23 maggio 2012

Maria, icona della missione
(Crescenzio Moretti)

L’Annunciazione e la Visitazione sono esaltanti icone della missione. Contemplare Maria, perfetta missionaria, è grazia e dono per il missionario. Come Maria, suo modello ed ideale, il missionario, scelto da Dio, ha fatto del “SI” alla chiamata ed alla missione di portare al mondo Gesù, la ragione profonda della sua vita. Il Vangelo di Luca, che narra l’Annuncio dell’Angelo e la Visita di Maria ad Elisabetta, è anche la storia di tanti uomini e donne che, nei più diversi modi, Dio ha chiamato ed ha invitato a consacrare la loro vita all’annuncio.

“Rallegrati, piena di Grazia...”
Dio si presenta sempre con una dichiarazione d’amore e a Maria fa la sua incredibile proposta. Le sue proposte Dio le fa ancora. Le farà sempre. Prima un sussurro che provoca paure, incertezze, domande: “Proprio io?” Poi il sussurro diventa istanza irresistibile: “Vieni, ti farò pescatore di uomini”: C’è sempre stato e ci sarà sempre un giovane, una ragazza, che raggiunti dalla chiamata si fidano e dicono il loro “Sl” forte e deciso.

“Maria si alzò e andò in fretta”...
Ne ho conosciuto tanti di missionari felici di partire, ansiosi di andare là dove la Provvidenza li aveva destinati. Sono indimenticabili i saluti, lo sventolio dei fazzoletti, quando la nave si allontanava dal porto. Indimenticabile anche il lento avvicinarsi al porto di arrivo della “terra promessa”. Ora è tutto più asettico, un aereo in poche ore porta a destinazione senza dare il tempo di prepararsi al nuovo mondo. Ma è sempre la stessa emozione. Nelle partenze di oggi c’è un fatto nuovo, bello, c’è la coscienza di essere mandati da un comunità che ha consegnato al suo missionario la fede che porta e lo segue con simpatia.

“Benedetta fra le donne...”
L’accoglienza di Elisabetta, il sussulto del bambino che porta in grembo, la sua esultanza perché, con l’arrivo di quel Bambino, qualche cosa è cambiato radicalmente nel mondo, è profezia della missione. Chi è stato missionario l’ha vissuta intensamente la gioia dell’arrivo e l’incontro con un popolo che lo ha accolto pieno di speranza. (Ricordo la folla festosa che mi attendeva al porto di Buonaventura la volta che tornai in Colombia in nave. “Chi è il personaggio che viaggia con noi?” si chiedevano i passeggeri). Il missionario non può dimenticare la gioia dei bambini, che primi fra tutti, gli sono corsi incontro, hanno avuto fiducia, gli hanno creduto; il lento maturare di un popolo nella fede; l’intravvedere i primi segni di una liberazione possibile che lui ha accompagnato con trepidazione.

“Stette con lei tre mesi”
La missione è cammino insieme, è servizio. Farsi africano, asiatico, latinoamericano, mai estraneo al popolo con il quale vive, è il primo atteggiamento del missionario. Fa pena quando, rare volte, incontro un missionario che non si identifica, si sente altro, diverso dal popolo a cui il Signore lo ha mandato. Il missionario va per restare per lungo tempo. Non sono tanto entusiasta dei missionari di qualche giorno, dei missionari mordi e fuggi. Non hanno capito una esigenza fondamentale della missione: fare proprie la vita, le sofferenze, le gioie, i progetti di un popolo. Il missionario sente le povertà, le ansie, i sogni del popolo con cui condivide la vita e si mette decisamente al servizio di quei sogni, dimenticando tutto il resto. Il missionario sa che il dono che porta è Gesù e non si da pace finché non lo vede accolto.

Poi, “torno a casa sua”.
Maria, compiuta la sua missione fece ritorno a Nazaret. Anche per il missionario viene il momento di lasciare. Gli costa ma deve essere così. La comunità cristiana che ha accompagnato è cresciuta, deve camminare con le sue gambe. A volte, il rimanere, per quanto gratificante, può essere un ostacolo alla vita della comunità che ha generato. Il missionario deve tornate là da dove è partito, perché c’è un gran bisogno del suo “Magnificat”, della sua gioia, del suo racconto delle meraviglie che Dio ha compiuto tra i popoli, anche per mezzo suo; deve tornare per incoraggiare, tra i suoi, una fede che sembra illanguidire.

Fonte: NotiCum – Maggio 2012

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