23 aprile 2019

Suor Maria NARISI

Carissime sorelle, il 14 aprile 2019, domenica delle Palme, dalla casa “S. Giuseppe” di Caracas Altamira (Venezuela), il Signore ha chiamato a Sé la nostra carissima sorella Suor Maria NARISI.
Nata a S. Giuseppe Iato (Palermo) il 13 maggio 1934
Professa ad Alì Terme (Messina) il 5 agosto 1958
Appartenente all'Ispettoria Venezuelana “San Giovanni Bosco”

Il papà di suor Maria era uno dei fondatori dell'Azione Cattolica e, soprattutto durante la guerra, cercava di salvare chi era in pericolo. La mamma ogni settimana visitava i malati. Si può quindi comprendere il coraggio, la determinazione e la forza di suor Maria in difesa dei più deboli e dei diritti degli indigeni.
Suor Maria non avrebbe voluto diventare suora, ma missionaria laica. Un giorno il parroco la invitò a partecipare ad un incontro formativo che si teneva a Messina, nella Casa ispettoriale delle FMA. Esitò ad accettare, ma siccome le piaceva viaggiare, finì con l’acconsentire. Iniziò a fare domande alle suore e, quando le dissero che avevano molte case in missione, pensò che avrebbe potuto diventare suora missionaria. Iniziò il postulato a Messina il 31 gennaio 1956. Dopo il Noviziato ad Alì Terme, emise i primi voti il 5 agosto 1958. Espresso il desiderio di andare in missione, venne mandata a Torino e l’anno dopo in Spagna per prepararsi. Nel frattempo morì il papà e la mamma, anche se temeva di non rivederla più, accettò che partisse per l’America. Aveva 36 anni quando arrivò in Venezuela e l’Amazzonia è stata il suo unico campo di missione. Di fatto, arrivò a Caracas nella Casa “San José” solo in questi ultimi mesi per motivi di salute. La prima destinazione fu la missione appena fondata nell'Isla del Ratón nel 1970. Raccontava che la gente cercava di capire se le suore fossero persone reali o fantasmi. E suor Maria entrò così tanto nella vita di quel popolo che la gente quando la incontrava diceva: "Lei è la mia mamma".
Dopo dieci anni, fu trasferita a La Esmeralda dove lavorò per tre anni e poi nel 1983 ritornò all’Isla del Ratón. Più a lungo restò a San Fernando de Atabapo fino al 2006, poi fu ancora all’Isla del Ratón fino al 2018. Il suo cammino missionario, costellato da pericoli per fiumi e per animali ferici, da interventi chirurgici improvvisati per salvare piccoli e grandi, è intessuto di corsi di promozione umana e di formazione dei catechisti, lavoro pastorale in molte comunità indigene, visite ai villaggi, iniziative in difesa dei diritti umani di cui fu pioniera. E, come se ciò non bastasse, l’impegno a proteggere le proprietà degli indigeni con la costituzione di un comitato di difesa dei diritti umani, di cui lei stessa divenne coordinatrice in San Fernando de Atabapo. Molte le denunce alle autorità civili e militari, i richiami per le loro scelte, al punto che iniziarono a chiamarla suor Piedrita per le “pietre” che continuamente poneva loro davanti quando commettevano qualche ingiustizia. I casi di difesa dei diritti degli indigeni potrebbero riempire un libro, tante sono le vittime di abusi che hanno trovato in lei la loro più strenua avvocata. Andava fino alle estreme conseguenze, ottenendo la libertà per l'imputato condannato ingiustamente, chiedendo persino il test del DNA per salvare qualcuno. Per difendere una persona, soprattutto se giovane, raccoglieva tutte le prove possibili, tanto che un giudice uscì un giorno con questa espressione: "Se lo sta difendendo suor Maria, sono sicuro che è innocente". Anche la sua esperienza nel Centro di reclusione minorile è commovente. Aveva piena libertà di lavorare con quei ragazzi. Come don Bosco organizzava passeggiate, teatri, concorsi, coinvolgendo insegnanti e persone sensibili a questa causa. Ricevette minacce da autorità civili e militari. Un giorno le dissero: "Abbia cura di lei, sorella. Ricordi che mons. Romero è stato ucciso dai guerriglieri". E lei rispose molto seriamente: “Se questa è una minaccia, non ho paura; spero che tocchi anche a me la sua sorte!”. Moltissimi i casi in cui si dimostrò donna forte e coraggiosa nel difendere la causa dei poveri ed essere voce dei senza voce.
Nel 2007 venne inaugurata la Scuola materna “Maria Narisi” in segno di affetto e gratitudine per lei, donna intraprendente e coraggiosa per la difesa dei diritti soprattutto dei bambini e delle donne. Nel 2009 ricevette la decorazione "Ordine del sole di Yapacana" del Municipio di Atabapo. Dal Comune di Autana, Isla de Ratón, le dedicarono questo riconoscimento: "Donna che per l’immensità del suo amore ha tanto di Dio e per la costanza e la dedizione tanto di angelo". Anche da questo Municipio ricevette un riconoscimento "per aver continuato ad accompagnare e a cooperare nella lotta delle popolazioni indigene”. Nel 50° della sua professione religiosa, il Vescovo della diocesi le inviò una bellissima lettera in cui affermava che era stata per lui una delle figure che hanno maggiormente influito sulla sua vocazione sacerdotale.
Suor Maria, scrive mons. Francesco Micciché, è un messaggio di speranza per il nostro popolo. La sua vita trasformata in amore, spesa per amore, tutta donata ai nostri fratelli e sorelle in terra di missione è un canto d'amore che scaturisce da questa comunità.
E noi, sorelle della sua amata Ispettoria che abbiamo avuto il privilegio di averla tra noi, le chiediamo che continui a mostrare la sua energia per la difesa dei bisognosi, che interceda perché molti giovani siano attratti dal suo ardore missionario e diano una risposta determinata e coraggiosa come la sua.

L’Ispettrice
Suor Margarita Hernández

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