di Simone Cantarini
Cresce la presenza degli estremisti islamici in Cirenaica. Suor Celeste Biasolo, ex superiora del Convento della Sacra Famiglia di Spoleto a Derna, parla di un clima di paura diffuso, che colpisce soprattutto la popolazione libica. Il convento è stato chiuso in ottobre per le minacce di un gruppo di estremisti. "Le gente di Derna rimpiange la nostra presenza e spesso ci contatta implorandoci di tornare".
Roma - "Gli estremisti islamici ci hanno intimato di andare via, non la popolazione libica, che invece ci ha protetto venendoci a visitare tutti i giorni fino alla nostra partenza". È quanto afferma ad AsiaNews, suor Celeste Biasolo, ex superiora del convento della Sacra Famiglia di Spoleto a Derna, costretta in ottobre a lasciare la Libia insieme a quattro consorelle, a causa del dilagare degli estremisti islamici nella Cirenaica. La situazione descritta dalla religiosa è confermata anche da mons. Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, che di recente ha sottolineato che altre due comunità religiose lasceranno la Cirenaica dopo aver subito minacce dagli islamisti: le suore Francescane del Gesù Bambino di Barce e le Orsoline del Sacro Cuore di Gesù di Beida.
Suor Celeste Biasolo parla di un
clima di paura in Cirenaica, che sta colpendo soprattutto i libici :"La
stessa popolazione musulmana è terrorizzata da questa situazione. Le gente di
Derna rimpiange la nostra presenza e spesso ci contatta implorandoci di
tornare. A Natale oltre 100 famiglie hanno telefonato al nostro convento a
Spoleto per farci gli auguri". "In Cirenaica - spiega - gli islamisti
non vogliono colpire la Chiesa in quanto tale, ma gli occidentali, e purtroppo
noi siamo viste come stranieri. Ciò accade perché il Paese è senza un governo e
non riesce a garantire nemmeno la sicurezza dei suoi cittadini".
La presenza delle Suore della
Sacra Famiglia di Spoleto in Libia risale al 1921. È stato lo stesso fondatore
dell'Istituto, il beato Pietro Bonilli, a voler aprire una missione in
Cirenaica, nella città di Derna. Suor Celeste nota che fino alla loro partenza,
la missione delle religiose e della Chiesa in Libia si è concentrata
soprattutto sull'assistenza sanitaria e la cura degli anziani. "In questi
anni - afferma - abbiamo tentato di testimoniare con la presenza umanitaria la
gioia della vita, propria dei cristiani e del Vangelo". Secondo la
religiosa è questo sguardo che ha colpito la popolazione musulmana che
continuano a considerare le suore una parte fondamentale della loro comunità.
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