12 ottobre 2012

La gioia dei 20mila fedeli in Piazza San Pietro per l'apertura dell'Anno della fede


Tanti i fedeli presenti in Piazza San Pietro, circa 20mila: grande il loro entusiasmo per l’apertura dell’Anno della fede. Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Paolo Ondarza:
R. – Sono venuta qua proprio per sentirmi cellula viva della Chiesa.
R. – Siamo chiamati a essere cristiani credibili. 
R. – Per tutti noi cristiani è un anno importante.

D. – Che cosa vuol dire testimoniare la fede nella sua vita?
R. – Essere d’esempio per gli altri ed essere coerente. 
R. – Diffondere la pace.
R. – E’ un riavvicinarsi a Dio, per chi magari ha perso la strada.

D. – E’ difficile testimoniare la fede oggi?
R. – A volte sì.
R. – Certe volte, forse, noi cristiani abbiamo paura di testimoniare con la vita e restiamo in disparte. Invece dovremmo avere quel coraggio che hanno avuto i Santi, che hanno avuto i martiri, di testimoniare ovunque che Cristo è veramente la nostra vita.

D. – Che cosa vuol dire questo inizio dell’Anno della fede?
R. – E’ un impegno che deve assumere ciascuno di noi per testimoniare la fede nel mondo, perché penso che giorno dopo giorno, in qualsiasi strada, ufficio o posto di lavoro, noi troviamo il modo per testimoniare Cristo, non mettendoci a sventolare bandiere, ma attraverso le nostre azioni.
R. – E’ un evento importante. Per noi è un ritornare alle radici di ciò che siamo e di ciò che vogliamo essere.
R. – Andare a riscoprire soprattutto nel nostro contesto, nella nostra società, quelle che sono le nostre origini, la nostra fede, i nostri principi. 

D. – Ha detto il Papa: “Occorre recuperare l’ardore della testimonianza”, quella fiamma che animava anche i primi apostoli...
R. – Dobbiamo ripartire proprio dal Vangelo, dalla bellezza di sentirsi cristiani!
R. – Essere confermati nella fede da parte del Successore di Pietro è una cosa molto importante per noi, soprattutto per noi giovani. Noi diciamo che la nostra generazione non è solo la generazione di Facebook o la generazione di Twitter, ma è la generazione di Cristo, una generazione che crede ancora nei valori veri, che ha ancora fede, una fede ancora più forte.

D. – Oggi c’è il rischio di essere derisi, per il fatto di essere cristiani?
R. – Sì, c’è il rischio: alcuni di noi vengono derisi quotidianamente a causa della fede. Noi dobbiamo dire ai nostri coetanei – io sono un giovane di 16 anni – nei licei, negli istituti, di non aver paura di credere in Cristo, di non aver paura di rivelare se stessi.

D. – Come vivete questo inizio dell’Anno della fede?
R. – Con molta felicità!

D. – 50 anni fa il Concilio Vaticano II...
R. – Io ho 50 anni, sono nata con il Concilio e ho vissuto tutto questo percorso e per me essere qui oggi è molto importante. 
R. – Io allora ero piccola, quindi non capivo il senso di certe parole e che cosa volessero dire. Con il passare degli anni, e vivendo in prima persona la fede che il Concilio ci ha mostrato, è diventata più grande la gioia di essere cristiana e la nostra testimonianza si è fatta più vera. Perché la fede, prima ancora di essere detta, deve essere vissuta.

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