21 giugno 2019

Suor Ana Elvia GAVIRIA MONTOYA

Carissime sorelle, il 17 giugno 2019, dall’ospedale “José Gregorio Hernández” di Puerto Ayacucho (Venezuela), è partita per l’incontro con il Padre la nostra carissima Suor Ana Elvia GAVIRIA MONTOYA.

Nata a La Ceja, Antioquia (Colombia) il 17 giugno 1931
Professa a Caracas (Venezuela) il 15 agosto 1954
Appartenente all’Ispettoria Venezuelana “San Giovanni Bosco”

Della sua infanzia sappiamo che il padre era un musicista molto allegro e che suonava diversi strumenti. Quando tornava a casa dal lavoro, anche se era stanco, riuniva i figli e cominciava a suonare e cantare insieme alla famiglia, rendendo più sopportabili le fatiche e rafforzando l’unione tra loro. Abbiamo pochi dati sull'origine della sua vocazione, ma è certo che fin da piccola ha sentito l'impulso missionario che nel 1950 l'ha portata in Venezuela. In quello stesso anno iniziò la formazione come aspirante a Los Teques. Nel 1952 fu ammessa al postulato. Dopo il noviziato, emise la sua professione a Caracas il 15 agosto 1954.
I suoi primi anni da FMA li visse in alcune comunità dell'interno del Venezuela: Coro, Los Teques e San Cristobal, dedita alle attività comunitarie. Risalgono al 1962 i suoi primi contatti con l’Amazzonia. Dopo Puerto Ayacucho, passò nelle comunità di Platanal e Ocamo. Ritornata a Caracas per prestare il suo generoso servizio nel noviziato e nell'aspirantato, nel 1972 a Mérida ottenne il titolo di maestra per la scuola elementare. A Mérida e a San Antonio de los Altos poté esprimere, come insegnante e assistente, le competenze acquisite e le innate capacità educative che la resero una salesiana appassionata dell’assistenza e dell'evangelizzazione nell’accompagnamento educativo.
Per 33 anni consecutivi non fu più vista nella Capitale se non per gli Esercizi spirituali e visite me-diche occasionali, dato che la sua salute in generale era buona. Le missioni di La Esmeralda, Isla de Ratón, San Fernando de Atabapo, San Juan de Manapiare, Puerto Ayacucho - Collegio e residenza indigena – furono testimoni del suo continuo camminare e donarsi all’attività apostolica che, unito alle precedenti esperienze, andò oltre i 40 anni di vita missionaria. Neppure le diverse lingue dei gruppi etnici indigeni erano un ostacolo per il suo zelo evangelizzatore, che sapeva coltivare con corsi biblici e catechistici.
Le consorelle, che hanno condiviso con lei la vita della comunità e la missione, la descrivono come una persona molto umile, coerente alla vita religiosa, laboriosa, generosa nei confronti di tutti coloro che le chiedevano un favore, senza distinzioni. Anche quando le sue forze non erano più le stesse, non si risparmiava. La sua responsabilità nell'assistenza in portineria la mantenne quasi fino ai suoi ultimi giorni, accogliendo tutti con un sorriso e mostrando sempre rispetto. Amava l'agricoltura e si dedicava alle coltivazioni con passione e competenza. Tutti ricordano i frutti favolosi del suo giardino e la sua preoccupazione che non mancasse il cibo per le interne. Era esperta nel cucito e in questo fu anche maestra.
Di poche parole, non si faceva notare, né cercava protagonismi, ma edificava con gesti dal sapore evangelico. Ci ha lasciato la testimonianza di una donna buona e semplice. Il suo "Grazie", "Dio lo ricom-penserà", erano una specie di giaculatorie con le quali, fino all'ultimo, rivelò il suo cuore buono e ricono-scente. Di carattere forte, sapeva coniugare le esigenze del dovere con l’amabilità del sistema preventivo. Amava fare catechesi e, per renderla più attraente, preparava drammatizzazioni e canti. Profondamente innamorata di Gesù, possedeva una solida pietà, radicata nella Parola che meditava ogni giorno. Le piaceva leggere la Parola di Dio e, ancor più, ascoltarla con la massima concentrazione.
In quest'ultimo periodo aveva detto che era pronta all'incontro finale e che il Signore avrebbe potuto portarla con sé. Sabato 15 ebbe un grave malore che richiese il ricovero in Ospedale, dove rilevarono un batterio nell'intestino, purtroppo non curabile per l’età avanzata. Si spense poco a poco, circondata dalle sorelle della comunità. E così, com’era suo grande desiderio, rimarrà per sempre nella sua amata Amazzonia. Infatti, aveva fatto suo quel popolo, con le sue abitudini e i suoi giovani. A un mese esatto dal suo novantesimo compleanno, il Signore l’ha trovata pronta, con la lampada accesa.
Suor Ana Elvia, dei tuoi quasi 90 anni, ne hai vissuti 70 in Venezuela, per la maggior parte nelle missioni, emettendo l’ultimo respiro nella tua amata Amazzonia. Siamo sicure che questa tua vita generosa diventerà seme di nuove vocazioni missionarie, animate dal tuo coraggio e dalla tua dedizione. Ora che godi della visione di Dio e dell’Ausiliatrice che hai tanto amato, presenta la situazione in cui viviamo come popolo e la speranza di avere operai pronti a donarsi, come don Bosco, per i giovani fino all’ultimo.

L’Ispettrice
Suor Margarita Hernández

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