29 gennaio 2020

Suor Giustina Angela SCHIRATO

Carissime sorelle, nella serata del 21 gennaio 2020, dalla comunità di Rosà (Vicenza), lo Sposo ha trovato con la lampada accesa e ha invitato alle nozze eterne la nostra cara sorella Suor Giustina Angela SCHIRATO.

Nata a Rodigo (Mantova) il 31 marzo 1932
Professa a S. Salvatore Monferrato (Alessandria) il 5 agosto 1953
Appartenente all’Ispettoria Triveneta “S. Maria Domenica Mazzarello” – Italia

Terza di sei figli, di cui due sorelle e quattro fratelli, Giustina Angela conservò sempre per la famiglia un forte legame di affetto, come dimostra la numerosa corrispondenza che tenne con i genitori e con la sorella. Il suo parroco, parlando di lei, la descrisse come una giovane dall’indole mite e docile, seppur con un temperamento forte, che la accompagnò per tutta la vita e che la sostenne nel vivere le fatiche della missione. A soli 14 anni lasciò la famiglia e si trasferì ad Alessandria per il lavoro in fabbrica.
Come altre giovani, abitava nel convitto delle FMA, dove sentì la chiamata alla vita religiosa salesiana e maturò un “sì” convinto e caratterizzato, fin da subito, dal desiderio della missione ad gentes. Il 31 gennaio 1949 fu ammessa al Postulato ad Alessandria ed il 5 agosto 1951 iniziò il Noviziato a San Salvatore Monferrato, dove emise la Professione il 5 agosto 1953.
Trascorse i primi anni nelle case di Tortona e Giarole, dove fu guardarobiera ed educatrice dei piccoli. Nel 1958 a Torino, Casa “Madre Mazzarello”, si preparò alla missione e nell’ottobre di quello stesso anno partì per il Brasile. Durante il lungo viaggio in nave, così scrisse ai suoi familiari: «Quando hanno iniziato ad avvisare i signori visitatori di scendere perché la nave era in partenza, ho preso il mio crocifisso tra le mani e ho detto: “Tutto per te, o mio Signore. Solo per amore tuo faccio il sacrificio del distacco dai parenti, dalla Patria, dalle Superiore e dalle Consorelle che tanto amo”. Sebbene abbia sentito molto il sacrificio, ho provato pure tanta gioia e mi sento indegna che il Signore, nella sua infinita bontà, mi abbia scelta fra tante ad essere sua sposa. Il tempo, per quanto lungo sia, non sarà mai sufficiente per ringraziarlo».
In Brasile suor Angelina – come venne sempre chiamata – conseguì prima il diploma di taglio e cucito e, successivamente, quello di infermiera; compito a cui si dedicò per gran parte della sua vita, dimostrando sempre una grande capacità di accorgersi delle sofferenze delle persone e di accompagnarle con l’ascolto e l’attenzione ai particolari. Aveva una predilezione per i bambini più poveri; per loro confezionava piccoli oggetti e capi di abbigliamento e li accompagnava con la preghiera e la cura.
Lavorò nelle case di Cuiabà, Coxipò da Ponte e Lins come incaricata della lavanderia, insegnante di ta-glio e confezione e aiuto economa. Dal 1962 al 1973 fu infermiera negli Ospedali di Corumbà, Campo Grande e Três Lagoas. Molti sacerdoti, suore e laici conservarono sempre un affettuoso ricordo di lei, esprimendole gratitudine, sia nelle lettere che inviavano, sia con alcune visite da un capo all’altro dell’Oceano. Nel 1974 tornò in Italia e continuò a svolgere il servizio di infermiera, sacrestana e aiuto portinaia nelle case di Rosà, Padova “Maria Ausiliatrice” e Valdagno. In quegli anni poté anche farsi vicina alla sua famiglia ed assistere la mamma malata. Ritornò nuovamente in Brasile nel 1983, dove fu infermiera a Meruri, Cuiabà, Três Lagoas e Campo Grande. Nel 1993 le venne chiesto di mettere la sua competenza a disposizione delle sorelle della Comunità “Madre Angela Vespa” dell’Auxilium (Roma). Vi rimase fino al 1995, anno in cui tornò in Brasile a Três Lagoas per l’ultima volta, per assistere la zia FMA missionaria suor Maddalena, morta il 16 ottobre 1995.
Nel 1996 rientrò definitivamente in Italia, nella comunità di Rosà, come portinaia ed aiuto infermiera. Dedicava anche parte del suo tempo a realizzare corone del Rosario che regalava a quanti andavano a trovarla o si occupavano di lei: era un suo modo per esprimere l’amore e la fiducia filiale in Maria.
Man mano che le forze vennero meno e che la malattia si fece sentire, dovette gradualmente abbandonare i servizi comunitari che svolgeva. Questo le costò molto, ma imparò ad abbandonarsi gradualmente e con gratitudine all’aiuto delle consorelle e del personale laico che si prendeva cura di lei. Si era dimostrata sempre molto esigente con se stessa e, a volte, anche con gli altri, soffrendo per alcune incomprensioni che si potevano creare. Ma, soprattutto in quest’ultimo tempo, si impegnò a coltivare il dialogo e la pace nelle relazioni.
Carissima suor Angelina, grazie per questa tua testimonianza di umiltà e crescita nell’amore, per la tua capacità di accogliere con affetto i piccoli e i sofferenti. Ora che finalmente godi la pace dell’incontro con il Signore, prega perché anche noi sappiamo coltivare un cuore missionario, innamorato dei poveri.

L’Ispettrice
Suor Palmira De Fortunati

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