17 giugno 2016

Suor Rosa FARINA

Carissime sorelle, il 10 giugno 2016, nella casa di Orta San Giulio (Novara), ha lasciato questo mondo e, nel mistero della morte, è nata a vita nuova la nostra sorella Suor Rosa FARINA. Nata a Gropello Cairoli (Pavia) il 23 settembre 1932. Professa a Pella (Novara) il 6 agosto 1952. Appartenente all’Ispettoria Piemontese “Maria Ausiliatrice” – Italia.
Suor Rosa aveva preparato l’annuncio della sua morte per noi consorelle in questi termini: «Sono vissuta nello stupore continuo e sempre nuovo delle manifestazioni del Signore che mi passava accanto e mi vedeva, stendeva su di me il suo manto, copriva la mia nudità, mi giurava alleanza, mi faceva sua. Per questo ho creduto sempre alla mia vocazione religiosa-salesiana come ad un mistero di amore troppo grande per poterlo capire. Solo Dio aveva potuto farmene dono, e solo il suo amore sempre nuovo poteva essere la mia perseveranza, il mio sì. Il confronto reale con la mia povertà e il mio peccato, l’esigenza di amare Dio in modo personale e totale, hanno dato alle mie giornate coloriture a volte contrastanti: atteggiamenti di timidezza e di spavalderia, momenti di ardimento e di abbattimento. Ho amato tanto don Bosco e madre Mazzarello, che mi hanno insegnato ad amare i giovani in modo concreto. Le sorelle con le quali ho vissuto ricorderanno esempi buoni e meno buoni. Ho fatto con loro un cammino attraversando il deserto. La speranza mi ha sempre accompagnata e Cristo non mi ha mai delusa. Ho sentito ancora il suo ‘vieni’ ed è stato eterno. Ancora una volta ho fatto il mio piccolo passo, nella morte, ed ho trovato la Risurrezione. La nostra comunione è ora più vera, la nostra preghiera solo LODE». Queste le cose essenziali che suor Rosa voleva comunicare a tutte noi. Non ci resta che raccontare i passi che noi le abbiamo visto compiere in terra.
Nella sua famiglia, ricca di fede e di buoni principi morali, era la primogenita, aveva due fratelli e una sorella molto amati. Entrata in postulato a Novara nel 1950, aveva trascorso il noviziato e fatto la prima professione a Pella (Novara). Subito dopo visse i primi due anni a Torino “Madre Mazzarello”, come studente, e solo per l’anno 1954-1955 fu a Palestro come insegnate di scuola materna. Trascorse poi l’anno 1955-1956 di nuovo a Torino “Madre Mazzarello” per prepararsi alla missione, quindi partì missionaria per gli Stati Uniti. Vi rimase per una decina d’anni (1956-1966), nelle case di Paterson, Tampa, Port-Chester e Lomita. Seguì un altro periodo (1966-1975) in Casa generalizia, a Torino e Roma, come Segretaria, prima di madre Lidia Carini (1966-1969) e poi di madre Ersilia Canta (1969-1975). Visse poi in altre due comunità, a Cinisello (Milano) come incaricata del Centro Giovanile (1975-1978), e di nuovo a Torino nella casa “S. Cuore” come insegnante nei Corsi Professionali e in una Parrocchia di periferia (1978-1983).
La chiamata del Signore la portò di nuovo in terra di missione, questa volta in Africa. Dal 1984 al 2013 lavorò come missionaria in diversi luoghi del Kenia: Siakago, Nairobi, Makuyu, di nuovo Nairobi, Embu, e in Sud Sudan a Tonj “S. Giuseppina Bakita”. Fu impegnata in compiti di catechesi, pastorale, assistenza e servizi comunitari. Era una missionaria perseverante nel suo sì, nella sequela del Signore. In totale trascorse nella missione ad gentes circa 40 anni, in due riprese.
Nel 2013 fece ritorno alla sua Ispettoria di origine e fu inserita nella Casa di Orta per un meritato riposo. Rimase in questa comunità di sorelle anziane inizialmente col desiderio di essere ancora destinata a qualche altra comunità per prestare aiuto nelle attività tra i giovani. Ben presto invece individuò la sua nuova missione nell’assistere una consorella malata, suor Cesaro Armida, anche lei missionaria in Africa per circa 50 anni, da tempo divenuta non autosufficiente.
Nel settembre 2015, fu lei ad avere bisogno di assistenza continua, prima in ospedale e poi in comunità: infatti fu colta da una grave ischemia che la condusse in fin di vita. La sua dolorosa agonia durò per otto lunghi mesi, in cui visse totalmente affidata alle cure dei medici, dell’infermiera, delle consorelle e delle collaboratrici. Questo tempo fu davvero, per lei, un entrare nel mistero della morte, come aveva scritto. Infine “ancora una volta ho fatto il mio piccolo passo, nella morte”.
Ora certamente suor Rosa “ha trovato la Risurrezione” e vive una comunione più piena con noi, che insieme lodiamo la misericordia del Padre e lo ringraziamo per averla chiamata a far parte della nostra Famiglia religiosa. Offriamo per lei la nostra preghiera di suffragio e con tanta fiducia le chiediamo di intercedere perché nuove vocazioni vengano a servire il Regno di Dio nella Chiesa, nell'Istituto, nella nostra Ispettoria, con lo stesso ardore e fedeltà vissuti da lei.

L’Ispettrice
Suor Elide Degiovanni

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