7 luglio 2017

Un mondo in movimento

Perché l’Europa rifiuta di aprire gli occhi?
È possibile che non ci siano politiche migratorie intelligenti per gestire la mobilità umana in modo sano e lungimirante, per chi accoglie e chi riceve accoglienza?
Una fila chilometrica di giovani scorreva davanti all’ambasciata Usa di Nairobi, in Kenya. Era la fine del secolo scorso, e quel Paese era ancora “povero”. Un’altra fila, seppur più contenuta, guidava all’ambasciata dell’Australia e del Regno Unito.
Tanti e tante giovani, con il futuro negli occhi, attendevano con pazienza la “carta verde”, quel prezioso documento che apriva le porte di altri Paesi, forse più ricchi di lavoro e possibilità. Li accomunava la lingua inglese, che secoli prima, senza bussare, si era imposta a tanti popoli, divenendo un inatteso trampolino di lancio per cercare opportunità di vita nel mondo.
Erano tanti e tante giovani, che non dovevano pagare i trafficanti di persone per raggiungere in modo rocambolesco e traumatico le loro mete: potevano acquistare un regolare biglietto, meno caro e meno rischioso.
Tanti e tante giovani fanno lo stesso oggi in Italia: si sentono avvizzire e cercano altrove prospettive di vita. A differenza di molti loro coetanei africani, che affollano le cronache italiane degli ultimi mesi, non devono passare per le grinfie dei trafficanti e chiedere asilo politico. Ottengono un visto e comprano un biglietto.
Perché questo abisso di trattamento?
Il mondo è da sempre in movimento, forse oggi un po’ più di ieri. E le migrazioni sono state motore di sviluppo e lo sono anche oggi. Ma devono essere «ordinate, sicure, regolari e responsabili» attraverso l’attuazione di politiche migratorie programmate e ben gestite.
Nel 2016 il Centro studi immigrazione aveva già avanzato una proposta di “politica intelligente” per regolare i flussi dei migranti così detti “economici”: «perché tanti migranti africani e asiatici, che potrebbero entrare legalmente in Europa da turisti a costi relativamente modesti, arrivano invece in condizioni drammatiche "da clandestini"?».
Anche Milena Gabbanelli ripresa nel sito Cestim, aveva avanzato una proposta, che però è rimasta ignorata.
Perché non si parla di leggi che permettano, a chi proviene anche da Paesi “poveri”, di raggiungere l’Europa in modo legale, pagandosi il proprio viaggio e il proprio soggiorno, mentre cerca opportunità di lavoro? 
A chi serve perpetuare il traffico di esseri umani e ingrassare le inadeguate strutture di accoglienza, che traboccano di “richiedenti asilo”?
Vi invitiamo a cercare insieme la risposta…

http://www.combonifem.it/

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