Il destino di centinaia di migliaia di migranti
sud-sudanesi che tra un mese nel Nord potrebbero diventare “stranieri” è uno
dei temi al centro di un incontro internazionale di Caritas che si è aperto
oggi a Juba: lo dicono alla MISNA i responsabili della nuova sezione
sud-sudanese dell’organizzazione, che coordina i lavori.
Secondo
Ilse Simma, una delle coordinatrici dell’incontro, “le disposizioni che
entreranno in vigore in Sudan il 9 aprile rischiano di spingere ad andar via
buona parte dei 700.000 sud-sudanesi che vivono al Nord”. Circa 400.000
migranti sono già tornati al Sud nei mesi precedenti e successivi la
proclamazione d’indipendenza del Sud Sudan del luglio scorso, rendendo ancora
più complessa la ricostruzione di un paese devastato da oltre 20 anni di guerra
civile.
Il
governo di Khartoum non ha concesso la cittadinanza ai migranti sud-sudanesi,
chiedendo invece la presentazione di un certificato di residenza o di un
permesso di soggiorno rilasciato per motivi di lavoro.
Di
questo e altri problemi discutono a Juba delegati delle diocesi del Sud Sudan e
del Sudan ma anche dirigenti di Caritas giunti da Stati Uniti, Italia, Francia,
Belgio e altri paesi europei. Gabriel Manjeth, segretario generale di Caritas
Sud Sudan, dice alla MISNA di sperare in un forte sostegno per una nuova
organizzazione bisognosa dell’aiuto internazionale. “Il nostro obiettivo –
sottolinea Manjeth – è avviare programmi in tutte e sette le diocesi del Sud
Sudan: c’è il nodo dei migranti ma anche l’emergenza umanitaria in Sud Kordofan
e Nilo Blu, due regioni di frontiera dalle quali continuano ad arrivare
rifugiati”.
Fonte: www.misna.org
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