26 luglio 2011

Siccità, il mondo si muove. Ponte aereo per la Somalia


Ci si muove. Scatta oggi un ponte aereo d’aiuti umanitari nei cieli di Mogadiscio, Dolo (Etiopia) e Wajir, nel Nord del Kenya, per fronteggiare l’emergenza carestia e la «siccità epica» che sta dilaniando il Corno d’Africa, dove, stando all’Unicef, mezzo milione di bambini «hanno il 40 per cento delle possibilità di sopravvivere». Ponte aereo deciso ieri dal summit straordinario della Fao a Roma (al quale hanno partecipato ministri e delegati dei 191 Paesi membri della Fao, di altre agenzie Onu e organizzazioni internazionali e non governative). Durante il quale prima si è ammesso il fallimento «nella costruzione della sicurezza alimentare nei Paesi di sviluppo» e poi affermata la necessità di un’azione «massiccia e urgente». 
La crisi nel Corno d’Africa, scatenata da almeno tre cause, sta colpendo dodici milioni di persone, con due regioni nel Sud della Somalia già in gravissima carestia: «Gli effetti congiunti di siccità, inflazione e conflitti hanno causato una situazione catastrofica che richiede un urgente e robusto sostegno internazionale», ha subito annotato il direttore generale uscente della Fao, Jacques Diouf. Così, per spazzare via le accuse d’immobilismo proprio alla Fao, il ministro francese all’Agricoltura, Bruno Le Maire, ha illustrato la “road map” dell’intervento a lungo raggio dell’agenzia Onu: entro il 15 settembre arriverà il piano d’azione sulla sicurezza alimentare e sull’acqua e lo stesso giorno sarà lanciato anche il nuovo sistema di informazione dei mercati agricoli «per evitare le speculazioni e perché la volatilità dei prezzi rovina i contadini nei Paesi in via di sviluppo».
Saranno i governi dei sei Paesi colpiti dalla crisi a gestire la risposta, tenuti informati dal Piano d’azione per il Corno d’Africa del Comitato permanente interagenzie (Iasc). E infine alla Fao sono convinti che andrebbe evitata, per quanto possibile, la costituzione di campi profughi con l’aggregazione di un enorme numero di sfollati.
Un intervento – ha spiegato la direttrice del Programma mondiale alimentare dell’agenzia delle Nazioni Unite, Josette Sheeran – resosi inevitabile per superare l’ostilità dei miliziani fondamentalisti islamici o Shabaab nella distribuzione degli aiuti. A proposito: «È urgente e indispensabile un corridoio umanitario e aereo per portare beni di prima necessità dove servono», aveva detto poco prima il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Aggiungendo che bisognerà aiutare la popolazione somala «sfidando, se occorre, i terroristi dello Shabaab, che hanno detto di non volere gli aiuti perché per loro purtroppo la vita delle persone non vale niente». A tal proposito, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha chiesto immediato accesso delle organizzazioni umanitarie alle zone colpite. 
Intanto la Banca mondiale ha risposto all’appello stanziando 500 milioni di dollari, 8 dei quali per l’immediata emergenza mentre i restanti 492 per finanziare progetti a favore degli agricoltori locali. Fondi che si accompagnano ai 100 milioni di euro promessi dall’Ue.
«Siamo particolarmente preoccupati per la Somalia – hanno ancora sottolineato i partecipanti al summit – ed è di vitale importanza riuscire a raggiungere con gli aiuti chi si trova all’epicentro della carestia, portando alimenti altamente vitaminizzati che sono indispensabili per i bambini». E ha spiegato Josette Sheeran, direttrice esecutiva del Pam, che «molte delle donne che ho incontrato in Somalia e Kenya nei giorni scorsi avevano perso i figli e non avevano alcun mezzo di sussistenza se non gli aiuti umanitari forniti dalle agenzie sul campo».
«Ci impegniamo – si legge nel documento finale dell’incontro svoltosi alla Fao – ad assicurare una risposta immediata ed appropriata per far sì che le comunità ed i Paesi colpiti siano messi nelle condizioni di preservare i loro fragili mezzi di sussistenza dai quali dipende la sopravvivenza di così tante persone, e allo stesso tempo si lavori alla costruzione di una capacità di resistenza di lungo periodo».
Pino Ciociola

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