4 giugno 2014

Tariffario Migranti: i commenti di Migrantes, Caritas e Centro Astalli

Roma - “I viaggi della speranza presentano ogni giorno di più aspetti vergognosi, l’ultimo dei quali è il costo di alcuni beni essenziali per l’attraversamento: il cibo, l’acqua, il salvagente”. Lo afferma mons. Giancarlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes commentando la notizia, pubblicata ieri da un quotidiano nazionale, che sulle “carrette” del mare che trasportano i migranti sulle coste del Mediterraneo si paga un sovrapprezzo per alcuni beni essenziali. “Anche questa dinamica – spiega mons. Perego - è un ulteriore segnale della necessità di ‘accompagnare i migranti’, oggi costretti a fuggire da situazione di guerra e di persecuzione (quali la Siria, la Palestina, l’Etiopia, la Somalia, ma anche i Paesi del Centro Africa…) e non lasciare ai trafficanti di uomini la gestione dell’attraversamento del mare Mediterraneo”. Per la Migrantes una prima azione “importante”, che ha salvato la vita a molti migranti è “Mare nostrum”: a questa azione deve “seguire un accordo internazionale che accompagni le partenze, attraverso corridoi umanitari. In questo modo, le risorse dei migranti non sarebbero la ricchezza dei trafficanti, ma costituirebbero una base importante per costruirsi una vita in sicurezza in un altro Paese che riconosce i diritti dei rifugiati e richiedenti asilo”. La notizia “non deve indignare solo per il fatto che esistono dei trafficanti che fanno pagare 200 euro per un salvagente, ma soprattutto per il fatto che l’Europa non permette a queste persone di arrivare sulle nostre coste in sicurezza”, sostiene il responsabile dell’Ufficio Immigrazione della Caritas Italiana, Olivero Forti. “Noi – aggiunge Forti - li andiamo a prendere in mare solo dopo che hanno pagato i trafficanti e si sono imbarcati sulle carrette. Perché non trasferirli in sicurezza direttamente dalla Libia? Scongiureremmo così tanti morti e ci eviteremmo l’indignazione per quei 200 euro pagati per un salvagente”. Per il responsabile Caritas “l’incessante flusso di profughi dalle coste libiche testimonia la gravità della crisi internazionale che sta attraversando molti paesi dell’area del Mediterraneo e non solo. Ciò – aggiunge - a cui assistiamo quotidianamente è un esodo continuo di donne, uomini e bambini, in molti casi soli, che giungono a bordo delle navi italiane dopo viaggi pericolosi in cui mettono la loro vita nelle mani di trafficanti senza scrupoli. E’ un commercio di persone – conclude - che lede profondamente la dignità umana e che vede come responsabili non solo i trafficanti ma gli stessi governi che dovrebbero proteggere e tutelare queste persone e invece chiudono loro le frontiere”. “I rifugiati che cercano di accedere al territorio europeo – spiega padre Giovanni La Manna, Presidente del Centro Astalli - non hanno altra scelta che affidare le loro vite ai trafficanti: non esistono vie legali di accesso per chi cerca protezione. Le misure che l’Unione Europea e i singoli Stati hanno messo in atto a difesa delle frontiere esterne, per contrastare l’immigrazione irregolare, di fatto colpiscono in particolare i migranti forzati, creando situazioni di gravi violazioni dei diritti umani anche all’interno dei confini europei”. “Neanche più un morto nel Mediterraneo” è stato il monito di Papa Francesco a Lampedusa: un monito – aggiunge padre La Manna - esige impegni concreti e nuove proposte. Assicurare il diritto d’asilo oggi vuol dire permettere a profughi e migranti forzati di arrivare in paesi sicuri senza rischiare la morte affidandosi a trafficanti e criminali”. Per il responsabile del Centro Astalli dei padri gesuiti “è necessario e urgente che l’Unione Europea e i singoli Stati stabiliscano canali umanitari sicuri per chi si trova in pericolo e cerca protezione in Europa”.


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