Modena
– Tra i tanti volontari che in queste ore stanno aiutando le persone sfollate a
causa del terremoto che ha colpito, domenica mattina, 20 maggio, l’Emilia
Romagna, anche uomini e donne di origine straniera. Storie di immigrati che
condividono la tragedia del terremoto, nelle strade, in casa, nelle tendopoli
allestite nei paesi epicentro del sisma.
Il
quotidiano Avvenire questa mattina ne ricorda due. Si tratta di un giovane
indiano e di una moldava.
Il
giovane indiano è uno studente di medicina e collabora, come volontario, con la
Croce Rossa che in queste ore sono impegnati in uno dei paesi più colpiti dal
sisma: Finale Emilia. Il suo è un nucleo di cinque giovani alle prime
esperienze con questo tipo di emergenze.
L’altra
storia vede protagonista Angela Mazilu, moldava, Presidente dell’Associazione
Migranti Est Europeo di Mirandola, cittadina a una ventina di chilometri da
Finale. “Facciamo le cose che fanno tutti in questo momento – dice – piccoli
gesti cercando di aiutare chi ci sta vicino senza guardare se è bianco o nero,
italiano o straniero. La nostra associazione fa parte dell’Avis e alcuni dei
nostri associati sono impegnati in questo momento ad aiutare, soprattutto con
iniziative personali, chi è stato meno fortunato di altri perché ha perso la
casa e non ha un posto dove andare. Io vivo a Mirandola e personalmente ho
fatto compagnia per tutta la tremenda alba del terremoto di domenica a un
nostro vicino di casa novantenne, italiano, che vive da solo. Siamo stati in
strada insieme e poi, a pranzo, abbiamo mangiato insieme. Inoltre sto ospitando
una coppia, una mia connazionale che convive con un italiano, che ha la casa
inagibile”.
Una
storia emblematica è quella, poi, della comunità cinese di Finale Emilia e
Sant’Agostino. Solo i loro bar sono stati aperti almeno fino alla tarda
mattinata di ieri e qui, all’alba, ci si è ritrovati un po’ tutti: volontari,
operatori dei media, forze dell’ordine, gente comune.
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