«In cammino con migranti e
rifugiati, la Chiesa si impegna a comprendere le cause che sono alle origini
delle migrazioni, ma anche a lavorare per superare gli effetti negativi e a
valorizzare le ricadute positive sulle comunità di origine, di transito e di
destinazione dei movimenti migratori». È la sintesi del messaggio di papa
Francesco in occasione della 100a Giornata Mondiale del Migrante e
del Rifugiato 2014. Nei prossimi giorni, dal 17 al 21 novembre, si terrà il VII
Congresso mondiale della Pastorale dei Migranti presso la Pontificia Università
Urbaniana di Roma sul tema «Cooperazione
e sviluppo nella pastorale delle migrazioni». Un appuntamento al quale
parteciperanno circa 300 esperti del settore provenienti da 93 paesi dei cinque
continenti. L’apertura dei lavori è prevista per lunedì 17 novembre alle 17,30
con l’intervento del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio
Consiglio della Pastorale dei Migranti e degli Itineranti; l’intervento
conclusivo coinciderà con l’udienza del Santo Padre venerdì 21 alle 12.
Il Congresso esordirà con una
certezza: i migranti intrecciano una fitta rete di scambio culturale tra paesi
differenti per storia e tradizioni. Da questo presupposto muoveranno i lavori
dei congressisti, riuniti a Roma non solo per studiare e consolidare strategie
di collaborazione, ma anche per individuare possibilità di partnership in un
contesto di sviluppo per la dignità umana. L’obiettivo finale consisterà nel
capire come sfruttare al meglio le risorse offerte dalla diaspora per il
progresso della collettività.
Diverse le migrazioni, diversi i
tavoli di discussione. In primo luogo, i dati ufficiali del Dipartimento degli
Affari economici e sociali delle Nazioni Unite registrano una crescita
esponenziale delle migrazioni lavorative. Molto spesso i migranti si spostano con
le proprie famiglie, trovando muri anziché ponti a causa dei pregiudizi
culturali che mantengono a distanza il diverso da sé. L’attenzione del
congresso convergerà dunque sulla famiglia migrante, bisognosa di un
accompagnamento pastorale valido per sanare le ferite inferte dall’abbandono
delle proprie radici. In secondo luogo si affronterà il tema della migrazione
femminile, che rappresenta ormai il 50% della popolazione migratoria globale;
donne spinte dal desiderio di ricongiungersi con i nuclei familiari
d’appartenenza, ma più di frequente in fuga dalle violenze e dall’indigenza.
Altro argomento all’ordine del giorno sarà quello della migrazione giovanile,
con il suo bagaglio di problemi e di opportunità: sono sempre di più i giovani
costretti a lasciare le proprie case alla ricerca di un lavoro e chiamati a
misurarsi con le loro fragilità e le loro aspettative.
Secondo il rapporto
dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sullo Sviluppo e la Migrazione
internazionale del 30 luglio 2014, nella speciale classifica dei dieci paesi
con il più alto tasso di migrazione internazionale spicca il Messico, con circa
12.930.000 persone emigrate; seguono l’India con 11.810.000 unità e la Russia
con 11.260.000. Si collocano dietro Cina, Bangladesh e Ucraina (rispettivamente
con 8.440.000, 6.480.000 e 6.450.000). Gli Stati Uniti guidano invece la
classifica dei paesi preferiti dai migranti con 42.810.000: un numero
elevatissimo che resta ineguagliato pur sommando il flusso dei migranti in
paesi come Russia, Germania, Arabia Saudita e Canada.
Le stime calcolate per aree
continentali vedono l’Asia al vertice con circa 92.500.000 persone emigrate,
seguita dall’Europa (58.400.000 unità), dall’America Latina e Caraibi
(36.700.000) e dall’Africa (31.300.000). Fanalino di coda l’America del Nord
con circa 4.300.000 persone emigrate e l’Oceania (1.900.000). Al contrario,
l’Europa resta la meta preferita dei migranti con 72.400.000 unità; seguono
l’Asia con 70.800.000 e l’America del Nord con 53.100.000 immigrati. Gli ultimi
posti spettano all’Africa (18.600.000), all’America Latina e Caraibi
(8.500.000) e all’Oceania (7.900.000).
Lo studio delle cifre dei flussi
migratori parla chiaro: c’è una tendenza quasi scontata verso i paesi del nord
del mondo, sebbene una migrazione giovane verso i paesi a sud non sia più un
fattore del tutto trascurabile. Il Congresso, da parte sua, dovrà servire come
occasione per cogliere vantaggi e sfide del fenomeno migratorio, focalizzando
la riflessione sui diritti e sull’identità dei migranti al fine di garantire
dignità e sviluppare sinergie possibili per il futuro.
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