Roma - Primo Levi, nel racconto ‘Lo zingaro’, ambientato tra le baracche di Auschwitz, ci ha aiutato a ricordare il dramma di Grigo, giovane rom di 19 anni, tra coloro che vissero e morirono nel lager. Nel giorno della memoria, anche quest’anno il ricordo di tutte le vittime del genocidio razziale non può trascurare lo sterminio delle persone e famiglie rom. Gli studi storici ogni anno aggiungono al dramma numeri, volti e storie delle violenze e delle morti nei diversi Paesi europei. Anche in Italia non si possono dimenticare i campi di concentramento dei rom realizzati dopo le leggi razziali a Perdasdefogu (Nuoro), ad Agnone (Campobasso), dove molti furono i morti di stenti e di fame, a Tossicia, ai piedi del Gran Sasso. Persone e famiglie rom saranno internate anche a Ferramonti (Cosenza), a Poggio Mirteto (Rieti), nel manicomio dell’Aquila, a Gries (Bolzano). Dopo l’8 settembre del 1943, molti rom liberati dai Carabinieri si uniranno ai partigiani e daranno un contributo significativo, spesso dimenticato, alla Resistenza e alla nascita della democrazia in Italia. “Nel giubileo della misericordia, questi paesi e città italiane diventano le tappe di un pellegrinaggio per chiedere perdono, ma anche per non dimenticare la memoria di un genocidio nato dal razzismo. Un pellegrinaggio che ci aiuta anche a superare paure e pregiudizi che purtroppo ancora crescono nei confronti dei rom, ma anche dei migranti oggi, e che possono rischiare di sfociare in nuove forme di violenze e di razzismo”, ricorda Mons. Gian carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes.
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