riposo, ma ancora disponibile all’aiuto.
È sempre stata fedele alla preghiera comunitaria. Il suo carattere forte a volte si scontrava con le consorelle. Viveva in modo molto sobrio e in povertà: un'immagine ormai logora della sua patrona S. Godelieve, un rosario che lei stessa aveva aggiustato e un crocifisso: non aveva bisogno di altro. Era una donna sensibile, interessata a quello che si viveva in comunità e a ciò che accadeva nel mondo. Su una cartolina aveva scritto le parole di Piet Palmans: «Ringraziare ogni giorno per la propria vocazione, pregare ogni giorno per rimanere fedeli, e questo per tutti. Pregate, meditate, vivete il Padre nostro».
Negli ultimi anni era fedele a collaborare in guardaroba dedicandosi a piegare un gran numero di asciugatoi. Anche nelle ultime settimane, le sue mani continuavano a cercare lavoro. E mentre le sue capacità mentali diminuivano, cresceva il suo desiderio di incontrare il Signore. Dopo una breve malattia, è tornata alla Casa dal Padre il 4 settembre. La affidiamo al Suo amore. 

L’Ispettrice
Suor Hilde Bosmans

8 settembre 2020

Suor Carolina Baietta

Carissime sorelle, la sera del 4 settembre 2020, primo venerdì del mese, dalla casa ispettoriale “S. Giovanni Bosco” di Maputo (Mozambico), il Dio della vita ha chiamato a godere la gioia del Cielo la nostra carissima Suor Carolina BAIETTA.

Nata a Mediglia (Milano) il 9 febbraio 1917
Professa a Bosto di Varese il 6 agosto 1940
Appartenente all’Ispettoria di Mozambico “San Giovanni Bosco” – Maputo 

Ultima di cinque sorelle e un fratello, Carla - come fu sempre chiamata - nacque in una famiglia profondamente cristiana. Rimase orfana del papà quando aveva appena un anno. La mamma si prese cura dei sei figli, sostenuta da una fede profonda. Insieme alle sue sorelle, visse con un cugino del loro papà, perché le scuole erano vicine a casa sua. Per facilitare il proseguimento degli studi, andarono poi a vivere con il fratello Angelo a Milano. Carla partecipava volentieri alle iniziative parrocchiali, soprattutto alle novene in preparazione alle Feste. Desiderava andare dalle suore, ma la timidezza le impediva di avvicinarsi spontaneamente. Pregò la Madonna e, alla fine della novena, una giovane suora si avvicinò a lei, le offrì una medaglia di Maria Ausiliatrice e la invitò a partecipare ad un incontro all’oratorio. Da quella domenica non è mai mancata e nel suo cuore cresceva un profondo desiderio di diventare anche lei FMA.
A 18 anni confidò al confessore, alla mamma e alla direttrice dell’oratorio questo desiderio e il 20 settembre 1937 entrò in Aspirantato. Il 31 gennaio 1938 a Milano fu ammessa al Postulato e il 5 agosto al Noviziato a Bosto di Varese. Leggendo le biografie delle missionarie, crebbe in lei il desiderio di essere missionaria. Quando madre Linda Lucotti fece visita al Noviziato, suor Carla colse l'occasione per esprimerle quanto aveva nel cuore. Così, emessi i voti il 6 agosto 1940, ricevette l’obbedienza di andare a Torino “Madre Mazzarello” come studente, dove conseguì il diploma di Magistero Professionale. Fu grande la sua gioia nel sentire anche il suo nome tra quelle destinate alle missioni! Il 5 agosto 1946 fece la professione perpetua e dopo 15 giorni partì per il Portogallo. Inizialmente fu insegnante a Lisbona e poi a Setúbal. Per un anno (1949-‘50) fu direttrice a Vila Seca e per due a Golegà.
Finalmente il 19 settembre 1952, insieme ad altre tre suore e ad una giovane volontaria, partì per il Mozambico per iniziare la presenza delle FMA e impiantare il carisma salesiano in quella terra. Nominata direttrice della comunità dell’Istituto “João de Deus” a Namaacha, svolse questo servizio per nove anni. Nel 1961 fu trasferita al nord, nella Provincia di Cabo Delgado, per aprire la casa di Chiúre con il compito di formare gli insegnanti e i catechisti. Nel 1963 aprì la missione in Macomia e nel 1964 in Pemba, in entrambe con la responsabilità di animare le comunità. Nel 1968 tornò all’Istituto “João de Deus” a Namaacha, nel 1970 a Chiúre e nel 1972 a Macomia, sempre come direttrice. Dopo due anni passò a Namaacha “São João Bosco” come insegnante di taglio e cucito fino al 1980, quando giunse alla comunità di Pemba come direttrice. Dal 1983 al 2004 visse nella comunità di Namaacha, allora Noviziato, insegnando taglio e cucito alle ragazze e alle novizie. Dal 2004 si trovava nella Casa ispettoriale di Maputo in riposo. Ma fino a 100 anni continuò a cucire e confezionare vestiti per i bambini poveri e a fare la sacrestana con amore.
Avendo svolto il servizio di animazione nelle diverse comunità per quasi 30 anni, era conosciuta come “Direttrice suor Carla”. L'esperienza missionaria che più l’ha segnata è stata quella vissuta nella missione di Chiúre, dove si dedicò con passione alla formazione delle ragazze al matrimonio e alla catechesi dei giovani. Molti la ricordano ancora oggi perché ha saputo educare e preparare la gioventù a formare una famiglia cristiana. Era esigente con se stessa e con gli altri. Alle novizie chiedeva che il lavoro fosse svolto in silenzio, dicendo giaculatorie e pregando il rosario. Nel bel mezzo dell’attività, a volte le invitava a fare una visita a Gesù Eucaristia. Se vedeva qualche aspirante correre per le scale, o saltare i gradini due a due, le diceva di scendere e risalire facendone uno per volta, lentamente e pensando a quello che stava facendo. Le piaceva anche insegnare alle novizie e alle postulanti a stirare i loro vestiti.
Era sempre ordinata, laboriosa e disciplinata in tutto, sorridente e felice. Donna di fede e di tanta preghiera, fino a 100 anni arrivava sempre per prima in cappella. Sapeva anche far festa e creare un ambiente familiare. Invitava a fare teatri per le feste salesiane e lei stessa era sempre disposta ad esibirsi e a cantare. Anche quando non aveva ormai molte forze, stimolata dalle consorelle, ricordava e cantava i canti della sua infanzia, creando il tipico senso di festa salesiano. I suoi occhi azzurri e trasparenti lasciavano intravvedere la sua felicità interiore. Con questa felicità, il 5 agosto scorso ha festeggiato gli 80 anni di fedeltà al Signore nell’Istituto. Diceva che era pronta a partire e aspettava soltanto che il suo Angelo custode l’accompagnasse. Sempre riconoscente per ogni attenzione ricevuta, non voleva rimanere sola e ringraziava per la presenza delle consorelle accanto a sé. Aveva le braccia sempre aperte, come a dire: «Eccomi Signore». Esattamente un anno fa, durante la Visita di Papa Francesco in Mozambico, aveva ricevuto la sua benedizione e un saluto speciale che l’aveva tanto rallegrata.
La sua vita è stata veramente un dono inesauribile. Suor Carla aveva assunto l’articolo 50 delle Costituzioni come proprio e ha cercato di viverlo con impegno nelle varie comunità. Aveva un’attenzione delicata verso le superiore. Fino a 100 anni confezionava vestiti per le bambine e li offriva alle superiore nelle feste. Ha aspettato il ritorno dell’Ispettrice dal nord, dove si era recata per la visita canonica alle comunità e l’ha salutata con un sorriso. Come sempre, anche l’ultima sera suor Carla ha cenato con la comunità e poi si è sentita male. L’hanno accompagnata in camera e, nello spazio di mezz’ora, con il sorriso sulle labbra, è andata felice incontro allo Sposo che tanto aspettava.
Quanta riconoscenza dobbiamo al Signore per il dono di suor Carla all’Ispettoria, all’Istituto, alla Chiesa in Mozambico! Ha donato 68 anni di vita missionaria con una disponibilità umile, mite, intelligente e generosa. Siamo certe che, in questo tempo di preparazione al Capitolo Generale XXIV, non lascerà mancare la sua intercessione perché l’Istituto possa rispondere oggi “a ciò che il Signore ci dirà” e alle necessità dei giovani che ci sono affidati.
Cara suor Carla, ti pensiamo nella gioia, accanto a Maria Ausiliatrice e ai nostri Santi. Continueremo a ricordarti facendo tesoro di quanto ci hai testimoniato. E tu intercedi dal Cielo per la pace nel Mozambico, soprattutto a Cabo Delgado dove hai lavorato per tanti anni. Intercedi per la nostra Ispettoria, perché il Signore ci mandi vocazioni missionarie della tua tempera. 

L’Ispettrice
Suor Mikec Zvonka

"Come Gesù Cristo, costretti a fuggire": Coinvolgere per promuovere

 

7 settembre 2020

“Fratelli tutti”, Francesco firmerà la sua Enciclica il 3 ottobre ad Assisi

 

Suor Margaretha ALTING

Carissime sorelle, il 30 agosto 2020 dalla comunità ”Madre Mazzarello” di Kortrijk (Belgio) il Signore ha chiamato a Sé la nostra cara sorella Suor Margaretha ALTING

Nata a Ter Appel (Olanda) il 1° ottobre 1933 
Professa a Henley (Gran-Bretagna) il 5 agosto 1957 
Appartenente all’Ispettoria Belgio Nord ”Sacro Cuore” – Groot-Bijgaarden 

Margaretha, chiamata Gretha, crebbe con nove fratelli e sorelle in una famiglia cattolica. Era la prima femmina dopo due maschi. Il dolore non ha risparmiato la sua casa. Un fratellino morì ancora piccolo, una sorella si ammalò di poliomielite e il papà morì quando lei aveva 14 anni. La sofferenza per queste morti la segnò per tutta la vita. La mamma era una donna molto attiva: lavorava alacremente, con tanto sacrificio. Si prese cura della numerosa famiglia, aiutata solamente dai figli.
Da adolescente Gretha partecipò alle attività degli scout. Quando decise di diventare FMA, in Olanda c’erano solo i Salesiani. Per questo visse il percorso formativo in Inghilterra. Non deve essere stato facile per lei lasciare il suo villaggio, passare al di là del Mare del Nord e imparare un'altra lingua. Ammessa al postulato a Chertsey il 31 gennaio 1955, nell’agosto successivo passò al noviziato di Henley, dove fece la professione il 5 agosto 1957.
Iniziò la sua missione dedicandosi alle attività comunitarie, prima a Chertsey e poi a Battersey. Il 22 ottobre 1961 partì per il Sud Africa con cinque consorelle, pioniere come lei in quella terra di missione. Visse cinque anni a Belville e poi altri sei anni a Johannesburg, occupandosi delle faccende domestiche e condividendo l’attività pastorale della comunità. Di quegli anni conservava alcune foto e articoli di giornale, pubblicati anche nei Paesi Bassi.
Nel 1972 tornò in Belgio, a Kortrijk “S. Anna”. Cercò di riadattarsi non senza fatica al nuovo ambiente ed elaborare le esperienze fatte in Sud Africa. Come aiuto-cuoca, aveva tanto lavoro perché in casa erano accolti molti bambini. Offriva il suo aiuto anche nell’assistenza, nonostante che il dialetto fiammingo occidentale non fosse semplice per lei. Per quanto le era possibile, seguiva i bambini e i ragazzi nel gioco, soprattutto nel calcio, sport che le costava qualche sacrificio.
Nel 1984 fu trasferita a Maasniel (Olanda), l'unica casa delle FMA in quella nazione. Era stata aperta nel 1965, con grande gioia delle suore olandesi! Suor Gretha svolse diversi servizi comunitari, a seconda delle necessità: cuoca, economa, autista, incaricata dell’orto, responsabile della lavanderia e del guardaroba. Era anche la referente della nostra presenza nei Paesi Bassi, per cui rappresentava le suore della comunità nel Capitolo ispettoriale, partecipando alle consultazioni e alle celebrazioni. Rimase a Maasniel fino al 1998, ad eccezione di un anno (1992-‘93) in cui venne nominata direttrice a S’Hertogenbosch. A Roma per tre mesi frequentò un corso di formazione permanente e le fu di grande gioia soprattutto partecipare ad un ritiro spirituale a Mornese.
Nel 1998 giunse nella Casa ispettoriale di Groot-Bijgaarden, dove si prestò come economa e autista. Le piaceva strutturare la sua vita intorno alla preghiera, al lavoro e alla lettura. Amava anche lavorare in giardino. Si soffermava volentieri a ragionare e riflettere con le persone; era sempre disposta a partecipare a una conferenza o ad un corso di formazione. Ma questo, col passare del tempo, le divenne sempre più difficile, perché il pensiero non la sosteneva più come prima. Trovava comunque conforto nel lavorare in giardino. Chi la incontrava riceveva una parola amichevole e suor Gretha condivideva le sue conoscenze sulla crescita e fioritura delle piante ed era raggiante quando riceveva dei complimenti per la sua attività.
Nel 2017 passò alla casa ”Mamma Margherita” di Wijnegem. Nei primi tempi poté ancora godersi le passeggiate all'aperto, ma putroppo la demenza senile progredì. Nel marzo scorso fu accolta nella casa di riposo ”Madre Mazzarello” di Kortrijk dove ricevette le cure più adeguate alla sua situazione. Ci ha lasciate per il Cielo il 30 agosto, a causa di impreviste complicazioni della sua malattia. Lasciò scritto: «Quando amiamo, facciamo ciò che la persona amata desidera e siamo nella gioia. Signore, aiutami a crescere nell'amore, affinché possa diffondere questo amore a tutti coloro che sono amati da Te, cioè a tutti». Lo invochi ora per noi.

L’Ispettrice
Suor Hilde Bosmans

4 settembre 2020

Dal Bollettino "Encontrándonos" - Ispettoria "San Francesco Saverio" - Bahia Blanca (Argentina - ABB)


Este mes de agosto rico en celebraciones salesianas, nos ha renovado en nuestras raíces carismáticas que recientemente hemos sellado con el Conversatorio “Llegar a buen puerto”, conmemorando los 140 años de la fundación de Carmen de Patagones, primera casa de las Hijas de María Auxiliadora en la Patagonia. 

Año 1880, el 20 de enero en el Vapor Santa Rosa, llegan los primeros Salesianos (José Fagnano - Director, Emilio Rizzo, Luis Chiara y Luis Luciani) y las primeras Hijas de María Auxiliadora (Ángela Vallese - Directora, Juana Borgna, Ángela Cassulo y Catalina Fina) al muelle de Carmen de Patagones. Llegan juntos, como primera presencia salesiana en la Patagonia, a esta “tierra soñada por Don Bosco” y a la que “deseó ardientemente venir María Mazzarello”. 

Así Dios comienza a escribir una historia nueva para un pequeño poblado de la Patagonia Argentina: Carmen de Patagones. Una historia que le regaló a esas cuatro pioneras, «alas a sus corazones» y las lanzó a cruzar el mar para pisar una nueva tierra y abrazar un futuro incierto, pero poblado de niñas pobrísimas. Los sueños que sus corazones acariciaban, mientras viajaban entre el mar y el cielo, se volvieron abrazo y cuidado para la gente del pueblo que encontraron. En las cercanías del Río Negro y en la amplitud de esos vastos horizontes, iniciaron su misión. Traían en el corazón un valor más grande que sus jóvenes años: el viento impetuoso del Espíritu, que las lanzó a ser profecía en ese lugar. ¡Eran las primeras, pero cuántas más vendrían con sus mismos sueños! Y fue allí, en esa soledad inhóspita de la Patagonia, donde no dejó nunca de resonar la calidez y el empuje que la querida Madre Mazzarello había sembrado en la tierra de sus corazones: 

«¡Qué lejos me parece tenerlas, pobres hijas, pero ánimo, que estamos muy cerca con el corazón! Sí, les aseguro que las tengo siempre presente y que son las primeras en mis oraciones. Veo que están muy contentas de estar ahí. Sepan corresponder a la gracia inmensa que el Señor les ha hecho; procuren mediante el buen ejemplo y la actividad atraer muchas almas al Señor» (Carta 37, 4 de mayo de 1880). «Ánimo a todas, mis buenas y queridas hermanas, hagamos el bien mientras tengamos tiempo. No se desanimen nunca ante las dificultades que puedan encontrar. Digan siempre: Jesús ha de ser nuestra fortaleza y con Jesús las cargas se hacen ligeras, las fatigas suaves y las espinas se convierten en dulzuras» (Carta 47, 21 de octubre de 1880). «Queridísimas hermanas de la Patagonia: he recibido con alegría sus noticias… Quisiera decir algo en particular a cada hermana, pero, a falta de espacio suficiente, les diré a todas que las recuerdo siempre y rezo por ustedes, de manera especial cada día al Buen Jesús. Les recomiendo mucho la humildad y la caridad: si las practican el Señor las bendecirá a ustedes y a sus obras, de modo que podrán hacer un gran bien» (Carta 68, 10 de abril de 1881). 

Entusiasma recordar que en la comunidad de Mornés todas las Hermanas, animadas por la Madre Mazzarello, estaban dispuestas a lanzarse más allá de los confines de su pueblo y de su patria. Ella siempre les insistía: “Sigamos adelante con un corazón grande y generoso… no hay que ser tacañas con Jesús que es el dueño de todo”. Así, ciertas y confiadas en sus palabras y siendo aún muy jóvenes, se arriesgaron, se jugaron por hacer realidad ese sueño misionero, que generó la expansión del Instituto. Así, junto con Mornés, y las primeras fundaciones de Uruguay y Buenos Aires, la comunidad de Patagones pasó a “ser parte de los orígenes genuinos” del Instituto de las FMA. ¡Patagones: primera Mornés Patagónica! 

Al llegar a Patagones, las Hermanas encontraron muchachas sedientas de promoción y cultura, de amor y de significados que dar a su existencia. En sus rostros, vieron el mismo rostro de Jesús y la concreta llamada de una humanidad sufriente, que no podía quedar desatendida. Escucharon el grito de la pobreza y la marginación que surgía de la situación de la mujer y de la niñez, uno de los anillos más débiles de la cadena social de entonces. 

Las cuatro fundadoras de Carmen de Patagones, fueron las pioneras que marcaron claramente, un camino a seguir. Muchas otras Hermanas y Laicos bebieron de esa primera fuente y se hicieron responsables de renovar e inculturar el legado carismático, en las circunstancias históricas de su propio tiempo. 

Se hace necesario atesorar “este don” tan grande, no con nostalgias estériles, sino con esa misma pasión por el Reino y la fuerza carismática de las primeras misioneras. Sólo así, “este don” podrá seguir siendo brote de vida y de nuevas vocaciones para la Iglesia y la Familia Salesiana. Si bien hoy, los desafíos de la niñez y juventud son tan diferentes, la invitación de Jesús y su propuesta del Evangelio sigue siendo actual, y respuesta a la sed de sentido y felicidad de tantos chicos. 

En la actualidad, la espiritualidad del Sistema Preventivo vivida y testimoniada como Comunidad, se transforma en la manera de responder con fidelidad creativa a este carisma heredado. Las tres Hermanas, Elsa Brusain (Animadora), Rosa Otal y Alicia Munz, de la comunidad religiosa, expanden el amor misionero en los barrios periféricos (Capillas María Mazzarello y Don Zatti), en Oratorios, en la Unión de Exalumnas y servicios parroquiales. La Comunidad Educativa animada por un Director General, Christian Abraham, y un Equipo de Laicos, gestionan y acompañan una Escuela Primaria con doble división y un Bachillerato con modalidad en Ciencias Sociales y Naturales, con significativas experiencias de servicio solidario y misión juvenil. 

La Auxiliadora que esperaba a sus hijas e hijos misioneros antes que llegaran a Patagones, sigue siendo hoy esa misma Presencia atenta y cercana, que acompaña a esta querida comunidad. Ella, la Madre que “lo ha hecho todo” en estos 140 años, vuelve a decirnos con insistencia, como en las Bodas de Caná: “Hagan todo lo que Él les diga”. ¡Con Jesús y con Ella, es posible la fiesta y celebrar, por otros 140 años más!

Comunicato della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli sulla Giornata Missionaria Mondiale