29 gennaio 2013

Borneo: istituto teologico aperto a religiosi e laici, per promuovere l’annuncio del Vangelo


A Pontianak nasce il San Giovanni della Croce, all’insegna del motto “Amare Dio e farlo amare”. Esso è un segno della ricchezza della Chiesa locale, dove la fede “porta frutti”. Sacerdote indonesiano: il mondo ha bisogno di testimonianze cristiane, dove Gesù sia “il centro della vita”. 

Jakarta - Un centro dove imparare ad "Amare Dio e farlo amare", come recita il suo motto, e un luogo dove approfondire le basi del Vangelo per adempiere all'opera di annuncio che è "compito di ciascun cristiano". Con questo spirito è nato in un quartiere di Pontianak, capoluogo della provincia indonesiana di Kalimantan Occidentale, sull'isola del Borneo, l'Istituto teologico e filosofico di San Giovanni della Croce, inaugurato nei giorni scorsi. Come riferisce ad AsiaNews p. Yohanes Indrakusuma, il centro è dedicato al religioso e poeta spagnolo del XVI secolo riformatore dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, perché è "al tempo stesso un teologo e Dottore della Chiesa".
Concluso l'iter dei lavori, l'istituto ha preso forma ed è stato inaugurato in via ufficiale il 12 gennaio scorso dall'arcivescovo di Pontianak. A questo, spiegano gli ideatori del progetto, si affiancheranno nel tempo altre strutture, fra cui in centro spirituale e di ricerca, dormitori e un convento per frati e suore. Esso rappresenta un segno della ricchezza della Chiesa indonesiana, dove la fede "è viva" e porta frutti" anche in un contesto a larga maggioranza islamica".
Nato nel 1938 in una piccola cittadina di East Java da una famiglia di origine cinese, p. Yohanes Indrakusuma ha compiuto studi di teologia a Roma e Parigi, dopo aver ricevuto l'ordinazione sacerdotale nel 1967. Attivo in diverse aree dell'arcipelago, egli è convinto che l'Istituto di teologia "eserciterà una grandissima influenza" sul futuro della Chiesa cattolica in Indonesia. L'obiettivo è quello di "formare persone con una fede profonda", che facciano di Gesù Cristo "il centro della loro vita, a prescindere dal fatto che siano sacerdoti, religiosi o laici attivi nella pastorale".
Il mondo ha bisogno di testimonianze cristiane, racconta p. Yohanes, capaci di ricordare a tutti che "Cristo è una presenza viva" e tocca tanto i laici, quanto preti e suore. "Abbiamo realizzato - conclude il sacerdote - che non solo preti e religiosi devono diventare uomini e donne di Dio, ma anche tutti i laici che verranno formati all'Istituto teologico di San Giovanni della Croce" perché possano diventare "davvero uomini e donne di Dio, che vivono nello Spirito Santo" e siano "strumento nelle Sue mani".
In Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, i cattolici sono una piccola minoranza composta da circa sette milioni di persone, pari al 3% circa della popolazione totale. Nella sola arcidiocesi di Jakarta, i fedeli raggiungono il 3,6% della popolazione. La Costituzione sancisce la libertà religiosa, tuttavia la comunità è vittima di episodi di violenze, discriminazioni e abusi, soprattutto nelle aree in cui è più radicata la visione estremista dell'islam, come nel caso della Yasmin Church a Bogor (West Java) o la Hkbp Filadelfia a Bekasi. Tuttavia, in diversi frangenti e aree i cattolici restano una parte attiva della società e contribuiscono allo sviluppo della nazione o all'opera di aiuti durante le emergenze (cfr. AsiaNews18/01/2013 Jakarta, cattolici in aiuto alle vittime dell'alluvione). 

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