19 gennaio 2013

Quel che il Signore esige da noi


SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
18-25 gennaio

“Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gli offriremo in sacrificio vitelli, di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere il perdono dei nostri peccati?
In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è bene, quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio.” (Michea 6, 6-8)

La data tradizionale per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nell’emisfero nord, va dal 18 al 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo; assume quindi un significato simbolico. Nell’emisfero sud, in cui gennaio è periodo di vacanza, le chiese celebrano la Settimana di preghiera in altre date, per esempio nel tempo di Pentecoste (come suggerito dal movimento Fede e Costituzione nel 1926), periodo altrettanto simbolico per l’unità della Chiesa.

Lungo tutta la Settimana di preghiera per l’unità, i cristiani di tutto il mondo esplorano che cosa significhi, nella comunità ecumenica, praticare la giustizia, amare la benevolenza e camminare in umiltà con Dio. Questo tema è sviluppato attraverso gli otto giorni dalla metafora del cammino. Per le comunità Dalit il cammino verso la liberazione è inseparabile dal cammino verso l’unità. E perciò, in questa Settimana, il nostro cammino con i Dalits, e con tutti coloro che anelano alla giustizia, è parte integrante della preghiera per l’unità.

Gli otto temi della Settimana, si riferiscono a diversi modi di camminare, aiutandoci così a focalizzare le varie dimensioni di un autentico discepolato, che cammina nel sentiero della giustizia e che conduce alla vita (cfr. Prov 12,28a).

2° Giorno - Camminare come corpo di Cristo. Riconoscendo la solidarietà tra il Cristo crocefisso e le “persone lacerate” del mondo, come i Dalits, cerchiamo, come cristiani, di imparare insieme ad essere noi stessi parte di questa solidarietà in modo più profondo. Ci deve essere una relazione fra l’Eucaristia e la giustizia, e i cristiani sono invitati a scoprire modi concreti del vivere eucaristico nel mondo.



Ciò che Dio ci richiede oggi è di camminare nel sentiero della giustizia, della misericordia e dell’umiltà. Questo cammino di discepolato comporta di avviarsi nella via stretta del Regno di Dio, e non sulle autostrade degli imperi di oggi. Incamminarsi in questo sentiero di giustizia mette in conto la durezza della battaglia, l’isolamento che accompagna la protesta e il rischio insito nel resistere alle “autorità e potenze” (Ef 6,12). Ciò si verifica soprattutto quando coloro che parlano in nome della giustizia sono considerati come persone che creano problemi e distruggono la pace. In questa prospettiva dobbiamo comprendere che la pace e l’unità sono radicalmente attuate solo se si fondano nella giustizia.


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