23 maggio 2012

Terremoto in Emilia: quando il soccorritore è straniero


Modena – Tra i tanti volontari che in queste ore stanno aiutando le persone sfollate a causa del terremoto che ha colpito, domenica mattina, 20 maggio, l’Emilia Romagna, anche uomini e donne di origine straniera. Storie di immigrati che condividono la tragedia del terremoto, nelle strade, in casa, nelle tendopoli allestite nei paesi epicentro del sisma.

Il quotidiano Avvenire questa mattina ne ricorda due. Si tratta di un giovane indiano e di una moldava.
Il giovane indiano è uno studente di medicina e collabora, come volontario, con la Croce Rossa che in queste ore sono impegnati in uno dei paesi più colpiti dal sisma: Finale Emilia. Il suo è un nucleo di cinque giovani alle prime esperienze con questo tipo di emergenze.
L’altra storia vede protagonista Angela Mazilu, moldava, Presidente dell’Associazione Migranti Est Europeo di Mirandola, cittadina a una ventina di chilometri da Finale. “Facciamo le cose che fanno tutti in questo momento – dice – piccoli gesti cercando di aiutare chi ci sta vicino senza guardare se è bianco o nero, italiano o straniero. La nostra associazione fa parte dell’Avis e alcuni dei nostri associati sono impegnati in questo momento ad aiutare, soprattutto con iniziative personali, chi è stato meno fortunato di altri perché ha perso la casa e non ha un posto dove andare. Io vivo a Mirandola e personalmente ho fatto compagnia per tutta la tremenda alba del terremoto di domenica a un nostro vicino di casa novantenne, italiano, che vive da solo. Siamo stati in strada insieme e poi, a pranzo, abbiamo mangiato insieme. Inoltre sto ospitando una coppia, una mia connazionale che convive con un italiano, che ha la casa inagibile”.
Una storia emblematica è quella, poi, della comunità cinese di Finale Emilia e Sant’Agostino. Solo i loro bar sono stati aperti almeno fino alla tarda mattinata di ieri e qui, all’alba, ci si è ritrovati un po’ tutti: volontari, operatori dei media, forze dell’ordine, gente comune.

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