14 novembre 2016

139 anni fa... (dalla Cronistoria - Volume II)


Il mattino del 14, mercoledì, don Bosco celebra per tempissimo; poi confessa le missionarie che si presentano per un’ultima assoluzione e un ultimo ricordo.
Suor Giovanna Borgna, quasi a cacciare indietro le lacrime, appena fuori di chiesa, esce a dire tra il gruppo silenzioso e raccolto: «Questo mi ha detto il buon Padre: Ricordatevi che andate in America per far guerra al peccato. E ancora: Direte tre Angele Dei tutti i giorni durante il viaggio tino a destinazione. Non vi pare una bella penitenza per i miei grossi peccati?».
Fuori ancora piove e tira vento, eppure alle nove e mezzo suore e salesiani si trovano sul bastimento. Madre Mazzarello visita cabina per cabina, cuccetta per cuccetta, per accertarsi che non manchi nulla di quanto possa alleviare alle suore i disagi del viaggio. Poi, come se il cuore sentisse il bisogno di darsi e darsi ancora a quelle figlie, che pensa di non rivedere più, si trattiene con ciascuna in particolare, parla a tutte insieme, si industria per condurle lei stessa dove si trova don Bosco, perché ripeta loro qualcuna delle sue parole ispirate e tanto efficaci. Don Bosco sorride, parla, conforta, mentre don Cagliero tenta di tenerli tutti allegri con la promessa di manipoli di anime e di un prossimo arrivederci. Ma affine bisogna pur scendere. É stato ripetuto l’ordine - per i non-viaggiatori - di abbandonare il bastimento: bisogna obbedire.
Salesiani e suore si inginocchiano intorno a don Bosco e il Padre leva la mano a benedire.
Si rimpiange di non poter disporre di una macchina fotografica. Ma si sa anche che si alzerebbe ancora una volta la voce di don Costamagna a ripetere, come nei giorni della sua partenza da Mornese, a chi gli proponeva di far fotografare le suore missionarie: «Sì, sì, questo per quando saremo cinque metri sotto terra!... ».
Gli occhi del Fondatore sono pieni di lacrime, egli si affretta verso la scaletta per asciugarsi, non visto, il pianto che non può frenare e la mano gli trema tanto che, nel riporre in tasca il fazzoletto, lo lascia cadere. Allora suor Borgna, rapidissima, glie lo sostituisce con uno di bucato, mentre bacia devotamente quello bagnato dalle lacrime del Padre: sa che sono lacrime di un santo. Quel fazzoletto asciugherà poi lacrime in America...
Anche la madre dà il suo ultimo addio: le suore rispondono con un represso grido, «madre, madre!»; lei é già in fondo alla scala, già mette piede nella barchetta ove le due che l’accompagnano sono salite e l’aspettano.
Accomodatisi tutti e preso ormai il largo sulle onde agitate, il vento porta via il cappello a don Bosco: per fortuna madre Emilia, attenta ad ogni movimento del superiore, riesce a ghermirlo mentre già sfiora l’acqua.
Dal ponte il gruppo commosso saluta: don Bosco rivolge un ultimo lungo sguardo, madre Mazzarello a stento trattiene il pianto. Don Cagliero vorrebbe dire qualche barzelletta per sollevare gli animi, ma non può.

«lo voglio amar Maria...»
Ad un certo punto giunge dal mare un’onda sonora: é don Costamagna al pianoforte, che accompagna il coro delle missionarie: Io voglio amar Maria. Il canto si perde lontano.
Dolce ricordo! Il giorno che don Costamagna la componeva a Mornese, non avendo in casa Carante lo strumento, si era fermato in sacrestia; e lì provava e ripeteva sull’harmonium, specialmente le prime note, che non volevano venire: «lo voglio amar Maria»... La casa era così inondata da quel suono, che in laboratorio non ci si poteva intendere se non alzando la voce. La madre, che lavorando parlava alle postulanti e novizie, aveva cambiato posto più volte; ma quel ritornello io voglio amar Maria pareva la perseguitasse ovunque: alla fine, col più caro sorriso e un’espressione di arguta impazienza, aveva detto: «Andate un po’ a dire al signor direttore che non soltanto lui vuole amar la Madonna, ma che la vogliamo amare anche noi. E che stia buono!...».

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