29 luglio 2012

Usa: le città che si svuotano "chiamano" gli immigrati

New York - In Arizona, Alabama e buona parte del Sud degli Stati Uniti, i latinos rischiano l’arresto e la deportazione, anche se da anni hanno casa, lavoro e famiglia negli Usa. A Baltimora, Chicago, Dayton e Philadelphia, gli immigrati latinoamericani sono invece accolti a braccia aperte. Da qualche mese i comuni di quelle città del Nord e Centro degli Stati Uniti offrono ai nuovi arrivati dal Messico e dai Paesi centroamericani corsi gratuiti di inglese, aiuto per ottenere la patente, mutui a tassi agevolati, assistenza per l’apertura di piccolissime imprese. Il tutto per contrastare la tendenza allo svuotamento delle metropoli con un nuovo influsso di famiglie giovani e desiderose di costruirsi un futuro.
La crisi economica, con la chiusura di molte fabbriche e la perdita di migliaia di posti di lavoro, ha provocato un esodo forzato dei cittadini americani meno abbienti dalle grandi città industriali e al degrado dei quartieri che hanno più sentito il peso dei pignoramenti. La tendenza era già in corso, ma dal 2008 ha subito un’accelerazione. Le città temono di avvitarsi in una spirale negativa di basse entrate tributarie, meno servizi, più abbandoni. Che potrebbe finire con la bancarotta.
In mancanza di fondi federali da Washington, la ripresa economica locale può venire però dalla microimpresa e dall’iniziativa privata. Ecco allora, in controtendenza, l’idea di accogliere gli immigrati e di aiutarli a raggiungere il “sogno americano” di aprire un negozio, una lavanderia, o una società di pulizia per gli uffici. Mentre i programmi partono – per lo più sostenuti da amministrazioni democratiche – i conservatori sottolineano il pericolo di incoraggiare l’immigrazione clandestina. I sindaci in questione hanno già assicurato che solo chi è in regola godrà dei maggiori benefici. Nel frattempo, però, hanno proibito alle forze di polizia di chiedere i permessi di soggiorno alle persone che fermano per controlli. (E. Molinari – Avvenire)

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