11 marzo 2014

In 60 sale i film sull'emigrazione

Roma - Il cinema, terra senza confini. Da alcuni giorni in oltre 60 sale dell’Acec, l’Associazione Cattolica degli esercenti di cinema, parte la rassegna Terre senza Promesse - Storie di emigrazioni. Il titolo, tratto dall’omonimo volume realizzato dal Centro Astalli dei Gesuiti, che ospita rifugiati in tutta Italia, esprime bene la ricca e interessante selezione dei film provenienti da tutto il mondo. Come Welcome del francese Philippe Lioret, La mia classe di Daniele Gaglianone fino al recente La jaula de oro, La gabbia dorata del messicano Diego Quemada – Diez, in concorso al Festival di Cannes. “La rassegna cinematografica – racconta Francesco Giraldo, presidente dell’Acec – nasce in collaborazione con il Servizio nazionale per il Progetto Culturale della Chiesa italiana, con il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Italiana della CEI e con il patrocinio della Fondazione Migrantes e del Centro Astalli, dei Gesuiti per i rifugiati in Italia. Durerà fino al 15 giugno: abbiamo scelto solo 60 sale, nonostante le centinaia di richieste, perché l’iniziativa va sostenuta anche economicamente. Desideriamo dare al pubblico, che frequenta le sale di comunità, un’ulteriore occasione per vedere piccoli e grandi capolavori che non sono riusciti ad avere, nel momento della distribuzione in sala, un grande successo”. La rassegna a tema, che nel 2014 compie 10 anni, è un percorso culturale ad hoc per riflettere sui grandi temi della vita, come l’infanzia, il viaggio, l’ecologia e il senso della festa: “Nel 2013, anno della fede – prosegue Giraldo – abbiamo ideato un programma dal titolo 'La fede nel cinema di oggi. Inquietudini e speranze in 14 film'. Mentre la fine del 2013, con i dolorosi eventi a Lampedusa e la conseguente visita del Papa, ci hanno portato a pensare che il 2014 sarebbe potuto essere l’anno dedicato a migranti e rifugiati”. Nella rassegna che raccoglie film di peso degli ultimi decenni (come Miracolo a Le Havre di Aki Kaurismaki e La prima neve di Andrea Segre) ci saranno anche “concerti, incontri e soprattutto spettacoli teatrali che affrontano con efficacia gli stessi temi: Bilal – L’ospite è sacro della Compagnia Egumteatro, La storia di Ruth della Compagnia Ariel. Negli anni le nostre rassegne hanno raccolto consensi di pubblico e creato veri dibattiti: dobbiamo ricordare che le nostre sale riescono a raggiungere quei comuni che hanno una popolazione inferiore ai 10mila abitanti. Il cinema e il teatro, che hanno segnato sin dagli anni cinquanta la cultura di cinefili e non che avevano l’occasione di vedere film o assistere a spettacoli nelle nostre sale, hanno affiancato le parrocchie nel loro ruolo insostituibile di trasmissione della fede. Il nostro è stato ed è un lavoro culturale e pastorale perché la crisi della nostra società non è solo sociale, ma fortemente culturale. Per uscire da questo stato di emergenza serve un investimento culturale. Grazie poi al digitale ci sarà anche per le nostre sale, la possibilità di distribuire film invisibili come il bellissimo Stop the Pounding Heart di Roberto Minervini, presentato al Festival di Cannes e al Festival di Torino”. (Emanuela Genovese – Avvenire)

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