11 febbraio 2013

Giovani cristiani e musulmani, fattore di pace per cambiare il Pakistan


di Shafique Khokhar

È l’appello emerso durante un seminario interreligioso a Faisalabad. Fra i punti chiave la scuola, in prima fila nella promozione dell’armonia e del dialogo. Ignoranza e mancanza di istruzione fomentano odio e divisione.

Faisalabad - Il governo pakistano deve "capitalizzare il potenziale" dei giovani, quali "fattori di pace" oltre che guide autorevoli e determinate per "una trasformazione politica, sociale ed economica" del Paese. È quanto hanno sottolineato i partecipanti ad un convegno islamo-cristiano, intitolato "Il ruolo dei giovani promotori di pace", organizzato a fine gennaio a Faisalabad, provincia del Punjab, da alcune associazioni e gruppi attivisti pro diritti umani. Ideato da Women for Awarness and Motivation (Awam), l'incontro si è avvalso della collaborazione degli esperti del Centro di studi cristiano (Csc), della Pakistan Girl Guide Association (Pgga) e della Phd Foundation, per la pace e lo sviluppo umano.
Intervenendo al seminario Fahmida Saleem, direttore gestionale di Csc, sottolinea che le persone hanno bisogno di "rispetto" ed essere capaci di "abbracciare le diversità" in seno alla comunità, piuttosto che "respingersi" l'un l'altro, per fondare una vera "cultura di pace". Le fa eco Suneel Malik, direttore di Phd Foundation, che definisce i giovani "agenti di pace", che devono essere "coinvolti" per dar vita a un "cambiamento in positivo".
Amna Eshan, coordinatore Pgga e presidente Awam, centra l'attenzione sulla "mancanza di istruzione e l'ignoranza", che giocano un "ruolo essenziale" nel seminare discordia fra le religioni. Un pensiero condiviso dal direttore di Awam, Nazia Sardar, secondo cui i programmi scolastici "vanno purgati di tutti quei materiali ed elementi" che fomentano l'odio e la divisione confessionale; la donna auspica invece che la scuola diventi luogo privilegiato per "promuovere la pace, i diritti umani, l'armonia e la tolleranza fra fedi ed etnie diverse".
"Islam e cristianesimo - conclude Tahir Iqbal, direttore della ong pakistana Lyallpur - hanno in comune diversi punti in cui viene promossa la pace, la tolleranza, l'armonia e la tutela dei diritti degli altri. Per questo le persone devono privilegiare lo spirito del dialogo e dell'armonia, rimuovendo tutti quegli elementi di incomprensione e malinteso fra fedi diverse".

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