15 maggio 2019

Suor Alina SIENKIEWICZ

Carissime sorelle, il 6 maggio 2019, nell'Ospedale Santa Júlia di Manaus (Brasile), il Risorto ha chiamato a partecipare alla sua Pasqua, la nostra amata Suor Alina SIENKIEWICZ.

Nata a Swiety Duch, Oszmiana (Polonia) il 25 agosto 1925
Professa a Pogrzebien (Polonia) il 5 agosto 1955
Appartenente all’Ispettoria Brasiliana “Santa Teresinha” - Manaus

Alina era la seconda figlia di una famiglia profondamente cristiana. Si può dire che la chiamata alla vita religiosa sia iniziata quando la madre, incinta, la offrì al Signore. Così, la piccola crebbe nell'atmosfera di fede della famigliare, imparando presto a pregare e a frequentare la Chiesa. A cinque anni sapeva già leggere e scrivere. A 12 anni ricevette in premio un libretto intitolato "Negrinho" che illustrava la vita missionaria in Africa e poco a poco sorse in lei il desiderio di dedicarsi alle missioni, ideale che la accompagnò da adolescente e da giovane. Nel settembre del 1939, con l'invasione delle truppe sovietiche nel territorio della Polonia, la famiglia dovette lasciare la propria terra. Dopo varie vicende, Alina poté continuare gli studi e frequentare l'Università di Medicina a Wroclaw, alimentando il sogno di essere missionaria. Riguardo alla conoscenza dell’Istituto, suor Alina scrisse: «Ho conosciuto una collega nella Facoltà, che viveva nel pensionato delle FMA. Quando le confidai i miei progetti, mi invitò ad incontrare le suore». I frequenti contatti con le FMA la confermarono nella sua vocazione. Ansiosa di realizzarla, aveva pensato di interrompere lo studio. Ma la Madre Generale, madre Linda Lucotti, attraverso l’Ispettrice della Polonia che l’aveva consultata, le consigliò di completare lo studio della medicina.
Fu ammessa al Postulato il 31 gennaio 1953 a Pogrzebien, dove trascorse anche il Noviziato. Emessi i primi voti il 5 agosto 1955, a Wroclaw e a Cracovia si specializzò in pediatria e in catechetica, un ottimo requisito professionale per il futuro lavoro missionario. Fu catechista, infermiera e medico nelle case di Wroclaw e Rokitno fino al 1970. Lasciò scritto: «Quando ero pronta per le missioni, sorsero difficoltà a causa della "cortina di ferro" creata anche in Polonia dal regime sovietico per bloccare i contatti con il mondo occidentale. Per questo trascorsi alcuni anni come medico in scuole speciali, tra bambini con disabilità mentali. Un giorno ricevetti l'invito dalla Madre Generale di recarmi da lei. Quando arrivai a Roma, cercammo di ottenere il passaporto per il Brasile. Con l'aiuto di Dio, riuscimmo ad averlo e giunsi finalmente nella terra di missione "ad gentes"».
Suor Alina, dopo un anno di preparazione alla missione vissuto a Roma, arrivò in Brasile alla fine del 1971, nell'allora Patronato “Santa Teresinha” dove studiò la lingua e convalidò i suoi titoli di studio per poter esercitare la professione di medico. Superò tutte le difficoltà con pazienza e fiducia. Nel 1972 la sua missione la portò all'Ospedale di São Gabriel da Cachoeira. Dopo un anno, passò a Santa Isabel dove svolse la missione tra gli Yanomami, prendendosi cura dei malati. Nel 1976 fu accolta nel Collegio “N. S. Auxiliadora” di Manaus dove venne operata e iniziò le terapie contro il cancro. Nel 1977 arrivò nel distretto indigeno di Yauaretê di São Gabriel da Cachoeira, dove lavorò con grande competenza e coraggio per 24 anni. Fondò e diresse l'Unidade Mista San Miguel, dove molte persone furono curate grazie alla sua dedizione e abilità professionale. Iniziò la preparazione e l'addestramento del personale ausiliario indigeno attraverso corsi di infermieristica. Incoraggiava i giovani e li aiutava a diventare professionalmente competenti. Così oggi sono molti ad aver frequentato la scuola superiore e tanti sono diventati professionisti in ambito sanitario.
Nel 2001 suor Alina fu trasferita nella comunità “Santa Teresinha” a Manaus come responsabile dell'infermeria della scuola. Ma l’anno dopo il suo zelo missionario la portò ancora, per più di nove anni, nella missione dell’Alto Rio Negro, nella comunità “Assunção” di Içana dove fondò e diresse l’Ambulatorio per gli indigeni Baniwa. La sua competenza si espresse soprattutto nella cura della malaria e delle malattie polmonari. Riuscì a preparare un professionista e a ricevere un microscopio da FUNASA per diagnosticare la malattia e prescrivere la cura adeguata, ottenendo risultati sorprendenti. Dal 2012 era a Manaus, nella casa di riposo, accettando l’anzianità in modo sereno. Grazie al suo talento artistico, evangelizzava attraverso immagini, poster e social network. Quando, nel 2013, per un incidente si fratturò il femore, fece della malattia un tempo prezioso di contemplazione del Volto di Dio.
Manifestava il gusto per la lettura, il disegno, la pittura, la gioia del vivere insieme, l’impegno per il riconoscimento della parità dei diritti, l'amore per la relazione con i giovani e una straordinaria capacità in matematica. Tradusse due libretti, in lingua polacca, sulla devozione alla Divina Misericordia di cui era molto devota ed elaborò per la sua comunità una sintesi del documento Millennio ienunte di S. Giovanni Paolo II. Scrisse pure un opuscolo sul Catechismo della Chiesa Cattolica e sul Rosario secondo il desiderio e il pensiero di S. Giovanni Paolo II, intitolato "Testamento di Giovanni Paolo II". Il suo amore per la Chiesa la rendeva un’ardente catechista e una lettrice assidua de L’Osservatore Romano. Amava l'Istituto e testimoniava una vita consacrata appassionata fedele. Nutriva un grande amore all'Eucaristia.
Nel 2017 in occasione del 50° della Commissione episcopale polacca, nel Castello Reale di Varsavia, venne assegnata a suor Alina l’Onorificenza: “Benemerenti in Opere Evangelizationis” per i suoi 46 anni di attività missionaria in ambito medico e catechistico.
Dopo il pranzo del 1° maggio 2019, festa di San Giuseppe lavoratore, accusò un malessere al cuore. Venne ricoverata immediatamente all’Ospedale. Ma, nonostante le cure ricevute, a causa della polmonite e di una setticemia, fu accolta in Cielo all’alba del 6 maggio. Così, insieme a San Domenico Savio, è diventata un fiore del giardino salesiano.
Cara suor Alina, certe che ti sei già incontrata con la Divina Misericordia, ti chiediamo di intercedere per la Chiesa, per l'Istituto, per l’Ispettoria e per le popolazioni indigene che hai tanto amato.

L'Ispettrice
Suor Madalena Luiza Scaramussa

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