7 luglio 2011

Migrantes: i migranti nella legislazione ecclesiastica

Roma - “Le migrazioni, che in genere sono concepite come un fattore di sradicamento culturale e di perdita dell’identità individuale, sociale e religiosa, possono costituire anche un fattore di crescita, con risvolti positivi tanto da un punto di vista antropologico e culturale quanto teologico e pastorale”. E’ quanto ha detto  p. Luigi Sabbarese, docente all’Università Urbaniana, parlando sul tema “Girovaghi, migranti, forestieri e naviganti nella legislazione ecclesiastica” durante il corso di pastorale migratoria promosso a Roma dalla Fondazione Migrantes.  Forestieri, girovaghi, migranti, esuli, profughi, nomadi, naviganti rappresentano – ha spiegato - dal punto di vista pastorale “categorie specifiche di fedeli. Per la particolare situazione di mobilità, essi vengono a perdere il riferimento stabile alle strutture territoriali della Chiesa, rendendo così necessaria una diversa cura pastorale impostata su base personale e regolata da una particolare normativa sia nel Codice di diritto canonico per la Chiesa latina sia nel Codice dei canoni delle Chiese orientali”. I migranti, inserendosi in una Chiesa particolare e collaborando con essa, contribuiscono – ha concluso - ad un “suo sviluppo più universale laddove la Chiesa particolare, oltre ad impegnarsi a salvaguardare l’identità culturale dei migranti e a consentire loro un’autentica esperienza di vita cristiana, fa essa stessa esperienza della sua unità e cattolicità nella ricchezza delle diversità, acquisendo nuova coscienza del suo essere Chiesa-comunione”.

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